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Fiat-Chrysler: firmato accordo per una alleanza


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Potrò sbagliare, ma dubito che dal 2011 in poi a pomigliano si produrrano vetture, sempre che si produca qualcosa.

La speranza di una buona notizia di questi tempi è una manna dal cielo.

mi dispiace per quelli di pomigliano che lavorano con serietà.

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ma sono pochi... e diciamo che FIAT farebbe bene a trovar loro qualcosa da fare in casa.

Ciao

Luxan

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ma si...o il Massif o qualche veicolo commerciale....

 

  • Auto attuale: Mercedes Benz Classe A180 CDI Sport
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Il quindicinale "Automotive News" anticipa quelli che saranno i nuovi modelli commercializzati in America frutto dell'alleanza tra Fiat e Chrysler, sempre ovviamente che l'accordo preliminare diventi una realtà concreta.

Si tratta di tre vetture con marchio Fiat o Alfa Romeo e di quattro con brand del gruppo Chrysler. I veicoli saranno assemblati negli stabilimenti della Casa di Auburn Hills e distribuiti attraverso selezionati concessionari Chrysler, Dodge e Jeep. Non sono ancora stati decisi né i tempi di attuazione del programma né i volumi di vendita previsti.

La novità più interessante riguarda la nuova 500 (foto in alto), che potrebbe essere prodotta da Chrysler nell'impianto messicano di Toluca, dove attualmente si costruiscono la Dodge Journey e l'originale PT Cruiser (quest'ultima dovrebbe però essere alla fine del suo ciclo di vita liberando di fatto le linee per la 500).

Sempre nel segmento delle utilitarie, si parla di una nuova cinque porte derivata dalla futura generazione della Fiat Panda e da commercializzare come Chrysler o Dodge. L'Alfa Romeo potrebbe debuttare negli States con la MiTo (seconda foto), ma anche con l'erede della 147, costruita sulla stessa piattaforma Fiat sulla quale sarà sviluppato un nuovo veicolo Chrysler che sostituirà la Dodge Caliber. Su una variante allungata della stessa piattaforma dovrebbero vedere la luce le eredi della Chrysler Sebring e della Dodge Avenger.

L'alleanza dovrebbe inoltre consentire a Chrysler di avere accesso ai motori Fiat a quattro cilindri a benzina di 1.4 litri (forse anche 1.8) che il Gruppo americano potrebbe trasformare in versioni turbo da produrre in un suo impianto.

DA QUATTRORUOTE

più o meno un bel riassunto delle cose che si dicevano anche qui, in effetti il pianale panda-new ypsilon potrebbe servire per la dodge hornet.

Senza cuore saremmo solo macchine.......

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Linthicum Heights, Maryland (Usa) 28 gen. (Ap) - L'alleanza della Chrlysler con la Fiat rafforzerà le probabilità della casa automobilistica Usa di ricevere ulteriori 3 miliardi di dollari in aiuti statali mettendola nelle condizioni di diventare "una potenza globale". E' con segnali ottimistici che il presidente di Chrysler, Jim Press, ha voluto illustrare ieri sera ai giornalisti il progetto approntato con il gruppo del Lingotto. Sebbene riconosca che alcuni aspetti restano da determinare, come la condivisione di tecnologie e piattaforme produttive, l'intesa consentirà di dare vita a "una vera potenza globale".

Secondo Press l'accordo renderà il governo federale americano "molto più fiducioso che la restituzione dei prestiti avverrà nei tempi previsti". Negli Usa, un fattore critico dell'erogazione di aiuti pubblici alle case automobilistiche è proprio nella capacità che sono in grado di dimostrate sulla successiva restituzione.

"Pensiamo che l'alleanza con Fiat non solo ci darà molta fiducia - ha proseguito Press, incontrando i giornalisti all'aeroporto internazionale di Baltimora - ma ancor più di questo ci farà davvero puntare verso un piano di prosperità, sarà una vera potenza globale".

Dal governo Usa Chrysler ha già ricevuto aiuti per 4 miliardi di dollari. "Sono fiducioso che con questo piano il 31 marzo saremo in grado di dimostrare di poterci aggiudicare" anche i 3 miliardi supplementari, per prestiti complessivi pubblici che così salirebbero a 7 miliardi di dollari.

Press respinge le critiche di chi sostiene che gli aiuti statali Usa andrebbero a vantaggio del gruppo italiano. "I fondi prestati non andranno alla Fiat, ma alla Chrysler che è una società americana". Piuttosto il Lingotto "sta facendo una scommessa assieme ai contribuenti americani per sostenerci e rilanciarci nel futuro".

