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15/06/2009 - Cura-shock per Chrysler: Marchionne lancia la sfida.

TORINO - Esattamente come cinque anni fa: squadra nuova e al lavoro da subito. La cura Marchionne per la Chrysler è la stessa da lui adottata nell'estate del 2004 per la Fiat appena dopo il suo arrivo al Lingotto. Nel decidere di praticarla nuovamente in America non può non aver messo in conto la "paura" di cui riferiva ieri il Financial Times. Lo ha fatto, così come lo aveva fatto a Torino, quando mise assieme la squadra con la quale aveva messo in atto la rivoluzione che avrebbe portato al salvataggio e al rilancio dell'azienda torinese. E se ci riprova oggi è perché, dopo aver verificato che qui ha funzionato, non ha motivo di pensare che non possa avvenire lo stesso anche in America. Il suo obiettivo dichiarato è quello di fare in modo che Chrysler non bruci quotidianamente risorse finanziarie come sta accadendo oggi. Tanto più che nei suoi programmi c'è ancora un pezzo di strada da percorrere verso il raggiungimento della soglia di sopravvivenza dei 6 milioni di vetture prodotte all'anno. Su questa strada presto potrebbe trovarsi nuovamente la Opel la cui partita con Magna non è ancora chiusa. E noi siamo pronti, ripetono a Torino, purché ce lo dicano e non continuino col teatrino delle dichiarazioni ai giornali.

Ha scritto il FT che il discorso inaugurale del neo ad di Chrysler ha lasciato "stordito" il personale, colpito dall'annuncio della drastica riorganizzazione del personale affidata a una squadra di 23 dirigenti che riporteranno direttamente a lui. Di questi soltanto tre sono di estrazione Fiat mentre gli altri sono stati scelti tra gli uomini della vecchia azienda, come Peter Fong che, terzo livello fino a qualche giorno fa, è stato nominato chief executive del brand Chrysler, il più acciaccato rispetto a Jeep e Dodge. Da Torino, oltre ad Alfredo Altavilla, capo di Fpt e gran negoziatore sul fronte americano che farà parte del cda, arriveranno a Auburn Hills, Richard Palmer con l'incarico di direttore finanziario, Pietro Gorlier che sarà responsabile di Mopar (ricambi) e Gualberto Ranieri al quale è stata affidata la comunicazione.

Anche a Torino, cinque anni fa, la prima mosse di Marchionne era stata accompagnata da malumori, critiche, qualche delusione: soprattutto da parte degli esclusi. Mentre c'erano anche quelli che mal sopportavano il ritmo di lavoro del nuovo ad e la sua tendenza ad alzare costantemente l'asticella degli obiettivi. I risultati poi hanno dato ragione a lui e per questo egli li ha ricordati nella lettera inviata tre giorni fa ai dipendenti della Nuova Chrysler. I quali dovranno adattarsi al metodo Marchionne, a tutti i livelli. Una conferma? Tornato ieri nel quartier generale del Michigan, quello da lui definito "inutilmente vasto come due volte il Pentagono", l'ad del Lingotto e della nuova Chrysler, ha convocato la squadra per una riunione che si protrarrà anche oggi.

Marchionne vuole fare in fretta perché ha promesso che "nei prossimi mesi avrà inizio il processo di trasferimento delle tecnologie Fiat, piattaforme e motori per le piccole e medie vetture di Chrysler". E da subito deve preparare il terreno per la produzione in Usa di Fiat e Alfa Romeo. Nella nuova Chrysler si lavorerà per brand sul piano commerciale e per piattaforme su quello produttivo, l'esatto opposto di come si è lavorato finora.

A questa "novità vincente" Marchionne non intende rinunciare.

Fonte: Repubblica.it | Finanza

CHRYSLER GROUP LLC E FIAT PERFEZIONANO LA LORO ALLEANZA STRATEGICA GLOBALE

LA NUOVA CHRYSLER, UNA SOCIETÀ PIÙ FORTE E COMPETITIVA A LIVELLO MONDIALE

Robert Kidder designato Presidente della casa automobilistica americana;

Sergio Marchionne Amministratore Delegato

Auburn Hills, Michigan e Torino, Italia – 10 giugno 2009 – Chrysler Group LLC e Fiat Group comunicano il closing dell’alleanza strategica globale già annunciata, con la piena operatività della nuova Chrysler, che da oggi dispone di risorse, tecnologie e rete di distribuzione necessarie per competere in modo efficace a livello mondiale.

