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Energia nucleare: pro e contro


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Buttare nel cesso la roba vecchia e rifare tutto a nuovo "eco-green-friendly-supercazzola" e comprare a manbassa pannelli solari siamo sicuri sia davvero così eco?Per produrla quella roba è stata usata energia, spesso tanta energia ...CUT

Questo lo penso io ;) se vogliamo davvero fare qualcosa per il pianeta facciamolo pure, ma non teniamo atteggiamenti al limite dell'ipocrisia ;)

Ecco, tanto per avere un idea:

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/06/10/visualizza_new.html_838680578.html

Gb: auto elettriche le piu' inquinanti

Studio,150mila km per auto media prima di risprmio emissioni

(ANSA) - LONDRA, 10 GIU - Le automobili elettriche potrebbero produrre più emissioni nocive nel corso della loro vita rispetto ai veicoli tradizionali per via dell'energia consumata per produrre le loro batterie. Secondo lo studio commissionato dalla Low Carbon Vehicle Partnership (Low Cvp) e finanziato dal governo e dall'industria automobilistica, un'automobile elettrica di taglia media dovrebbe totalizzare almeno 150.000 chilometri prima di realizzare un risparmio netto di emissioni.

Al giorno d'oggi le certezze che abbiamo sono poche.

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I più attivi nella discussione

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fermi tutti.. un annetto fa ho coordinato un'analisi energetica per uno stabilimento con cui ho dei rapporti lavorativi. Dopo la classica analisi preliminare, il conteggio degli utilizzatori e dei profili di utilizzo, abbiamo tirato giù una forbice di interventi possibili.

  • un intervento molto soft (illuminazione e sostituzione di qulache componente) -> ritorno stimato superiore ai 30 anni
  • un intervento radicale (illuminazione e sostituzione di linee di imbottigliamento) -> ritorno stimato superiore ai 20 anni

l'unica alternativa possibile, e con un rientro ragionevole era l'installazione di un cogeneratore, ma a fronte di una spesa di qualche centinaia di migliaia di euro che nessun istituto bancario pareva molto propenso a finanziare in quanto manco sapevano cosa fosse...

Questo per dire che nell'industria molto si può fare, ma la strada è lunga e difficilissima e soprattutto spesso mancano i soldi per intervenire. E' qui che ci sarebbe bisogno di un intervento pubblico per incentivare seriamente l'efficienza energetica.

Ma temo di essere un filo OT

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Curiosità, come hai fatto e quanto ti è costato ottimizzare il tuo impianto?

Come ho scritto, circa 500 euro, di cui 280 eur per cambiare l'energivoro frigo di 12 anni con un meglio dimensionato A+

Per come ho fatto, abbastanza semplice: ho iniziato la campagna indagini comprando un misuratore di energia da 15 eur del LIDL, andando ad attaccarlo a ogni presa per misurare i consumi, (trovando raccapriccianti sorprese), misurando con test per differenza quello che non aveva cavi esposti da infilare nel misuratore. (Oggi consiglio i fichissimi misuratori con pinzetta che basta pinzare ad un cavo e misurano)

Dai risultati dell'indagine sono emersi immediatamente i provvedimenti da prendere, che ovviamente sono diversi da persona a persona, troppo lungo e OT da elencare.

Quest'indagine è stata molto interessante e anche utilissima per la nuova casa che sto facendo: chiunque la faccia con un certo approfondimento e con l'intento di ALMENO eliminare i consumi inutili, si accorge presto che all'industria nun gliene pò fregà de meno di produrre oggetti inutilmente energivori. Non che ci vogliano costi, tecnologia o investimenti, è proprio che non ci pensano nemmeno!

Infatti da questa indagine sono uscito molto ottimista sul problema risparmio energetico: i margini sono così enormi che non appena finalmente si alzerà in modo serio il costo dell'energia, ci vuole nulla per far scendere i nostri consumi e pagare sempre la stessa bolletta.

L'esempio che ha fatto Cosimo è indicativo: abbiamo piene possibilità di ridurre i consumi energetici anche dell'industria, ma finchè il Kw costa una bazzecola non conviene abbassare i consumi investendo sui dispositivi.

Il che dimostra che il nostro problema non è un gran fabbisogno energetico da soddisfare ma prezzi troppo bassi dell'energia che favoriscono gli sprechi elettrici.

