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Mercato del lavoro o mercato delle prese per il sedere?


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Inviato
21 minuti fa, AlexMi scrive:

Porto solo una piccola testimonianza di come l'ingegneria premi ancora il merito, e non serva provenire da famiglia ricca.

Ho studiato all'università fuori sede, con anche casa dello studente, solo grazie alle borse di studio, che venivano date (ma credo ancora oggi) con un mix di condizioni di reddito e merito. 

Da un lato una famiglia operaia con reddito basso, dall'altro il mio massimo impegno a tenere una media voti alta e un ritmo importante, hanno fatto si che i miei genitori abbiano sempre avuto rimborsate le tasse universitarie, e abbia mantenuto la casa delle studente fuori sede per tutta la durata degli studi.

Grazie alla laurea con il massimo dei voti (quindi ancora una volta merito), ho ricevuto più offerte di lavoro, e ne ho accettata una a Milano che mi garantiva inizialmente anche l'alloggio (anche qui, dopo essermi spostato dalla città natale per studio, sono stato disposto a spostarmi anche per lavoro).

Da li in poi, è stato solo un crescendo, sempre conquistato sul campo, sempre con promozioni legate al merito.

Quindi il messaggio è che studi e merito contano; quando sono al lavoro guida sempre il merito, non ho nessun figlio di papà che mi tiene testa se non sul merito.

Naturalmente le relazioni, il "networking", ecc. sono importanti, ma con il tempo le può creare e curare chiunque, e, anzi, tante volte i figli di papà non sanno mantenerle e si bruciano da soli (ne ho visto qualcuno).

In definitiva, date il massimo sempre, vedrete che verrete ripagati.

Io ho dato sempre il massimo e l'ho sempre preso nel (u10.

Ingegneria, 110 e lode, seconda media di presentazione alla laurea su 250 candidati.

Ho sempre risolto i problemi che gli altri non sapevano risolvere.

Risultato, gli altri fanno bella figura col lavoro mio e io mi attacco al (a220.

Inviato
8 minuti fa, jameson scrive:

Io ho dato sempre il massimo e l'ho sempre preso nel (u10.

Ingegneria, 110 e lode, seconda media di presentazione alla laurea su 250 candidati.

Ho sempre risolto i problemi che gli altri non sapevano risolvere.

Risultato, gli altri fanno bella figura col lavoro mio e io mi attacco al (a220.

E' accaduto anche a me, ho cercato di usarlo come esperienza per evitare che si ripetesse in futuro.

Fra i vari skill che si imparano sul campo c'è anche la consapevolezza del proprio valore e il fare in modo che ciò conti (anche cambiando azienda se non ci sono alternative).

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Inviato
1 ora fa, AlexMi scrive:

Porto solo una piccola testimonianza di come l'ingegneria premi ancora il merito, e non serva provenire da famiglia ricca.

Ho studiato all'università fuori sede, con anche casa dello studente, solo grazie alle borse di studio, che venivano date (ma credo ancora oggi) con un mix di condizioni di reddito e merito. 

Da un lato una famiglia operaia con reddito basso, dall'altro il mio massimo impegno a tenere una media voti alta e un ritmo importante, hanno fatto si che i miei genitori abbiano sempre avuto rimborsate le tasse universitarie, e abbia mantenuto la casa delle studente fuori sede per tutta la durata degli studi.

Grazie alla laurea con il massimo dei voti (quindi ancora una volta merito), ho ricevuto più offerte di lavoro, e ne ho accettata una a Milano che mi garantiva inizialmente anche l'alloggio (anche qui, dopo essermi spostato dalla città natale per studio, sono stato disposto a spostarmi anche per lavoro).

Da li in poi, è stato solo un crescendo, sempre conquistato sul campo, sempre con promozioni legate al merito.

Quindi il messaggio è che studi e merito contano; quando sono al lavoro guida sempre il merito, non ho nessun figlio di papà che mi tiene testa se non sul merito.

Naturalmente le relazioni, il "networking", ecc. sono importanti, ma con il tempo le può creare e curare chiunque, e, anzi, tante volte i figli di papà non sanno mantenerle e si bruciano da soli (ne ho visto qualcuno).

In definitiva, date il massimo sempre, vedrete che verrete ripagati.

Non voglio generalizzare perché le variabili nella vita sono veramente molte, ma in generale sono d'accordo con te: se si è molto bravi l'ingegneria premia.

