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Crisi economica 2011


TonyH

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I più attivi nella discussione

I più attivi nella discussione

Fuori dal linguaggio giuridico il termine corporazione è raramente utilizzato con il significato proprio di cui si è detto; viene, invece, frequentemente utilizzato per indicare, ..... e con intento polemico, quelle categorie professionali, e le rispettive associazioni, che difendono in modo intransigente propri interessi particolari e privilegi.

Corporazione - Wikipedia

Non volevo offendere nessuno ma la definizione impropria riferita alle mie parole è un parere personale..

Essendo i lavoratori tutti e quelli difesi, obbiettivamente, non tutti non credo che sia un termine improprio..

Insomma senza girarci intorno, fare una riforma del lavoro che faccia assumere una linea europea anche alla nostra penisola non è un optional, è una necessità.

I veti incrociati di queste ore giocano con il fuoco in una maniera che definire preoccupante è un eufemismo.

Nessuno infondo invoca la Cina:

In attesa del vertice esecutivo -sindacati sulle nuove regole del lavoro

Come si licenzia in Europa

Più libertà alle aziende, più tutele ai lavoratori

MILANO - Il nodo al centro della trattativa tra governo e sindacati resta l'articolo 18. L'esecutivo guarda al modello nord europeo e, in particolare, a quello tedesco. Ma come si licenzia in Europa? La formula più accreditata è quella che garantisce più flessibilità, ma anche più tutela ai singoli lavoratori.

GERMANIA - Fra il 2003 e il 2005 è stato profondamente riformato il mercato del lavoro, reso molto più flessibile. I disoccupati sono molto diminuiti, dai 5 milioni del 2006 ai 2,7 del 2011. Il sussidio di disoccupazione (67% dell'ultimo stipendio netto) è concesso per un anno dopo la perdita del posto. Dopo si ricevono altri sussidi: 680 euro per un appartamento (inclusi 374 euro calcolati per vivere) e l'assicurazione sulla salute. Il licenziamento è più facile per le imprese con meno di 10 dipendenti. Per le altre va giustificato. I contratti a tempo determinato possono essere rinnovati fino a due anni e per non più di tre volte.

GRAN BRETAGNA - I contratti di lavoro si dividono in employment (rende il lavoratore un dipendente) e services (regola uno scambio di prestazioni, chi lo firma resta di fatto in proprio). Non esiste la contrattazione collettiva nel settore privato e sempre meno nel pubblico. Esistono clausole che proteggono dal licenziamento senza giusta causa: il lavoratore può fare ricorso al tribunale e chiedere un indennizzo. In caso di riduzioni collettive del personale per ragioni economiche, l'azienda deve garantire al lavoratore indennizzi.

FRANCIA - I licenziamenti individuali sono più facili che in Italia. Il lavoratore cacciato senza giustificato motivo ha diritto solo a un risarcimento (minimo sei mesi di stipendio). Il licenziamento per motivi economici è possibile solo in caso di chiusura o trasformazione dell'attività, come nel caso di fallimento o di ristrutturazione. Il datore di lavoro ha però l'obbligo di proporre all'impiegato misure di riconversione e di riqualificazione prima del licenziamento. Quanto ai sussidi per la disoccupazione, sono finiti i tempi delle vacche grasse. I beneficiari sono infatti sottoposti a regole molto più stringenti rispetto al passato, con l'obbligo di dimostrare con estrema regolarità che sono alla ricerca di un lavoro.

DANIMARCA - Il modello della flexicurity (fusione dalle parole inglesi flexibility e security) dà alle aziende margini più ampi per licenziare i propri dipendenti rispetto al resto dell'Unione, ma offre ai dipendenti una maggiore tutela. Il lavoratore licenziato percepisce il 90% dell'ultima retribuzione per il primo anno di disoccupazione, l'80% per il secondo, il 70% per il terzo e il 60% per il quarto. L'azienda paga il sussidio e aiuta il lavoratore a trovare un nuovo lavoro, con corsi di formazione. Il modello ha portato la Danimarca ad avere un basso livello di disoccupazione.

SPAGNA - Il dipendente a tempo indeterminato può essere licenziato anche senza giusta causa. L'azienda è tenuta solo a versargli un risarcimento, che la riforma del mercato del lavoro varata dal governo Rajoy in febbraio ha ridotto di molto: 20 giorni invece di 45 per anno di lavoro (per 12 anni al massimo) per le imprese in difficoltà, 33 per le altre (per 24 anni al massimo invece di 42).

