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[NBA 2008/09] La Finale: L.A. Lakers - Orlando Magic


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Appuntamento con la storia

Lakers' date=' è questione di tempo[/size']

Domani gara-5 delle finali Nba: per Los Angeles è la prima occasione di chiedere la serie e conquistare il titolo numero 15, il decimo per Phil Jackosn che scavalcherebbe il mitico Auerbach. Orlando però ha già dimostrato di sapersi rialzare nei playoff. Pioggia di critiche su coach Van Gundy

ORLANDO (Florida), 13 giugno 2009 - Tutti a casa, o in hotel, per staccare la spina, almeno per qualche ora. Con i due giorni di pausa tra gara-4 e gara-5, Magic e Lakers scelgono di non allenarsi la mattina dopo la vittoria al supplementare che porta Los Angeles a un solo successo dal 15° titolo Nba, il 10° di coach Phil Jackson, che scavalcherebbe il mitico Red Auerbach diventando l’allenatore più titolato nella storia della Nba. L’orario a luci rosse delle finali in effetti sconsiglia una levataccia. Per non scontentare quelli della costa Ovest, indietro di tre ore rispetto a quelli dell’Est, la palla a due delle partite settimanali si alza alle 21.08. Con timeout infiniti per dare più spazio alla pubblicità, anche senza supplementari, si finisce attorno alla mezzanotte, che sarebbero poi le 21 a Los Angeles. A Orlando sono in molti a sbadigliare in ufficio questa settimana...

LE SETTE VITE DI ORLANDO — I Lakers sanno che ormai è solo questione di tempo. Avanti 3-1, con le eventuali ultime due partite in casa dopo il primo match point di domani all’Amway Arena, i californiani dovranno essere bravi a mascherare l’entusiasmo e cercare di non far partire in anticipo i tappi di champagne. Certo, forse preferirebbero festeggiare allo Staples, davanti al loro pubblico, ma sanno bene che è meglio non rischiare. Mai fidarsi di Orlando. Nei playoff, prima di quello di Fisher a 4" e 6 decimi dalla fine che ha portato all’overtime gara-5, avevano già subito 4 canestri tagliagambe nei secondi finali, se non sulla sirena: due volte al primo turno con Philadelphia, per mano di Thaddeus Young e Andre Iguodala. Poi, in semifinale Est, quello di Big Baby Davis in gara-4 che valse il 2-2 ai Celtics. E, infine, la famosa tripla di LeBron con rimessa a 1" dalla sirena e Cleveland che pareggia la finale di conference 1-1. Ogni volta Orlando si è rialzata e ha poi passato il turno. Difficile che possa estrarre il coniglio dal cilindro anche stavolta. Ma rimandare la serie in California e salutare il suo pubblico con una vittoria, sarebbe il modo migliore per celebrare una stagione comunque trionfale, visto che nessuno li pronosticava finalisti prima del campionato.

TUTTI CONTRO STAN — Ieri la Nba ha deciso di non sospendere Mickael Pietrus per il fallo antisportivo (classificato come "Flagrant 1", secondo il regolamento pro’ e quindi non punibile con una gara di stop) su Pau Gasol sull’ultima azione del supplementare (una spintona, quasi un pugno, a due mani sulla schiena mentre lo spagnolo andava a schiacciare con partita già decisa). La stampa di Orlando, nel frattempo, ha crocifisso - giustamente - Stan Van Gundy per il fallo non commesso nel finale dei regolamentari che ha permesso a Fisher di mettere la tripla assassina. Ma anche per la gestione confusa delle rotazioni: Redick ottimo nel primo tempo, poi sparito; Lee che gioca solo 7’ e ieri a una radio locale dice: "Nessun problema con il tecnico, ma ogni tanto ti toglie e poi si dimentica che sei in panchina..". Ma anche Gortat, utilizzato troppo poco per le cose discrete che può fare, ovviamente in un ruolo limitato. Per non parlare della saga Nelson-Alston, con un’alteranza poco logica che sta finendo con il distruggere psicologicamente tutti e due i registi e di conseguenza i Magic. Nonostante l’incantesimo sia stato spezzato in gara-4, domani sarà ancora la piccola Gina Marie Incandela a cantare l’inno nazionale. Prima di giovedì, con lei a intonare lo "Star Spangled Banner", i Magic erano imbattuti in 7 partite. Sarà il canto del cigno? Molto probabile.

da La Gazzetta dello Sport

Passare per idiota agli occhi di un imbecille è voluttà da finissimo intenditore. - Georges Courteline -

