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Caso De Tomaso-Rossignolo: troppe cose non tornano... (UPDATE: infatti è fallita)


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Non interessa... (cit. col. Auricchio) :mrgreen:

sono dei buffoni.... sanno perfettamente che dietro non c'è un progetto industriale, che varia gente perderà il posto e reggono il gioco al delinquente che vuol solo fregare soldi pubblici.

Ma perchè scusa rompendo i medaglioni a sergio e al marchio (loro e tutti quelli che gli danno ragione) invece cosa ci guadagnano? Nuovi posti di lavoro?

e io mica dico che sia giusto.. rilevo un dato di fatto. Se nessuno ne parla, magari lo stato continua a cacciar soldi e qualcuno arriva alla pensione.. una cosa simile sarebbe piaciuta a molti anche per l'ex bertone

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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:roll: arrivederci alla prossima puntata del telefilm comico, peccato ci siano di mezzo tanti lavoratori con famiglia

Ecco una nuova puntata

De Tomaso, cessione con giallo - Il Sole 24 ORE

De Tomaso, cessione con giallo

TORINO

Ennesimo rinvio nella vicenda della De Tomaso: l'incontro che i vertici aziendali avrebbero dovuto avere domani, al ministero per lo Sviluppo economico, è stato rinviato al 21 marzo. Su richiesta dell'azienda, ovviamente. Ma la mancata conclusione della vicenda relativa al tentativo di rilanciare lo storico marchio automobilistico acuisce dubbi e perplessità. Le uniche certezze riguardano i numeri dei dipendenti in attesa di una risposta sicura: 980 a Torino e quasi 150 a Livorno.

Per il resto tutto rimane avvolto nel mistero. A cominciare dall'acquirente cinese dello stabilimento ex Pininfarina, rilevato dalla famiglia Rossignolo e ora destinato a passare sotto il controllo di Hotyork Investment Group. I cinesi di Hong Kong sono gli ultimi (sino ad ora) potenziali compratori, dopo misteriosi indiani e altrettanto misteriosi malesi. Neanche sulla cifra che verrebbe trasferita alla Barclays Bank di Londra (che cura l'istruttoria) esiste chiarezza. A metà febbraio, con l'assessore al Lavoro della Regione Piemonte, Claudia Porchietto, si era parlato di 45 milioni lievitati nei giorni seguenti a 60 milioni. Ma nel successivo incontro al ministero la cifra era arrivata a 500 milioni. Ma il trasferimento del denaro, annunciato, non era avvenuto, ufficialmente per intoppi legati alla normativa antiriciclaggio.

E mancano indicazioni precise sull'utilizzo dei 7 milioni di euro destinati ai corsi di formazione. Non a caso il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha manifestato l'intenzione di trasformare la cassa integrazione per ristrutturazione in cassa per crisi, preludio di una chiusura definitiva. E non è detto che, in assenza di una documentazione rassicurante, Fornero accetti questo nuovo rinvio. «Ma l'assessore Porchietto – spiega Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic – ha avuto il coraggio di anticipare la cassa, per garantire un reddito ai lavoratori torinesi. Ovviamente ringraziamo assessore e Regione, ma non possiamo illuderci che possano continuare a lungo». D'altronde un altro assessorato della Regione Piemonte non intende stabilizzare 200 precari interni, per ragioni di bilancio.

Di Maulo non nasconde di essere molto dubbioso sull'investitore cinese: «Abbiamo già avuto una fregatura di questo tipo per l'Irisbus di Avellino; ovviamente speriamo di sbagliarci e ci auguriamo che i lavoratori possano tornare a fabbricare auto, ma i dubbi non diminuiscono certo con i continui rinvii».

Più ottimista è invece Fabrizio Bellono, segretario della Fiom torinese. «Noi siamo convinti che l'investitore cinese esista davvero – spiega – se no i vertici aziendali non sarebbero volati a Londra per un incontro fasullo. Ma è ovvio che questa deve essere l'ultima chance per la famiglia Rossignolo, non si può andare avanti all'infinito». Anche per Bellono, però, si tratta solo di sensazioni. Positive, nel suo caso, con la convinzione che non si tratti di un bluff.

Indubbiamente investitori ed industrali cinesi sono interessati al settore automobilistico italiano. E altri gruppi del Paese asiatico avevano dichiarato di voler acquistare aziende della componentistica. A Torino operano già aziende cinesi nel settore del design automobilistico e carrozzieri torinesi, storici come Bertone o giovani come Up design, lavorano per case automobilistiche cinesi. E nonostante le difficoltà del mercato, il presidente dell'Amma, Vincenzo Ilotte, ha ricordato che la sede torinese della Gm continua ad assumere, così come la Italdesign Giugiaro passata sotto il controllo Volkswagen.

Dunque disporre di uno stabilimento a Torino per la produzione di vetture di alta gamma avrebbe un senso per investitori cinesi. Con la realizzazione dei motori affidata allo stabilimento di Livorno e la carrozzeria ed il montaggio concentrati nell'ex stabilimento Pininfarina. Anche se il progetto aveva suscitato perplessità sia sotto l'aspetto tecnico, sia in rapporto al momento del mercato, sia per quanto riguardava la rete di assistenza.

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Più ottimista è invece Fabrizio Bellono, segretario della Fiom torinese. «Noi siamo convinti che l'investitore cinese esista davvero – spiega – se no i vertici aziendali non sarebbero volati a Londra per un incontro fasullo. Ma è ovvio che questa deve essere l'ultima chance per la famiglia Rossignolo, non si può andare avanti all'infinito». Anche per Bellono, però, si tratta solo di sensazioni. Positive, nel suo caso, con la convinzione che non si tratti di un bluff.