Modificato da Maxwell61
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Comprati una Leaf e zitto :mrgreen:

Se un 30% delle macchine in Italia fossero delle leaf, a naso direi che il nostro sistema elettrico collasserebbe. Però non emettono fumo, eh...

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Se un 30% delle macchine in Italia fossero delle leaf, a naso direi che il nostro sistema elettrico collasserebbe. Però non emettono fumo, eh...

Eppure con una Leaf o una Volt basterebbe un impianto FV di 2,5 kwp di picco, intorno ai 12-13.000 eur credo, per avere 15,000 km all'anno assicurati per 30 anni.... semmai il problema è l'autonomia.... pensa che dev'essere sapere di essere in regime di autoproduzione del carburante auto con la sicurezza di averlo già pagato da qui a 30 anni..... sarebbe fantastico, in c**lo agli sceicchi!

Modificato da Maxwell61
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Eppure con una Leaf o una Volt basterebbe un impianto FV di 2,5 kwp di picco, intorno ai 12-13.000 eur credo, per avere 15,000 km all'anno assicurati per 30 anni.... semmai il problema è l'autonomia.... pensa che dev'essere sapere di essere in regime di autoproduzione del carburante auto con la sicurezza di averlo già pagato da qui a 30 anni..... sarebbe fantastico, in c**lo agli sceicchi!

avevo fatto dei conticini tempo fà e la cosa era interessante.. però come la mettiamo con l'accumolo? Il giorno che c'è il sole a picco ma l'auto ti serve solo per fare la spesa? Si potrebbe accumulare producendo idrogeno, ma un impianto elettrolizzatore-cella combustibile ha un rendimento del 25%.. davvero tanto spreco.. Accumulatori a batteria? Non ne ho idea se sia fattibile/conveniente per cosi tanta energia..

Fiat Punto I 55 sx '97

Fiat Punto II restyling 1.2 60cv '04

Toyota Prius V2 '06

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Editoriale su La Stampa che esprime bene il mio punto di vista:

Non esistono scelte a rischio-zero

MARTA DASSÙ

L’unico referendum su cui andrei a votare volentieri è un referendum che abolisse l’attuale legge elettorale. È una legge elettorale del genere, infatti, che consente di raccontarci la solita storia di comodo: siccome il governo uscito dalle urne in modo democratico non rappresenta in ogni caso la volontà popolare, i referendum la devono ripristinare. Sulle materie più disparate: dalla distribuzione dell’acqua all’energia nucleare.

In realtà, questo mio referendum preferito c’è già stato due anni fa; ma è fallito per mancanza di quorum. E quindi continuiamo in questo modo. Con una legge elettorale che funziona da alibi per passare alle vie referendarie. Quando la democrazia rappresentativa fallisce, subentra la democrazia plebiscitaria. Cosa che non certifica affatto lo stato di salute dell’Italia (è il popolo che finalmente decide, dicono i referendari) ma ne certifica la patologia: quando il popolo decide sulle politiche, la politica non funziona.

Ci sono cose che non succedono a caso. Non è un caso che la Costituzione americana non preveda referendum federali. E quindi escluda dai referendum la politica estera e le tasse del governo centrale, come del resto la Costituzione italiana.

È evidente, infatti, che su questioni cruciali per la solidità di uno Stato (la ratifica dei trattati internazionali da cui dipende in parte la nostra sicurezza, la tutela del patto fiscale che sta alla base delle democrazie moderne), plebisciti popolari equivarrebbero a un suicidio.

La politica energetica deve o non deve essere parte di questo stesso ragionamento? In una dinamica democratica normale, chi fosse ostile al nucleare voterebbe contro la parte politica che lo contempla nel proprio programma elettorale; e a favore invece dei partiti anti-nuclearisti. Nella tanto decantata Germania, la decisione di chiudere le centrali nucleare di qui a dieci anni non avviene attraverso un referendum. È la decisione assunta da un governo che tiene conto dell’ascesa politica dei Verdi e che scommette sulla propria forza industriale nel settore delle energie rinnovabili.

