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Gm venderà Opel a Magna ? [era: FIAT acquisterà OPEL?]


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Opel: Londra mette in dubbio progetto Magna presso Commissione Ue

Londra, 24 set - Il ministro del Commercio inglese, Peter Mandelson, ha inviato una missiva al Commissario Ue alla concorrenza Neelie Kroes mettendo in dubbio la fattibilita del progetto di acquisizione di Opel da parte di Magna. Lo rivela il Financial Times, che cita la lettera di Mandelson dove si legge: "non crediamo sia dimostrato che lattuale proposta di Magna sia la migliore a livello commerciale". Mandelson chiede pertanto a Bruxelles di esaminare la situazione "per garantire un risultato basato su ragioni commerciali piuttosto che determinato da interventi politici e sovvenzioni". La proposta di Magna, che presuppone 4,5 miliardi di euro di aiuti da parte dei Governi Europei dove Opel possiede impianti, e quindi in primis dal Governo tedesco, costa 1,3 miliardi di euro in piu rispetto allofferta rivale del fondo Rhj, afferma Mandelson, e 2 miliardi in piu di un salvataggio da parte della capogruppo General Motors. La lettera sottolinea anche che due dei cinque membri della fiduciaria che aveva in gestione la Opel hanno votato contro la proposta di Magna. Il giornale aggiunge che Bruxelles ha confermato di aver ricevuto la lettera di Mandelson e che il ministro ha parlato con la Commissaria Kroes al telefono nella vigilia. Funzionari della Commissione hanno affermato che "esamineranno con attenzione" gli aiuti per Opel. Vauxhall, a cui fanno capo le attivita inglesi di Opel, impiega circa 4.700 addetti in due impianti nel Regno Unito.

Via: (RADIOCOR) 24-09-09

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incommentabile...:pz

Recessione, auto russa in ginocchio. Avtovaz taglia quasi 30mila lavoratori

Giovedí 24.09.2009 11:04

Doveva avere un ruolo importante nel rilancio di Opel, perché vicina alla cordata Magna-Srebank che ha rilevato il marchio di Rüsselsheim appena ceduto dagli americani della General Motros. E, invece, è in profonda crisi: il gigante dell'auto russo Avtovaz, infatti, ha appena annunciato che potrebbe tagliare 27.600 posti di lavoro a causa del calo delle vendite. Fra cui anche 5000 manager.

Una crisi che sta costringendo, com'è emerso anche durante l'ultimo Salone di Francoforte, i maggiori produttori mondiali a cercare partnership o, addirittura, ad accorparsi. Nel comunicare la decisione al mercato, Avtogaz, però, ha sottolineato che il piano di riduzione dell'organico è "inferiore a quanto inizialmente previsto, e cioè 36 mila licenziamenti".

Subito dopo aver messo a segno l'acquisizione di Opel, l'amministratore delegato di Sberbank German Gref aveva fatto intendere che Avtogaz, partecipata per il 25% da Renault, avrebbe potuto essere coinvolta nella produzione di componenti per una futura auto low cost. "Avtovaz è un nostro grande cliente e la collaborazione è possibile", aveva detto.

Mosca, che era anche interventuta finanziariamente a suo sostengo, sta facendo pressioni affinché i licenziamenti del colosso russo siano fatti per tappe, per ridurre la tensione sociale. Avtovaz impiega circa 110.000 persone e già in agosto aveva sospeso per un mese la produzione del suo stabilimento di Togliatti, sul Volga. Sempre a causa del crollo delle vendite. I vertici hanno preso anche altri provvedimenti oltre alla sforbiciata alla forza lavoro: fino a febbraio, la settimana di lavoro sarà ridotta a 20 ore.

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L'Economist su Opel-Magna:

«Un accordo che puzza»

Il sole 24 ore

«Un accordo che puzza». Non va per il sottile l'Economist nel numero di questa settimana (in uscita venerdì) a proposito della vendita di Opel alla big austro-canadese della componentistica Magna (in alleanza con i russi di Sberbank, la più grande banca retail della Federazione).

Il settimanale britannico bastona sia la cancelliera Merkel che il suo principale rivale nella corsa elettorale, Frank-Walter Steinmeier: «Entrambi si attribuiscono il merito del salvataggio di Opel dalla bancarotta e della mancata chiusura di quattro stabilimenti della casa automobilistica in Germania. Entrambi però hanno ben poco di andare orgogliosi. Infatti è arduo trovare qualcosa di buono da dire sull'accordo annunciato due settimane fa, che stanzia 4,5 miliardi di euro di denaro dei contribuenti tedeschi per vendere il 55% della controllata europea di General Motors» al consorzio austro-russo-canadese.