Via Corsera

Modificato da Motron

Fiat Punto I 55 sx '97

Fiat Punto II restyling 1.2 60cv '04

Toyota Prius V2 '06

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Si eleggono le coalizioni che si impegnano a formarlo, che poi cambino idea a metà strada è un discorso diverso

Le coalizioni non si impegnano a niente o se lo fanno è un impegno assolutamente non vincolante.

Diciamo le cose come da Costituzione: si eleggono i Parlamentari, il Presidente della Repubblica nomina il presidente del consiglio e i suoi ministri, il Parlamento dà la fiducia e lo fa senza vincolo di mandato popolare. La conseguenza è che le coalizioni si possono disfare e rifare nel corso della legislatura.

In nessun modo si può parlare di necessità di legittimazione popolare per un governo.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Insomma senza girarci intorno, fare una riforma del lavoro che faccia assumere una linea europea anche alla nostra penisola non è un optional, è una necessità.

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Occhio però che non è che qualsiasi cosa faccia uno stato europeo deve essere necessariamente giusta:

in Spagna l'ultima riforma è una colossale porcata!

Pensa che lì un' azienda che licenzia per motivi economici (tra l'altro basta un leggero calo degli utili per 9 mesi per rientrare in questa categoria....) non ha nessun vincolo temporale sulle nuove assunzioni, può assumere il giorno dopo che ha licenziato (ma non eri in crisi?)! ciò significa che può far fuori 50enni ben pagati sostituendoli con 30enni precari, in Spagna si và verso la legge della giungla!

Fortunatamente pare che Monti voglia mettere dei paletti precisi sui licenziamenti economici (oltre a garantire indennizzi molto più consistenti), l'erba del vicino NON è sempre la più verde...

PS: ma invece la sorte deli sfigati che sono in mobilità lunga e con la riforma delle pensioni ora si ritrovano senza reddito per 3, 4 o 5 anni non interessa a nessuno? (politica, sindacati e giornalisti)

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Occhio però che non è che qualsiasi cosa faccia uno stato europeo deve essere necessariamente giusta:

in Spagna l'ultima riforma è una colossale porcata!

Pensa che lì un' azienda che licenzia per motivi economici non ha nessun vincolo temporale sulle nuove assunzioni, può assumere il giorno dopo che ha licenziato (ma non eri in crisi?)! ciò significa che può far fuori 50enni ben pagati sostituendoli con 30enni precari, in Spagna si và verso la legge della giungla!

In Italia i vincoli temporali sulle nuove assunzioni (6 mesi) sono specificati solo per il licenziamenti conseguenti alle procedure di mobilità e, in via di interpretazione analogica, per i licenziamenti plurimi individuali.

Il classico licenziamento per giustificato motivo oggettivo in seguito a soppressione della mansione o del posto di lavoro, non dà diritto ad alcuna precedenza. Certo è che se io sopprimo la mansione, licenzio il lavoratore e successivamente ne assumo un altro per svolgere le mansioni asseritamente soppresse, ciò potrà essere usato contro di me in sede di impugnazione (evidentemente il giustificato motivo oggettivo era farlocco).

Nei casi in cui il diritto di precedenza opera, comunque non è possibile procedere alla costituzione forzata del rapporto di lavoro da parte del giudice, ed il lavoratore in questione al massimo potrà agire per il risarcimento del danno.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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interessante articolo su repubblica riguardo alla cina

Due motori su tre perdono colpi: la ripresa mondiale soffre, affondata dall´eurozona ma ora anche dall´improvvisa debolezza della Cina. Sui mercati soffia un vento di paura. Solo l´America (terzo motore) sembra solida, ma basterà? Time getta un dubbio anche su questo: dedica la copertina alla gracile crescita Usa, la rappresenta come un magrolino che gonfia un bicipite rachitico. A creare lo sconforto sui mercati è stata una raffica di dati "concordi" fra eurozona e Cina. I 17 paesi dell´area euro sono entrati ufficialmente in recessione, ancora più presto del previsto, con il secondo trimestre di crescita negativa. Gli ordinativi all´industria europea sono scesi del 2,3% a gennaio, e da questa caduta dell´attività produttiva non si salva più nemmeno la Germania.

