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Marchionne: Fabbrica Italia una dichiarazione d'intenti


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Alcune frasi estrapolate dal discorso di Marchionne a Torino

«A differenza di altri, noi abbiamo sostenuto i ritmi di mercato, macinando quote e utili fino a poco tempo fa. Siamo stati disponibili a costruire un progetto alternativo senza chiedere corrispettivi in cambio, unici al mondo»,

«La crisi ha fatto perdere al settore 15 anni di crescita. Una rivoluzione strutturale si è resa necessaria. Per quanto ci riguarda, posso dire che tutte le scelte fatte avevano un obiettivo, quello cioè di garantire la sopravvivenza di Fiat».

«sono stati usati tutti gli ammortizzatori sociali possibili e non abbiamo mai utilizzato i licenziamenti come minaccia. Del resto, non è licenziando che si porta avanti un’impresa».

«Fabbrica Italia non era altro che una dichiarazione d'intenti. Fiat adegua ogni sua produzione alle esigenze di mercato. È quindi impossibile quantificare gli investimenti stabilimento per stabilimento nei prossimi anni»,

«Intendiamo mantenere invariata l'occupazione in Italia», ha detto il numero uno del Lingotto. «Noi non siamo il nemico»

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Secondo me è troppo al centro dell'attenzione. Imho dovrebbe evitare di parlare se non in concomitanza con il lancio di nuovi modelli (come fanno i colleghi). Così almeno potrebbe fare un discorso sulla base di dinamiche valutate in periodi di tempo medio-lunghi, evitando di cambiare idea ogni 2 settimane. 8-)

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Io mi chiedo quando ci si sveglierà e si guarderà fuori dalla finestra come va il mondo in questo scorcio di 2011.

Giusto un po' di notizie di OGGI POMERIGGIO:

Stretto tra le richieste dei partner europei di approvare misure di rilancio dell'economia entro domani e i veti del principale partner della coalizione, Silvio Berlusconi rischia di doversi dimettere e aprire una crisi che potrebbe portare o alla formazione di un governo tecnico o a elezioni anticipate.

"Stavolta la situazione è difficile, molto pericolosa, il momento è drammatico", ha detto il leader della Lega Nord Umberto Bossi.

"Stiamo trattando, mi pare che ci sia questa ipotesi" che il governo possa cadere, "ma i margini di trattativa ci sono", ha ammesso il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, secondo quanto riferito da un portavoce.

L'Unione europea ha chiesto all'Italia di approvare entro mercoledì misure concrete per rilanciare l'economia e aiutare la zona euro a ristabilire la fiducia dei mercati.

Berlusconi ha convocato un Consiglio dei ministri ieri sera con l'obiettivo di alzare l'età di pensionamento, ma la riunione si è conclusa con un nulla di fatto per l'opposizione del Carroccio.

Secondo Matteoli, "oggi non ci sarà alcun Consiglio dei ministri perché non ce n'è bisogno. Se si trovano degli accordi il presidente domani illustrerà all'Europa l'accordo che si è raggiunto. Poi, il provvedimento si può prendere anche dopo".

Questa ipotesi però non piace al Quirinale che ha emesso una nota ufficiale per chiedere a Berlusconi "di definire le nuove decisioni di grande importanza annunciate ieri nella dichiarazione ufficiale di palazzo Chigi".

Domenica scorsa, a Bruxelles, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno incontrato Berlusconi per chiedergli ulteriori misure a difesa del debito e a favore della crescita.

L'Europa teme che dopo Grecia, Irlanda e Portogallo possa essere l'Italia il prossimo Paese della zona euro ad avere bisogno di un piano di salvataggio.

Secondo molti analisti, però, l'Italia è un Paese troppo grande per fallire ma anche troppo grande per poter essere salvato.

Merkel ha osservato che "l'Italia è un grande partner della zona euro" e "deve fare tutto per essere all'altezza delle responsabilità che sono proprie di questo ruolo".

Sarkozy ha invece sottolineato che "non si può fare appello alla solidarietà se chi la chiede non ha ciò che è necessario".

Il sorrisetto con cui i due leader hanno risposto alla domanda di una cronista sulle rassicurazioni fornite da Berlusconi è stato visto come uno sberleffo nei confronti del presidente del Consiglio.

