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[Ufficiale] Alleanza Fiat - Chrysler


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La Cour suprême autorise la vente de Chrysler à un consortium emmené par Fiat

Le suspense n'aura pas duré longtemps. La Cour suprême des Etats-Unis a donné, dans la nuit du mardi 9 au mercredi 10 juin, son accord pour le rachat de Chrysler par un consortium mené par Fiat, rejetant la demande de fonds de pensions de l'Indiana et d'organisations de consommateurs qui réclamaient une suspension de la cession. La veille, la Cour avait pourtant suspendu le processus. Mercredi, à la Bourse de Milan, le titre Fiat ouvrait en forte hausse de 4,5 %, à 7,77 euros.

Au terme de cette vente, Fiat détiendra 20 % du capital du nouveau Chrysler (avec une option pour monter à 35 % à terme) aux côtés du puissant syndicat UAW (55 %) et des gouvernements américain et canadien (10 %). Fiat pourra prendre le contrôle du constructeur américain, une fois qu'il aura remboursé les prêts accordés par le gouvernement américain.

La Maison Blanche, qui avait activement soutenu cette solution, a salué la décision. "Nous sommes ravis que l'alliance Chrysler-Fiat puisse maintenant avancer, ce qui permettra à Chrysler de réapparaître comme un constructeur compétitif et viable", a déclaré un responsable.

UNE SITUATION FINANCIÈRE DE FIAT LOIN D'ÊTRE ROSE

Mais l'arrivée de Fiat chez Chrysler laisse sceptique. Certes, Fiat ne met pas un sou dans l'opération. En échange de sa participation de 20 % dans le capital, il doit apporter son savoir-faire pour construire aux Etats-Unis un petit véhicule à faible consommation, fournir sa technologie dans la voiture propre et ouvrir à Chrysler son réseau de vente en Europe et en Amérique latine, notamment au Brésil où il est très implanté. Sa part de marché y atteint 25 % avec plus de 660 000 voitures vendues.

Chrysler offre de son côté à Fiat la possibilité de faire son grand retour aux Etats-Unis. Il y était absent depuis les années 1990. Le constructeur italien est beaucoup trop européen. Il vend 56 % de sa production (2,68 millions en 2008) en Europe.

Envieux des succès de la Mini de BMW et de la Smart de Mercedes, Sergio Marchionne, le patron du constructeur italien, espère bien réitérer aux Etats-Unis le succès de sa Fiat 500. Mais il lui faudra au moins deux ans pour adapter ses véhicules au marché américain. Surtout, rien ne dit que les concessionnaires américains, habitués aux grosses cylindrées, se mettent volontiers à vendre des petites voitures.

Enfin, la situation financière de Fiat est loin d'être rose. En 2008, son endettement a explosé à près de 6 milliards d'euros, contre 355 millions en 2007. "Quand on ne prend aucun risque financier, on ne peut pas espérer grand-chose", souligne Gaëtan Toutlemonde, analyste à la Deutsche Bank.

Le pari de Fiat est en effet loin d'être gagné. Les alliances entre européens et américains ont toujours échoué. L'échec de Daimler est encore dans tous les esprits. Il a englouti 36 milliards de dollars suite au rachat de Chrysler en 1998. Sa vente au fonds d'investissement Cerberus ne lui a rapporté que 7,8 milliards de dollars.

D'un point de vue commercial, les ventes du plus petit des constructeurs américains déclinent chaque année un peu plus. Sa part de marché est passée de 16,2 % en 1998 à 11 % en 2008. Et elle devrait encore chuter en 2009 à 10,7 %. Entre 2008 et 2009, les ventes de ses modèles Dodge ont plongé de 43,5 %, ses Jeep de plus de 40 %. La marque Chrysler est celle qui a souffert le plus avec - 58%.

Au mois de mai, Chrysler a fait mieux qu'attendu par les analystes. Ses ventes n'ont chuté "que" de 47% sur un an, mais les analystes s'attendaient à un plongeon de 53 %!