Dunque la manna monetaria della Bce, l´inondazione di liquidità offerta da Mario Draghi al sistema creditizio, non basta a compensare l´effetto depressivo dell´austerity. Ma se l´eurozona è ormai da tempo il "buco nero" della crescita globale, le difficoltà della Cina sono più recenti e preoccupanti.

Fino a non molto tempo fa, si guardava a Pechino come al "cavaliere bianco" in grado di salvare l´Occidente dalla recessione, grazie alla crescita vigorosa e alla massa di capitali disponibili per investimenti all´estero. La Repubblica Popolare resta una locomotiva, ma le sue previsioni di crescita si sono ridimensionate: il premier Wen Jiabao le ha abbassate al 7,5% per il 2012.

E´ un rallentamento, dopo anni in cui il Pil cinese cresceva al 10%. Il fatto è che la Cina non può non risentire del disastro europeo: l´Ue nel suo insieme supera gli Stati Uniti come mercato di sbocco per le esportazioni made in China. Scatta la classica spirale perversa: gli europei comprano meno prodotti cinesi, la Repubblica Popolare rallenta, e quindi a sua volta compra meno tecnologie tedesche.

Ancora più preoccupanti sono altri fattori, di natura interna, che influiscono sul rallentamento cinese. Pechino avrebbe i mezzi per varare una manovra di spesa pubblica pro-crescita. Il problema è che la Cina ha già sovra-investito in progetti titanici di opere pubbliche, infrastrutture, impianti industriali. Ha anche gonfiato la sua bolla speculativa nel mercato immobiliare. Le banche cinesi sono piene di crediti ad alto rischio, per aver finanziato il boom del mattone o i progetti megalomani di infrastrutture.

Un rapporto della Banca mondiale evoca il rischio che la Cina possa finire dentro la «trappola dei paesi a reddito medio»: è la situazione in cui si trovarono Giappone e Corea del Sud, dopo aver esaurito la fase del primo decollo industriale. Per uscire dalla trappola bisogna riconvertirsi a un nuovo modello di sviluppo, spostarsi su tecnologie avanzate, sviluppare i consumi interni: cambiamenti non facili da applicare a un gigante da 1,3 miliardi di abitanti.

Fra le potenze emergenti che appartengono al club dei Bric, il Brasile ha subìto una frenata peggiore di quella cinese, quest´anno la sua crescita si limiterà al 3,5%. Tiene meglio l´India che aggancerà la Cina con la stessa velocità di sviluppo, 7,5%. Ma sia India che Brasile, come la stessa Cina, in questa fase di transizione stanno adottando politiche sempre più protezioniste. Quindi per le economie occidentali i Bric saranno mercati meno penetrabili.

Solo l´America si salva da questo quadro di peggioramento. In tre mesi ha creato 734.000 posti di lavoro in più, al netto dei licenziamenti. E´ il migliore risultato dall´aprile 2006, cioè prima della grande crisi. Il Pil americano sta accelerando, quest´anno potrebbe chiudersi con un rialzo del 2,8%. Ma la copertina di Time sulla ripresa "schiappa" coglie nel segno. La disoccupazione resta su livelli storicamente elevati, all´8,3%.

E questi ritmi di crescita non sono quelli a cui l´America era abituata nelle fasi post-recessione, quando solitamente rimbalzava in modo ben più vigoroso. La spiegazione? L´ipotesi più ottimista dice che questa crescita è moderata perché gli americani hanno finalmente messo la testa a posto, ed è in corso una riduzione dei debiti delle famiglie: dolorosa ma necessaria, questa impedisce un vero boom dei consumi.

Un´altra teoria, ha catturato l´attenzione della Fed. Sostiene che il ritmo di crescita rallenta in modo irreversibile per ragioni demografiche: è venuto meno quel serbatoio di popolazione lavorativa che furono per molti decenni le donne in entrata per la prima volta nella popolazione attiva.

tempo fa si erano viste inquietanti foto di città fantasma costruite esclusivamente per sostenere la crescita del colosso

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Sempre sulla Cina, dal Guardian via Corsera: (davvero brillante l'infografica)