Amadeu Altafaj, portavoce del commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn, ha detto oggi che "non c'è alcuna umiliazione nei nostri commenti".

"Bisognerà abituarsi a questo. E' la sorveglianza da parte dei pari che è normale nel quadro della nuova governance economica", ha aggiunto.

Stamani il differenziale tra Btp e Bund decennali si è allargato nei primi scambi della mattina fino a 389 punti base dalla chiusura di ieri a 379 punti e il rendimento è salito al 5,992%.

Male anche la Borsa di Milano il cui indice Ftse Mib (Milano: FTSEMIB.MI - notizie) alle 13 è sostanzialmente piatta.

D-DAY

Lasciando Bruxelles, Berlusconi aveva detto di voler sfruttare la situazione di allarme per far passare progetti sull'età di pensionamento e sulle pensioni di anzianità che aveva sempre avuto in mente ma non aveva mai potuto attuare per mancanza di consenso politico.

Berlusconi ha anche detto di voler anticipare la riduzione del debito pubblico attraverso la vendita di immobili di Stato.

Dieci giorni fa il governatore della Banca (Santiago: BANCA.SN - notizie) d'Italia e futuro presidente della Bce Mario Draghi ha sollecitato il governo ad agire con rapidità perché i conti pubblici italiani potrebbero risultare ingovernabili se i tassi di interesse continuano a crescere come negli ultimi tre mesi.

Per far passare le nuove misure in parlamento Berlusconi ha bisogno del via libera della Lega Nord che finora, sulle pensioni, ha detto no.

"La pensione a 67 anni non possiamo farla, la gente ci ammazza", ha detto Bossi.

I partiti dell'opposizione sono disposti a votare le misure richieste dall'Ue ma a patto che poi Berlusconi si dimetta.

Oggi il quotidiano del Carroccio La Padania apre con il titolo "Scontro finale sulle pensioni" e aggiunge: "Oggi il d-day. No all'innalzamento dell'età pensionabile. La Lega non arretra di un passo, coerente con la posizione già espressa con la manovra di agosto".

Secondo Matteoli, nella coalizione, "sono tutti d'accordo che le pensioni è meglio non tagliarle, però se non si tagliano, bisogna trovare qualche altra soluzione, il che non è facile. Abbiamo già preso due provvedimenti, uno a luglio e uno ad agosto, quindi intervenire ancora...".

"Nessuno ci ha chiesto di tagliare le pensioni, nessuno propone di tagliarle ma di allungare l'età in cui si va in pensione", ha aggiunto.

Se Berlusconi si dimettesse l'iniziativa passerebbe in mano al capo dello Stato che deve verificare l'esistenza o meno di una maggioranza in parlamento in grado di far proseguire la legislatura fino alla scadenza naturale del 2013.

Da parte delle opposizioni è stata ventilata l'ipotesi di un governo tecnico, formato da personalità autorevoli ma slegate da connotazioni politiche.

Berlusconi ha però già detto di essere contrario a questa ipotesi e altrettanto ha fatto oggi Bossi: "Se cade Berlusconi [ci saranno] elezioni per forza. Non facciamo governi tecnici".

- hanno contribuito Paolo Biondi, Giuseppe Fonte, Roberto Landucci

Sul sito Business & Financial News, Breaking US & International News | Reuters.com altre notizie Reuters in italiano Le top news anche su Reuters Italia (@reuters_italia) sur Twitter

Italia rischia crisi di governo su misure richieste da Ue - Yahoo! Finanza

Dodici nuovi condoni, revisione delle norme sull'eredità bollate dalle opposizioni "anti-Veronica", calo degli incentivi per l'efficienza energetica. Le voci si rincorrono intorno al Decreto Sviluppo che dovrebbe essere licenziato dal Consiglio dei ministri questa sera per approdare domani al vertice Ue come risposta all'ultimatum rivolto al nostro paese dall'asse franco-tedesco. E non sempre le notizie (o indiscrezioni) che emergono sembrano andare nella direzione concordata, vale a dire misure strutturali, capaci di abbattere sensibilmente il debito pubblico e rilanciare la crescita.

