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Crisi economica 2011


TonyH

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articolo magari un pò "Urlato" ma molto interessante da Il fatto Quotidiano (giornale che NON LEGGO ASSOLUTAMENTE :lol: ci tengo a precisarlo)

Chi si è intascato 2mila miliardi di debito pubblico? Mistero

Questo è un post rivolto ai giovani che a breve si recheranno alle urne. Ai tanti che sono stati privati di una prospettiva di futuro, schiacciati da un debito che ha superato i 2mila miliardi. La cosa potrà far contorcere dalla rabbia, ma intendo qui svelare una specie di tabù. E cioè il “come vivevamo” delle generazioni che oggi hanno dai 50 anni agli 80 anni, che è la mia età. Se i giovani devono pagare il conto di tanti errori, bisogna guardare in faccia chi ha goduto di quel debito. Ma di ciò nessuno parla, perché è meglio l’idea che il debito sia una fatalità, una punizione divina: cari ragazzi non è così!

Io, da imprenditore che ha vissuto quel periodo, vorrei darvi qualche flash di vita dagli anni ’80, da quando il debito ha cominciato la galoppata. Voi che ora incrociate la coda di italiani alla Caritas, immaginate nel centro di Milano le code fuori dalle gioiellerie, dalle pelliccerie, dai negozi di lusso. In quegli anni l’Italia era tra i maggiori paesi importatori di Champagne e di Cachemere. Vedevo famiglie comprare anche dieci pullover di Cachemere scozzese Ballanthine, Breamar e Drhumor. Erano anni in cui la politica si faceva garantendo assunzioni nelle società pubbliche, bastava una tessera per avere un posto per sé o per il figlio, o una pensione a 40 anni. Tutti spendevano a babbo morto, circolava una quantità di denaro impressionante. Io certi giorni, nei miei negozi non sapevo come trasportare in banca la quantità di contante. C’era gente disposta a pagare il 30% in più per avere in anteprima l’ultimo modello di Mercedes. Il settore del tessile, la Moda, esplodeva e in centro venivano rilevate vecchie rivendite a prezzi miliardari, per ospitare boutique. C’erano marchi che si rifiutavano di venderti il capo se non tramite raccomandazione. Nasceva uno stilista al giorno, ovunque si vedevano o si ospitavano defilé. Lo Stato finanziava imprese a gente senza né arte né parte, poi in caso di fallimento (spesso avveniva nel giro di breve tempo) rilevava l’azienda con tutti i dipendenti e la trasferiva in qualche ente. Per il tessile c’era la GEPI ente statale nel quale confluivano le aziende fallite. Così lo Stato giorno dopo giorno si ingrossava, e le tasche dei politici si riempivano, e gli italiani avevano l’illusione di vivere nel Bengodi. Tanto bastava svalutare la moneta per far riquadrare i conti, cosa che ci rendeva invisi agli altri paesi. Ma a noi non interessava: noi brindavamo a Champagne.

Erano tempi in cui ai costruttori bastava qualche mazzetta e potevano costruire ovunque o condonare qualsiasi porcheria. Il tempo di vendere il primo piano di una palazzina e il prezzo del secondo era già raddoppiato. Al contempo si potevano rilevare vecchi appartamenti fatiscenti in centro città o in zone balneari per pochi milioni di vecchie lire, immobili che oggi valgono milioni di euro, autentici patrimoni. Erano tempi in cui lo Stato vendeva titoli con rendimenti fino al 22%, con quei ricavi famiglie riuscivano a comprarsi la casa. Tutti avevano il posto fisso perciò le banche erano disposte a finanziare ogni cosa, diffondendo un consumismo insaziabile. Non solo, gli orari ridotti (molti dipendenti finivano il turno di lavoro alle 14) consentivano di svolgere anche più attività collaterali. Vedevo imprenditori escogitare ogni strategia pur di fregare lo Stato, che era cosa facile, perché i controlli erano scarsi o ridicoli. Anche l’ultimo arrivato semi-analfabeta, in quelle condizioni poteva diventare un imprenditore di successo. Tutti guadagnavano e i campi da golf, le località sciistiche, i circoli velistici si affollavano di finti o presunti “signori”.

Potrei continuare, ma il concetto è chiaro. E’ stata una fase scellerata che con Tangentopoli ha solo cambiato faccia ma non natura. Berlusconi ne è l’erede e non fa che riproporre quel modello ancora oggi. Accusa Monti per gli indici negativi, e nessuno a chiedere: Cavaliere ma cosa sta dicendo? Che cosa c’entra Monti? Perché le cause affondano in quegli anni di follia.

Tornando ai giovani, io esorto quelli che ancora non l’hanno fatto, a smitizzare quel periodo e quel tipo di crescita fallimentare. E soprattutto con il vostro voto, fate scontare le responsabilità a chi vi ha rubato il futuro.

Chi si è intascato 2mila miliardi di debito pubblico? Mistero - Paolo Boggi - Il Fatto Quotidiano

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7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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Negli anni 60 e 70 il boom era dovuto al piano Marshall :P

Abbiamo sempre vissuto sopra le nostre possibilita', come siamo teneri :P

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.......

