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Religiolus - di Larry Charles: recensione in anteprima

Religiolus (Religulous, USA, 2008) di Larry Charles; con Bill Maher.

Personalmente avrei scommesso poco sull’uscita in sala di Religiolus. Non siamo proprio quel paese che si apre a certi prodotti, e non perché siano di per sé “scomodi” (sull’aggettivo bisognerebbe tornare subito), ma perché non siamo ancora abituati, e di questo passo -basta vedere l’attualità televisiva delle ultime ore- non lo saremo mai, ad accettare con rispetto l’opinione altrui.

Meglio tacere e non far vedere, appunto. E invece sorpresona: la Eagle Pictures ce l’ha fatta a distribuire in sala il documentario di Larry Charles, convinta evidentemente che ognuno debba vedere e giudicare con i propri strumenti. Permetteteci però una piccola nota maliziosa: in quante copie arriverà Religiolus in Italia? Pochine, sospettiamo.

Ma detto questo, torniamo appunto a quell’aggettivo: “scomodo”. Bastano una locandina, due righe di trama e il gioco è fatto: Religiolus diventa scomodo. Le tre scimmiette -non vedo, non sento, non parlo- indossano le vesti tipiche delle tre più importanti religioni monoteiste del mondo: eppure basterebbe vedere il film (per intero) per capire che forse il regista e il comico Bill Maher non si fermano di certo allo sfottò fine a sé stesso. Come è giusto che sia, tra l’altro.

Certo, il viaggio intrapreso da Maher non è certo educato, e lo spirito graffiante del politically incorrect ci fa vivere sequenze dissacranti ed esilaranti, ma non bisogna poi stare a scavare troppo per capire il fine del documentario. Anche perché l’ultima parte, terribile e per nulla ironica, è chiarissima e lascia senza parole per la furia con cui descrive chi siamo e dove stiamo andando a parare da troppi anni.

Passando per Gerusalemme e Piazza San Pietro, Bill Maher intervista persone coinvolte, chi più chi meno, con l’”oppio dei popoli”, che siano cristiani, musulmani o ebrei. Ma sul versante nettamente più irriverente, lo scoppietante duo se la prende anche con i fanatici delle religioni organizzate: non solo Scientology, ma anche coloro che vivono sotto il segno della fede della marjiuana (e tuttavia qui si pensa fermamente, ovvio, che i danni siano assai minori rispetto a quelle fatte da altri culti…).

Scomodo, in definitiva? Lo può diventare seriamente dal momento che si capisce il succo della pellicola. Che è quello di denunciare la strumentalizzazione delle religione, delle fedi di milioni di persone e di millenni di Storia. Che sia quella della parte di mondo che segue (seguiva, ormai) Bush, di cui anche Stone ci ha narrato l’uso strumentale di Dio, o quella della parte di mondo sua nemica. Tutti sotto la stessa luce, verrebbe da dire: tutti pronti ad imbambolare le masse, sotto il segno della morte.

Se si è parlato poi di “effetto Moore”, in senso dispregiativo, è perché è vero che Charles e Maher, che non sono due tipi poco intelligenti (e poco furbi, evidentemente), vanno sul sicuro: e così intervistano il peggio del peggio tra quelli che potevano trovare, lasciando spesso senza parole i loro interlocutori con domande che non hanno alcun pelo sulla lingua. Ma si ride e di gusto, e Religiolus ha un ritmo e un’energia che comunque prendono.

Voto Gabriele: 7

Dal 13 febbraio al cinema.

da CineBlog.it

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