Dieci anni di Cina (con finale aperto) di Marco Del Corona

La morale delle opache convulsioni che stanno attraversando i vertici di Pechino è che la transizione di poteri del prossimo autunno sarà meno semplice di quella di 10 anni fa, con il passaggio da Jiang Zemin a Hu Jintao. Gli equilibri all'interno del Politburo, e dunque tra le diverse anime e personalità del Partito comunista, andranno ridefiniti, e non sarà un pranzetto di gala. I dieci anni che si chiuderanno con il congresso del Pcc sono quelli in cui il già mirabolante miracolo cinese è decollato: come sintetizza una brillante infografica pubblicata dal Guardian, si va dall'ingresso nella Wto al sorpasso delle tradizionali potenze economiche fino a raggiungere la seconda posizione, dalla Sars (con le relative lezioni sulla gestione dell'informazione) all'Olimpiade del 2008, dalle tensioni etniche in Xinjiang culminate col massacro del luglio 2009 all'incancrenita questione tibetana, dall'esplosione del web al Nobel per la Pace assegnato al dissidente Liu Xiaobo... Il congresso segnerà un trapasso epocale. Qualunque cosa accadrà, non si tornerà indietro: non strade a ritroso, casomai un'evoluzione diversa.

China: a decade of change - interactive timeline | World news | guardian.co.uk

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io ho possato ultimi tre giorni a Malta per un probabile inizio di collaborazione con delle aziendi locali....quello si che è un Stato Strano....cmq i ragazzi prendono lo stipendio per andare all'università....crescono con un +5% all'anno....tra un paio d'anni saranno la Montecarlo affacciata sul continente Africano....

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Bon, tanto per allargare gli orizzonti:

da James K. Galbraith

"La crisi finanziaria dell'ultimo decennio originata negli USA e diffusasi in Europa è la più grande ondata di crimine finanziario organizzato della storia umana"

« I principali membri attivi della professione di economista, la generazione che ha attualmente 40-50 anni, si sono uniti in una specie di politburo del pensiero economico corretto. In generale, come ci si deve aspettare da qualsiasi club di gentiluomini, si sono messi dalla parte sbagliata in tutte le questioni politiche importanti, e non solo di recente ma da decenni. Predicono disastri quando non succedono. Negano la possibilità di eventi che invece accadono. Si esibiscono in una sorta di fatalismo sulla “inevitabilità” di un problema (la disuguaglianza salariale) che subito dopo inizia a diminuire. Si oppongono alle riforme più fondamentali, più decenti e importanti, offrendo al loro posto dei placebo. Sono sempre sorpresi quando qualcosa di negativo (come una recessione) accade veramente. E quando finalmente si accorgono che certe posizioni sono divenute insostenibili, non rimettono in discussione le loro idee. Semplicemente, cambiano discorso. »

Oppure:

L’economista italo-danese Bruno Amoroso, allievo prediletto di Federico Caffè, non ha dubbi: l’euro così com’è non regge e va riformato. Ma è inutile sperare in un’unione monetaria e fiscale ancora più stretta. «Le economie di Grecia e Italia sono molto diverse da quelle di Germania e Olanda e hanno bisogno di regole diverse. Per il bene di tutti». La sua soluzione è lo sdoppiamento dell’euro in uno di serie A e uno di serie B, i cui parametri si adattino meglio alle necessità dei rispettivi Stati membri. «Tutti i sistemi monetari dopo dieci anni si sfasciano; non c’è niente di definitivo: perché l’euro dovrebbe durare per sempre»? Per Amoroso, che ha scritto “Euro in bilico”, le radici della crisi dell’eurozona affondano oltre oceano, nelle sedi delle cinque grandi banche d’affari, GoldmanSachs in testa, e delle tre agenzie di rating americane, che hanno lanciato una vera e propria offensiva «per riprendere il controllo del sistema economico e politico mondiale perso dagli Usa» nell’ultima decade. «La politica economica europea è oggi nelle mani dei grandi gruppi finanziari», sostiene, «che vogliono imporre i loro principi neoliberisti ai governi europei». Un esempio lampante è la richiesta d’inserimento del vincolo del pareggio di bilancio nella Costituzione. «Un’economia deve avere la libertà di non avere il bilancio pubblico in pareggio. Ciò che conta è l’equilibrio contabile nazionale». L’Espresso, 30 Settembre 2011

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quoto la sostanza, ma è un po' la scoperta dell'acqua calda. che sia in atto una guerra finanziaria è un dato di fatto. Dalla svalutazione del dollaro alla vendita dei monnezza dei subprimes al fatto che le agenzie di rating sono conniventi

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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