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Mercato del lavoro o mercato delle prese per il sedere?


TonyH

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E un avvocato generalista fa la fame, per forza di cose. Vuoi perché sono troppi vuoi perché è pieno di malandrini politicizzati e di vecchi che non mollano l’osso. 

 

E così io, che non sono ancora avvocato, prenderò il titolo e mi fionderò sui concorsi pubblici. Per un dottore in giurisprudenza che non ha agganci verso una determinata clientela (ad es. uno zio o un amico che ha una azienda che si occupa di export) al momento attuale non può che pensare ad altro.

 

E per fare l’avvocato penalista ci vuole pelo sullo stomaco. Ad un mio amico è capitato di dover difendere un pedofilo reo confesso. 

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oramai i laureati in giurisprudenza si buttano tutti a fare concorsi pubblici... esercitare la professione è un casino perché ci sono troppi avvocati e quelli che non hanno lo studio avviato dai genitori vengono pagati a cottimo e vanno in giro a cercare i clienti.. in pratica fanno i piazzisti... per i medici invece c'è sempre lavoro... vuoi per il fatto che ci sono due numeri chiusi vuoi per il fatto che la gente s'ammala.. tornassi indietro avrei preso medicina anche a costo di dare il quiz per 10 anni di seguito..

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On ‎29‎/‎10‎/‎2018 at 11:09, jameson scrive:

I casi particolari ci sono in tutti i mestieri. C'è chi viene bullizzato, c'è chi viene trasferito, c'è chi viene messo in cassa integrazione, c'è chi viene discriminato, c'è chi teme per il posto di lavoro e c'è chi lo perde.

Fatto sta che un insegnante a inizio carriera ha la stessa paga oraria mia, che ho 20 anni di esperienza sul campo, una laurea pesante con il secondo punteggio più alto su oltre duecento nella sessione, e i requisiti per insegnare alle superiori. Poi prende di meno, ma lavora anche di meno.

Poi mettiamoci pure il bonus elettorale formazione di Renzi, le ripetizioni in nero di cui nessuno continua a parlare (però poi gli evasori sono gli artigiani), l'assenza di preoccupazioni per possibili licenziamenti... Fatto sta che se avessi saputo prima com'erano le cose, col cazzo che sarei andato a lavorare nell'industria, i fessi che producono e pagano per tutti gli altri. Probablimente sarei restato all'università. Oggi sarei più tranquillo di sicuro.

Il problema è la tendenza a mescolare quelli che nella PA sono entrati negli anni 70-80 e la situazione attuale.
Fino agli anni 90 l'insegnamento era un ottimo posto, si insegnava francese anche con la laurea in giurisprudenza (non mi chiedete perché) e si diventava di ruolo facendo il giro dalla graduatoria.


La mia ragazza insegna da 4 anni, precaria come tutti i miei e suoi coetanei. La laurea basta solo per la teoria, perché per insegnare devi avere anche tutti i crediti universitari al posto giusto. Per farvi un esempio: per insegnare matematica NON BASTA la laurea in matematica.
Per avere un posto decente in graduatoria, inoltre, occorre partire da un voto di laurea MINIMO di 100/110 e prendere un master universitario ogni anno. Attualmente lei è al 4° master e si è iscritta al 5°. Ma anche per chi ha cominciato ad insegnare negli anni 90 conviene studiare perché è facile diventare soprannumerari. Non vieni licenziato ma non è una bella situazione.

Entrare nelle università, poi, è leggenda: metti in conto di lavorare almeno una decina di anni senza stipendio. 

 

5 ore fa, Aymaro scrive:

Sono 12 anni che lavoro a 1000 km da casa e non avrò mai (per il tipo di lavoro che ho scelto di fare) la possibilità di lavorare a casa, ma appunto é stata una mia scelta, se é un lavoro di merda perché non ti fanno la scuola vicino casa, beh... 

PS, casi di bullismo sugli insegnanti che io ricordi ce ne sono stati un paio negli ultimi anni, o comunque un numero esiguo in rapporto al numero totale di insegnanti, non credo sia un'emergenza, mentre invece ci sono lavori pagati uguali o meno ma che ti sottopongo a rischi ben più alti...

https://www.vegaengineering.com/comunicati-stampa/morti-bianche-nel-2017-1029-le-vittime-sul-lavoro-112.html

 

Poi sono ben conscio della situazione dei precari, ho molti amici che si sono ritrovati a fare gli insegnanti, a mendicare supplenze, prendere armi e bagagli e trasferirsi dall'altro capo di Italia...ripeto, é il sistema nazione che é pessimo, non il lavoro in se

La mia ragazza il primo anno fu mandata in provincia di Domodossola e partiva dalla provincia di Lecce. Si è trovata anche in paesi non collegati neanche dalla ferrovia, figurati dagli aeroporti. Ora si è "quasi" stabilizzata a 600km da Lecce, ed a Lecce non ci arriverà praticamente mai. Considerate che vivere fuori comporta spese non indifferenti, anche. Spesso ce ne si dimentica.