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Finale Nba' date=' stanotte gara 5

Lakers a un passo dal titolo[/size']

I Magic, che ospitano la partita, obbligati a crederci ancora. Howard: "Cosa dovrei fare? Venir qui e dire che penso che perderemo?". Los Angeles tace per scaramanzia. Ma Kobe Bryant si lascia sfuggire qualche parola sul futuro: "Nella prossima stagione non mi vedo con un'altra maglia"

ORLANDO (Florida), 14 giugno 2009 - Se sono nervosi, non lo danno a vedere. Eppure i Magic, perché a una sconfitta dall’andare in vacanza, e i Lakers, perché a un passo dal 15° titolo Nba, avrebbero tutti i motivi per esserlo.

BELLICOSI MAGIC — La vigilia all’Amway Arena è invece carica di sorrisi e battute, seppur condite da propositi di battaglia. Il primo a presentarsi in sala interviste è Dwight Howard, indossando la solita canottiera che risalta la spaventosa muscolatura della parte alta del corpo.

"Sarà l’ultima partita della stagione davanti al nostro pubblico, vogliamo regalargli un bello spettacolo, non vedo l’ora di iniziare - spiega Superman -. Sappiamo che ci aspetta un’impresa, ma non dobbiamo guardare troppo avanti. Limitiamoci a pensare a gara 5 e a salire sull’aereo che ci porterà a Los Angeles per gara 6". Qualcuno lo provoca: "Ma allora vuol dire che garantisci la vittoria dei Magic?". La risposta è pura logica: "No, dico solo che sono convinto che vinceremo. Cosa dovrei fare? Venir qui e dire che penso che perderemo?". Anche Stan Van Gundy, uno che dice sempre pane al pane e vino al vino, prevede un approccio semplice alla partita: "Abbiamo parlato di due cose. La prima è che crediamo ancora di poter vincere il titolo ma che dobbiamo pensare di vincere una gara alla volta. Ricordandoci però che davanti ci aspettano altre due partite a Los Angeles. E’ altrettanto importante aver ben in mente l’obiettivo finale, senza nasconderci dietro i cliché. La seconda è che per vincere, dovremo riscrivere la storia dei playoff, visto che nessuno in finale è mai risalito da 1-3 con le ultime due in trasferta. Ho portato l’esempio di Greg Lemond nel Tour de France 1989, storia che mi ha raccontato il maestro di nuoto di mia figlia, visto che io non sono un gran narratore... Lemond era in testa, poi perse la maglia gialla e quando ormai sembrava finito, quando tutti lo davano per spacciato, disse a sua moglie: 'Sarà ancora più bello quando vincerò e smentirò tutti i critici'. Ecco, noi dobbiamo avere questa attitudine".

Omertosi lakers — Phil Jackson evita con eleganza le domande sul 10° anello, quello del sorpasso a Red Auerbach, visto che non l’ha ancora vinto. Kobe Bryant ha invece gettato la maschera. E’ uscito dal personaggio visto nelle prime 4 partite, duro, mai un sorriso, risposte a monosillabe. Non lo dirà mai, ma sa benissimo che è solo questione di tempo. Anche se i Magic, spazzati via solo in gara-1 e poi sconfitti in volata perché meno forti dei Lakers (i dettagli fanno la differenza e le grandi squadre si differenziano dalle buone proprio in quello) in gara 2 e 4, dovessero vincere la quinta sfida, pensare che poi sbanchino due volte in fila lo Staples, rifilando tre k.o. consecutivi ai Lakers, cosa mai successa in stagione, pare utopia. Qualcuno cerca di trascinarlo nel delicato argomento del contratto. In estate Bryant potrebbe esercitare la clausola d’uscita e diventare free agent. Kobe non abbocca: "Non sarà un argomento di discussione. Perché? Perché non voglio parlarne...". Ma poi, al secondo attacco, cede: "Si vede con un’altra maglia nella prossima stagione?". La risposta è secca: "No". Con un quarto anello da indossare, e magari con il primo titolo di mvp delle finali, visto che negli altri tre trionfi era stato Shaquille O’Neal a portarselo a casa, il matrimonio di Kobe con i Lakers sarà ancora più idilliaco. E non potrebbe essere altrimenti.

da La Gazzetta dello Sport

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Lakers campioni Nba

E' il 15° titolo gialloviola

In gara-5' date=' Los Angeles passa ancora a Orlando, vince 99-86 e chiude sul 4-1 la serie coi Magic. Kobe Bryant ne fa 30 ed è l'Mvp delle finali, Phil Jackson riporta il titolo a L.A. dopo 7 anni e diventa il coach più vincente di sempre con 10 anelli conquistati[/b']

