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Marchionne: "Senza l'Italia"


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Io parlo di cambiare ancora di più. Ovvio che continuare a saltare di azienda in azienda non si risolverà mai nulla perchè a meno di non trovare un datore di lavoro buon samaritano ci sarà sempre poco da fare :roll:

Accanto a me in campagna è sorta una piccola azienda agricola biologica-biodinamica e sai chi sono i proprietari?Un informatico e la moglie laureata in biotecnologie :roll: stufi di essere vessati da aziende che li trattavano come cassieri del CRAI e pagare cifre astronomiche per vivere in quella topaia sporca che è Milano.Sono scemi?Hanno buttato via la loro vita? Secondo me hanno fatto un affare ma la cosa è soggettiva, di certo l'unica via non è solo ed unicamente attico in centro+SUV+managgggger ;)

Io ribadisco che piuttosto di stare a piedi e girare a zonzo forse bisogna avere il coraggio di rimettersi in gioco e re-inventarsi completamente ;) il mio gelataio sotto casa fino a 6 mesi fa era un'agente immobiliare :lol: ha perso il lavoro,è uscito dal giro e si è rimesso in gioco ;) Scemo? Anche qui secondo me no, anche perchè in una Estate ha già 2 dipendenti.Molta altra gente starebbe lì a crepare di ulcera per "rientrare nel giro" solo perchè noi italiani abbiamo questa visione che "questo abbiamo iniziato e questo faremo tutta la vita".Non che gli USA siano un esempio da seguire per forza, ma loro questa visione ottusa non ce l'hanno

quoto tutto, post tuo precedente compreso. ti dico, io ho i mesi contati all'università, più si avvicina il momento, meno ho le idee chiare sul post. e guarda che di buttarmi in "tutt'altro mondo" è un'idea che mi stuzzica, e parecchio pure. in fin dei conti, quello lo scopo dell'università, e per cui forse l'università serve veramente, è quello di farti uscire con un bagaglio di conoscenze non necessariamente da usare per "fare carriera", ma anche semplicemente da usare nella vita di tutti i giorni.

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Sottoscrivo e lo dice uno che negli anni è stato operaio alla Piaggio, bagnino, lavapiatti ed in futuro barista, istruttore di acquagym, guardia del corpo?

Non lo so ma se non trovo lavoro in un campo lo cerco in un altro.

ti manca solo il puttano...:lol:.....

vabbè dai ,solo per femmine.....però qualche vekkia te la devi fare...:lol::lol:

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Io parlo di cambiare ancora di più. Ovvio che continuare a saltare di azienda in azienda non si risolverà mai nulla perchè a meno di non trovare un datore di lavoro buon samaritano ci sarà sempre poco da fare :roll:

Accanto a me in campagna è sorta una piccola azienda agricola biologica-biodinamica e sai chi sono i proprietari?Un informatico e la moglie laureata in biotecnologie :roll: stufi di essere vessati da aziende che li trattavano come cassieri del CRAI e pagare cifre astronomiche per vivere in quella topaia sporca che è Milano.Sono scemi?Hanno buttato via la loro vita? Secondo me hanno fatto un affare ma la cosa è soggettiva, di certo l'unica via non è solo ed unicamente attico in centro+SUV+managgggger ;

credo di sapere abbastanza bene quello di cui stai parlando :mrgreen:

io sono un laureato in biotecnologie industriali che lavora come programmatore e impiegato tecnico in un'azienda che produce cilindri per laminatoi.. sono passato dalla ricerca biotecnologica all'industria siderurgica. e si sta un botto in reparto tra i macchinari come un operaio metalmeccanico e molto poco in ufficio.... si, per fortuna che è dalle superiori che programmo PC perchè sennò se ero laureato in biotech e basta non avrei mai potuto avere una simile scappatoia... ma nella vità bisogna saper fare di necessità virtù ;)

perchè ho scelto questa vita "buttando via" anni di studio in tutt'altro campo? perchè non ci sto a stare in uni o in qualche centro di ricerca a 400-700 euro al mese a vita.... senza possibilità di uscita da una simile situaizone al di fuori dell'estero.

e mi fa parecchia specie vedere i miei ex colleghi che persistono nello stare fossilizzati in un posto di merda per una miseria di stipendio... contratto a stage con orari assurdi, c'è gente che deve andare in lab ad avviare qualche esperimento al sabato notte :roll: eeeh ma... che vuoi, sennò che ho studiato a fare? :roll:

no grazie, ma cornuto e mazziato no

Modificato da JackSEWing

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leggete questo.....praticamente Giannino la pensa come me.....sarà un fascista..boh.....io non lo sono mai stato...

da chicago-blog.it

Disoccupazione giovanile e colpe delle famiglie

Viogliamo dirlo che in realtà gran parte della diosoccupazione giovabnile nel nostro Paese è figlia di un colossale errore culturale, più e prima che della debolezza del nostro tessuto produttivo? A me par proprio così, anche se è impopolare dirlo. E mi sembra sia confermato dall’indagine Excelsior Unioncamere rielaborata da Confartigianato di cui ha scritto oggi il Corriere della sera.