Insomma: i referendum sul nucleare sono una prassi ricorrente in Italia. Non lo sono in America o nel resto d’Europa, con la parziale eccezione della Svizzera. In Francia, come negli Stati Uniti, in Gran Bretagna (e come in Finlandia, in Giappone stesso, etc) sono stati i governi, dopo Fukushima, a prendere la decisione opposta a quella tedesca: confermare la scelta nucleare, ma puntando a rafforzare la sicurezza. Il che intanto dimostra una cosa: l’evidenza scientifica sui rischi nucleari non è tale da giustificare decisioni univoche. Mentre è scontato che, se chiamate a pronunciarsi direttamente sui «rischi», le società moderne, avverse al rischio, sceglieranno sempre di azzerarlo. Specie dopo un incidente nucleare. Così facendo, tuttavia, un Paese non compirà necessariamente la scelta più razionale. Anche perché in campo energetico non esistono scelte «a rischio zero»: almeno per tutta una fase di transizione - i molti decenni che ci separano dalla prevalenza delle energie rinnovabili - diminuire la quota prodotta da energia nucleare significa fare leva sui combustili fossili. Aumentando così un altro rischio, quello ambientale. L’ultimo Rapporto dell’Agenzia internazionale dell’Energia prevede infatti, dopo Fukushima, l’Età d’oro del gas.

Il problema psicologico delle società contemporanee è sintetizzato in modo efficace dal Wall Street Journal, in un commento al disastro di Fukushima: «Il paradosso del progresso materiale e tecnologico è che sembriamo diventare tanto più avversi al rischio quanto più quello stesso progresso ci ha reso maggiormente sicuri». Il referendum sul nucleare è tipico di questo paradosso. Ed evoca - prescindendo dai commi specifici che dovremmo abrogare o confermare - la questione più generale: come gestire il rischio in società occidentali dominate dall’ansia e dall’incertezza. Senza rischi, lo ricordava Angelo Panebianco tempo fa sul Corriere della Sera, non avremmo mai avuto quel progresso scientifico che ha permesso di ridurre intere categorie di pericoli, a cominciare dai livelli di mortalità umana. Ma tendiamo a dimenticarlo quando ci illudiamo che esistano scelte a rischio-zero; e quando pensiamo che bandire un’intera categoria di tecnologie, precludendo così anche gli sviluppi futuri, sia una soluzione ottimale.

I dubbi sul nucleare sono naturalmente legittimi; tanto più i dubbi sul modo in cui è stato concepito in Italia il rientro in una tecnologia da cui ci siamo auto-espulsi venticinque anni fa. Il problema, tuttavia, è che avremmo bisogno di fondare le decisioni sul futuro energetico del Paese non su riflessi emotivi ma su sensati trade off fra benefici e costi, fra vantaggi e rischi. Altrimenti, l’illusione della sicurezza assoluta tenderà a trasformarci, da società del rischio, in società della proibizione. O della rinuncia. Con effetti paralizzanti.

Argomenti come questi non impediranno forse di votare. Right or wrong è il mio Paese, voterò anch’io. Nel clima che stiamo vivendo, le pulsioni dei referendari sono state «confiscate» dalla politica tradizionale: votare sul nucleare o sull’acqua è diventato un modo come un altro, dopo le elezioni amministrative, per regolare i conti a Roma. Quando i partiti al governo decidono di rinunciare a difendere le loro stesse politiche, dando libertà di coscienza sulla distribuzione dell’acqua, come se fosse l’eutanasia; e quando i partiti all’opposizione decidono di cavalcare i referendum, il sistema politico non fa più il suo dovere. L’ondata di politicizzazione è tale che perfino il mio referendum preferito rischierebbe di passare, questa volta. Peccato che si voti su altro, non sulla legge elettorale.

Non esistono scelte a rischio-zero - LASTAMPA.it

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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avevo fatto dei conticini tempo fà e la cosa era interessante.. però come la mettiamo con l'accumolo? Il giorno che c'è il sole a picco ma l'auto ti serve solo per fare la spesa? Si potrebbe accumulare producendo idrogeno, ma un impianto elettrolizzatore-cella combustibile ha un rendimento del 25%.. davvero tanto spreco.. Accumulatori a batteria? Non ne ho idea se sia fattibile/conveniente per cosi tanta energia..

sistema fattibile con celle PV non da 20% scarso ma col 40-50% di efficenza (cose fattibili in 20 anni). poi sistemi di stoccaggio H2 con nanoteconlogie e "pellet" (altri 20 anni).

stiamo parlando di fantasie ma con un preciso ancoraggio alla realtà, io lo giudico uno scenario plausibile in 20 (o 30 anni), e ne parlavo in un topic su h2. si spiegherebbero i continui investimenti in ricerca su H2 anche davanti al lancio di auto elettriche (spesso sono le medesime Case che lavorano su entrambe le tecnologie)

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