Allarme condoni

Le voci più allarmanti (almeno a giudicare dalle reazioni) riguardano i condoni. Dodici quelli inseriti nella bozza discussa ieri dal Consiglio dei ministri: si va dal concordato fiscale per gli anni pregressi alla regolarizzazione delle scritture contabili, dalla sanatoria per le liti pendenti anche di valore superiore ai 20mila euro a quella per i tributi locali, fino al debutto della regolarizzazione per il canone Rai non versato fino al 31 gennaio 2011 e a quello sui manifesti elettorali abusivi.

Novità in arrivo sulle successioni

Il Decreto dovrebbe apportare grandi novità in materia successoria. In particolare è attesa una revisione della "legittima", vale a dire la quota di eredità a favore dei parenti più stretti nei testamenti. La norma dispone che, ferma restando la quota di due-terzi riservata ai figli, la metà di questa dovrà dividersi in parti uguali e l'altra metà potrà essere attribuita dal genitore a uno o più figli in vario modo. Una legge ad persona, secondo le opposizioni, che agevolerebbe il premier Silvio Berlusconi nel divorzio con Veronica Lario.

Incentivi verso una revisione

Sul fronte degli incentivi, è attesa una conferma della detrazione al 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, con alcune modifiche come l'introduzione di tetti di spesa e la rimodulazione degli stessi in funzione degli interventi. Questo porterebbe a complicare la normativa di settore, a fronte di un decreto annunciato come "di semplificazione". Per altro, l'Enea ha calcolato che gli interventi di efficienza energetica degli edifici sono costati allo Stato 6,1 miliardi di euro negli ultimi anni, portando tuttavia benefici per 10 miliardi tra maggiore occupazione in campo edilizio e maggiori tasse versate. Per risparmiare qualcosa nel breve termine, si rischia quindi di colpire un settore a bilancio positivo per l'Erario.

Per altro è stata ipotizzata anche una revisione degli incentivi agli impianti fotovoltaici, con una nuova modulazione di tipo geografico: così, ad esempio, nelle regioni più esposte al Sole come quelle meridionali, il contributo pubblico verrebbe ridotto. Un intervento in teoria sensato, ma troppo complesso da mettere in pratica.

Appalti meno trasparenti?

Gli obiettivi di semplificazione delle gare pubbliche rischiano di compromettere la trasparenza delle stesso. I geologi hanno scritto una lettera al Governo definendo pericoloso il decreto in bozza perché avrebbe il solo effetto di "aggravare la posizione dei professionisti e la trasparenza delle procedure". Sotto accusa soprattutto l'assenza di riferimenti tariffari, che nuocerebbe alla trasparenza nelle procedure di affidamento dei servizi professionali.

http://it.finance.yahoo.com/notizie/Le-stranezze-del-Decreto-yfin-1233618653.html;_ylt=AqOQsua6IuKwLZZUFABgf_CT361G;_ylu=X3oDMTFlaWVidTBiBHBvcwMxMgRzZWMDbmV3c0h1YkFydGljbGVMaXN0BHNsawNsZXN0cmFuZXp6ZWQ-?x=0

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ASCA) - Roma, 25 ott - ''Il problema della non competitivita' non e' solo un problema greco, ci sono tanti altri Paesi le cui difficolta' vanno ben oltre la finanza. Conti pubblici in ordine aiutano, perche' danno il tempo per fare le riforme, ma da soli non risolvono il problema della crescita e della disoccupazione''. Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat (Milano: F.MI - notizie) e Chrysler (Xetra: 710000 - notizie) , Sergio Marchionne, durante il suo intervento all'assemblea annuale dell'Anfia. Parlando della crisi del debito in Europa, Marchionne ha sottolineato che ''la preoccupazione piu' grande degli investitori internazionali non e' tanto se uno Stato sia in grado di ripagare i finanziamenti in scadenza, ma se ricomincera' a crescere oppure se e' destinato ad un lungo periodo di stagnazione. Perche' - ha spiegato l'amministratore delegato del Lingotto - in questo caso, qualunque sia l'entita' degli aiuti, un Paese del genere non e' un luogo in cui investire. In altre parole, il problema vero sono le prospettive dell'economia reale. Ma questo e' un tema che va affrontato soprattutto a livello nazionale, con coraggio, con forza, con una politica economica seria e con un nuovo senso di responsabilita' nei confronti degli altri Paesi dell'Unione Europea''.