[h=1]Ue, deficit esplode in Francia. In Italia sotto controllo[/h]

Di Francesca Gerosa

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Mentre l'Italia sembra sulla buona strada per uscire dalla procedura di deficit eccessivo, la Francia ha ancora parecchia strada da fare. Per la Commissione europea il rapporto deficit/pil dell'Italia nel 2012 si attesterà al 2,9%, mentre sarà al 2,1% nel 2013 e 2014. Non si può dire altrettanto per la Francia: la Ue ha rivisto la stima di deficit/pil 2012 da 4,5% a 4,6% e per quest'anno da 3,5% a 3,7%.

Il ministro francese dell'economia, Pierre Moscovici, si giustifica facendo di tutta l'erba un fascio: "l'attuale crisi che scuote l'Europa è un marasma collettivo a cui serve una risposta collettiva", ha detto, riferendosi anche ai pessimi dati sulla crescita della Francia. Secondo le stime di Bruxelles, il pil francese crescerà solo dello 0,1% nel 2013 (+1,2% nel 2014).

Ma poi il ministro si arrende all'evidenza. Sottolineando che la Francia non ha nessuna intenzione "di aggiungere l'austerità alla recessione", quindi non adotterà manovre aggiuntive, ha lanciato un esplicito segnale sulla volontà di avvalersi della possibilità di ottenere dall'Ue tempi supplementari sul risanamento dei conti pubblici.

"Ci sono le condizioni per chiedere un rinvio dell'obiettivo nominale previsto sul 2013" in termini di deficit, ha precisato Moscovici, rassicurato già questa mattina dal commissario Ue per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, il quale ha annunciato che esiste la possibilità di concedere più tempo a Parigi per centrare gli obiettivi fiscali accordati con l'Unione europea, se il Paese avrà messo in atto le riforme necessarie. La questione verrà valutata nuovamente a maggio.

"Se le prossime previsioni economiche, attese a maggio, mostreranno che l'aggiustamento fiscale è oltre l'1% annuo nel periodo tra il 2010 e 2013 e se degli eventi economici inattesi dovessero avere conseguenze non favorevoli per le finanze pubbliche della Francia, allora l'obiettivo di un deficit sotto il 3% potrebbe essere posticipato al 2014", ha affermato Rehn.

Il membro del Direttivo della Bce, Joerg Asmussen, ha comunque incalzato il governo francese a fare il possibile per centrare l'obiettivo sul deficit, aggiungendo che nel caso in cui questo non avvenga, Parigi dovrà prendere tutte le misure "urgenti" per avvicinarsi il più possibile al target del 3%. Asmussen ha osservato che, da questo punto di vista, Parigi ha una particolare responsabilità nel garantire la stabilità nell'Eurozona.

Ue, deficit esplode in Francia. In Italia sotto controllo - Milano Finanza Interactive Edition

già Zarathustra

"la 4C sarà un trabiccolo per incompetenti" (Ipse dixit)

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La crescita economica degli anni '60/'70 non è mai esistita, poiché a partire dalla metà degli anni 60 cominciò un periodo di rallentamento dell'economia e negli anni '70 iniziò una vera e propria recessione, anche a causa delle crisi petrolifere di quel decennio.

C'è stata una vertiginosa crescita economica negli anni '50/'60, ma era dovuta alla necessità di ricostruire una nazione devastata dalla Guerra. Ciò, assieme ai sovvenzionamenti del Piano Marshall, innescò un circolo virtuoso di creazione di nuovi posti di lavoro, aumento della ricchezza della popolazione, aumento della sua propensione all'acquisto, aumento della richiesta di beni di consumo, aumento della produzione industriale, aumento dei posti di lavoro… Ma quando non ci fu più nulla da ricostruire, tale circolo virtuoso cominciò a rompersi e questo provocò il rallentamento di cui ho parlato poc'anzi.

Da lì in poi la nostra storia economica è stata un susseguirsi di rallentamenti legati ai nostri decennali problemi e di riprese agevolate dal basso costo della nostra manodopera. Questo finché il giochino si è rotto definitivamente, con le conseguenze che stiamo vivendo.

non sono d'accordo per il semplice motivo che è vero che la ricostruzione è stata il principale stimolo alla crescita negli anni 50/60, ma la diffusione del benessere derivata da ciò ha generato una propensione al consumo e quindi uno sprint della domanda interna con conseguente aumento della crescita.

non puoi spiegare il boom dell'automobile, dell'alimentare, del tessile e degli elettrodomestici con la ricostruzione post bellica dai.. ;)

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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non puoi spiegare il boom dell'automobile, dell'alimentare, del tessile e degli elettrodomestici con la ricostruzione post bellica dai.. ;)

Come no? Senza il Piano Marshall l'italia come paese industriale avrebbe smesso di esistere. Tutto quello che dici tu è vero, ma viene dopo e grazie all'intervento degli USA. Sono due visioni compatibili, che vanno agganciate, non contrapposte.

già Zarathustra

"la 4C sarà un trabiccolo per incompetenti" (Ipse dixit)

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