Come previsto dall’accordo, Fiat fornirà a Chrysler la tecnologia tra le più innovative e avanzate al mondo, le piattaforme e i propulsori per vetture piccole e medie. Chrysler potrà così offrire una più ampia gamma di prodotti comprese anche vetture a basso impatto ambientale, sempre più richieste dal mercato. Chrysler potrà anche trarre beneficio dall’esperienza della Fiat nelle ristrutturazioni aziendali e avrà accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia.

“Questo è un giorno molto importante, non solo per Chrysler e per i suoi dipendenti, che hanno vissuto quest’ultimo anno in un contesto pieno di incertezze, ma anche per l’intera industria automobilistica”, ha commentato Sergio Marchionne, da oggi Amministratore Delegato di Chrysler Group LLC. “Sin dall’inizio, eravamo decisi a fare di quest’alleanza un passo fondamentale per risolvere i problemi che affliggono l’industria dell’auto. D’ora in avanti, lavoreremo alla definizione di un nuovo modello di riferimento per le aziende automobilistiche che vogliano produrre utili”.

Marchionne ha poi aggiunto: “Partendo dalla cultura di innovazione di Chrysler e dalla tecnologia e know-how di Fiat, intendiamo ampliare il portafoglio prodotti di Chrysler sia in Nord America sia negli altri mercati. Le attività della Chrysler rilevate dalla nuova società, ferme durante questo periodo, sono già o saranno presto nuovamente operative, ed è già iniziato il lavoro per sviluppare vetture ecologiche, a basso consumo e di alta qualità, che saranno le caratteristiche distintive dei nuovi prodotti del gruppo Chrysler”.

“I punti di forza che in primo luogo ci hanno spinto verso questa alleanza, ancora oggi più veri e concreti, sono una casa automobilistica mondiale con tecnologie di primo livello, dipendenti motivati, una maggiore efficienza, una rete distributiva globale ed un fortissimo desiderio di costruire vetture che i consumatori vogliono. Questa alleanza, creata con il pieno sostegno dell’Amministrazione del Presidente Obama, non risolve sicuramente tutti i problemi che attualmente affliggono l’industria automobilistica ma rappresenta un passo fondamentale per posizionare Fiat e Chrysler tra i leader della futura generazione di produttori a livello globale. Sono consapevole del fatto che questo è stato un processo difficile per tutti i soggetti coinvolti, ma siamo pronti a dimostrare al consumatore americano che Chrysler può tornare ad essere una società forte e competitiva con una gamma di vetture affidabili che colpiscono l’immaginazione e ispirano fedeltà”, ha commentato Marchionne.

In base alle condizioni approvate dal Tribunale di New York e dalle diverse autorità regolamentari e antitrust, la società precedentemente conosciuta come Chrysler LLC ha oggi formalmente ceduto sostanzialmente tutti i propri beni (con l’esclusione di determinati debiti e altre passività) ad una nuova società con la denominazione sociale di Chrysler Group LLC.

Chrysler Group ha assegnato ad una controllata di Fiat una quota del 20% della partecipazione nella nuova società, al netto degli effetti diluitivi. Fiat ha anche stipulato una serie di accordi necessari per il trasferimento di determinate tecnologie, piattaforme e propulsori alla nuova Chrysler. La quota di Fiat aumenterà progressivamente fino ad un totale del 35% subordinatamente al raggiungimento di determinati obiettivi previsti dall’accordo. Tuttavia Fiat non potrà ottenere la quota di maggioranza di Chrysler fino a quando i debiti derivanti dai finanziamenti pubblici non saranno stati interamente rimborsati.

Contemporaneamente, l’United Auto Workers’ Retiree Medical Benefits Trust, associazione volontaria di ex dipendenti (VEBA), ha ricevuto una partecipazione del 55% di Chrysler Group, al netto degli effetti diluitivi. Al Dipartimento del Tesoro statunitense e al Governo canadese sono state assegnate quote rispettivamente dell’8% e del 2% (al netto degli effetti diluitivi). Queste percentuali riflettono le quote di partecipazione che saranno detenute da ciascuno dei soci, se e quando Fiat maturerà il diritto ad aumentare la propria partecipazione avendo raggiunto gli obiettivi fissati.

