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Alfa Romeo: un blasone ed una gloria senza frontiere.


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Con i fiammeggianti elmetti luccicanti alla luce del sole le invincibili legioni romane imperversavano a nord dell’Italia. Capitanate da Giulio Cesare conquistarono gran parte dell’Europa nel primo secolo Avanti Cristo, e la trionfante aquila romana diventò il simbolo del comando.

Nel ventesimo secolo un’altra invasione eruppe dalla penisola italiaca. Questa volta fu una serie di strabilianti auto rosse di Milano. Con la precisione e l’efficienza delle legioni di Cesare stabilirono rapidamente il dominio sulle piste da corsa dell’intera Europa. Capitanate da Vittorio Jano ed Enzo Ferrari, le Alfa Romeo spazzarono via tutta la concorrenza. Avevano per simbolo un’insegna pacifica, uno stemma che mostrava una croce, ma le automobili erano feroci tanto quanto l’antica e furiosa aquila romana.

Il sentimento della maggioranza è che Alfa Romeo ha prodotto le più grandi auto da corsa di tutti i tempi. La rivendicazione è contestata dai fanatici Bugatti, ma basta dare un’occhiata ai record delle corse per chiarire la questione. Sebbene le macchine Bugatti hanno vinto più corse di tutti i tipi, Alfa Romeo, finchè la casa non si ritirò dalle competizioni, ha stabilito un record di vittorie nei Grand Prix internazionali che si colloca decisamente al di sopra di Bugatti e del terzo posto di Mercedes.

L’azienda Alfa Romeo ha avuto un’origine francese all’inizio del secolo. Alexandre Darracq costruì una fabbrica a Napoli nel 1906 per assemblare le sue auto. Egli mise anche un servizio assistenza ed un ufficio vendite a Milano e cominciò a vendere le sue auto in Italia. L’impresa fallì nel giro di tre anni e l’intera proprietà fu acquistata da un gruppo di finanzieri italiani che riconvertirono la Darracq secondo i loro gusti. Diedero alla nuova azienda un nome piuttosto imponente, “ Anonima Lombarda Fabbrica Automobili.” Una rapida ricognizione delle iniziali tirerà fuori “ALFA”, una boccata più facile anche per quelli che possono domare le rotolanti sillabe italiane.

Una successiva manovra finanziaria mise un uomo chiamato Nicola Romeo a capo dell’azienda ed alla fine della prima Guerra mondiale si sfoggiò il nome Alfa Romeo. La confraternita delle corse lo accorciò familiarmente in Alfa, forse perché quello era giusto quanto si poteva pronunciare nel tempo che una delle abbaglianti gareggianti rosse impiegava a sfrecciare davanti alla postazione dei punteggi.

L’importante storia delle corse delle auto Alfa Romeo comincia nel 1924. Un anno prima l’azienda aveva reclutato Vittorio Jano come capo disegnatore. Gli fu dato un obiettivo primario: costruire una macchina vincitrice di premi. Questo è un lavoretto che a volte richiede molti anni di sviluppo, ma nel 1924 l’Alfa P2 di Jano vinse il campionato mondiale.

Da quel momento in poi Alfa Romeo divenne un nome col quale fare i conti. Nel 1929 Jano introdusse una sportiva da corsa sovralimentata con cilindrata di soli 1750 cc. Tre di queste minuscole auto da corsa con la loro classica carrozzeria Zagato batterono le migliori auto che l’Europa potè offrire nella corsa del Trofeo Turismo nel 1930. In una pioggia a dirotto i piloti italiani Nuvolari, Campari e Varzi guidarono alla loro maniera sulle curve sdrucciolevoli che lasciarono le enormi Bentley e Mercedes girare senza speranza.

Quando la bandiera della fine si abbassò le Alfa si ritrovarono nei primi tre posti. Questo fatto rese Alfa Romeo un serio pericolo nel campo degli sport automobilistici; ma non appena i Gran Premi divennero più specialistici la vecchia P2 non potè più stare insieme con le nuove Bugatti e Mercedes. Jano tornò al suo tavolo da disegno e nel 1932 produsse una delle più famose auto da corsa mai costruite. Era l’Alfa Romeo P3.

Quest’invincibile auto significò per tre anni il dominio italiano sulle piste da corsa.

Così come Adolf Hitler foraggiò Mercedes ed AutoUnion così il dittatore italiano Benito Mussolini mise i fondi del suo Stato Fascista nella fabbrica Alfa Romeo. Entrambi i dittatori vollero il prestigio nel mondo dello sport, ma nel 1935 i nazisti spinsero avanti. Alfa Romeo non trionfò più nuovamente fino a quando le fiamme della seconda guerra mondiale non si estinsero, ma il 1935 fornì il brivido finale.

Alla corsa del Nurburg Ring in Germania, Tazio Nuvolari portò alla linea di partenza la sua vecchiotta Alfa P3. Davanti a lui c’erano le macchine Auto Union e Mercedes Benz lucenti argento, ognuna più veloce della sua Alfa. Ma già anche nel 1935 il nome Nuvolari era una leggenda. Qualsiasi auto col fiero Mantovano al posto di guida era una potenziale vincitrice. Fu Nuvolari che praticamente stabilì la moderna tecnica da corsa. Egli fu uno dei primi ad usare deliberatamente la deriva sulle quattro ruote come metodo di affrontare le curve ad angolo stretto, e nelle sue mani una macchina sembrava prendere il suo stesso temperamento brillante.