"Così facendo stanno aiutando a salvare l'industria dell'auto Usa", ha detto Press, sottolineando che tecnologie e i modelli della casa italiana consentiranno a Chrysler di impartire una decisa accelerazione sui cruciali piani di sviluppo nei modelli piccoli, più economici nei prezzi e nei consumi.

Fonte: Notizie del giorno - Tendenzeonline.info

Modificato da EC2277
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Potrò sbagliare, ma dubito che dal 2011 in poi a pomigliano si produrrano vetture, sempre che si produca qualcosa.

La teoria è quando si conosce il funzionamento di qualcosa ma quel qualcosa non funziona.

La pratica è quando tutto funziona ma non si sa come.

Spesso si finisce con il coniugare la teoria con la pratica: non funziona niente e non si sa il perché.

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NEW ORLEANS — «Fiat 500 e Bravo le potrei vendere bene, aumenterei del 20% le consegne annue. Sì, le vorrei subito». Chuck Eddy, concessionario Chrysler, Dodge e Jeep dell'Ohio, non ha dubbi, anche se parla di auto che non conosce. Così, s'informa delle misure e dei prezzi: «Se restiamo fra i 18 e i 20 mila dollari — prosegue — queste si vendono eccome, da noi». Eddy è stato concessionario Alfa e Maserati e oggi è un dirigente dell'associazione dei dealers Chrysler: «Per noi l'accordo con la Fiat è perfetto: loro non hanno una rete di vendita negli Stati Uniti, quindi non rischiamo di farci concorrenza, mentre noi non abbiamo piccole macchine, quindi le Fiat sarebbero proposte originali nei nostri show room».

Chuck Eddy e molti altri venditori Chrysler sono riuniti a New Orleans, insieme con alcune migliaia di colleghi di altre marche, per l'annuale Convention della Nada, l'associazione dei concessionari Usa. Un'occasione ideale per tastare il polso di chi, domani, potrebbe seriamente vendere le Fiat in America. Wes Lutz, dealer Chrysler e Dodge del Michigan, vede le auto piccole come una necessità: «Gli americani continuano ad amare le grandi dimensioni, i Suv, ma è il governo di Washington che chiede di comprare auto piccole: noi dobbiamo adattarci. Sono convinto che prima o poi, qui da noi, la metà del mercato sarà composto da small cars. Insomma, l'accordo con gli italiani è prezioso». Mister Lutz è convinto che 500, Panda, Bravo e Grande Punto possano avere molto successo in Florida e in California, «dove il clima è più mite e dove, specie in California, l'attenzione all'ecologia è molto forte». Già, perché l'introduzione di small cars, più leggere e dai consumi contenuti, è la chiave per mettersi in regola con i severi standard in fatto di emissioni inquinanti. Una gamma che parte dalla piccola e parsimoniosa 500 («Abbiamo bisogno di auto da 40-50 miglia a gallone», scende nel dettaglio Lutz) è indispensabile per rispettare i limiti imposti dal governo.

Chiediamo a Marshall Hebert, che vende Chrysler in Louisiana, se il marchio potrebbe avere importanza: in altri termini, meglio una Fiat 500 o una Chrysler 500? «Va bene anche il badge Fiat, purché arrivi presto! Anzi, tutto sommato, sarebbe pure meglio, perché un nuovo brand incuriosisce, richiama». A favore delle piccole con il marchio Fiat si schiera anche «JJ» Vigorito, quarta generazione di italiani in America, concessionaria nello stato di New York: «Penso che il brand Fiat stia bene sulle auto piccole: trasmette qualità. Ma è anche vero che per dare notorietà ai nuovi modelli occorreranno almeno sei mesi. E ci vorrà una grande campagna pubblicitaria». «Io ne so qualcosa — aggiunge il padre di «JJ», John Vigorito, che ha ceduto l'attività al figlio —, perché ai miei tempi ho faticato molto a vendere le Yugo, anche se devo ammettere che fra quelle auto, davvero sconosciute, e le Fiat di oggi c'è una bella differenza».

Non è dello stesso avviso Wes Lutz, il quale ritiene che sarebbe meglio averle sì subito, ma con il marchio della Casa americana: «Per i miei clienti, la notorietà del nome è importante e qui i prodotti italiani sono assolutamente sconosciuti». Sulle attese della clientela, anche Marshall Hebert ha le sue idee: «Vedo in futuro il parco auto delle famiglie americane composto da un Suv e da una piccola auto. Con la benzina a quattro dollari il gallone la vita degli americani è cambiata e ora, anche se il pieno costa la metà, in molti si sono convinti che con una small car si possono risparmiare tanti dollari». I 3.285 dealers Chrysler sanno che dovranno aspettare un paio di mesi per sapere se l'accordo con Fiat andrà in porto. Intanto devono far fronte alle richieste del copresidente della loro Casa, Jim Press, che proprio qui a New Orleans, nel corso di un'animata riunione, ha chiesto ai suoi uomini della rete «almeno» 78 mila ordini per poter rimettere in moto la produzione. Ma i venditori fanno fatica a reagire alla crisi come vorrebbe il copresidente, visto che nell'insieme il loro stock, cioè le auto già parcheggiate nei piazzali delle concessionarie, è di quasi 400 mila unità.

