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Gm venderà Opel a Magna ? [era: FIAT acquisterà OPEL?]


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FIAT, CHRYSLER E OPEL

L’euforia (troppa) e i conti

DAL CORRIERE.IT

di Massimo Mucchetti

Non si è spenta ancora l’eco dell’operazione Chrysler che è subito Opel. Sergio Marchionne sta cercando di trasformare la Fiat da multinazionale con il cuore in Italia in una multinazionale radicata anche negli Stati Uniti e in Germania. E lo sta facendo a tappe forzate perché la crisi offre l’opportunità, irrepetibile nel breve termine, di fare acquisizioni con esborsi di cassa nulli o infimi, almeno all’inizio. In cambio non si portano a casa gioielli, ma problemi che altri, più forti, preferiscono non affrontare. In attesa delle informazioni indispensabili per farsi un’idea documentata sulla grande scommessa, la storia e i bilanci possono darci qualche chiave di lettura. Per cominciare, la Fiat oggi.

La Fiat è messa certamente meglio delle Big Three di Detroit. Ma non ha soldi in cassa. La crisi ha comportato un rapido rialzo del debito che, al 31 marzo, era salito a 7,4 miliardi per le attività industriali e a 16 miliardi per le attività finanziarie legate alle vendite. Prudentemente, Marchionne aveva anche accumulato 5,1 miliardi di liquidità. Che però, da soli, non bastano a far fronte ai rimborsi, 6 miliardi, previsti nei prossimi 12 mesi. L’amministratore delegato della Fiat ha spiegato che soccorrerà il cash flow di nuovo positivo nella seconda metà dell’anno, specialmente nelle macchine agricole che si gioveranno degli aiuti del governo Usa alle banche che ne finanziano le vendite. Poi, l’antefatto. Nelle prime settimane del 2009, i Peugeot avevano studiato, con l’aiuto di Mediobanca, come integrare Fiat in Psa Peugeot Citroën. Nel 2002, quando la Fiat era sull’orlo del fallimento, la casa francese andava a gonfie vele. Adesso, invece, capitalizza metà del gruppo di Torino. Ma Psa è solo auto; la Fiat è tante cose, e l’auto, di per sé, vale meno, anche perché Fiat produce 2,2 milioni di vetture e i francesi 3,3 milioni.

Questo ipotetico supergruppo dell’auto avrebbe avuto il quartier generale a Parigi e francese sarebbe stata anche la maggioranza relativa. L’ipotesi non è stata coltivata da Torino che, in questa fase, ritiene di avere un vantaggio tecnologico e un primato manageriale. Ora c’è Chrysler. E lo scenario comincia a cambiare. Ma il ritorno della Fiat negli States non sarà una passeggiata. Si tratta di travasare la cultura manifatturiera italiana in quella americana, di adattare i concessionari yankee a vendere e assistere le «piccole», di conquistare il consumatore del Midwest al risparmio energetico quando i carburanti, rispetto all’Italia, costano sempre poco. Dei 10,5 miliardi che i governi americano e canadese presteranno a Chrysler, non più della metà sarà utilizzabile dalla nuova società, essendo il resto destinato alla procedura fallimentare. È vero che i sindacati hanno accettato importanti rinunce che abbassano il costo del lavoro orario. Ma non sappiamo di quanto e dunque è difficile ragionare sulle reazioni, per esempio, della Toyota che negli Usa ha già mercato e reputazione.

Le domande, quindi, sono due: fino a quando la nuova Chrysler produrrà in perdita? Basteranno i prestiti federali a raggiungere il punto di svolta? La prima risposta delle fonti ufficiose è: due anni e mezzo, tre. La seconda: questa è la scommessa imprenditoriale. I tedeschi ricordano che la grande Daimler ha tentato per 11 anni di integrarsi con Chrysler e alla fine ha gettato la spugna azzerando un investimento enorme: 77 miliardi di dollari, dato il costo medio del suo capitale. Ma quella era una Chrysler che si credeva vincente. La nuova dovrebbe essere più modesta. E domani arriverà l’Opel? La più piccola delle case tedesche appartiene al gruppo Gm sull’orlo del crac, ma di per sé non è fallita. Se per Chrysler la Fiat ha avuto il vantaggio di trattare in solitudine, in Germania c’è un altro pretendente: l’austriaca Magna, forte nei componenti e nell’assemblaggio di vetture per conto terzi, soprattutto tedeschi. Magna offre 5 miliardi, la Fiat, si dice, 750 milioni. Magna sembra sopravvalutare il suo obiettivo. Psa, per dire, capitalizza 4,5 miliardi e vende quasi il triplo della Opel.

