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Ma il nome è un omaggio al caro Wester? :mrgreen:

A parte questo non mi dispiace affatto, bello il frontale, concordo sulla somiglianza col prototipo BMW al posteriore.

ADORO i rigonfiamenti in corrispondenza dei passaruota anteriori (nulla di nuovo, ok, però son sempre bellissimi) e anche la fiancata mi gusta assai...

Direi che il caro (cough... cough...) Robinson ha colpito nel segno stavolta.

La teoria è quando si conosce il funzionamento di qualcosa ma quel qualcosa non funziona.

La pratica è quando tutto funziona ma non si sa come.

Spesso si finisce con il coniugare la teoria con la pratica: non funziona niente e non si sa il perché.

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Davvero interessante il volume, bello anche il frontale,peccato per la poca coerenza tra le 3 viste (anche se il cambiamento tra un frontale "classico" una fiancata "nuova" ed un posteriore "assurdo" sembra quasi voluto...) il posteriore lo trovo troppo concettuale e poco adatto ad un concept proposto da un carrozziere quale bertone (sembra una tesi di una scuola di design ;) ) manormalizzato potrebbe venir fuori qualcosa di davvero riuscito..

insomma,macchina che di sicuro fa scena,interessante,ma troppo studentesca..

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L'articolo di Quattroruote.

L'ALFA CON LE ALI

Si chiama Pandion e, come il rapace a cui il nome latino fa riferimento, ha un'apertura "alare" di tutto rispetto: quando è spalancata, la portiera si erge in verticale! L'ardita concept a Ginevra segna il ritorno della Bertone dopo oltre un anno di tormentate vicende che hanno visto l'impresa fondata nel 1912 da Giovanni Bertone, e resa grande dal figlio Nuccio negli anni Cinquanta e Sessanta, finire in amministrazione controllata e cedere la storica Carrozzeria, cioè il comparto produttivo, alla Fiat. Ora Lilli Bertone, vedova di Nuccio, ha rifondato la società e ha ripreso il controllo del comparto di design, la Stile Bertone, e del marchio. Il Salone di Ginevra rappresenta la prima "uscita pubblica" del nuovo gruppo.

Occasione ghiotta. Quando i vertici Alfa hanno chiesto ai carrozzieri italiani (oltre a Bertone, anche Pininfarina) di interpretare lo spirito del marchio in occasione del centenario del Biscione, alla Bertone non ci hanno pensato due volte: quale modo migliore per celebrare il ritorno di un nome la cui storia è stata costellata di mitiche auto con lo scudetto a V sulla calandra, dalla Giulietta Sprint alla recente GT? E, guardando la Pandion, una coupé 2+2 su meccanica 8C, non si può certo dire che il gruppo di designer guidati da Mike Robinson, abbia scelto l'understatement come registro espressivo.

Esagerata. La Pandion è un'Alfa estrema, spavalda, che non si rifugia nel rétro, ma interpreta gli stilemi Alfa con uno sguardo al futuro, senza paura di mettersi in gioco. Molte le concessioni allo spettacolo, prima di tutto l'apertura della porta, che si preannuncia scenografica, come sarà compiutamente illustrato sul prossimo numero di Quattroruote (a fine mese). Tetto e fiancata sono trasparenti, facendo intravvedere la struttura portante dell'auto.

Laboratorio. Ma la Pandion non è soltanto spettacolo fine a se stesso. I progettisti hanno lavorato per ottenere una macchina leggerissima. La Pandion - che è lunga quattro metri e 82 (ma alta soltanto 1,28) - pesa all'incirca 1000 kg, cioè solo una manciata di chili in più di una Fiat Panda a gasolio, che però di metri ne misura soltanto 3,54. "E se non avesse la meccanica pesante dell'Alfa 8C, peserebbe ancora meno", dice Mike Robinson. L'obiettivo è stato raggiunto con l'impiego di fibra di carbonio sia nella carrozzeria sia negli interni. Interessante la struttura ramificata del tunnel centrale e dei pannelli porta, che fanno anche da barre anti-intrusione.

Nome curioso. Pandion è il nome latino di un uccello rapace di medie dimensioni, molto diffuso in Nord America, che gli anglosassoni chiamano Osprey e gli italiani Falco pescatore. Il riferimento è alla singolare apertura delle portiere, che ricordano le ali di un volatile, ma anche all'aspetto dei proiettori anteriori della concept, che sono infossati nella fenditura orizzontale che taglia la calandra, un po' come gli occhi di un rapace.

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