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Crisi economica 2011


TonyH

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Se ricordo bene qualche problema su col agire nel recupero di quei capitali dal punto di vista legale.

Mi spiego, si sa che sono frutto spesso di evasione, ma come li tassi senza incorrere in ricorsi di facile vittoria?

E' lo stesso problema che si è avuto coi capitali scudati.

Di questi ne vendono a secchiate.

Vedrete.

[scritto in data 18 Luglio 2013 - Riferito a Jeep Cherokee]

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I più attivi nella discussione

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Ma Austria e Germania hanno fatto un accordo simile se non sbaglio...

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Lo metto qua, perché credo possa interessare davvero a parecchi .... Moto Morini cerca personale qualificato:

Assunzioni in Moto Morini

'sti ca..o di ingegneri, oh :)

E il collaudatore? 8-) Parte la sfida 46enni contro pischelli ...:mrgreen:

Anche in Piaggio Avio assumono. Saputo ieri di un mio amico che è stato assunto là per un anno (neo-laureato in areospaziale). Ammetto che gli invidio il fatto che la sede di lavoro sia Finale Ligure :)

Segnalo questo bell'articolo su La Stampa

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[TD=class: titoloRub, colspan: 2]L'efficienza è l'unica via d'uscita[/TD]

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[TD=class: sezione, colspan: 2]IRENE TINAGLI[/TD]

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[TD=class: articologirata, colspan: 2]Di fronte agli ultimi dati dell’Istat sulla frenata dei salari si può reagire in due modi. Si può incolpare la crisi, o l’austerità di Monti e invocare nuove contrattazioni più generose o altre forme di supporto al reddito.

Oppure si può cercare di fare un ragionamento più approfondito per capire le radici del problema e quali soluzioni possano funzionare o no.

La questione dei salari in Italia, e del parallelo rapporto con i consumi (anch’essi stagnanti) è un problema reale e profondo, ma non c’entra tanto con la crisi né con l’austerità.

Ha radici più lontane, che hanno iniziato a manifestare i propri effetti prima della crisi. Già nel 2006 i dati dell’Eurostat mostravano come l’Italia avesse salari medi annuali inferiori del 20-30% rispetto a Paesi come Francia o Germania.

E nel 2007 l’allora governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, in una relazione presentata alla società italiana degli economisti, lanciò un allarme sulla stagnazione di consumi e salari che affliggeva l’Italia già da alcuni anni. Il vero problema, come indicava Draghi e come ha ribadito un paio di giorni fa l’attuale governatore Visco, risiede nella produttività. Proprio la Banca d’Italia in uno studio sui primi dieci anni di Unione Monetaria (1998-2008) ha mostrato come la produttività sia aumentata del 18% in Francia, del 22% in Germania e del 3% in Italia.

Se l’Italia non è in grado di trasformare in maniera efficiente i suoi fattori produttivi in prodotti e servizi competitivi sui mercati internazionali (e farlo su larga scala, non in pochissime nicchie), non possiamo aspettarci che aumentino le retribuzioni, il Pil, i consumi e quant’altro.

Affrontare il nodo della produttività è complesso, e un’analisi completa richiede più spazio di quanto conceda un editoriale. Ma è importante almeno ricordare che parlare di produttività significa parlare non solo di investimenti e nuove fabbriche, ma anche di servizi avanzati, istruzione della forza lavoro (di cui non si parla mai, come se fossimo tutti geni naturali quando invece siamo una delle forze lavoro meno qualificate d’Occidente), e un sistema di regole di mercato e di amministrazioni pubbliche trasparenti, snelle e funzionali.

La funzionalità ed efficienza del sistema in cui operano imprese e lavoratori è fondamentale, ed è data dalla semplicità e dai costi della burocrazia e dall’amministrazione pubblica, dalla qualità dei servizi che produce, così come dalla fluidità di certi mercati, perché più sono protetti e rigidi, più sono inclini a sprechi e inefficienze. Ed è ovviamente legata anche alla dinamicità del lavoro, intesa non solo come flessibilità in entrata ed uscita, quanto come flessibilità nell’organizzazione del lavoro, che è cosa diversa, perché implica poter cambiare rapidamente orari, turni, mansioni e riqualificazioni all’interno dell’azienda, cose complicate con l’attuale struttura della contrattazione.

Tutti questi cambiamenti hanno fatto e continuano a far paura, e l’incapacità di gestirli se non in modo confuso e spesso pasticciato ha portato alla situazione attuale. Il paradosso è che non di rado molte associazioni di categoria, aziende o persino cittadini, preferiscono ridurre un po’ la propria ricchezza pur di non essere costretti a cambiare modo di produzione, lavoro, studio o formazione. In pratica è come se negli anni passati fossimo stati testimoni di una sorta di scambio implicito tra mancanza di riforme complete da un lato e minori redditi dall’altra.