 

Il problema però leggendo la tua esperienza è che, se si arriva da situazioni umili ma anche solo non agiate, vengono premiati solo le persone veramente brave, con una media altissima e che quindi riescono ad avere borse di studio per mantenersi fuori casa.

Conosco anche una famiglia che per fare studiare le due figlie dall'altra parte dell'Italia si è indebitata ma direi che non bisognerebbe arrivare a questi estremi.

 

Se hai le possibilità economiche esci dall'università solo se proprio non ce la fai, mentre da situazioni umili esci solo sei sei nel top 5-10% (valore sparato a caso, ma è per dare l'idea).

L'ascensore sociale quindi esiste, ma purtroppo fino a un certo punto. Non si danno le stesse possibilità a tutti.

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Inviato
24 minuti fa, Hybris scrive:

... con una media altissima ...

Una precisazione: se è vero che mi sono laureato con il massimo dei voti, è anche verò che ciò avvenne anche grazie alla tesi sperimentale; la media dei voti degli esami era di 27/30, quindi alta ma non altissima, mantenibile a mio avviso da chi crede in quello che fa e ci mette il giusto impegno.

Inviato
2 ore fa, AlexMi scrive:

Porto solo una piccola testimonianza di come l'ingegneria premi ancora il merito, e non serva provenire da famiglia ricca.

Ho studiato all'università fuori sede, con anche casa dello studente, solo grazie alle borse di studio, che venivano date (ma credo ancora oggi) con un mix di condizioni di reddito e merito. 

Da un lato una famiglia operaia con reddito basso, dall'altro il mio massimo impegno a tenere una media voti alta e un ritmo importante, hanno fatto si che i miei genitori abbiano sempre avuto rimborsate le tasse universitarie, e abbia mantenuto la casa delle studente fuori sede per tutta la durata degli studi.

Grazie alla laurea con il massimo dei voti (quindi ancora una volta merito), ho ricevuto più offerte di lavoro, e ne ho accettata una a Milano che mi garantiva inizialmente anche l'alloggio (anche qui, dopo essermi spostato dalla città natale per studio, sono stato disposto a spostarmi anche per lavoro).

Da li in poi, è stato solo un crescendo, sempre conquistato sul campo, sempre con promozioni legate al merito.

Quindi il messaggio è che studi e merito contano; quando sono al lavoro guida sempre il merito, non ho nessun figlio di papà che mi tiene testa se non sul merito.

Naturalmente le relazioni, il "networking", ecc. sono importanti, ma con il tempo le può creare e curare chiunque, e, anzi, tante volte i figli di papà non sanno mantenerle e si bruciano da soli (ne ho visto qualcuno).

In definitiva, date il massimo sempre, vedrete che verrete ripagati.

 

 

 

 

 

Parole Sante, con gli anni ho capito che chi si lamenta spesso è anche chi non fa nulla per migliorare la propria situazione ed attende solo che gli cali l'occasione dal cielo per meriti non meglio specificati.

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Inviato
1 ora fa, Damynavy scrive:

Schopenhauer: la vita fa schifo...e poi si muore.

Ovviamente  quando va bene  :)

 

Archepensevoli spanciasentire Socing.

Inviato
3 ore fa, AlexMi scrive:

Una precisazione: se è vero che mi sono laureato con il massimo dei voti, è anche verò che ciò avvenne anche grazie alla tesi sperimentale; la media dei voti degli esami era di 27/30, quindi alta ma non altissima, mantenibile a mio avviso da chi crede in quello che fa e ci mette il giusto impegno.

Mi state facendo sentire un asino😅

Inviato

Dopo oltre 5 anni passati a girare l’Italia come dipendente di un’azienda di logistica farmaceutica (mi occupavo di valorizzazione e cessione di farmacie a gruppi) a Febbraio scorso mi sono licenziato per entrare come impiegato a tempo determinato in una municipalizzata che gestisce farmacie comunali.

Ho fatto questo salto nel buio perché mi ero stufato di non essere mai a casa, stare poco in famiglia, guidare troppo e lavorare in orari serali e nei fine settimana, oltre ad avere un capo lunatico ed un ambiente di lavoro tossico. Questo pur essendomi preso belle soddisfazioni economiche e professionali.

Alla fine il salto nel buio è stato ripagato, tre giorni fa ho firmato l’indeterminato con annessa promozione di un livello, guadagno comunque qualcosa meno rispetto a prima ma non mi porto più il lavoro a casa, faccio 14 km al giorno ed ho tanto tempo per la farmiglia pur facendo ancora un lavoro in un ambito che mi piace e che conosco bene e con un ambiente di lavoro sereno.

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