La nuova Chrysler sarà guidata da un Consiglio di Amministrazione composto da tre amministratori nominati da Fiat, tra i quali Sergio Marchionne (Amministratore Delegato di Fiat S.p.A.) in qualità di Amministratore Delegato, quattro nominati dal Dipartimento del Tesoro statunitense, uno dal Governo canadese e uno dall’United Auto Workers’ Retiree Medical Benefits Trust. Il Consiglio dovrebbe nominare Presidente Robert Kidder. Il processo per la selezione degli altri amministratori è attualmente in corso e le nomine saranno comunicate al più presto.

Come annunciato in precedenza, Chrysler ha stipulato un accordo con GMAC Financial Services per fornire prodotti e servizi di finanziamento ai propri concessionari e clienti in Nord America (NAFTA). GMAC Financial Services sarà il fornitore preferenziale in Nord America per le attività di concessionarie e clienti Chrysler, Jeep® e Dodge, inclusi finanziamenti alla rete e alla clientela finale per vetture nuove e usate.

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30/04/2009 - CASA BIANCA, RAGGIUNTO ACCORDO FIAT-CHRYSLER

NEW YORK - Fiat e Chrysler "hanno raggiunto un accordo". Lo afferma un rappresentante dell'amministrazione Obama.

Chrysler farà ricorso a una "bancarotta chirurgica che durerà fra i 30 e i 60 giorni". Dal Chapter 11, cioé l'amministrazione controllata, Chrylser uscirà "più forte e in grado di competere". Lo afferma un rappresentante dell'amministrazione Obama.

ansa.it

Comunicazione Ufficiale

IL GRUPPO FIAT E CHRYSLER FIRMANO UNA ALLEANZA STRATEGICA

GLOBALE

Fiat S.p.A. e Chrysler LLC annunciano la firma di accordi per la creazione di un’alleanza strategica globale. L’alleanza si compone di due aspetti: Fiat fornirà a Chrysler diritti relativi a diverse piattaforme, tecnologie e modelli, nonché servizi di management, cooperazione e assistenza nelle principali aree di attività di Chrysler, quali gli acquisti e la distribuzione a livello internazionale; Fiat riceverà una quota del capitale di Chrysler.

1. Dichiarazione dell’Amministratore Delegato del Gruppo Fiat,

Sergio Marchionne

“Quest’operazione – ha commentato l’Amministratore Delegato del Gruppo Fiat, Sergio Marchionne – rappresenta una soluzione costruttiva e importante ai problemi che da alcuni anni affliggono non soltanto Chrylser ma l'intera industria automobilistica mondiale. L’alleanza permetterà di mettere insieme la tecnologia Fiat, che è tra le più innovative e avanzate al mondo, le sue piattaforme e i suoi propulsori per vetture piccole e medie nonché la sua vasta rete di distribuzione in America Latina e in Europa con il grande patrimonio della Chrysler, che ha una forte presenza in Nord America e lavoratori pieni di talento e di impegno. Tutto ciò darà vita ad una nuova forte casa automobilistica e aiuterà a preservare, insieme ai posti di lavoro, un’industria manifatturiera di importanza cruciale per le economie statunitense e canadese.

Da quando abbiamo iniziato le trattative con Chrysler quasi un anno fa, il nostro obiettivo è sempre stato quello di valorizzare i punti forti di entrambe le aziende per ottenere i volumi, le efficienze e i risparmi necessari per creare due costruttori più

forti, in grado di competere in modo più efficace a livello globale. Quest'operazione è un passo importante verso il raggiungimento di questo traguardo.

Il nostro lavoro è appena iniziato. Insieme ai nostri nuovi partner della Chrysler lavoreremo per valorizzare l’enorme potenziale di quest'alleanza e per reintrodurre sul mercato nordamericano alcuni dei nostri marchi più famosi, inclusa l'Alfa Romeo e la Cinquecento, che ha vinto numerosi premi.

Non saremmo qui oggi ad annunciare quest'accordo se non fosse stato per la costante dedizione, l’impegno e la creatività della Task Force automobilistica statunitense e dei loro colleghi canadesi. Mentre cercavamo di risolvere le difficoltà e superare gli innumerevoli ostacoli tipici di operazioni di questo genere, non hanno mai smesso di avere fiducia nel progetto. Grazie a quest’operazione, hanno posto le basi per il ritorno sul mercato automobilistico di una Chrysler forte e stabile.