Toutefois, cette relative amélioration doit être prise avec précaution. Pour parvenir à vendre ses véhicules, Chrysler a dû consentir d'énormes ristournes, en moyenne de 4 159 dollars contre 3 783 dollars chez General Motors et 3 570 dollars chez Ford. Mais entre ne pas vendre du tout et vendre à perte, les concessionnaires n'ont plus guère de choix.

Nathalie Brafman

La Cour suprême autorise la vente de Chrysler à un consortium emmené par Fiat - Economie - Le Monde.fr

In questo articolo, si parla "via libera" dato dalla corte suprema.

Poi, si fa un breve riepilogo di quanto avvenuto negli ultimi mesi.

Infine, si dice che questa alleanza è molto rischiosa. Un analista della Deutsche Bank dice che, quando si investe poco o nulla, i ritorni non promettono niente di buono.

La giornalista ricorda tra l'altro che gli accordi tra case europee e americane non hanno mai funzionato, DaimlerChrysler è solo l'ultimo esempio.

Infine, si enumera i dati di vendita catastrofici di Chrysler, per gli ultimi anni/mesi. Aggiungendo che se il calo ultimamente è stato "meno peggio" del previsto, è per via degli maxi sconti praticati (più di 4000 $ di sconto, in media, per Chrysler)

"But before the most charismatic car maker of them all finally went, they left us with a final reminder of what they can do, when they try" (Jeremy Clarkson, Top Gear)

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QuoTony. Se ci sà fare ben venga (lui pare di sì, almeno per certi versi)

Adesso c'è da lavorare tanto..tanto...TP....tanto...

In principio fu lo scudo, poi i bulloni, quindi i cerchi a turbina, poi i fari,quindi i led,poi il pianale,quindi il nome,poi venne il turno della plafoniera, non fu da meno il bagagliaio, infine (per poco ancora) il volante con i tasti della punto. Ho dimenticato qualcosa? :mirror:

Ah si, il peso dichiarato rispetto la Bravo, il feeling dello sterzo, lo schema delle sospensioni, i motori.

Ovviamente anche il devioluci ed il prosciutto, la maschera della plancia.

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Guest EC2277
C.v.d. 8)

Ti hanno sbugiardato: c'hanno messo 24 ore per far finta di leggere la documentazione dei fondi pensione. :P

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Corriere della sera

In 9 nel nuovo cda, TRE alla casa di Torino

Fiat, intesa con Chrysler. Marchionne ad

Perfezionata l'alleanza: il nuovo ad della casa automobilistica Usa: «Con noi tornerà a essere forte»

CRI--180x140.JPG (Fotogramma) WASHINGTON - Per l'alleanza strategica tra Fiat e Chrysler è ormai solo una questione di ore. A far tirare un sospiro di sollievo a i sostenitori della trattativa, la decisione della Corte Suprema americana, che respingendo il ricorso contro l’operazione presentato dai fondi pensione dell’Indiana, ha di fatto spianato la strada al passaggio della casa automobilistica americana sotto il controllo del Lingotto. Secondo indiscrezioni raccolte negli Stati Uniti, le parti sono pronte a chiudere l'operazione entro le 09 di mercoledì a New York (le 15 in Italia). Il passaggio necessario è un trasferimento di 2 miliardi di dollari di fondi del governo americano ai creditori di Chrysler e tutto dovrebbe avvenire nel corso delle prossime ore.

GRANDI PREPARATIVI AD AUBURN HILLS - Il closing dell'operazione Fiat-Chrysler «è atteso a breve», conferma il gruppo del Lingotto con un comunicato. La Corte Suprema degli Stati Uniti, spiega la società, «ha respinto le richieste avanzate da alcuni fondi statunitensi, consentendo l'annunciata alleanza strategica globale tra Fiat e Chrysler». Grandi preparativi al quartier generale della Chrysler, ad Auburn Hills nel Michigan, per la presentazione di Sergio Marchionne come nuovo amministratore delegato della società: secondo fonti del Wall Street Journal, già martedì nel centro tecnico dell’azienda Usa è stato costruito un palco ed è stata trasportata un’automobile Fiat pronta per essere esibita. E le attese fanno schizzare il titolo del Lingotto a Piazza Affari: a metà seduto il titolo guadagna il 5,92%.