ORLANDO (Florida, Usa), 14 giugno 2009 - Ora non chiederanno più a KobeBryant perché non ha mai vinto un titolo senza Shaq. Ora non chiederanno più a Lamar Odom perché gioca bene una volta sì e cinque no. Ora non diranno più a Pau Gasol che è molle. I Los Angeles Lakers sono campioni Nba per la 15ª volta, dopo la vittoria 99-86 in gara-5 a Orlando che vale il 4-1 nella serie. Dopo un digiuno durato 7 anni, è strameritato e nettissimo, al di là delle due grosse occasioni sprecate dai Magic in gara-2 e 4. Per coach Phil Jackson è il 10° titolo, uno in più di Red Auerbach. Il Maestro Zen ora è solo in vetta alla classifica dei tecnici più vincenti di sempre. Kobe (30 punti, 5 assist, 6 rimbalzi e 4 stoppate in gara-5) stringe al petto il trofeo di miglior giocatore delle finali, il primo in carriera, e chiude con medie straordinarie: 32.4 punti e 7.4 assist a partita. Zittisce i critici, forse per sempre. E idealmente respinge l’assalto di LeBron James. Il numero uno, almeno per un’altra stagione, rimane lui. Gara-5 è durata 10’, il tempo per Orlando di sfogarsi. Ma, inevitabilmente, appena i Lakers hanno reagito, i Magic si sono sciolti. E il secondo tempo è stato poco più di una passeggiata in attesa dell’incoronazione.

Primo tempo — Avvio fulminante di Orlando che si porta sul 15-6 sbagliando anche due facili contropiede. I Lakers perdono 3 palloni nei primi 5’, Bynum sbaglia i primi 6 tiri, mentre per i Magic tutto il quintetto è già a segno. I rimbalzi offensivi (5 nei primi 6’) e un 5-0 tutto di Bryant, permettono a L.A. di tornare a -4 (19-15), con l’energia dei Magic (0/5 da 3) che pare già esaurita. Alla fine del 1° quarto è 28-26, con i Lakers che tirano male (36%) ma sono lì grazie ai 7 rimbalzi d’attacco. Kobe è già a quota 11. Orlando prova ad allungare nuovamente (34-28 con Howard che però sbaglia l’aggiuntivo), ma Odom replica (34-31 a -8’32") mentre Bynum è già a 10 tiri tentati (3 a segno). Passata l’onda emotiva con cui i Magic avevano iniziato la gara, i valori emergono e Ariza da tre firma il primo sorpasso (40-42 a 5’ dall’intervallo). Il break si dilata con un altro trepunti di Ariza e un layup di Fisher: 40-49 a -3’30" con break di 13-0 e con Van Gundy costretto a chiamare 3 timeout. Ma l’onda gialloviola non si ferma e il massimo vantaggio arriva sul 40-52 a -3’05" con il 16-0 chiuso solo da Alston dopo 5’ di digiuno. Alla pausa è 46-56 con 15 punti di Kobe e 12 di Ariza. Orlando non ha nessuno in doppia cifra. Il solco è frutto dell’1/9 da tre dei padroni di casa, mentre L.A. ha 5/8.

Ripresa — Alston prova a innescare la rimonta (tripla del -5, 53-58 ), ma Odom è micidiale: due triple in fila per il nuovo +11 Lakers sul 53-64 a 6’46" dalla fine del 3°. Orlando tocca il 2/15 (con i californiani a 7/11) da oltre l’arco e L.A. vola a +16 (55-71 a -3’39") dopo uno spettacolare canestro con doppia esitazione di Kobe, il più bello delle finali. Howard commette il 5° fallo a -1’13" ma ormai conta poco. Il 61-76 a fine periodo è già una sentenza. La tripla che vale il 26° punto a Kobe respinge l’ultimo fuocherello di Orlando (67-83 a -8’13"). Poi è solo tempo di abbracci, pugni al cielo e di alzare il trofeo che un anno fa i Lakers avevano solo visto da vicino, senza riuscire a toccare. La Missione iniziata più di sette mesi fa è compiuta.

da Sport Calcio Mercato Gossip F1 MotoGp News Live Foto Video - SPORTMEDIASET

Passare per idiota agli occhi di un imbecille è voluttà da finissimo intenditore. - Georges Courteline -

