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Fiat: ipotesi cessione Marelli, Alfa, Ferrari dopo spin off


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Sembra quasi una mezza conferma a quanto detto da Gufoluke in precedenza sulla cessione della Magneti Marelli. ;)

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I più attivi nella discussione

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Sembra quasi una mezza conferma a quanto detto da Gufoluke in precedenza sulla cessione della Magneti Marelli. ;)

indi cessione ad un'azienda interna? :dubbio: ho completamente perso il filo della discussione :disp2:

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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Sembra quasi una mezza conferma a quanto detto da Gufoluke in precedenza sulla cessione della Magneti Marelli. ;)

della mia "boutade" :oops:sulla "presunta":pen: cessione di marelli .

(:saggioelaborata tramite analisi di probabilita' basata sulle statistiche delle serie storiche dei post del forum :oddio::czdc::pz )

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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indi cessione ad un'azienda interna? :dubbio: ho completamente perso il filo della discussione :disp2:

Preferisco prenderla in senso più generale: una cessione che non altererà gli equilibri industriali sia del Gruppo che della Magneti Marelli. Poi, che sia interna, esterna, alla Mopar, ad un fondo d'investimento o a chissà chi non si può ancora sapere. ;)

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  • 3 settimane fa...

Si riaccende la speculazione su Fiat: Daimler mette sul piatto 14,5 mld per Fiat Industrial -2

Finanzaonline.com - 21.12.10/09:47

"La cessione di Fiat Industrial in toto sembra difficile, ma rimane il fatto che le attese speculative proseguiranno post demerger", sostengono gli analisti di Intermonte nel report uscito questa mattina. "Attribuiamo a Fiat Industrial un fair value di 10 euro per azione. La valorizzazione ipotizzata dalla stampa è realistica in uno scenario M&A" è l'idea degli analisti di Banca Akros nel report uscito questa mattina. "Siamo dell'idea che una volta che Fiat Industrial sarà quotata, Exor inizierà a venderla pesantemente. La cessione di Iveco o delle attività di Cnh a nostro avviso sono più realistiche", aggiungono questi analisti che a Fiat attribuiscono rating buy con target a 16 euro.

Le notizie sulle borse di Finanzaonline.com

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Cominciano i botti prima di capodanno?8-)

A dir la verità sono già 3 o 4 giorni che Daimler ha smentito l'interesse per Fiat Industrials.

Quest'ultimo articolo farebbe riferimento ad una ipotesi del quotidiano Repubblica di cui però non c'è alcuna traccia e di cui non c'è nessun elemento a supporto.

Modificato da Regazzoni
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A dir la verità sono già 3 o 4 giorni che Daimler ha smentito l'interesse per Fiat Industrials.

Quest'ultimo articolo farebbe riferimento ad una ipotesi del quotidiano Repubblica di cui però non c'è alcuna traccia e che non c'è nessun elemento a supporto.

Sapevo della smentita, ma l'articolo era imbastito in maniera un po' farlocca, mi son fatto fregare da una precisa cifra inserita nel titolo....... è che sono convinto che dopo capodanno qualcosa succederà.

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Riporto qua un articolo del fatto quotidiano, se è il posto sbagliato prego i mod di spostarlo altrove. Non è facile sapere dove metterlo, di queste questioni si parla in più di un topic..

Fiat: il “nipote globale” John Elkann prepara l’addio all’auto

Il 34enne presidente del Lingotto accompagna l'azienda alla svolta che suo nonno non volle accettare. L'erede dell'avvocato sta realizzando le idee dello zio Umberto affidandosi a Sergio Marchionne

elkannMarchionnePEZZO.jpg

Gli ammiratori hanno sempre visto in John Elkann l’indiscutibile reincarnazione del nonno, il mitico Avvocato Agnelli, non tanto nell’esuberanza esistenziale, che nel nipote si ripropone in misura più decente, quanto nella capacità di imprimere svolte riformiste forti, addirittura spiazzanti.

In fondo l’era Elkann vera e propria inizia in quella piovosa domenica di fine maggio 2004, quando, appena dato l’ultimo saluto al cimitero di Villar Perosa a Umberto Agnelli, la famiglia decide di consegnare la Fiat (data quasi per spacciata) al semisconosciuto manager italo-canadese Sergio Marchionne. Mentre Marchionne metteva a punto la strategia industriale – assieme a quella di comunicazione simboleggiata dal maglioncino blu – Elkann preparava un altro strappo traumatico per l’immaginario popolare. Tra maggio e giugno del 2006 scaricava in modo pubblico e plateale la triade Moggi-Giraudo-Bettega, accusata di aver trascinato la Juventus nel fango di Calciopoli.