Anche le organizzazioni sindacali di entrambi i Paesi hanno dato un apporto significativo, accettando una riduzione dei loro benefit e una partecipazione azionaria in cambio di alcune delle loro richieste. Vorrei ringraziare i responsabili della United Auto Workers e della Canadian Auto Workers per tutto quello che hanno fatto e per la loro costruttiva partecipazione alla nostra sfida comune, che è quella di ricreare una grande Chrysler.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, passerò molto tempo ad incontrare i lavoratori della Chrysler e visitare i suoi stabilimenti.

Il nostro accordo è necessariamente soggetto alle procedure legali statunitensi che dureranno alcune settimane; nel frattempo Chrysler si preparerà a ritornare in tempi brevi un costruttore affidabile e competitivo. Sono convinto che la società sia in grado

di affrontare le sfide che le attuali difficili condizioni di mercato pongono ricorrendo al proprio spirito innovativo, facendo della qualità il punto di forza della propria gamma di prodotto e ascoltando i propri clienti per dar loro le automobili che desiderano.

Questo è il modello che abbiamo rigorosamente seguito in Fiat negli ultimi anni e sono convinto che possa essere adottato anche in questo caso per scrivere un nuovo capitolo nella storia della Chrysler.

Credo che l’operazione appena conclusa rappresenti per la Fiat e per tutta l’industria italiana un momento storico. E’ un importante passo avanti nell’impegno di gettare nuove e solide basi per il futuro.

Oggi è anche un giorno di grande soddisfazione per tutte le donne e gli uomini della Fiat. Il fatto che il know-how della nostra azienda sia stato apprezzato dai più alti livelli dei Governi americano e canadese - che desidero ringraziare a nome dell’intero management del nostro Gruppo - è per tutti noi un forte stimolo per il lavoro che ci attende.

Siamo certi che da questa alleanza uscirà una Fiat più forte e più internazionale, con maggiore capacità di competere sui mercati di tutto il mondo”.

2. L’operazione

L’operazione sarà effettuata tramite la cessione accelerata di sostanzialmente tutti i beni di Chrysler ad una NewCo in base a determinate previsioni della legge fallimentare statunitense (US Bankruptcy Code). A seguito di un intenso periodo di consultazione con il Dipartimento del Tesoro statunitense e con tutte le altre parti interessate, inclusi il Governo canadese, la United Auto Workers (UAW) e la Canadian Auto Workers (CAW), Chrysler ha scelto tale opzione come la più efficace per la ristrutturazione del proprio debito. Di conseguenza, Chrysler richiederà al Tribunale fallimentare di New York l'approvazione della vendita delle attività di Chrysler alla NewCo. In caso di approvazione dell’operazione da parte del Tribunale e subordinatamente all’approvazione delle autorità regolamentari, le parti saranno tenute a completare l’operazione nel più breve tempo possibile.

In attesa di tali approvazioni, Chrysler, nella sua forma attuale, continuerà a svolgere la propria attività e il Dipartimento del Tesoro statunitense e il Governo canadese concederanno alla società finanziamenti al fine di consentirle di adempiere ai propri

obblighi verso i dipendenti e di far fronte ai fabbisogni operativi. Dall’inizio di maggio, Chrysler potrà beneficiare di nuovi accordi di finanziamento alla rete stipulati con GMAC, la quale fornirà anche finanziamenti al cliente finale.

Al momento del closing dell’operazione, la NewCo assumerà la ragione sociale di Chrysler e diventerà proprietaria di sostanzialmente tutti i beni di Chrysler con l’esclusione di determinati debiti e altre passività.

Al closing, la NewCo assegnerà a Fiat una quota equivalente al 20 per cento del capitale e dei diritti di voto, al netto degli effetti diluitivi, e Fiat stipulerà gli accordi industriali con Chrysler.

Parimenti, la Voluntary Employee Benefit Association (VEBA), al momento del closing, riceverà una partecipazione del 55%, al netto degli effetti diluitivi. Tale partecipazione sarà amministrata dal Dipartimento del Tesoro statunitense.