Prendiamo l’esempio della pubblica amministrazione: è vero, come giustamente ricorda il segretario Cgil Camusso, che questo settore ha gli stipendi bloccati da anni (ed è uno dei fattori che traina al ribasso i dati Istat), ma è anche vero che, in Italia come in Spagna o in Grecia, questi blocchi sono la conseguenza di una incapacità di riformarli e renderli più efficienti rispetto ai servizi che erogano.

Non potendo fare riforme che consentano di risparmiare risorse e migliorare l’efficienza legando i costi all’impegno e ai risultati (riforme sistematicamente vanificate da veti, proteste o da miseri accordicchi che le neutralizzano), l’unico modo per contenere la spesa è bloccare i salari. E’ un metodo sbagliato, ingiusto e inefficiente. Ma a quanto pare è l’unico fino ad oggi accettabile dalle varie «parti» in gioco. E nel settore privato sono emersi comportamenti e soluzioni diverse ma similmente distorte e distorsive ogni volta che si è provato a parlare di liberalizzazioni, riconversioni e così via. Anzi, piuttosto che investire in riforme e risorse per rendere i nostri mercati più aperti a nuovi settori, nuove tecnologie, e a tutto quello che poteva aiutare una riconversione del sistema produttivo, abbiamo speso miliardi per evitare tale riconversione e tenere in vita aziende stracotte e non competitive.

Il problema è che tutte queste mancate riforme alimentano ulteriori inefficienze «di sistema» che a loro volta si traducono in maggiori tasse, maggiori costi di produzione, e in prezzi più alti e/o prodotti e servizi più scadenti. Quindi non basta invocare controlli sui prezzi o rinegoziazioni centralizzate dei salari per risolvere la questione, perché non sono variabili «indipendenti» regolabili dall’alto, ma sono legate alla nostra capacità di cambiare il nostro modo di studiare, lavorare, produrre e gestire la macchina statale. Può sembrare una sfida impossibile, ma non lo è.

Molti Paesi hanno saputo superare crisi e debolezze, basta pensare alla recessione svedese di inizio Anni Novanta, con raddoppio del debito e decuplicazione del deficit, o alla stagnazione del Pil della Germania nei dieci anni dal 1995 al 2005. Paesi che ce l’hanno fatta con riforme profonde e spesso pesanti, ma motivate da un unico imperativo: il bisogno di cambiare per poter rinascere.[/TD]

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L'efficienza è l'unica via d'uscita - LASTAMPA.it

E' vero. Cambiare modo di lavorare è molto difficile. Specie in momenti di crisi, dove il cambiamento all'inizio è solo un lavorare di più (a volte MOLTO di più) di fronte a risultati avari.

Ma proprio in questi momenti bisogna cambiare per risollevarsi.

E invece, tra i vostri colleghi, nelle vostre realtà, quanti stanno reagendo? Quanti anzichè brontolare e basta per le tasse che aumentano e i soldi che diminuiscono si sbattono per trovare il modo di lavorare e guadagnare di più? Da me. Pochi.

Ripeto, nemmeno io sono diverso, ci sono passato pochi mesi fa....ma una volta schiaffeggiato (anche gli schiaffoni morali servono) ho reagito. Spero di non essere una mosca bianca.

In queste situazioni, ammiro molto gli anglosassoni, americani in primis. Perchè per quanti schiaffoni possano prendere, trovano sempre la forza di rimboccarsi le maniche, tirarsi su i calzoni, e vedere come ripartire. Spirito ben interpretato da questa cover del grandi Jhonny Cash....

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Anche in Piaggio Avio assumono. Saputo ieri di un mio amico che è stato assunto là per un anno (neo-laureato in areospaziale). Ammetto che gli invidio il fatto che la sede di lavoro sia Finale Ligure :)

A me un signore di Piaggio Aero (non avio :P) disse chiaramente che per gli aerodinamici pescano a Torino, per gli strutturisti a Milano. 3 anni fa si era bloccato tutto, ora cercano molti profili senior. Vuol dire che un po' di giro c'e', ottimo.

PS: il P-180 non si puo' sentire dal bordello che fa

Hanno la spiaggia sotto l'ufficio. Invidia profonda.

E invece, tra i vostri colleghi, nelle vostre realtà, quanti stanno reagendo? Quanti anzichè brontolare e basta per le tasse che aumentano e i soldi che diminuiscono si sbattono per trovare il modo di lavorare e guadagnare di più? Da me. Pochi.

Qui ci sarebbe da aprire un topic apposta :§

Di questi ne vendono a secchiate.

Vedrete.

[scritto in data 18 Luglio 2013 - Riferito a Jeep Cherokee]

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sull'efficienza tutto ok, tutto giusto, ma in effetti mi sto stufando anche io a farmi dare dell'ignorante: ogni lavoro che faccio è sempre diverso, se è lo stesso dell'anno prima, inevitabilmente son cambiate le regole, cambio provincia e si ricomincia da capo perché ci son regole diverse, cambio comune (5km di distanza) e ti chiedono cose differenti perché un tecnico decide che per lui si deve fare così..