Starà a Marchionne scoprire se, dietro a Magna, c’è qualche produttore, ma le carte le darà il governo di Berlino al quale Opel ha già chiesto 3 miliardi di aiuti. Certo, questa è tutta un’altra storia. Con la casa americana, la Fiat aggiunge un mercato e un apparato produttivo che non sono in conflitto con i suoi. Con quella tedesca le sovrapposizioni sono forti. Questo può far felici gli analisti perché il taglio dei costi aumenta i margini, ma preoccupa i sindacati perché lo stesso taglio significa meno occupati e meno salari e non tanto risparmi sugli acquisti, visto che questi già c’erano in seno al gruppo Gm, o sulle tecnologie, visto che Opel ha già il Multijet della Fiat. E in Germania, dove il costo del lavoro è più alto e i sindacati partecipano al consiglio di sorveglianza, è logico attendersi le resistenze più forti. Fiat, Chrysler, Opel, tutto per arrivare ai 6 milioni di auto, la soglia che Marchionne reputa minima per reggere nel futuro.

Ma è vera questa teoria o serve a giustificare come inevitabili le trasformazioni che il progetto di Marchionne sta proponendo agli stakeholder della Fiat, azionisti e dipendenti in primo luogo? La teoria dei 6 milioni di automobili era già stata prospettata da Giovanni Agnelli tanti anni fa, e alla fine il numero dei costruttori è aumentato. La Fiat si è risanata riducendo la produzione e condividendo con i concorrenti parte di quanto c’è sotto la carrozzeria così da abbassare radicalmente il punto di pareggio per ogni modello. Lo stesso cerca ora di fare Gm. Detto questo, Marchionne ci ha stupiti una volta. Potrebbe farlo ancora, anche perché nell’anno di crisi (o di grazia?) 2009 avrebbe come partner finanziari i governi per traghettare la Fiat verso quella che Chandler chiamava l’impresa manageriale.

04 maggio 2009

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Come a dire, Vauxhall va a perdere ulteriormente identità, acquisendo para para la gamma Chevrolet, la quale sparirà semplicemente dal mercato UK come marchio.

L'unica "plus" di una Vauxhall così trasformata è che riceverà l'Ampera derivata dalla Volt, mentre Opel potrebbe non riceverla più.

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Molto interessante quanto detto riportato dal Corriere. Sulla "cassa" i problemi non me li farei così tanto..... al contrario di Daimler Benz, che con Chrysler ha veramente fatto flop e l'ha fatta fuori dalla tazza, la Fiat non si svena per nessuno e, se magari non sa gestire le auto, ma i conti pro domo sua li sa sempre fare bene.

Quello che (come già anticipato da anni e non solo da ambienti fiat ma anche da noialtri cialtroni) è in gioco è sicuramente "l'esserci domani". Perchè Marchionne, che fa ciò che gli è stato chiesto di fare e SOPRATTUTTO per la prima volta da Valletta lo fa con l'unico vincolo del target e non del come arrivarci), di fatto sta provando a dare un futuro decente alla Fiat.

Dico decente perchè con un gruppo che nelle specialties (che nè ieri, nè oggi, nè domani verranno mai considerate pari o degne di considerazione da parte di chi "può e vuole spendere" alla stregua dei generalisti o dei coreani) fa onestamente acqua, la produzione generalista e "tanto al chilo" di Fiat non ha dimensioni tali da consentire di stare a galla per chissà quanto.