SCAJOLA - Non appena l'aaleanza con Chrysler sarà definita, il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola metterà a punto un incontro tra Fiat e le parti sociali essendosi chiusa Parlando a margine dell'assemblea annuale dell'Unione petrolifera Scajola ha spiegato come il governo intende avviare «in modo chiaro un confronto sui rifletti in Italia ribadendo come i cinque stabilimenti italiani debbano rimanere». «Il governo - ha aggiunto - è disponibile a trovare soluzioni che possano garantire il consolidamento di Fiat in Italia».

<<Scarface>>

Non esiste peggior ignorante di quello convinto di sapere...

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Ed ecco il testo integrale del comunicato ufficiale Fiat.

CHRYSLER GROUP LLC E FIAT PERFEZIONANO LA LORO ALLEANZA STRATEGICA GLOBALE

LA NUOVA CHRYSLER, UNA SOCIETÀ PIÙ FORTE E COMPETITIVA A LIVELLO MONDIALE

Robert Kidder designato Presidente della casa automobilistica americana;

Sergio Marchionne Amministratore Delegato

Auburn Hills, Michigan e Torino, Italia – 10 giugno 2009 – Chrysler Group LLC e Fiat Group comunicano il closing dell’alleanza strategica globale già annunciata, con la piena operatività della nuova Chrysler, che da oggi dispone di risorse, tecnologie e rete di distribuzione necessarie per competere in modo efficace a livello mondiale.

Come previsto dall’accordo, Fiat fornirà a Chrysler la tecnologia tra le più innovative e avanzate al mondo, le piattaforme e i propulsori per vetture piccole e medie. Chrysler potrà così offrire una più ampia gamma di prodotti comprese anche vetture a basso impatto ambientale, sempre più richieste dal mercato. Chrysler potrà anche trarre beneficio dall’esperienza della Fiat nelle ristrutturazioni aziendali e avrà accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia.

“Questo è un giorno molto importante, non solo per Chrysler e per i suoi dipendenti, che hanno vissuto quest’ultimo anno in un contesto pieno di incertezze, ma anche per l’intera industria automobilistica”, ha commentato Sergio Marchionne, da oggi Amministratore Delegato di Chrysler Group LLC. “Sin dall’inizio, eravamo decisi a fare di quest’alleanza un passo fondamentale per risolvere i problemi che affliggono l’industria dell’auto. D’ora in avanti, lavoreremo alla definizione di un nuovo modello di riferimento per le aziende automobilistiche che vogliano produrre utili”.

Marchionne ha poi aggiunto: “Partendo dalla cultura di innovazione di Chrysler e dalla tecnologia e know-how di Fiat, intendiamo ampliare il portafoglio prodotti di Chrysler sia in Nord America sia negli altri mercati. Le attività della Chrysler rilevate dalla nuova società, ferme durante questo periodo, sono già o saranno presto nuovamente operative, ed è già iniziato il lavoro per sviluppare vetture ecologiche, a basso consumo e di alta qualità, che saranno le caratteristiche distintive dei nuovi prodotti del gruppo Chrysler”.

“I punti di forza che in primo luogo ci hanno spinto verso questa alleanza, ancora oggi più veri e concreti, sono una casa automobilistica mondiale con tecnologie di primo livello, dipendenti motivati, una maggiore efficienza, una rete distributiva globale ed un fortissimo desiderio di costruire vetture che i consumatori vogliono. Questa alleanza, creata con il pieno sostegno dell’Amministrazione del Presidente Obama, non risolve sicuramente tutti i problemi che attualmente affliggono l’industria automobilistica ma rappresenta un passo fondamentale per posizionare Fiat e Chrysler tra i leader della futura generazione di produttori a livello globale. Sono consapevole del fatto che questo è stato un processo difficile per tutti i soggetti coinvolti, ma siamo pronti a dimostrare al consumatore americano che Chrysler può tornare ad essere una società forte e competitiva con una gamma di vetture affidabili che colpiscono l’immaginazione e ispirano fedeltà”, ha commentato Marchionne.

In base alle condizioni approvate dal Tribunale di New York e dalle diverse autorità regolamentari e antitrust, la società precedentemente conosciuta come Chrysler LLC ha oggi formalmente ceduto sostanzialmente tutti i propri beni (con l’esclusione di determinati debiti e altre passività) ad una nuova società con la denominazione sociale di Chrysler Group LLC.