L’idea che John Elkann fosse il Gorbaciov della Fiat, il figlio del sistema allevato per perpetuarlo grazie al cambiamento, il profeta dell’innovazione nella continuità, si è nel tempo persa per strada. Rispetto alla vicenda della Juventus, marginale nelle proporzioni dell’impero Agnelli ma di straordinaria rilevanza simbolica, Elkann si è dovuto sostanzialmente arrendere all’onda montante della restaurazione condotta da suo cugino Andrea Agnelli.

Il popolo juventino ama il nuovo presidente che porta il cognome giusto, e sottoscrive con entusiasmo l’ansia di rivincita impersonata da un dirigente che non ha nessuna remora a rilanciare la figura di Antonio Giraudo, al quale era legatissimo suo padre Umberto, e a dipingere la Juventus come vittima di Calciopoli più che come colpevole vogliosa di fustigarsi (molti juventini veraci mettono l’autocritica di Elkann sullo stesso piano delle lacrime del post-comunista Achille Occhetto, che chiedeva scusa agli italiani per tangenti che secondo i suoi avvocati non aveva mai preso).

Il tema calcistico aiuta a capire meglio il discorso dell’auto. Anche in questo caso il presidente della Fiat sembra ispirarsi di fatto al ferreo pragmatismo del prozio Umberto più che alle celebrate veroniche intellettuali del nonno. Il succo lo ha spiegato Marco Ferrante nel suo libro Marchionne – L’uomo che comprò la Chrysler (Mondadori 2009): “Mentre Marchionne rimette in sesto l’azienda, la famiglia risistema se stessa. John Elkann dichiara la disponibilità a diluire la quota di controllo in Fiat Auto per costruire un gruppo più grande”.

Era proprio la logica sulla quale le visioni del business di Gianni e Umberto Agnelli si sono scontrate per tutti gli anni ’90. All’Avvocato, che amava lasciar fare a Cesare Romiti, piaceva una Fiat legata all’auto (perché era il business del nonno, al quale l’Avvocato non voleva rinunciare per ragioni sentimentali, un lusso che gli economisti di grido riconoscono solo ai loro committenti), ma soprattutto legata al microcosmo italiano, dove la casa regnante era in grado di esercitare il suo potere e arraffare profitti in tutti i settori dell’economia, appalti pubblici in testa.

Umberto – emarginato dalla gestione per volontà di Enrico Cuccia, influente presidente onorario di Mediobanca – riteneva che nell’auto Torino fosse ormai troppo piccola per competere, e tanto valeva uscire dalle quattro ruote per giocare le proprie carte su altri settori più innovativi e promettenti, per esempio le telecomunicazioni. Sappiamo com’è finita: la Fiat è riuscita come al solito a prendersi il controllo di Telecom Italia pagando due lire (per l’acquisto dello 0,6 per cento delle azioni a fine ’97, quando il colosso telefonico fu privatizzato), ma, siccome non ci credeva abbastanza, un anno dopo lasciò Umberto senza munizioni finanziarie per fronteggiare la scalata targata Olivetti di Roberto Colaninno.

L’impero Agnelli ha dunque continuato a declinare, perdendo pezzi un po’ per volta, fino alla morte dei due fratelli. Oggi John Elkann, a 34 anni, non ha più l’età dell’apprendista. Comanda pienamente, e pienamente appoggia la strategia di Marchionne. Il manager di Chieti, come numero uno della Chrysler, costruisce un gruppo integrato globale dell’auto; come numero uno della Fiat, la sta dolcemente portando in dote alla Chrysler.

Fingendo di avanzare, la famiglia Agnelli sta dunque uscendo dall’auto, come voleva Umberto. A un certo punto rimarrà azionista di minoranza. Mirafiori, da simbolo dell’Italia che produce (e che progetta), si trasformerà in uno stabilimento delocalizzato per la produzione low cost di Chrysler in Europa. Il gruppo Fiat continuerà a essere forte e indipendente nei settori in cui è già oggi sanamente internazionale. E John Elkann sarà il simbolo di una famiglia passata laicamente e modernamente – con molti dolori ma senza veri traumi – dalla poesia del nonno alla prosa del nipote.

Da Il Fatto Quotidiano del 24 dicembre 2010

Modificato da effecube
formattazione

"Chi ti dà una serpe quando chiedi un pesce, può darsi abbia solo serpi da dare. La sua, dunque, è generosità."

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