La crisi offre vantaggi (al contrario dei governi italiani Marchionne è sveglio) e il remagio cerca di sfruttarseli, tutti, anche di più. Tanto per riferirsi al suo modo di pensare che ebbe modo di esprimere in trattative ignote ai più, che cosa rischia? Rischia solo di poter vincere. Se non vincerà succederà semplicemente quello che sarebbe ugualmente successo: avere dimensioni via via più piccole, sino a sparire o diventare satelliti in galassie altrui.

Che poi tutto questo, e le sue ricadute, portino poca trippa per gatti a livello di prodotto premium questo credo sia meglio metterlo in luce ora..... a meno che......

Ma pensandoci bene.... perchè Marchionne non dovrebbe giocarsela? Il momento c'è. Il suo mandato era quello, per cui un domani nessuno può dirgli niente. Gode, al momento, di un prestigio internazionale (ne inizia a godere un po' meno all'interno di Fiat, e i motivi ci sono, ma sarà un problema da affrontare successivamente) non da poco. Se un domani tutto andrà a carte quarantotto, potrà dire di averci provato. Tutta questa iperattività è unica nell'intera storia ultrasecolare Fiat (la famiglia? Meglio che si scansi, visto cosa ha espresso in passato).

Che poi si comandi a Torino o meno è un problema FINALMENTE ritenuto marginale anche dai proprietari.

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Fonte Ansa

2009-05-04 18:12

FIAT-OPEL, MARCHIONNE ACCELERA. BERLINO, PIANO INTERESSANTE

ROMA - Vola Fiat in Piazza Affari. Nella giornata dell'avvio ufficiale delle trattative su Opel il titolo della casa torinese ha chiuso una seduta di forti acquisti in rialzo dell'8,05% a 8,12 euro, riagguantando la soglia degli 8 euro che non vedeva dallo scorso ottobre. Boom di scambi: sono passate di mano oltre 80 milioni di azioni, pari al 7,3% del capitale, contro i circa 63 milioni della media giornaliera dell'ultimo mese di contrattazioni.

BERLINO APRE

La Fiat ha un piano "interessante", che adesso deve essere "valorizzato". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg in una conferenza stampa. Il Lingotto, secondo quanto riferito dallo stesso Guttenberg, vuole comprare Fiat senza indebitamento. La decisione, tuttavia - ha aggiunto - non e' imminente. Il ministro ha aggiunto che il marchio Opel deve essere "mantenuto" e che il governo "cerca una soluzione per Opel nel lungo termine", riferisce l'agenzia Bloomberg. Fiat - ha proseguito il ministro - cerca un consolidamento della forza lavoro. Nel piano del Lingotto, ha aggiunto, non sono indicati eventuali tagli al personale.

L'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, in un'intervista al Financial Times, si e' augurato che l'accordo con Opel possa chiudersi entro maggio. "Dal punto di vista industriale e ingegneristico, è matrimonio perfetto" ha detto Marchionne che punta a quotare le azioni della nuova società, provvisoriamente chiamata Fiat/Opel, entro la fine dell'estate L'ad di Fiat sarà oggi a Berlino per presentare "il piano per trasformare il panorama automobilistico globale attraverso - prosegue il Financial Times - lo spin off di Fiat Group Automobiles, e la sua unione cpn Chrysler e General Motors Europe". La nuova società avrebbe un fatturato di circa 80 miliardi di euro e vendite per 6-7 milioni di auto all'anno, divenendo così la seconda casa automobilistica al mondo dopo Toyota.

Chiuso con successo appena giovedì il dossier Chrysler, l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, sarà oggi a Berlino per aprire, con "il pieno appoggio" del cda del gruppo, un nuovo, importante capitolo nella strategia del Lingotto, nel tentativo di "chiudere il cerchio" con la Opel, e realizzare un gruppo automobilistico con un fatturato di circa 80 miliardi di euro.

Un primo contatto per rappresentare ai ministri dell'Economia e degli Esteri tedeschi i progetti della casa torinese per la società controllata da Gm che più volte è stata definita, sia da Marchionne che da Montezemolo, il "partner ideale". "Adesso dobbiamo concentrarci sulla Opel: sono loro i nostri partner ideali", aveva detto Marchionne appena l'altro ieri. Opel "sarebbe per noi una straordinaria opportunità, sarebbero i nostri partner ideali, nascerebbe un gruppo molto forte", ha spiegato Montezemolo ieri in un'intervista al Corriere della Sera. Un gruppo da 80 miliardi di euro, appunto, riferisce una nota al termine del cda Fiat di ieri. E, per assicurargli "il miglior sviluppo strategico", il Lingotto è pronto a valutare "varie operazioni societarie, compreso lo spin-off di Fiat Group Automobiles in una società quotata che ne unisca le attività con quelle di General Motors Europe".