Quando la corsa partì, la vecchia Alfa P3 si perse tra le tuonanti auto tedesche, ma la tempistica dimezza-secondi sulle curve di Nuvolari gli permise di sorpassare un’auto dopo l’altra. Al decimo giro il Mantovano era in testa, ma un disastroso pit stop lo rimise indietro al quinto posto. La pompa della benzina dei box si ruppe e l’Alfa dovette essere rifornita versando il carburante direttamente dalle taniche. Vennero persi più di due minuti e quando Nuvolari ripartì fu così dura come se si trattasse di un nuovo tipo di gara da correre.

Ma qui l’abilità da maestro dell’italiano a far scivolare un’auto sulle curve ad angolo cominciò ad essere dimostrata. Egli frustò la sua Alfa con precisione attraverso le 180 curve della pista del Nurburg Ring e giro

Dopo giro si avvicinò all’auto che capeggiava la corsa. Era una Mercedes con Von Brauchitsch che guidava una gara sicura. Improvvisamente il suo capo corsa gli segnalò l’avvicinamento di Nuvolari. Von Brauchitsch aprì la Mercedes al limite, ma l’astuto Nuvolari, che ritagliava ancora recondi dal suo ultimo tempo sul giro si avvicinò sempre di più. Il tedesco sforzò la sua auto giro dopo giro, consumando gomma dai suoi pneumatici, ma la guida precisa di Nuvolari mandava l’Alfa ad affrontare le curve strette ancora più velocemente ed in maniera ancora più pulita. Egli sapeva che non erano rimasti abbastanza giri per riuscire a raggiungere la veloce Mercedes, ma calcolò che una continua pressione avrebbe potuto spingere Von Brauchitsch a guidare oltre i limiti della sua Mercedes. Durante il giro finale il pilota tedesco, che ora portava la sua Mercedes sulle curve il larghe e stridenti scivolate, alla fine spogliò una gomma posteriore. Nuvolari ruggì passando nella sua vecchia Alfa P3 e vinse. Il contesto prova che la velocità da sola non vince le corse. Dai ad un raffinato pilota una macchina che può manovrare con precisione ed egli sorpasserà macchine più veloci ma più goffe.

Questa corsa fu l’ultimo colpo dell’Alfa Romeo ante-guerra, ma subito dopo la seconda guerra mondiale comparve un successore dell’Alfa P3. Questo era l’Alfa 158 e quest’auto andò subito avanti per vincere qualsiasi cosa fosse in vista. Nel 1947 e 1948 le 158 vinsero quasi ogni evento importante, ed in molte gare monopolizzarono i primi quattro posti. Nel 1949 l’azienda decise di ritirarsi dalle corse e di concentrarsi su modelli per il mercato di consumo. Nel 1960 non si mise in campo un'altra squadra Alfa Romeo ufficiale, e l’Alfa non produsse un’altra vettura da Gan Premio. Ma la fabbrica milanese mise fuori alcune delle più fini ayto sportive e da turismo del mondo. I modelli Giulietta e Veloce dominarono le loro categorie nelle gare automobilistiche sportive in gran parte allo stesso modo di come fece negli anni precedenti la vecchia 1750 cc.

Nella storia della casa Alfa Romeo c’è sempre stata una stretta relazione tra le macchine da corsa ed i modelli di produzione. Le maggiori differenze stavano solo nelle carrozzerie. I motori rimanevano praticamente gli stessi, con i modelli stradali leggermente depotenziati per fornire minori prestazioni velocistiche. Anche oggi, la piccola Giulietta con il suo motore di 1300 cc richiede solo pochi aggiustamenti per trasformarla in un modello da corsa. Il campo di conquista per l’Alfa Romeo è oggi molto più modesto, ma guardate solo un gruppo di fiammanti Alfa rosse scattare dalla linea di partenza e forse, in un certo curioso modo, vi ricorderete delle antiche legioni romane che conquistarono l’allora mondo conosciuto duemila anni fa.

http://www.oldandsold.com/articles01/article824.shtml

Ho tradotto e postato l’articolo perché mi è parso bellissimo.

Dev’essere stato scritto molti anni fa perché quando parla dell’Alfa Romeo odierna si ferma alla Giulietta 1300.

Spero piaccia anche a chiunque abbia il tempo di leggerlo.

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Guest T a u r u s

E in alcune parti veramente meraviglia questo articolo dice che Alfa non ha vinto nessun gp dopo 35 non e' affatto vero con le Tipo C 8c-35 e Tipo C 12c-36 evoluzioni della P3 ha continuato a vincere anche nel 1936....

gran premi Stagione 1936 e coppe per vetture gp 1936.

Monaco:Rudolf Caracciola Mercedes Benz W25E(Alfa 4a e 5a)

Tripoli:Achille Varzi Auto Union C(prima alfa 5a)

-Barcellona:Tazio Nuvolari Alfa Romeo Tipo 12c(altra Alfa 3a)

Nürburgring:Bernd Rosemeyr Auto Union C(Alfa 2a,3a e 4a)

-Budapest:Tazio Nuvolari Alfa Romeo Tipo 12C(anche 4a un altra Alfa)

-Milano:Tazio Nuvolari Alfa Romeo 12c 36

Francia:Jean Pierre Wimille/Raymond Sommer Bugatti Type 57G

Germania:Bernd Rosemeyr Auto Union C(Alfa 3a)

Svizzera:Bernd Rosemeyr Auto Union C

Italia(monza):Bernd Rosemeyr Auto Union C(Alfa 2a,4a e 5a)

-Donington:Hans Ruesch/Dick Seaman Alfa Romeo Tipo C 8c-35

-Modena:Tazio Nuvolari Alfa Romeo 12c 36

-Vanderbilt Cup(USA):Tazio Nuvolari Alfa Romeo 12c 36

-Coppa Ciano:Tazio Nuvolari/Carlo Pintacuda Alfa Romeo 8c 35

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