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Lakers' date=' vittoria di gruppo

Oltre a Kobe c'è di più[/size']

Mentre Bryant si gode il titolo di Mvp della finali, si sprecano le lodi per il cast di supporto. Da Gasol ("Odiavo perdere a Memphis") a Odom, da Ariza a Fisher ("Merito del lavoro giorno dopo giorno")

ORLANDO (Florida), 15 giugno 2009 - Kobe Bryant si coccola il trofeo di Mvp delle finali, il primo in carriera. Negli altri tre titoli, se l’era portato a casa Shaquille O’Neal. Un altro sassolino che si è tolto dalla scarpa. Il volto dei Lakers campioni è ovviamente lui, assieme a Phil Jackson, il tecnico dei 10 anelli, irraggiungibile in vetta all’Olimpo degli allenatori più titolati di sempre. Ma se i californiani si apprestano a celebrare il trionfo sfilando per le strade di Los Angeles, lo devono anche a quello che molti amano definire "gruppo di supporto". In realtà è riduttivo affiancargli la parola "supporto", anche se giocare accanto al numero uno al mondo non può che renderti gregario, pur nobilissimo.

a tutto gasol — Senza Lamar Odom, Pau Gasol, Trevor Ariza e Derek Fisher, i Lakers non sarebbero campioni. I primi due si sono presentati insieme in conferenza stampa dopo la vittoria in gara-5 a Orlando. Stesso sorriso, stessi occhi che brillavano. "Da bambino sognavo che un giorno sarei stato campione Nba - diceva Odom - Bene, quel giorno è arrivato e il sogno si è realizzato". Gasol andava oltre: "Gli anni passati a Memphis sono stati durissimi, come giocatore e come uomo. Sono uno che non prende molto bene le sconfitte, e visto che perdevamo spesso, non riuscivo a staccare una volta finita la partita e tornato a casa. Mi stavano cambiando anche come persona. Il giorno che sono stato ceduto ai Lakers è stato bellissimo. E penso che anche loro siano stati contenti di avermi...". Lo spagnolo si alzava per andare a posare per le classiche foto con il Larry O’Brien Trophy, che va alla squadra campione. Nel corridoio abbracciava il padre Agusti e il fratellino minore, Adria, che gli passavano una telefonata di congratulazioni dalla Spagna. Timido, riservato, il catalano non si lasciava mai andare a gesti di esultanza scomposti. Come in campo. Dove ha dominato l’area, limitato Superman Howard, molto più pesante e potente di lui, con l’eleganza di un ballerino. Ed è stata infatti proprio la rapidità di piedi di Pau a mettere in difficoltà il centro dei Magic.

milord fisher — Anche Derek Fisher pare un milord inglese. Forse il fatto di aver vinto il titolo in trasferta, lontano dai loro tifosi, fa sembrare la festa dei gialloviola meno gioiosa di quanto sia in realtà. Con accanto la moglie Candace, il playmaker abbraccia i compagni, e poi racconta: "Quella che vedete è quasi sorpresa sui nostri volti. Festeggiamo non qualcosa che eravamo certi di ottenere, ma che ci siamo conquistati lavorando giorno dopo giorno, non dando mai per scontato che avremmo vinto". I suoi canestri in gara-4 hanno deciso la serie. "L’esperienza accumulata in finale l’anno scorso ci è servita tantissimo - prosegue Fish - Con Ariza e Gasol arrivati a stagione in corso, non ci conoscevamo così a fondo. Stavolta eravamo insieme sin dal primo giorno di training camp e la differenza nei momenti cruciali si è vista". Il bus che riporta i Lakers in hotel, dove la festa sarebbe proseguita sino all’alba, è pronto per partire. L’ex udinese Sasha Vujacic è l’ultimo a salire, ancora in tenuta da gioco. Un abbraccio ad Alessandro Del Piero e alla moglie Sonia, suoi ospiti a gara-5, e poi via, verso la gloria. Anche lui è campione Nba.

da www.gazzetta.it

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Lakers' date=' dopo la sbornia

arrivano i mal di testa[/size']

Archiviato il 15° titolo, cominciano i problemi: dalle polemiche per la costosa sfilata del trionfo, ai contratti da rinnovare, primo tra tutti quello di Bryant. E anche coach Jackson tiene il team in sospeso

LOS ANGELES, 17 giugno 2009 – Per i Lakers dovrebbe essere il giorno dell’apoteosi. Alle 20 ora italiana la squadra sfilerà per le strade di L.A. mostrando orgogliosa il 15° titolo Nba della sua storia, il primo dopo sette anni, conquistato in cinque partite contro gli Orlando Magic. Invece a guastare la festa ci sono le polemiche che hanno accompagnato la scelta della città di Los Angeles di dividere con i gialloviola i costi della parata, e il pensiero della squadra per la prossima stagione, che nella peggiore delle ipotesi potrebbe non vedere più Trevor Ariza, Lamar Odom, coach Phil Jackson e addirittura Kobe Bryant.