In pratica, una società in cui confluiscono da un lato Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Fiat Professional, Abarth e, ora, anche Chrysler; e dall'altro Opel (la quota General Motors Europe comprende infatti solo la casa tedesca). Intanto, mentre il governo tedesco sta definendo le condizioni di vendita per i potenziali acquirenti di Opel, sindacati e dipendenti sembrano più ostili verso il gruppo italiano che, dicono, per diventare partner di maggioranza della società simbolo dell'industria automobilistica tedesca, ha preparato un'offerta inferiore a 750 milioni di euro, e "vuole mettere al sicuro la rischiosa acquisizione della Chrysler con i miliardi dei contribuenti tedeschi". "L'amara esperienza dimostra che queste due società non contribuiscono niente l'una all'altra", ha detto al quotidiano Tagesspiegel, nel corso di un'intervista che verrà pubblicata oggi, il responsabile del potente sindacato Ig Metall di Francoforte e membro del consiglio di sorveglianza di Opel, Armin Schild. I ministri dell'Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg, e il titolare degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier - scrive la stampa tedesca - dicendosi equidistanti dai vari candidati alle nozze con Opel, avrebbero fissato una serie di paletti, primo fra tutti quello relativo alla sopravvivenza nel lungo periodo degli stabilimenti Opel in Europa. Affermando che "il governo federale si accinge ai colloqui in maniera del tutto aperta: decisivo è che le imprese si accordino", Zu Guttenberg ha anche detto che lo Stato non vuole acquistare azioni Opel.

A insidiare la Fiat c'é però Magna, il gruppo austro- canadese che il 28 aprile scorso ha incontrato zu Guttemberg presentandogli quella che il ministro ha definito una "prima interessate bozza di piano". E che, secondo indiscrezioni di stampa, assieme al costruttore russo Gaz e alla banca russa Sberbank, sarebbe disposto a investire nell'operazione Opel cinque miliardi di euro.

a parte roba riciclata, qualche cosina interessante, prove di disgelo?

Dietro magna chi potrebbe esserci?

La stampa ipotizzava un'ulteriore soluzione con magna e fiat alleate.

Temo si stia volando un po' troppo con le supposizioni, certo che gli avvenimenti si succedono molto rapidamente

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Nel senso che si non avrebbero il vantaggio di acquisire una rete di vendita capillare in Gran Bretagna?

Effettivamente sarebbe un problema non secondario.

A meno che GM non si tenga Vauxhall solo come involucro e quindi ne ceda determinati "pezzi".

La manovra era soprattutto quella. Ma daltronde Chrysler mica è stata presa per i prodotti! E' stata presa per il concistoro che gira attorno. Che Marchionne avesse la fissa (peraltro giusta, ma attenzione a dire "gatto", perchè sul prodotto Marchionne scivola fin troppo sulla buccia di banana) di sbarcare in USA è pacifico: che non avesse la rete e gli stabilimenti, idem. Invece di "trattare, accordarsi" e via discorrendo si è comprato un'azienda diffusa capillarmente sul territorio.

Opel è la stessa musica. Anzi, anche meglio, perchè l'esistenza di una joint oramai sciolta (ma i cui frutti sono ancora nei saloni) ha dimostrato che si può pantografare, addirittura, la roba Fiat e venderla come Opel. In questo è il partner ideale. Finalmente a Torino si inizia a pensare che "per fare numeri" forse forse è meglio avere + prodotti, anche diversificati, nel medesimo segmento invece di UN prodotto per segmento. Quello che manca è capire per benino DOVE sinergizzare forte, e dove è invece necessario lasciar briglia sciolta, anche a costo di una redditività per mezzo inferiore. Inolte Opel ha stabilimenti, ed ha rete. Consideriamo anche un "colore" della rete..... un'officina Opel in Germania "vale" come percezione dell'utente in modo diverso che non un'officina Fiat.

