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L’ex Alfa e i cento progetti fantasma Dopo l’auto solo l’industria dei precari


nucarote

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Dal corriere.it

Arese, fallito il rilancio dell’area. Il futuro? Case, alberghi e un centro commerciale

MILANO - Cinesi con la tessera dei Cobas; americani messi in ginocchio dalla cri*si che costruiscono capannoni per im*prese in crisi anch’esse; 550 sopravvis*suti in tuta blu che continuano ad ave*re la giornata scandita dalla sirena. Benvenuti nell’area Alfa di Arese, an*no di grazia 2009. Qui dove i progetti futuribili si infrangono contro le iner*zie della politica. E passato e futuro del lavoro vivono gomito a gomito. All’inizio fu il «polo della mobilità sostenibile» della Regione. Nulla di fatto. Mille altri fantasiosi progetti hanno poi fatto la stessa fine. Arese doveva diventare prima un centro ospedaliero, poi un polo della logisti*ca, il quartier generale dei grossisti ci*nesi di Chinatown, persino una suc*cursale logistica del porto di Genova. Le catene di montaggio nell’«arrocco Fiat» non ci sono più dal 2003. Qui per Fiat continuano a lavorare 550 per*sone: due settimane in officina o al collaudo motori, due a casa in cassa integrazione. Legati alla galassia Fiat anche i 300 operatori di un call center e i 150 dipendenti di piccole società che offrono servizi finanziari e com*merciali. In tutto un migliaio di persone. «L’azienda do*veva presentarci a febbraio un pro*getto per la riqua*lificazione del suo insediamen*to, ma poi la crisi ha bloccato tut*to», racconta Ma*ria Sciancati, segretario generale della Fiom di Milano. Le tute blu sopravvis*sute non si fanno illusioni.

La crisi del*l’auto morde il settore, dovendo sacri*ficare posti di lavoro quelli di Arese potrebbero essere i primi. Riempire Tir di motori da collaudare diretti ad Arese non è mai stato economico. Con la crisi potrebbe diventare addirit*tura insostenibile. Come i giapponesi rimasti a combattere nelle isole del Pa*cifico dopo la fine della II Guerra mon*diale, i Cobas non si arrendono: «L’azienda vuole andarsene. Ma se noi abbiamo lavorato per vent’anni per arricchire pochi, sia chiaro che una volta senza lavoro andremo da quei pochi a prendere quello che ci spetta», promette il leader storico dei Cobas, Corrado Delledonne. L’area di Arese non finisce con la Fiat. L’azienda di Torino possiede cir*ca 300 mila metri quadrati. Poi c’è il milione di metri quadrati in mano al*la Aglar dell’imprenditore della gran*de distribuzione, Marco Brunelli. E, infine, i 600 mila metri quadrati in cui l’americana Aig, in joint-venture con Lincoln Real Estate, sta creando un polo della logistica da affittare o vendere alle aziende più diverse. Altri 50 mila metri quadrati di capannoni saranno pronti entro luglio. «Nono*stante la situazione difficilissima i progetti avviati in Italia (Arese, Fiano Romano e Fiumicino) saranno portati a termine nei tempi previsti — assicu*ra la società —. E quindi, per Arese, nel giro di un paio d’anni».

Le aziende già insediate sono le più disparate. Si va dalla Fiege che confeziona abiti alla Ceva logistics. Poi ci sono i cinesi della Caris. «Gente che fino a ieri lavorava anche 16 ore al giorno affacciata su un nastro tra*sportatore a selezionare rifiuti. Oggi sono quasi tutti nostri iscritti. E abbia*mo strappato qualche diritto in più», dice Renato Parimbelli dei Cobas. Qui le cooperative la fanno da padrone. «Ha ragione Berlusconi — spiazza Pa*rimbelli —. Spesso dietro le coop c’è gente di sinistra, magari ex sindacali*sti, che vive sfruttando gli altri». Fin qui il presente. Per quanto riguarda il futuro, l’accordo di programma sul*l’area di Arese è scaduto a fine 2007 e adesso Comuni, Provincia e Regione stanno lavorando per rinnovarlo. «Ce la faremo nel giro di qualche mese», assicura il sindaco di Arese, Gino Per*feri. Nella sua area Brunelli vuole co*struire il centro commerciale più grande d’Europa (77 mila metri qua*drati). Il sindaco di Garbagnate punta su un progetto residenziale da 250 mi*la metri quadrati. Fiat vorrebbe co*struire un albergo. Insomma, l’indu*stria arretra, tracimano commercio e alberghiero. D’altra parte qui siamo a due passi dalla Fiera. E gli affari del*l’Expo fanno gola a tutti.

Rita Querzé

03 aprile 2009

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E vi dirò che le ultime indiscrezioni molto molto vicino alla realtà, vogliono anche il Progetto Casa Alfa decisamente ridimensionato ::~

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Da qualche settimana pare stiano rifacendo i parcheggi davanti alla FPT, la zona che dalla ex ricambi va fino alla rotonda in fondo viale Ar, ogni tanto alla spicciolata qualcosa fanno.

Dentro ci sono Call center e qualcos'altro che io sappia, qualche azienda di sicuro perche c'è sempre un bel via vai di TIR. Da diverso tempo non vedo piu auto in collaudo, quindi non so :(

Per l'auto non c'è piu niente da fare, per il resto dell'industria che ci si voglia insidiare la vedo molto dura, per me finirà come dicono, centri commerciali, alberghi eccetera. Faremo tutti i commessi, pazienza :(

Fiat Punto I 55 sx '97

Fiat Punto II restyling 1.2 60cv '04

Toyota Prius V2 '06

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L'Expo ha fatto pendere definitvamente la bilancia da una certa parte IMHO.

troppi soldi in ballo, fanno gola di questi tempi.

Mi preoccupa molto l'utilità di tali opere alla fine dell'evento.. la zona non è povera di Hotel.. anzi....

Fiat Punto I 55 sx '97

Fiat Punto II restyling 1.2 60cv '04

Toyota Prius V2 '06

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Spero proprio di no............forse bisogna fare come gli operai francesi.......loro i coglioni li hanno ancora per farsi sentire da chi ha fatto il furbo, ladrato e altro, magari è arrivato il momento di fare qualcosa d'interesante.........:mrgreen:

Purtroppo vedo solo che la rassegnazione è entrata nel nostro DNA......

Beh il popolo francese nel DNA ha però un certo gene dell'insurrezione e della ribellione che noi non abbiamo ;) Nonostante spesso dietro ai moti popolari del passato ci fu la massoneria però è storico che noi siamo un po rinunciatari e loro proprio no :D

 

花は桜木人は武士

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