Crisi: Marchionne, Investitori Preoccupati Da Prospettive Economia Reale - Yahoo! Finanza

(ASCA) - Roma, 25 ott - Mentre dall'altra parte dell'Atlantico i problemi sono stati affrontati con coraggio e i difetti strutturali del settore Auto (BSE: BSE-AUTO.BO - notizie) sono stati rimossi, e questo ha permesso alla nostra industria di ''rialzarsi e di intraprendere un cammino nuovo, su basi piu' solide e sane'', in Europa ''ci ritroviamo con gli stessi deficit strutturali che ci stiamo trascinando da molti anni''. Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat (Milano: F.MI - notizie) e Chrysler (Xetra: 710000 - notizie) , Sergio Marchionne, aprendo il suo intervento all'assemblea annuale dell'Anfia in corso a Roma. L'a.d. del Lingotto ha preso a prestito il verso di una canzone di Bruce Springsteen (''Halfway to heaven and just a mile out of hell'') per dare un'idea della situazione in cui si trova il nostro settore. ''Invece che sfruttare la crisi per ristrutturare l'industria dell'auto, l'Europa ha visto prevalere gli interessi nazionali e le ragioni della politica, che hanno impedito ad uno dei piu' importanti settori del nostro continente di abbandonare l'inefficiente modello del passato per mettersi finalmente su una strada virtuosa. L'Europa - ha sottolineato Marchionne - rappresenta ancora oggi un enorme patrimonio tecnologico e possiede capacita' avanzate nel costruire automobili. Ma - ha avvertito - il tempo sta per scadere''.

Auto: Marchionne, l'Europa e' a Un Miglio Dall'Inferno - Yahoo! Finanza

(ASCA) - Roma, 25 ott - ''Il 50% degli italiani e' pessimista rispetto al futuro il 36% ottimista e il 14% attendista''. E' quanto si evince dal rapporto sul risparmio presentato dall'Acri, in collaborazione con l'Ipsos (Monaco: 923860 - notizie) in ocasione della giornata mondiale del risparmio che si celebra domani al palazzo della Cancelleria alla presenza del governatore della Banca (Santiago: BANCA.SN - notizie) d'Italia Mario Draghi, dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, del presidente dell'Acri Giuseppe Guzzeti e dell'Abi Giuseppe Mussari. Nel rapporto si evidenza anche che gli italiani si aspettano di tornare ai livelli pre-crisi solo nel 2015.

Risparmio: 50% Degli Italiani Pessimista Rispetto Al Futuro - Yahoo! Finanza

Gli italiani sentono di avere di fronte una crisi assai grave, di cui non si intravede una rapida soluzione, e mai negli ultimi dieci anni sono stati così preoccupati e pessimisti. La consueta ricerca dell'Ipsos (Monaco: 923860 - notizie) per l'Acri - l'associazione delle Fondazioni bancarie - in occasione della 87° Giornata Mondiale del Risparmio, fotografa l'anno 2011 "come un anno di scoramento e di preoccupazione per la maggior parte degli italiani: il peggiore dal 2001. Anche i più positivi dubitano di una ripresa, non solo a breve termine, ma neanche prossima e l'attendismo prudente e preoccupato del 2010 ha lasciato il posto a un crudo realismo".

Per un italiano su cinque il tenore di vita è peggiorato e il 23% delle famiglie ha sentito direttamente il morso della crisi, ormai giudicata "assai grave" dall'86% degli intervistati (era l'83% nel 2010 e il 78% nel 2009). L'uscita dal tunnel è lontana "almeno altri 3 anni" per 3 italiani su quattro, cioè il ritorno alla normalità è ormai spostato al 2015. Questa percezione di una crisi dura e molto lunga spinge la ricerca di forme di risparmio nonostante sia sempre più difficile mettere da parte i soldi.

Il 44% dice di voler mettere al sicuro per il futuro una parte del reddito ma solo poco più di un terzo dichiara di essere riuscito a farlo: qui si allarga il divario tra Nord (43%) e Sud, dove solo il 25% delle famiglie riesce a risparmiare. La preoccupazione per il futuro, quindi per il momento della pensione, è cresciuta drammaticamente negli ultimi dieci anni. In questa ultima indagine coloro che si dicono preoccupati per il futuro dopo la pensione è dell'80%. Erano il 38% nel 2001.