Secondo l'Economist la «vendita forzata» è una sconfitta sia sotto il profilo della logica industriale che delle regole europee. E in effetti da Belgio, Gran Bretagna e Spagna - tre Paesi in cui sono ubicati impianti produttivi di Opel e Vauxhall (il marchio inglese di Gm) - si sono levate lamentazioni all'indirizzo del commissario Ue per la concorenza, la olandese Neelie Kroes: oggetto, si indaghi sul mancato rispetto delle regole Ue da parte della Germania. In pratica si accusa il governo Merkel di "corrompere" Magna con un sostanzioso aiuto di Stato per fare in modo che il peso della ristrutturazione del costruttore perennemente in perdita non ricada sui lavoratori tedeschi.

Tra l'altro di opzioni migliori, sostiene l'Economist, ce n'erano diverse in termini di logica industriale. E perfino Gm è tutt'altro che contenta di vendere a Magna e ai russi, i quali finirebbero per acquisire a prezzi di saldo tecnologie da riversare nel know-how del secondo costruttore d'auto di casa, Gaz.

Andando al sodo, secondo il settimanale economico il governo tedesco sin dall'inizio di questa complicata vicenda ha puntato al dividendo politico piuttosto che agli interessi dei contribuenti e dell'industria automobilistica europea. Anche perché è un fatto che Opel, pur producendo alcune buone automobili, conta sul doppio degli impianti necessari e negli ultimi anni ha perso quote di mercato a favore di Volkswagen in Germania e Ford nel Regno Unito.

D'altra parte, l'amministratore delegato di Fia, Sergio Marchionne, è stato troppo brusco nel sostenere la necessità di un taglio alla capacità produttiva in Europa e Rhj, private equity belga, è stato dipinto da subito come un rapace pronto a ghermire una preda da spolpare. Solo Magna - spiega ancora l'Economist - sembrava avere imparato da subito cosa dire e non dire, in particolare «che avrebbe salvato le fabbriche tesche a dispetto dell'efficienza» .

Per non dire del fatto che due dei clienti chiave di Magna, vale dire le tedesche Bww e Volkswagen, hanno già espresso forti preoccupazioni sui potenziali conflitti d'interesse e hanno prospettato la possibilità di rivolgersi altrove. Morale: «Questo affare puzza». Così, esorta l'Economist, non appena la polvere della competizione elettorale (in Germania si vota domenica) si sarà posata il commissario Kroes dovrà dare la versione corretta dei fatti «forte e chiara». (a cura di Alberto Annicchiarico)

24 settembre 2009

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«Un accordo che puzza». Non va per il sottile l'Economist nel numero di questa settimana (in uscita venerdì) a proposito della vendita di Opel alla big austro-canadese della componentistica Magna

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Altro che su Autopareri, qui dovremmo scrivere per l'Economist. :o:lol::|

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fonte dagospia ripresa da stampa, anche se la busiarda è parte in gioco, l'analisi mi pare abbastanza equilibrata.

6 - SAREBBE STATO MEGLIO LASCIAR FALLIRE LA OPEL...

Da "La Stampa" - Lord Mandelson ha ragione. La vendita di Opel ha tutta la parvenza di una mossa protezionistica e interventista. È del tutto giustificato che la Commissione europea passi rigorosamente al vaglio l'acquisto delle operazioni europee di General Motors da parte della casa automobilistica canadese Magna.

Il governo tedesco ha ottenuto il suo acquirente preferito e con l'aiuto di 4,5 miliardi di euro di garanzie statali potrà salvare posti di lavoro in patria alla vigilia di un'importante elezione. Sembra che i lavoratori di altri Paesi europei, inclusa la Gran Bretagna, rischino di perdere il posto soltanto per la prepotenza di Angela Merkel.

Sarebbe stato molto meglio se Mandelson, il ministro del commercio britannico, non avesse precedentemente dato l'impressione di voler partecipare in prima persona al gioco delle sovvenzioni. Aveva promesso circa 400 milioni di sterline di aiuti statali per tenere in funzione due fabbriche di Vauxhall, la divisione britannica di Opel. Mandelson rischia ora di incassare una cocente sconfitta.

Le altre società in gara per Opel chiedevano meno sussidi statali e i loro piani prevedevano tagli più incisivi alla forza lavoro - soprattutto in Germania. Per essere onesti, però, anche Magna prevede di tagliare oltre 4000 posti in Germania. Non è molto meno del taglio del 20% previsto in Gran Bretagna. Mentre il Belgio, dove una fabbrica sarà completamente chiusa, è di fatto messo molto peggio.

La dura realtà è che il settore automobilistico europeo sarebbe in condizioni migliori se Opel fosse stata lasciata fallire. La sua uscita dal mercato avrebbe improvvisamente risolto il problema della sovracapacità del settore, anche se ciò avrebbe significato la perdita del posto di lavoro non solo per i dipendenti di Opel, ma anche per Angela Merkel.

Rimane solo da attendere che la Commissione Ue si esprima su un accordo talmente controverso che persino il ministro dell'economia tedesco, Karl-Theodor zu Guttenberg, ha espresso alcune riserve a riguardo - per ragioni analoghe a quelle di Mandelson

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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