Il Dipartimento del Tesoro statunitense e il Governo canadese possiederanno complessivamente il rimanente 10% del capitale, al netto degli effetti diluitivi. La nuova Chrysler beneficerà inoltre dei nuovi contratti collettivi di lavoro recentemente siglati con UAW e CAW e di un finanziamento da parte del Dipartimento del Tesoro statunitense di 6,5 miliardi di dollari.

La nuova Chrysler sarà gestita da un consiglio di amministrazione composto da nove membri. Tre amministratori saranno nominati da Fiat, uno dei quali dovrà soddisfare i criteri di indipendenza stabiliti dal regolamento del New York Stock Exchange.

VEBA e il Governo canadese avranno il diritto di nominare un amministratore ciascuno. Inizialmente, il Dipartimento del Tesoro statunitense avrà il diritto di nominare quattro amministratori (tre dei quali indipendenti).

Fiat avrà il diritto di ricevere un’ulteriore partecipazione del 15% (sia in termini di valore sia di diritti di voto), al netto degli effetti diluitivi. Questa ulteriore partecipazione sarà attribuita in tre tranche da 5% ognuna, subordinate al raggiungimento di obiettivi predeterminati ed in particolare: all’ottenimento delle approvazioni regolamentari per la produzione negli Stati Uniti della famiglia del

motore FIRE; al raggiungimento di target di vendita di veicoli Chrysler al di fuori dell’area NAFTA; all’ottenimento delle approvazioni regolamentari per la produzione di un modello Chrysler basato su tecnologia Fiat.

Quando otterrà tale ulteriore partecipazione del 15%, Fiat avrà anche il diritto di nominare un ulteriore amministratore di Chrysler.

Inoltre, a Fiat spetterà l’opzione di acquistare un ulteriore 16% (esercitabile dal 1 gennaio 2013 al 30 giugno 2016). Il controvalore di tale partecipazione sarà determinato in base a criteri di valutazione standard di mercato e in ogni caso non potrà essere superiore al multiplo di Fiat a quella data. Questa facoltà non potrà

essere esercitata fino a che il debito nei confronti del Dipartimento del Tesoro statunitense non sarà inferiore a 3 miliardi di dollari.

Fiat non potrà superare la quota di partecipazione del 49% fino a quando l’intero debito verso il Dipartimento del Tesoro statunitense non sarà stato rimborsato.

3. Il contributo di Fiat

Fiat fornirà il proprio contributo a Chrysler con tecnologie chiave e altre risorse. In breve, il contributo di Fiat consisterà in: licenze che permetteranno a Chrysler di utilizzare tutte le piattaforme automobilistiche di Fiat Group Automobiles (subordinatamente ad eventuali condizioni restrittive tra Fiat e terzi) per la produzione

di veicoli Chrysler nell’area NAFTA; licenze che permetteranno a Chrysler di utilizzare determinate altre tecnologie chiave di Fiat, quali quelle relative ai motori; la prestazione continuativa di servizi di management per permettere a Chrysler di beneficiare dell’esperienza Fiat nelle ristrutturazioni di attività industriali e operative;

partecipazione ai programmi di acquisto e approvvigionamento di Fiat; distribuzione di veicoli Chrysler al di fuori dell’area NAFTA, in particolare fornendo a Chrysler l’accesso alla rete commerciale Fiat in Paesi dove la presenza di Chrysler è attualmente limitata.

L’alleanza, che è un elemento chiave dell’Integration Plan di Chrysler, rafforzerà la continuità a lungo termine di Chrysler tramite l’accesso a piattaforme competitive per veicoli a basso consumo, motori, trasmissioni e componenti che saranno prodotti negli stabilimenti Chrysler.

L'alleanza permetterà, inoltre, al Gruppo Fiat e Chrysler di trarre beneficio dalle rispettive reti commerciali e industriali e dai rispettivi fornitori globali. L’alleanza non prevede per Fiat alcun esborso di cassa verso Chrysler né impegni a finanziare Chrysler in futuro.