Ogni anno, agli studenti in università, sottopongo questionari su svariati argomenti. Non sono tenuti a rispondere, e garantisco naturalmente l’anonimato, ma chiedo loro di farlo per consentirmi di conoscere meglio chi mi trovo di fronte, che cosa pensi e quali idee si sia fatto non solo delle materie che studia, ma soprattutto della professione per la quale ciascuno ha in mente di prepararsi, del mondo del lavoro e dell’Italia più in generale. Anno dopo anno, accumulo questi piccoli test su un campione di un centinaio di studenti quasi sempre alla fine della laurea di specializzazione, ragazzi che in media hanno più 26 o 25 anni che 23 o 24 come dovrebbe essere. Chiedo anche che esperienza di lavoro abbiano accumulato, chi di loro abbia trascorso almeno più di quattro settimane impegnandosi in lavori a tempo o part time, reperiti come e con quale soddisfazione. Il test comprende anche una domanda sulla prima retribuzione attesa, per un’eventuale occupazione a tempo indeterminato. E poi una sulla remunerazione che sarebbe da ciascuno considerata ragionevole e giusta per lavorare a tempo pieno, al di là di quella ottenibile.

Nel mio campione annuale, gli universitari giungono a fine studi senza avere un’esperienza di lavoro vera in circa i due terzi dei casi, e in alcuni anni si sale addirittura a tre quarti. L’anno scorso, la media delle risposte alla domanda “ma tu quanto davvero riterresti giusto esser pagato, per un lavoro che credi di poter svolgere al meglio”, ha barrato la casella 2600-2800 euro. Netti, s’intende. Commentando, dissi scherzando che se mi indicavano in quale galassia stesse il pianeta in cui poteva avvenire una cosa simile, li avrei seguiti nel viaggio siderale. Seriamente, aggiunsi, le vostre aspettative sono così grossolanamente distanti dal vero perché conoscete poco la realtà del lavoro, ne avete un’idea sbagliata e per questo ancor più frustrante di quanto la realtà del mercato sia problematica in sé.

E’ impopolare dirlo, in un Paese dove a prevalere – anche nell’informazione – è la continua denuncia del lavorio sfruttato, del precariato che rapina presente e speranze future di famiglia dei giovani, e delle imprese che pagano poco e vogliono molto. Ma a me sembra che la difficoltà del lavoro giovanile molte volte dipenda da altro. Da un enorme condizionamento culturale, figlio del balzo in avanti nel benessere avvenuto in una sola generazione – tra fine anni 70 e soprattutto negli 80 – mentre per altri Paesi ha richiesto decenni. Moltissime famiglie – anche tra i redditi medi e bassi – tengono artificialmente i propri figli il più a lungo possibile “protetti” da ogni esperienza concreta di lavoro, da ogni seria consapevolezza delle remunerazioni realmente percepite per mansione e qualifica. La licealizzazione e l’università di massa realizzano così un doppio paradosso: un esercito di studenti (e d’insegnanti) frustrati poi perché le scelte d’indirizzo non corrispondono affatto né alla realtà del mercato del lavoro italiano, né tanto meno alle sue remunerazioni, e insieme l’impossibilità di perseguire sul serio merito ed eccellenza.

Non è solo il mio modestissimo test annuale, a comprovarlo. L’ennesima e ben più autorevole conferma è venuta da Confartigianato e dal rapporto Excelsior Unioncamere sulle difficoltà di reperimento di manodopera da parte delle imprese italiane. Apprendiamo così che se la disoccupazione è oggi all’altissima percentuale del 27,9% per i giovani tra 15 e 24 anni, essa al nwetto di un problema forte che continua a sussistere al Sud potrebbe praticamente azzerarsi o quasi altrove se solo formazione e aspettative dei giovani fossero indirizzate al mondo del lavoro vero, e non a uno che non c’è se non nelle menti delle loro ipertutelanti famiglie. Perché anche in questo difficile 2010 il 26,7% del fabbisogno di lavoro delle imprese italiane risulta insoddisfatto. Al vertice della classifica dei lavori rifiutati dai giovani, qualifiche tecniche come quella di installatori di infissi, panettieri e pastai, tessitori e maglieristi, addetti all’edilizia e pavimentatori, falegnami e verniciatori, saldatori e conciatori. Come si vede, qui non stiamo parlando di braccianti o muratori non specializzati, ma di quella che per secoli è stata l’aristocrazia del lavoro artigianale e d’opificio, tramandata con lunghi tirocini per la formazione di un capitale di conoscenza che non è solo manuale, ma interagisce oggi con macchinari e processi avanzati e specializzati.