Quanto alla violenza sugli insegnanti è roba all'ordine del giorno, e ormai riguarda anche alcuni licei. Nella scuola in cui è adesso i banchi vengono lanciati continuamente, ogni tanto me la ritrovo con lividi in faccia.

Poi, i casi di "bullismo" propriamente detto, fortunatamente, sono ancora roba abbastanza rara da finire in cronaca.

 

In sostanza fare l'insegnante non è come fare il manovale, ci mancherebbe, ma è un po' peggio del classico "posto fisso statale" per intenderci.

 

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Sotto i 6000rpm è un mezzo agricolo.

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1 minuto fa, Ario_ scrive:

La mia ragazza insegna da 4 anni, precaria come tutti i miei e suoi coetanei. La laurea basta solo per la teoria, perché per insegnare devi avere anche tutti i crediti universitari al posto giusto. Per farvi un esempio: per insegnare matematica NON BASTA la laurea in matematica.
Per avere un posto decente in graduatoria, inoltre, occorre partire da un voto di laurea MINIMO di 100/110 e prendere un master universitario ogni anno. Attualmente lei è al 4° master e si è iscritta al 5°. Ma anche per chi ha cominciato ad insegnare negli anni 90 conviene studiare perché è facile diventare soprannumerari. Non vieni licenziato ma non è una bella situazione.

Ma insegna matematica? Perché per matematica ci sono più posti che insegnanti disponibili e quindi si entra di sicuro anche se precari.

2 minuti fa, Ario_ scrive:

Entrare nelle università, poi, è leggenda: metti in conto di lavorare almeno una decina di anni senza stipendio.

Dipende dalla facoltà. A me è stato chiesto di restare. Io non ho voluto perché non mi piaceva l'ambiente, perdevano più tempo a farsi la guerra che a fare qualcosa di produttivo.

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8 minuti fa, jameson scrive:

Ma insegna matematica? Perché per matematica ci sono più posti che insegnanti disponibili e quindi si entra di sicuro anche se precari.

Laureata in lettere classiche, con crediti anche per moderne, ma la chiamano sempre sul sostegno.

Direi che pressoché in tutte le materie ci sono più posti che insegnanti, ma i concorsi non vengono indetti.

Il risultato è che, se hai un bon punteggio, vieni chiamato come precario ogni anno, da novembre fino a giugno (così i presidi risparmiano) e ti fai 4 mesi di vacanze in NASPI.

PS: il concetto di "buon punteggio" dipende dalla provincia e dalla materia. Si va da un minimo di 80 punti (una buona laurea e 4-5 anni di esperienza) a circa 200 (matematica in una provincia del sud).

 

Per farti capire cosa significa il punteggio, considera che già negli anni 90 c'erano persone che lavoravano nelle scuole private gratis.

Modificato da Ario_

Sotto i 6000rpm è un mezzo agricolo.

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Adesso, Ario_ scrive:

Laureata in lettere classiche, con crediti anche per moderne, ma la chiamano sempre sul sostegno.

Direi che pressoché in tutte le materie ci sono più posti che insegnanti, ma i concorsi non vengono indetti.

Il risultato è che, se hai un bon punteggio, vieni chiamato come precario ogni anno, da novembre fino a giugno (così i presidi risparmiano) e ti fai 4 mesi di vacanze in NASPI.

PS: il concetto di "buon punteggio" dipende dalla provincia e dalla materia. Si va da un minimo di 80 punti (una buona laurea e 4-5 anni di esperienza) a circa 200 (matematica in una provincia del sud).

Lettere è diverso, c'è molta più offerta di insegnanti rispetto a matematica. Chi insegna matematica si può scegliere dove andare.

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Dipende cosa si intende per raccomandazione.

Se è qualsiasi segnalazione a qualsiasi soggetto ci credo.

Ma io considero "raccomandazione" solo la segnalazione del politico, o comunque del titolare di una qualche posizione di potere a sostegno di una candidatura.

Non chiamo raccomandazioni le segnalazioni da privato a privato, in regime di libero mercato del lavoro.

Per intenderci, il dipendente capace e fidato di una piccola azienda metalmeccanica che, al momento di nuove assunzioni chiede all'imprenditore di chiamare in prova suo cugino non fa una raccomandazione per me.

Come non fa una raccomandazione il ristoratore che assume a tempo determinato un cameriere (per esempio per una sostituzione per maternità) e tempo dopo consiglia a un suo amico e collega in cerca di personale quel dipendente perchè si era dimostrato valido.

Solo contando questi casi (in sé fisiologici in un mercato dominato dalla piccola impresa) si arriva all'84%

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  • Grazie! 1

R: "Papà cosa è successo alla macchina?"

J: "Ho investito un uomo che attraversava la strada senza guardare"

R: "Ma è molto molto rovinata papà"

J: "Continuava a rialzarsi"

Rat-boy e Janus Valker, da Rat-Man

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