Torino, 30 aprile 2009

30/04/2009 - Marchionne: "Un matrimonio perfetto, non potevamo mancarlo"

L'Ad della Fiat: «Il mondo ci guarda, adesso non possiamo sbagliare»

MARIO CALABRESI

TORINO

«Adesso non possiamo sbagliare, siamo sotto la lente del mondo intero, tutti ci guardano e la responsabilità è enorme. Per riuscire dobbiamo restare umili e non farci illusioni perché il lavoro non sarà facile». Sergio Marchionne è felice, non lo vuole dire, ripete che come premio spera soltanto di riuscire a dormire. E’ a New York, sta per salire sull’aereo che lo riporterà in Italia dopo aver concluso le nozze con l’americana Chrysler.

Tossisce continuamente per la stanchezza ma non smette mai di parlare: «È stato un processo che avevamo cominciato ad immaginare un anno fa, ci abbiamo lavorato giorno e notte, ho sputato sangue, e devo dire che la situazione del mercato ci ha indubbiamente aiutato molto. La crisi americana ha costruito una condizione di possibilità e ha aperto delle opportunità a noi favorevoli, ma le abbiamo potute cogliere perché avevamo le idee chiare, un progetto valido in testa. Tutto questo è accaduto perché negli ultimi cinque anni avevamo sviluppato le motorizzazioni giuste, un approccio e un impegno per l’ambiente che oggi l’America voleva e di cui aveva bisogno. Così è nato un matrimonio perfetto, con una serie di incastri e di coincidenze irripetibili. Sapevo che la storia non ci avrebbe dato un’altra possibilità. Così, se non ce l’avessimo fatta, sarebbe stato un grandissimo peccato e le conseguenze negative le avrebbero pagate sia la Fiat sia la Chrysler. Invece questa unione porterà benefici ad entrambi, è una cosa che è riuscita perché non c’è stata arroganza ma tanto lavoro e una grandissima serietà e uno sforzo immenso del governo americano».

Alle dieci del mattino aveva firmato l’accordo, ma anche in quel momento non era riuscito a gioire: «A dire la verità c’erano ancora dei punti aperti, così mentre firmavo speravo valesse qualcosa, ma non c’era ancora certezza. Poi ho passato due ore a Washington ad aspettare le parole di Barack Obama, l’annuncio dell’Amministrazione. A mezzogiorno finalmente ho potuto liberare l’emozione: ce l’avevamo fatta. La Fiat ritorna negli Stati Uniti dopo anni di lontananza, dopo essere andata via in modo poco piacevole, ma torna con un know-how di valore e con gli occhi dell’America e del mondo addosso».

L’amministratore delegato del gruppo torinese sente più di tutto la responsabilità della sfida: «Non possiamo sbagliare: da quando un mese fa Obama ha parlato della Fiat ha scommesso su di noi, da quel momento su di noi si sono concentrate una pressione e una responsabilità fortissime, ci è richiesto un impegno straordinario. L’obiettivo è rafforzare la Fiat e dare la possibilità a Chrysler di risanarsi».

L’accordo con la Chrysler per Sergio Marchionne, emigrato in Canada dall’Abruzzo insieme ai genitori quando aveva quattordici anni, non è stato soltanto una grande operazione manageriale ed economica ma anche una rivincita della vita: «Sono cresciuto parlando un inglese con un marcatissimo accento italiano. Ci ho messo più di sei anni a perderlo, ma sono stati sei anni persi con le ragazze. L’imbarazzo di aprire bocca mi paralizzava. Pensavo che il sistema americano fosse aperto ma da emigrante non avrei mai immaginato fino a questo punto. E’ cambiato il mondo e questa volta mi sono trovato a parlare con l’accento giusto».

Sergio Marchionne percorre l’America avanti e indietro da un vita, ma ripete continuamente, tra un colpo di tosse e l’altro, che ha scoperto un Paese diverso, profondamente cambiato: «Ma lo hanno fatto restando fedeli al loro Dna: capacità di risanarsi, di mettersi in discussione e cambiare strada per ripartire, di creare nuove basi per il futuro. Certo l’America ha pregi e difetti, ma Obama in questi cento giorni ha mostrato una straordinaria capacità di visione, una chiarezza di idee e obiettivi che mi ha impressionato e non si è fatto bloccare da pregiudizi o convenienze politiche. Ha fatto un passo enorme: ha accettato di farsi aiutare da un gruppo straniero per salvare Chrysler e ci ha messo i soldi. A noi hanno chiesto tecnologia e capacità gestionali e su questo non possiamo deluderli».