Tommaso Tommasi

02 febbraio 2009

Corriere della Sera

"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

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Potrò sbagliare, ma dubito che dal 2011 in poi a pomigliano si produrrano vetture, sempre che si produca qualcosa.

mah penso che sbagli... (anche se Pomigliano meriterebbe questo)

piu che altro perche ancora ieri sera nella trasmissione L'infedele dedicata ai prossimi aiuti alla Fiat (che poi invece sono aiuti al mercato come gia accaduto in Italia e all'estero) è emerso come "pensiero comune" non solo da esponenti Lega (di cui non voglio commentare...) ma come luogo comune diffuso nel paese il pensiero "adesso basta con aiuti alla Fiat che poi va sempre all'estero a produrre auto", cosa poi emersa come vox populi sul blog annesso alla trasmissione cosiccome ai blog aperti da tedeschini su 4ruote ma anche parlando tra amici su questo: cioè anche ieri si faceva apparire la Fiat come una casa che di fatto quello che produce "con i nostri soldi" lo fa poi fare altrove, e questo detto cosi, senza specificare nè sui modelli che poi effettivamente si fanno in Italia vs quelli che si fanno all'estero per il mercato UE di riferimento, nè facendo un confronto con tutti gli altri gruppi (nessuno ha detto che tutti hanno stabilimenti all'estero, hanno parlato dei Francesi come esempio... ma nessuno ha detto che PSA come Renault hanno stabilimenti ovunque, dalla Spagna all'est all'Asia...), nè facendo un semplice ragionamento che se si vuole entrare nei mercati esteri con forza (cosa che auspicavano), specie in quelli che piu crescono, si deve x forza andare a produrre in quelle zone...

Insomma.. tu dici che chiudono Pomigliano, io dico che questo mi pare difficile per vari motivi e sarebbe preso come la conferma del pensiero della gente comune "benpensante" che ha capito tutto di come gira il mondo prima ancora di informarsi, come arma da ritorcere contro la Fiat (vedi che messaggi si scrivono sui Blog di siti e quotidiano non dedicati all'auto per capire davvero qual'è il pensiero medio degli italiani ma soprattutto quanta acredine diffusa contro FIat c'è.. e che c'è con una superficialità impressionante, senza reale motivazione approfondita o non per questioni tecniche come puo accadere tra i piu appassionati... ma solo come "ho sentito dire che.... " )

Modificato da Lanciaboxer
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Insomma.. tu dici che chiudono Pomigliano, io dico che questo mi pare difficile per vari motivi e sarebbe preso come la conferma del pensiero della gente comune "benpensante" che ha capito tutto di come gira il mondo prima ancora di informarsi, come arma da ritorcere contro la Fiat .....

Riprendo il tuo post, per ragionare un po'.

149, se e quando esce, ha tutta la possibilità di essere prodotta a Cassino... o no? E' lì che si assemblano le Bravo, giusto?

MiTo rimane legata ai siti produttivi di GPunto... ma dove le fanno? tutte a Melfi?

E 159 sarebbe l'unico modello in vita con linea a Pomigliano. Mi sembrerebbe un'assurdo ancor più di quanto non sia oggi.

Nell'ultimo periodo di vita (dopo il restyling che verrà) potrebbe anche essere spostata.

E a tal fine mi chiedo: ma a Mirafiori che cosa è rimasto? E' in procinto di chiusura definitiva?

Poi tanto l'erede mi pare destinata a Cassino, a meno di non fare il boom e rendere l'impianto insufficiente. Ma con la "nuova era" che vede un mercato ridotto questo non dovrebbe accadere.

Insomma, per tornare più OT, mi pare che lo scopo fondamentale dell'accordo sia lavorare sul lato costi. E una precondizione è la maggior saturazione degli impianti, ovunque essi siano (e consideriamo che gli impianti intraUE sono la stessa cosa nel contesto attuale, con buona pace mia e dei leghisti...).

Ergo chiudere il peggiore e far lavorare con maggior efficienza gli altri dovrebbe proprio essere la soluzione più ovvia.

Ciao

Luxan

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