In Germania questo non avviene, perché quel Paese ha avuto la lungimiranza di mantenere un canale di formazione professionale ad alta priorità nelle scelte sia dell’istruzione pubblica che delle famiglie. Dipendesse da chi scrive, parificherei in tutto e per tutto il tirocinio e l’apprendistato nelle piccole imprese, in quelle artigianali e di commercio, al titolo professionale dispensato dal sistema pubblico, oggi scartato dal più delle famiglie e dai giovani ignorando che retribuzioni per mansioni tecniche specializzate sono superiori a quelle impiegatizie a cui i laureati finiscono spesso per incanalarsi, pieni di delusione.

Ma non bastano solo le riforme ordinamentali e della formazione. Ciò che serve davvero è un cambio di mentalità. Ed è l’intero Paese a doverlo fare. Riconciliarsi con il lavoro vero significa spingere i figli fin da giovanissimi a sporcarsi le mani, a non disprezzare la manualità, a mettersi alla prova, a uscire di casa anche dieci anni prima di quanto ormai capiti. Apriamo tutti gli occhi, questa deve essere la parola d’ordine. Se in larga misura la disoccupazione giovanile deriva da un difetto percettivo, l’incapacità di vedere è nostra, non figlia di un destino cinico e baro.

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Teo ha ragione.

Qui in Italia siamo bloccati su due visioni: o laureato con mega-carrierona (che in realtà non accade più) oppure operaio metalmeccanico :roll: minchia ce ne passa di roba in mezzo :lol: e c'è gente che anche se è senza lavoro si intestardisce nel suo settore e magari sta 3 anni fermo senza fare nulla.Prendere in considerazione l'idea di fare dell'altro fa così schifo :roll: ? Idem per i laureati...se dopo 5/6 anni vai avanti a stage o contratti di 6 mesi c'è qualcosa che non va :roll: prendere in considerazione di fare dell'altro? Non è "buttare all'aria gli studi di una vita" è sol oche una via d'uscita va trovata

Ieri sul CorSera sono usciti le figure professionali vacanti: panettieri,pasticceri,pastai e installatori di porte/finestre :roll: posti che neanche gli immigrati vogliono fare...tutti posti che obbligano a "stare in piedi" e dove non c'è una scrivania ;) guarda caso non li vuole fare veramente nessuno.

Io però al panettiere un pensierino sempre più serio ce lo sto facendo :roll: e non ho vergogna a dirlo e nemmeno a pensarlo.

Il sistema fa parecchio schifo...ma quando sento qualcuno che si lamenta e dice "accetterei di tutto" pardon ma non ci credo poi molto ;)

D'accordissimo col tuo discorso! Io mi sono appena laureato da poco in ingegneria e rientro perfettamente nella categoria di quelli "vorrei fare quello per cui ho studiato" ma se in un paio d'anni non dovessi trovare qualcosa di soddisfacente (che non significa un posto sicuro per la vita come può esselo lo statale, ma qualcosa che sia stimolante, che mi permetta di imparare il lavoro, un "challenge" per le mie capacità o anche solo qualcosa che mi appassioni) dispostissimo a cambiare! O ad adattarmi! Tra l'altro più di un pensiero a varie attività tipo pasticcere/calzolaio/falegname/cementista l'ho fatto quando ero piccolo, e sinceramente il bello di questi mestieri, dal mio punto di vista, è che "crei" qualcosa...insomma, ti da' soddisfazione!

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Matteo, a me sa tanto che il tipo, invece di andare su Marte o in qualche altra galassia, sarebbe sufficiente si facesse un giro in auto Oltralpe.

Jack prima parlava dei ricercatori. in Italia un ricercatore si prende 800 euro al mese. in Olanda, una mia amica che si è trasferita lì per fare la specialistica, è in attesa di sapere se farà il dottorato o no. per la retribuzione di? bè, di 2000-2200 euro al mese. in Belgio, mi spiegava un immigrato indiano che vive lì (classico programmatore informatico!), se lavori durante la settimana, hai un tot all'ora. se fai lo straordinario, hai 2 volte tot. se lavori alla domenica, hai 4 volte tot. al punto che diceva che conveniva quasi quasi lavorare solo al weekend!