Prima di ripartire insieme ad Alfredo Altavilla, che lo ha accompagnato in tutta la trattativa, ha fatto tappa a New York: «Ero su Park Avenue e mi sono fermato a guardare l’edificio dove cinque anni fa avevamo fatto la trattativa con la General Motors, dove avevamo chiuso il nostro rapporto americano riuscendo a portare a casa due miliardi di dollari. Era il 14 febbraio del 2005, il giorno di San Valentino, e mai avrei immaginato che saremmo tornati in America per sposarci. Ma questo ci dice molto della vita, ci dice che bisogna essere pronti a tutto, essere preparati e flessibili per cogliere ogni opportunità».

Ora per l’uomo che non mette mai la cravatta - «Neanche per la firma, neanche quando mi sono seduto a discutere al Tesoro con Timothy Geithner. Sono sempre restato fedele al mio maglione» - si apre una stagione nuova: «Dovrò dividere il mio tempo e la mia vita tra l’Europa e gli Stati Uniti, lo facevo già, ma ora c’è un impegno aggiuntivo e succederà ancora di più». Tossisce di nuovo: «Certo dovrò alleggerire certe cose che facevo perché ho raggiunto i miei limiti fisici e di più non posso chiedere a me stesso». Racconta che non vede l’ora di salire in aereo: «E’ piccolo e scomodo ma devo dormire a tutti i costi e riuscire a dormire sarà il mio modo di festeggiare».

Atterrato da questa parte dell’oceano, di nuovo non ci sarà molto tempo per dormire perché la partita non è finita: «Adesso dobbiamo concentrarci sulla Opel: sono loro i nostri partner ideali».

E’ a conoscenza delle preoccupazioni italiane che l’ingresso in America possa significare un disimpegno della Fiat nel nostro Paese e non si tira indietro: «Non ho mai abbandonato nemmeno per un secondo l’impegno verso il sistema italiano ma insieme ai sindacati e al governo dobbiamo essere capaci di affrontare i problemi strutturali in modo responsabile, tenendo fede a tutti gli impegni con i dipendenti. Però non possiamo non guardare ad una domanda che è calata. L’esempio che ci viene da Obama è che dobbiamo mantenere e rafforzare l’industria del Paese ma riconoscendo la realtà delle cose. Un percorso che faremo nel rispetto delle specificità del sistema europeo e del nostro radicamento italiano. Non sono diventato Marchionne l’Americano».

fonte: La stampa

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Inviato
pesantissimo Barack, ha definito speculatori i hedge fund che non hanno accettato l'accordo, pratticamente ha detto che usera il ch.11 contro loro...

in ogni caso quest'uomo è sempre molto deciso e diretto, bene.

Ciao e buona giornata

Alfa_Milano

Inviato
Fiat-Chrysler, l'accordo è fatto Obama: "Insieme verso il successo"

TORINO - "Sono stati fatti tutti i passi necessari" dice il presidente Usa Barak Obama. L'accordo tra Fiat e Chrysler è cosa fatta. Con l'industria americana che sarà sottoposta ad una bancarotta chirurgica di 30/60 giorni e con la che Fiat vedrà salire le sue azioni dal 20 al 25%. "La Fiat ha dimostrato di saper costruire l'auto pulita del futuro ed è l'unica possibilità di salvezza - dice Obama - .Oggi ci sono forti chance di successo. Questa alleanza salverà 30mila posti di lavoro. Chrylser non può solo sopravvivere ma prosperare".

Obama definisce la Chrysler "un'icona dell'industria automobilistica americana" ma non nasconde le difficoltà del presente: "Per anni un pilastro, solo che quel pilastro si era indebolito". Per sanarlo serviranno l'intervento del governo Usa, la Fiat e una bancarotta "veloce ed efficiente".

[...]

repubblica.it

Inviato

Ok, dunque gia alla fine della bancarotta, la quota di FIAT passera da 20 a 25%...

Bene per FIAT e bene per Chrysler e per i 30.000 posti di lavoro salvati !

FIAT : Fabbrica Italiana Alta Tecnologia

Inviato

La Stampa parla di 35% per Fiat, conferma 55% per UAW, mentre il restante 10% e' diviso tra l'8% degli Stati Uniti e il 2% di Canada...

scusate..cos'è UAW ??

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