L'unico inghippo è che Chrysler, con gli americani che alla loro maniera se la fanno sotto (non essendo quel tanto avvezzi a patire un po' di strizza), gliel'hanno data senza colpo ferire, e senza che alcuno si mettesse al traverso. Con Opel la vedo dura... sì che anche coi francesi non sarebbe andata meglio, anzi forse sarebbe andata ben peggio.

Vedremo..... la storia di Magna onestamente la vedo un tantinello "esagerata".....

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I tedeschi evidentemente in Italia ci vengono da troppo tempo......

Le notizie delle varie gestioni "disinvolte" e suffragate dai vari governi e governanti, ovvero le dismissioni di molti stabilimenti delle società acquisite con relativa gente a spasso, anche a spesa dei contribuenti, devono essere ben arrivate, e qualcuno se le ricorda.

Fossi nei tedeschi, quei pensieri e quei dubbi me li farei pure io..... ed alla fine non vorrei che la "piccola" Magna alla fine ottenga la questione non tanto per i soldi (pure con Alfa la Ford alla lunga dava + soldi, ma soprattutto c'era garanzia che li avrebbe pagati!) ma per i risvolti occupazionali (la storia si ripete: ai tempi del regalo di Alfa a Torino si disse che grande peso aveva avuto la considerazione del fatto che non si sarebbe chiuso niente dell'esistente, promesse da marinaio).

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L'unico inghippo è che Chrysler, con gli americani che alla loro maniera se la fanno sotto (non essendo quel tanto avvezzi a patire un po' di strizza), gliel'hanno data senza colpo ferire, e senza che alcuno si mettesse al traverso. Con Opel la vedo dura... sì che anche coi francesi non sarebbe andata meglio, anzi forse sarebbe andata ben peggio.

Vedremo..... la storia di Magna onestamente la vedo un tantinello "esagerata".....

Con Opel è dura (e parecchio rischiosa sotto certi punti di vista), ma, come per l'affaire Chrysler, i movimenti e le notizie sembrano muoversi più velocemente e più ottimisticamente di quanto chiunque si aspetterebbe.

In 3 giorni lavorativi siamo passati, in Germania, dal "mai la Opel ai pizzaioli! La Fiat morirà presto." al "stiamo valutando e siamo aperti ad ogni proposta".

P.S. Anzi, siamo arrivati al "Interessante il piano Fiat" da parte di un ministro DE. :shock:

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Con Opel è dura (e parecchio rischiosa sotto certi punti di vista), ma, come per l'affaire Chrysler, i movimenti e le notizie sembrano muoversi più velocemente e più ottimisticamente di quanto chiunque si aspetterebbe.

In 3 giorni lavorativi siamo passati, in Germania, dal "mai la Opel ai pizzaioli! La Fiat morirà presto." al "stiamo valutando e siamo aperti ad ogni proposta".

Oh, ma questo era normale aspettarselo se la controparte ha BISOGNO di valutare le opzioni.....

A parte che se veramente credevano di essere così migliori dei pizzaioli in Opel facevano meglio a dimostrarlo, invece di arrivare in braghe di tela..... ma comunque un mese è lungo sai.... vediamo.

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Sinceramente fatico a condividere tutto l'ottimismo che sta generando questa storia. Temo che una struttura come quella che sta andando a delinearsi (con o senza opel, l'ordine di grandezza e spaventoso lo stesso..) sia un po' oltre le vere capacità manageriali e industriali del gruppozzo.

Non si è ancora riuscito a sinergizzare industrialmente in maniera intelligente la gamma tre marchi che, numericamente, sono dei nani, non riesco perciò ad immaginarmi razionalizzare un carrozzone del genere.

Forse il numero di auto prodotte può influire su determinati aspetti, ma la cosa mi convince ancora poco.

Sul fatto di Magna, credo anche io sia un'offerta secondaria elevata da chi interessato a principale proposta per alzare la posta. Opel mi pare troppo grossa e acciaccata per entrare nel core businnes degli italo austriaci.

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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