Quelli che mi predicano officienza spesso e volentieri sono gli stessi che ti cambiano le carte in tavola ogni 3 x 2 e tu ti devi adeguare al volo, facendo pure spesso la figura dello stronzo con il cliente, che a presentazione fattura inevitabilmente te lo farà notare.

Infatti adesso son qui a rivedere delle pratiche che sono andate talmente per le lunghe che nel frattempo è cambiata la normativa. Alla faccia dell'efficienza.

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Neanche a me piace farmi dare dell'ignorante, beninteso.

Se ti danno dell'ignorante ci sono due strade:

- se hai un minimo di autostima e consapevolezza del tuo valore, ti girano le palle e vuoi dimostrare che non lo sei coi fatti

- brontoli, ma sotto sotto ti va bene, perchè non vuoi metterti in discussione.

Ecco, quanti scelgono la prima, e quanti la seconda?

E la burocrazia (che ci ucciderà) è uno splendido esempio della seconda. Piuttosto che dire "abbiamo fatto una procedura del cazzo, perchè non avevamo la minima idea di come si facesse quel lavoro" si ideano procedure sempre più bizantine.

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Quelli che mi predicano officienza spesso e volentieri sono gli stessi che ti cambiano le carte in tavola ogni 3 x 2 e tu ti devi adeguare al volo, facendo pure spesso la figura dello stronzo con il cliente, che a presentazione fattura inevitabilmente te lo farà notare.

Infatti adesso son qui a rivedere delle pratiche che sono andate talmente per le lunghe che nel frattempo è cambiata la normativa. Alla faccia dell'efficienza.

Quoto, sono quelli che fanno i casini più grossi e gli altri si devono adeguare, altrimenti sono dei poveri scemi. Punto di vista tipico anglosassone "solonoicelabbiamoedoro".

Poi, quali sarebbero i servizi avanzati? E le nuove tecnologie?

La Germania è la Germania perché ha un'industria formidabile, mica perché ha le nuove tecnologie...le nuove tecnologie al massimo supportano il sistema, ma la macchina che regge il tutto è la cara, vecchia catena di montaggio...l'unica parte che condivido è quella sulla p.a....lì c'è da lavorare parecchio.

Neanche a me piace farmi dare dell'ignorante, beninteso.

Se ti danno dell'ignorante ci sono due strade:

- se hai un minimo di autostima e consapevolezza del tuo valore, ti girano le palle e vuoi dimostrare che non lo sei coi fatti

- brontoli, ma sotto sotto ti va bene, perchè non vuoi metterti in discussione.

...

Toni, non diciamo balle, per favore: gli italiani non sono ignoranti, è una certa parte del mondo che li ritiene tali perché si sente semplicemente tale senza esserlo.

In Italia, costoro, lo dimostrano da secoli. Tra invasioni, stragi, furti di ogni genere, aziende floride acquisite e trasformate in meri punti vendita dalle nuove controllanti (per incapacità dei maGnagers di queste ultime) che hanno succhiato tecnologie, brevetti e portafogli clienti, magari dopo che le succitate aziende, da italiane che erano, non aveva mai chiuso un esercizio in rosso...adesso il credito è esaurito e non si concede più nemmeno lo scarto del grasso.

Modificato da justjames

"Ah! Rotto solo semiasse, IO KULO ANKORA!" (cit.)

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Neanche a me piace farmi dare dell'ignorante, beninteso.

Se ti danno dell'ignorante ci sono due strade:

- se hai un minimo di autostima e consapevolezza del tuo valore, ti girano le palle e vuoi dimostrare che non lo sei coi fatti

- brontoli, ma sotto sotto ti va bene, perchè non vuoi metterti in discussione.

Ecco, quanti scelgono la prima, e quanti la seconda?

E la burocrazia (che ci ucciderà) è uno splendido esempio della seconda. Piuttosto che dire "abbiamo fatto una procedura del cazzo, perchè non avevamo la minima idea di come si facesse quel lavoro" si ideano procedure sempre più bizantine.

il problema nel mio campo è ancora diverso: non esistono procedure. Anzi ce ne sono troppe perché troppe sono le leggi in materia. Per cui ogni tecnico/controllore fa cosa vuole. A parità di professionalità la stessa pratica ti porta via un mese di lavoro o una settimana, a seconda delle conoscenze che hai. Se "invadi" l'altrui territorio poi, son cazzi amari, perché non si può mai pestare i piedi al piccolo ras territoriale senza aver contrattempi burocratici, nasi arricciati, prescrizioni assurde dalle commissioni, controllini in cantiere.

Questo però viene ancora prima dell'efficienza, deriva semplicemente dalla radicatissima abitudine a coltivarsi il proprio orto e difenderlo con modi al limite della decenza. E parliamo di zone di piemonte anche abbastanza ricche, non di Locride (senza offendere gli abitanti di quella zona)

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