Chrysler Group ha assegnato ad una controllata di Fiat una quota del 20% della partecipazione nella nuova società, al netto degli effetti diluitivi. Fiat ha anche stipulato una serie di accordi necessari per il trasferimento di determinate tecnologie, piattaforme e propulsori alla nuova Chrysler. La quota di Fiat aumenterà progressivamente fino ad un totale del 35% subordinatamente al raggiungimento di determinati obiettivi previsti dall’accordo. Tuttavia Fiat non potrà ottenere la quota di maggioranza di Chrysler fino a quando i debiti derivanti dai finanziamenti pubblici non saranno stati interamente rimborsati.

Contemporaneamente, l’United Auto Workers’ Retiree Medical Benefits Trust, associazione volontaria di ex dipendenti (VEBA), ha ricevuto una partecipazione del 55% di Chrysler Group, al netto degli effetti diluitivi. Al Dipartimento del Tesoro statunitense e al Governo canadese sono state assegnate quote rispettivamente dell’8% e del 2% (al netto degli effetti diluitivi). Queste percentuali riflettono le quote di partecipazione che saranno detenute da ciascuno dei soci, se e quando Fiat maturerà il diritto ad aumentare la propria partecipazione avendo raggiunto gli obiettivi fissati.

La nuova Chrysler sarà guidata da un Consiglio di Amministrazione composto da tre amministratori nominati da Fiat, tra i quali Sergio Marchionne (Amministratore Delegato di Fiat S.p.A.) in qualità di Amministratore Delegato, quattro nominati dal Dipartimento del Tesoro statunitense, uno dal Governo canadese e uno dall’United Auto Workers’ Retiree Medical Benefits Trust. Il Consiglio dovrebbe nominare Presidente Robert Kidder. Il processo per la selezione degli altri amministratori è attualmente in corso e le nomine saranno comunicate al più presto.

Come annunciato in precedenza, Chrysler ha stipulato un accordo con GMAC Financial Services per fornire prodotti e servizi di finanziamento ai propri concessionari e clienti in Nord America (NAFTA). GMAC Financial Services sarà il fornitore preferenziale in Nord America per le attività di concessionarie e clienti Chrysler, Jeep® e Dodge, inclusi finanziamenti alla rete e alla clientela finale per vetture nuove e usate.

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Vallo a raccontare a chi lavora in Fiat. Lì pare che viga il clima del terrore di staliniana memoria e le sedie scottano assai.

Non crediamo ai prati fioriti ed al sole tutto l'anno, certi risultati si costruiscono solo con un clima dittatoriale che peraltro sono sempre stato convinto sia il più efficace, altro che Goleman e soci...

Concordo, soprattutto sulla necessità del dispotismo.

Solo che deve essere di tipo illuminato....per non raggiungere certi obiettivi solo a spese dei tuoi dipendenti e fornitori....

Quoto. Filosoficamente, sulla carta, la dittatura è la migliore forma di governo che l'essere umano sia in grado di gestire.

La condizione necessaria è che il dittatore deve essere illuminato e capace di costruire una squadra di oligarchi-consigliori in grado di recepire i cambiamenti necessari nella società (o nell'azienda) per continuare a mantenere il regime "competitivo" e non solo dispotico, ed eventualmente farne le veci con la medesima fermezza ed efficacia.

Per fare questo deve essere priva di ideologie ed avere solide basi etiche.

Ecco perchè alla prova del nove, le dittature alla fine non riescono a durare a lungo.

In italia poi, l'etica ed il senso civico dello stato (dell'azienda) è qualcosa che non esiste più da anni, sia per responsabilità delle stesse istituzioni di cui sopra, che per un peggioramento del livello intellettuale della società.

Fiat è una dittatura che oggi ha trovato il semiiluminato, ma che ripiomberà nell'oligarchia tribale se non si sfamilizza e sprovincializza, soprattutto uscendo dall'influenza ovina e sabauda in generale.

