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Tuning in Italia


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La personalizzazione dell’auto è un patrimonio Italiano (il marchio più famoso sicuramente Abarth anche se il fondatore nacque a Vienna) che negli ultimi anni è sempre stato ostacolato nel nostro paese. Personalmente credo che questo atteggiamento sia stato dettato più da interessi del costruttore Italiano che da una reale preoccupazione per la sicurezza come invece ci hanno sempre venduto.

L’articolo 78 del nostro vecchio codice della strada proibiva infatti qualsiasi modifica alla vettura se non autorizzata dal costruttore del Veicolo.

Il nuovo Codice Stradale Europeo, che l’Italia ha recepito ma ancora sembra non sappia come applicare integralmente, riconosce la personalizzazione dell’auto anche senza il nulla osta della casa costruttrice. Già il decreto Monti aveva visto nell’articolo 78 del C.d.S. una violazione alla libera concorrenza, dando infatti l’ultima parola alle case costruttrici in merito di personalizzazione dell’auto o anche al semplice cambiamento del diametro dei cerchi mantenendo invariato il rotolamento dello pneumatico.

Speriamo che qualche regolamento su come poter personalizzare in tutta sicurezza la nostra automobile, venga adottato al più presto anche in Italia come da vent’anni succede in altri paesi Europei come la Germania.

Copiare quello che fanno i Tedeschi potrebbe giovare all’intera economia Italiana. Molti automobilisti personalizzano la loro automobile anche se corrono il rischio di incappare in qualche tutore della legge troppo zelante che potrebbe sanzionarli (è successo anche per particolari omologati, quali marmitte sportive di una notissima marca Italiana).

Ci sono però moltissimi più automobilisti che desiderosi di rendere “unica” la propria auto, non lo fanno per paura di incorrere in sanzioni amministrative.

Regolamentare anche in Italia questo mercato, magari recependo le omologazioni del TUV Tedesco, consentirebbe un considerevole aumento del fatturato delle aziende del settore con un conseguente aumento dei posti di lavoro senza alcun intervento di sostegno da parte delle casse del Governo, ma come ben sappiamo, le cose semplici da fare in Italia sono quelle che mai sono prese in considerazione per cui continuiamo a demonizzare e a vessare un settore che negli anni 60 e 70 diede grande lustro alla creatività Italiana.

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