:roll: infatti come si fa a non avere sensazioni positive in tutto questo

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L'origine dice Rossignolo che è coperta da segreto...

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De Tomaso, ancora giallo sul socio cinese - Lo spiffero, quello che gli altri non dicono

De Tomaso, ancora giallo sul socio cinese

Scritto da. Christian Benna

Pubblicato Giovedì 15 Marzo 2012, ore 7,32

Saltato l'odierno incontro al ministero, ufficialmente per intoppi burocratici, siamo andati sulle tracce del misterioso investitore asiatico e della sua società, la Hotyork di Hong Kong

Le ultime voci riferiscono di lungaggini “tecniche” relative alle operazioni di trasferimento del denaro su piazze internazionali e di una piccola bega sulle commissioni reclamate da Barclays. L’unica certezza è che l’incontro che oggi avrebbe dovuto svolgersi al ministero dello Sviluppo è slittato al 21 marzo, altri sette giorni d’attesa per fare conoscenza di Qui Kunjian, il socio (non ancora) arrivato dall’Oriente per salvare la De Tomaso e l’onore residuo della famiglia Rossignolo. Ma da dove spunta l’investitore cinese e quali rapporti lo legano al clan torinese?

Gemelli separati dalla nascita. Pardon bilance, visti i segni zodiacali e le promesse di aumento di capitale milionarie messi in gioco. Perché la nuova De Tomaso, quella targata Gian Mario Rossignolo, emette i primi vagiti nell’ottobre 2009, poche settimane dopo l’atto di costituzione di Hotyork Investment Limited Group, società di Hong Kong oggi in pole position per comprare e rifinanziare l’azienda torinese. Coincidenze astrali. Che oggi a due passi dal matrimonio a quattro ruote italo-cinese aiutano, anche se di poco, a illuminare un firmamento ancora nebuloso. Chiedere informazioni alle rappresentanze del mondo degli affari di Hong Kong non aiuta. Il nome del presidente di Hotyork, Qui Kunjian, non dice nulla agli uffici dell’Ice. Tantomeno agli operatori finanziari e agli studi legali di M&A che trattano il grande business nell’ex città stato britannica. Ma c’è il registro delle imprese a fare chiarezza. Hotyork esiste, eccome. Ed è una local company, registrata al Company Registry di Hong Kong il 22 settembre 2009, con un capitale sociale di un milione di dollari di Hong Kong; circa 100 mila euro, somma minima (in Italia) per creare una Spa. Cento dollari ammontano le azioni rilasciate e altrettante quelle acquistate. Di altre attività non c’è traccia. La firma in calce all’atto di costituzione non è vergata dal presidente Qui Kunjann, ma dal direttore Liu Shiru. Omonimo del grande pittore cinese del cinquecento, Mr. Liu non vive ad Hong Kong ma è un residente nella Cina “continentale”, a Zhuhai, nel Guandgong.

La società Hotyork alloggia invece in un ufficio nel grattacielo di Bank of America, in Harcourt Road. Numero di telefono, email, website risultano irreperibili. C’è però un riferimento alla segretaria corporate dell’azienda, in mano alla Ata Corporate Formation, una società specializzata in supporto agli investimenti, con 28 uffici nel mondo, per lo più in Cina, ma anche in Europa, Parigi e Berlino, e oltremare, Seychelles, Samoa e una sfilza di paradisi fiscali. Di che si occupa Ata? Ata offre ogni tipo di servizio per dare vita a un’impresa ad Hong Kong: dalla registrazione all’apertura di conti bancari, segreteria commerciale e consulenza sul sistema tributario.

E non da ultimo, Ata è un’ottima sponda per creare shell companies, società conchiglia. Cosa sono? Sono gusci vuoti, società create ad hoc e lasciate invecchiare in attesa che qualcuno disponga del capitale per rimetterle in vita. E che sia un gioco di scatole cinesi, quello intorno a De Tomaso, come sussurrano i maligni, non è scontato. Anche perché per saperne di più bisognerebbe chiedere al responsabile Ata di Hong Kong: Mr. Frank Tony.

Modificato da Regazzoni
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L'origine dice Rossignolo che è coperta da segreto...

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De Tomaso, ancora giallo sul socio cinese - Lo spiffero, quello che gli altri non dicono

Ma quand'è che mandano la Finanza da questi qua, invece di far le buffonate in giro per l'Italia?

Statisticamente, il 98% dei ragazzi nel mondo ha provato a fumare qualsiasi cosa. Se sei fra il 2%, copia e incolla questa frase nella tua firma

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Bon.. finito il gioco..

A leggere il post di Isogrifo (a proposito, grazie per tenerci aggiornato su questo disastro annunciato) pare che il fenomeno in questione un'idea di quello che sarebbe successo ce l'aveva ben impressa ed è ricorso al classico metodo che adotta ogni buon tiratore di pacchi che si rispetti.

Avrà digitato su gugol "crea anche tu una società offshore finta in pochi step" e avrà lasciato il numero di carta di credito, che, a ben pensare gliel'abbiamo pagata pure noi.

Cose già viste in altri ambienti, ma il giramento di palle nel leggere non diminuisce.

Notare però come cambiano i tempi: prima la soluzione era sempre "dai che ci comprano gli americani", poi si è passati ai Giapponesi e adesso la scusa sono i Cinesi

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Sono troppo impegnati a chiedere piani industriali,che non saprebbero neanche leggere peraltro,a Marchionne...

''l'Alfa Romeo,non e' un semplice marchio come tanti,ma una filosofia di vita e di pensiero...o c'e l'hai nel sangue questa filosofia o non la potrai mai capire e carpire...''

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