"The great enemy of the truth is very often not the lie -- deliberate, contrived and dishonest -- but the myth -- persistent, persuasive and unrealistic"

(John Fitzgerald Kennedy)

"We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile!"

"Everyone is entitled to their own opinion, but not their own facts!"

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Quoto. Filosoficamente, sulla carta, la dittatura è la migliore forma di governo che l'essere umano sia in grado di gestire.

La condizione necessaria è che il dittatore deve essere illuminato e capace di costruire una squadra di oligarchi-consigliori in grado di recepire i cambiamenti necessari nella società (o nell'azienda) per continuare a mantenere il regime "competitivo" e non solo dispotico, ed eventualmente farne le veci con la medesima fermezza ed efficacia.

Per fare questo deve essere priva di ideologie ed avere solide basi etiche.

Ecco perchè alla prova del nove, le dittature alla fine non riescono a durare a lungo.

In italia poi, l'etica ed il senso civico dello stato (dell'azienda) è qualcosa che non esiste più da anni, sia per responsabilità delle stesse istituzioni di cui sopra, che per un peggioramento del livello intellettuale della società.

Fiat è una dittatura che oggi ha trovato il semiiluminato, ma che ripiomberà nell'oligarchia tribale se non si sfamilizza e sprovincializza, soprattutto uscendo dall'influenza ovina e sabauda in generale.

occhio, che di sto passo i consigli Sergione andrà a tenerli qui...:lol::lol:

Hofbr%C3%A4uhaus,_M%C3%BCnchen.jpg

p.s.

discorso poco politically correct, ma, almeno sul piano industriale condivisibile.

Sul resto, purtroppo il problema insormontabile è che un sistema del genere sono condicio si ne qua non il provato senso etico e della cosa pubblica e soprattutto l'avvicendamento. Purtoppo merce molto rara di questi tempi.

Modificato da Cosimo

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Non vorrei che si dimenticasse che condurre uno stato e condurre un'azienda sono due cose ben diverse.

In un'azienda la fonte del potere sono gli azionisti che la delegano tramite il consiglio di amministrazione all'amm. delegato che ad essi e solo ad essi risponde. Le sue decisioni sono percio' insindacabili ed il suo potere assoluto fino a che sostenuto dal Consiglio di amministrazione.

Uno Stato ha finalita' e modi di conduzioni ben diverse.

Come curiosita' storica il primo politico che cerco' di travasare i modi di gestione di un azienda in uno Stato fu un Vladimir Ulianov in arte Lenin, che in pratica mutuo' dalle modalita' di gestione del capitalismo piu' avanzato dei suoi tempi , quello americano , la modalita' di gestione di uno stato a partito unico.

In pratica il partito comunista erano gli azionisti, il comitato centrale il consiglio di amministrazione, il segretario del partito il CeO.

Come ando' a finire lo sappiamo...:)

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Non vorrei che si dimenticasse che condurre uno stato e condurre un'azienda sono due cose ben diverse.

In un'azienda la fonte del potere sono gli azionisti che la delegano tramite il consiglio di amministrazione all'amm. delegato che ad essi e solo ad essi risponde. Le sue decisioni sono percio' insindacabili ed il suo potere assoluto fino a che sostenuto dal Consiglio di amministrazione.

Uno Stato ha finalita' e modi di conduzioni ben diverse.

Come curiosita' storica il primo politico che cerco' di travasare i modi di gestione di un azienda in uno Stato fu un Vladimir Ulianov in arte Lenin, che in pratica mutuo' dalle modalita' di gestione del capitalismo piu' avanzato dei suoi tempi , quello americano , la modalita' di gestione di uno stato a partito unico.

In pratica il partito comunista erano gli azionisti, il comitato centrale il consiglio di amministrazione, il segretario del partito il CeO.

Come ando' a finire lo sappiamo...:)

perfettamente d'accordo.. infatti ho specificato che la cosa mi trova d'accordo solo sul piano industriale.

A livello politico, l'unica eventualità che mi troverebbe d'accordo, sarebbe quella con il Sottoscritto come dittatore :lol:

Andremmo dal culo in qualche anno, ma pacificamente, ecologicamente, con la pancia piena e la macchina con il quadrilatero..:lol::lol:

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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