LA PARATA DELLE POLEMICHE — Per una città sull’orlo della bancarotta come Los Angeles (a luglio sono attesi diversi licenziamenti e aspettative forzate per i lavoratori comunali), anche celebrare la conquista di un titolo sportivo può trasformarsi in polemica. La parata, che partirà dallo Staples Center per concludersi al Los Angeles Memorial Coliseum, lo stadio delle Olimpiadi 1932 e 1984, è stata autorizzata solo ieri nel tardo pomeriggio, dopo che le donazioni dei privati hanno coperto i circa 900mila dollari che la città aveva deciso di pagare. “Non è un buon affare per la città organizzare questa parata in un tale periodo di crisi” avevano fatto sapere gli oppositori del sindaco Antonio Villaraigosa, che aveva già fatto accollare ai Lakers l’altro milione di dollari necessario per coprire i costi. “Non verrà speso un solo dollaro dei contribuenti per questa festa” hanno fatto sapere dal consiglio comunale. Alle 20 allora la festa potrà cominciare.

BRYANT DA BLINDARE — A tormentare i Lakers ci sono anche i pensieri sulla squadra per la prossima stagione. Visto che il draft non offre molto (LA ha la 29ª scelta al primo giro e la 42ª e la 59ª al secondo), le attenzioni del general manager Mitch Kupchak sono tutte rivolte al mercato. Primo punto è assicurarsi che Kobe Bryant, l’Mvp delle finali, non vada via come una clausola del suo contratto (in scadenza tra due anni) può consentirgli. I Lakers stanno allora pensando di far firmare al quasi 31enne che ha steso Orlando con 32,4 punti di media un contratto da 135 milioni di dollari per le prossime 5 stagioni. E il fatto che Kobe non riesca ad immaginarsi con una casacca diversa da quella dei Lakers nella prossima stagione fa il gioco dei neo campioni

ARIZA E ODOM — Kupchak dovrà poi occuparsi di Trevor Ariza e Lamar Odom, free agent dal primo luglio assieme alla riserva Shannon Brown. Per la prossima stagione i Lakers hanno a libro paga già 8 giocatori (oltre a Bryant anche Bynum, Gasol, Vujacic, Walton, Morrison, Fisher e Farmar, gli ultimi tre in scadenza nel 2010) per un monte ingaggi di 74 milioni di dollari, già oltre la luxury tax. Ma la conquista del titolo potrebbe spingere il proprietario Jerry Buss a mettere ancora mano al portafoglio per trattenere sia Ariza che Odom. L’ala 23enne in questa stagione ha guadagnato 3,1 milioni e può vedere raddoppiato il proprio ingaggio. Odom invece per restare in gialloviola dovrà accettare un sostanzioso taglio agli oltre 14 milioni di stipendio percepiti nel 2008/2009. E, in tempo di crisi, non è detto che sondare il mercato possa essere la cosa giusta da fare.

COACH JACKSON — I Lakers non sono nemmeno sicuri al cento per cento di ritorvare il loro coach all’inizio del training camp ad ottobre. Phil Jackson, l’uomo dei dieci anelli, deciderà nelle prossime settimane se tornare per l’ultimo anno del suo contratto (che gli vale 12 milioni di dollari) o dire addio. In aprile i segnali erano orientati verso un ritorno, ma con Jackson non si può mai sapere. I Lakers lo aspettano a braccia aperte per andare a caccia del bis. Con quale roster sarà il tempo a deciderlo.

da www.gazzetta.it

Passare per idiota agli occhi di un imbecille è voluttà da finissimo intenditore. - Georges Courteline -

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wow quanti commenti!

Vi posso dire che ero ad Orlando il giorno della penultima partita ed ero in un pub a vederla!

Posso solo riportare la grande sportività dei tifosi.Nel pub c'era uno che girava tutto vestito da lakers e prendeva un pò in giro i magic(scherzando) e i tifosi dei magic facevano lo stesso con lui,sempre in modo molto civile...

In italia in una situazione simile ci scappava la rissa minimo minimo..

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