poi, sono d'accordo col tipo sulle responsabilità del nostro sistema educativo se paragonato con quello tedesco. ma dovrebbe anche spiegare come si comporta l'imprenditore tedesco, a differenza di quello italiano. che se ti fa fare uno stage, al termine ti prende se vai bene, se non vai bene ti rimanda a casa. ma se vai bene e ti prende, ti PAGA e ti da un CONTRATTO di lavoro serio, con tanto di previsione di PATERNITà. in Italia invece il comportamento standard è che se vai bene, o ti caccia comunque dopo 3 mesi (tanto sa che ne può trovare comunque un altro che lavora bene e gratis, e se anche non lo trova, è comunque gratis e quindi non perde soldi), oppure ti rinnova il contratto di stage per altri 3 mesi, sempre gratis chiaramente.

oppure qualcuno mi dovrebbe spiegare perché sempre più miei coetanei prendono armi e bagagli e se ne vanno all'estero a lavorare. cosa questa di cui si parla in tutti i giornali e su internet ultimamente. cosa sono? tutti dei brontoloni in partenza per qualche galassia parallela :lol:?

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poi, sono d'accordo col tipo sulle responsabilità del nostro sistema educativo se paragonato con quello tedesco. ma dovrebbe anche spiegare come si comporta l'imprenditore tedesco, a differenza di quello italiano. che se ti fa fare uno stage, al termine ti prende se vai bene, se non vai bene ti rimanda a casa. ma se vai bene e ti prende, ti PAGA e ti da un CONTRATTO di lavoro serio, con tanto di previsione di PATERNITà. in Italia invece il comportamento standard è che se vai bene, o ti caccia comunque dopo 3 mesi (tanto sa che ne può trovare comunque un altro che lavora bene e gratis, e se anche non lo trova, è comunque gratis e quindi non perde soldi), oppure ti rinnova il contratto di stage per altri 3 mesi, sempre gratis chiaramente.

assolutamente vero, nell'università italiana per esempio terminato lo stage e il dottorato fuori dai piedi e alla svelta.. oppure, se va bene, assunto con meno di 800 euro mensili. cavolo.. e si che uno a quel livello, se è molto bravo, ha 26 anni.

se invece è una persona normale (in ambito scientifico ovvio) è prossimo ai 27-28 (triennale + specialistica + dottorato di ricerca). sulla soglia dei 30 a 800 euro al mese senza prospettive di incremento? no grazie....

per quanto riguarda le aziende del settore non so dire... non è proprio il periodo per cercare lavoro.

la via più semplice resta l'estero: svizzera, germania, uk e scandinavia le mete migliori... però se per assurdo uno volesse vivere la sua vita qui in Italia?

Modificato da JackSEWing

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parli di una nicchia di persone a cui offrono un posto all'estero da ricercatore o super qualificato...numeri bassi....quello è un problema dell'Italia che perde terreno sull'innovazione e ricerca..

la massa dei giovani (che checchè se ne dica NON sono tutti dei "geni") è stata EDUCATA a schifare il lavoro manuale e artigianale per prendere malamente una laurea breve (o specilaistica) con voti bassi e poche competenze acquisite...

la realtà è che gli stessi, spronati a 18 anni a buttarsi in una pasticcieria, in una panetteria o altro a 25 piglierebbero un 'pò meno dei 2500 sognati nell'indagine e con un mestiere già mezzo imparato e la possibilità di crescere , mettendosi anche in proprio...

fatemi capire a cosa serve laurearsi per poi finire a fare il barbone con gli stage non retribuiti o i contratti a termine......

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assolutamente vero, nell'università italiana per esempio o sei un guru oppure terminato lo stage e il dottorato fuori dai piedi e alla svelta.. oppure, se va bene, assunto con meno di 800 euro mensili. cavolo.. e si che uno a quel livello, se è molto bravo, ha 26 anni.

se invece è una persona normale (in ambito scientifico ovvio) è prossimo ai 27-28 (triennale + specialistica + dottorato di ricerca). sulla soglia dei 30 a 800 euro al mese senza prospettive di incremento? no grazie....

per quanto riguarda le aziende del settore non so dire... non è proprio il periodo per cercare lavoro.

la via più semplice resta l'estero: svizzera, germania, uk e scandinavia le mete migliori... però se per assurdo uno vuole vivere la sua vita qui in Italia?

ecche palle con ste università e ricerca , ragazzi....mica tutti possono fare i ricercatori pubblici o privati...

ribadisco far bene un lavoro manuale e artigianale sei più utile alla società che da ricercatore da 800 euro al mese...e per conto mio hai anche più soddifazioni/relaizzazioni personali...

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per quanto riguarda le aziende del settore non so dire... non è proprio il periodo per cercare lavoro.

la via più semplice resta l'estero: svizzera, germania, uk e scandinavia le mete migliori... però se per assurdo uno volesse vivere la sua vita qui in Italia?

Dipende dal settore e dalla laurea...si trova anche in Italia...purtroppo la scuola super-egalitaristica ha creato, non solo in Italia, lauree bidone che non servono a niente e danno illusioni a molti...

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