"Se nel 2001 i molto preoccupati per il futuro dopo la pensione erano il 14% oggi, a distanza di 10 anni e dopo l'introduzione della riforma sul TFR, sono il 41% (con picchi del 45% nel Nord Ovest e del 47% fra i 30 e i 44 anni); in questi anni crescono anche coloro che sono abbastanza preoccupati: dal 24% al 39%. Complessivamente, dunque, i preoccupati per il futuro dopo la pensione crescono dal 38% all'80%", si legge nella sintesi dell'indagine.

Grandi risparmiatori, gli italiani non sono però un popolo di investitori. La novità di quest'anno è il crollo della preferenza attribuita all'investimento immobiliare, che è da sempre e resta comunque ancora in cima alle scelte di chi vuole investire. Il mattone scende nel gradimento al 43% dal 54% di un anno prima, tornando sui livelli del 2001.

"Tra coloro che hanno effettivamente risparmiato nel 2011, e che quindi esprimono un giudizio molto prossimo alle effettive intenzioni, il crollo delle preferenze per gli immobiliari è ancora più evidente: dal 58% al 41%, a tutto vantaggio di investimenti considerati più sicuri (titoli di stato e obbligazioni)".

In controtendenza rispetto al 2010, nel 2011 aumenta, dal 21% al 24%, la percentuale di italiani che preferisce investire una piccola parte dei propri risparmi a discapito di chi li tiene a casa o sul conto corrente (scendono dal 68% al 64%). La causa, si legge nella ricerca, potrebbe essere individuata nell'aumento dei rendimenti dei titoli di stato e delle obbligazioni, ma anche nella ripresa dell'inflazione. C'è infine poca fiducia negli strumenti normativi di tutela del risparmio (59%) e oltre la metà del campione (56%) pensa che nei prossimi 5 anni ci saranno meno tutele per il consumatore, ben 10 punti in più rispetto a un anno prima.

http://www.autopareri.com/forum/newreply.php?p=27779928&noquote=1

(ASCA) - Roma, 25 ott - Il rilancio del comparto automotiv in Italia passa per una revisione della fiscalita' di settore. E' la proposta dell'Anfia, Associazione Nazionale Filieara Industria Automobilistica, emersa nel corso dell'assemlea annuale dell'associazione. Facendo leva sulla riforma del federalismo fiscale si puo' ridisegnare un sistema di prelievo il piu' possibile semplice e sostenibile per gli automobilisti, in linea con la necessita' di ridurre i costi di gestione del veicolo allienando la pressione fiscale sull'automotiv alla media europea e introdurre un meccanismo che garantisca il reinvestimento di buona parte del gettito proveniente dal settore a favore del settore stesso. Secondo il presidente dell'Anfia, Eugenio Razelli, la competitivita' in un sistema globale e' ormai non piu' delle singole imprese, ma dell'intero sistema paese. ''Filiera automotiv e sistema paese - ha detto Razelli - devono cooperare sul fronte comune del vantaggio competitivo, la prima lavorando sulla crescita dimensionale e il potenziamento degli investimenti tecnologici, degli investimenti in ricerca e sviluppo e dell'internazionalizzazione, il secondo individuando soluzioni concrete per il rilancio dell'economia, la semplificazione del sistema decisionale, la flessibilita' e la riduzione del costo complessivo del lavoro''. Per Razelli, infine, finanziamenti pubblici in ricerca e sviluppo e infrastrutture, stimoli alla patrimonializzazione delle imprese e alla formazione dei distretti tecnologici completano il quadro''.

Auto: Anfia, Per Rilancio Comparto Rivedere Fiscalita' Di Settore - Yahoo! Finanza

Qua si rischia di finire tutti a gambe all'aria, sul serio, se non si lavora rimuovendo enormi ostacoli che impediscono alle imprese e ai singoli di stare in piedi.

Ma anzichè lavorare sugli ostacoli, stiamo a menarcelo sul monovolumetto piuttosto che sul suvvetto piuttosto che sulla station....

P.S. i discorsi andrebbero riportati PER INTERO.

Estrapolare solo frasi è una PESSIMA abitudine giornalistica. Estrapolando frasi si può stravolgere completamente il senso di un discorso.

Modificato da TonyH

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Ogni volta che Marchionne sale in cattedra tutti gli van dietro ed applaudono. Ho come l'impressione che non ascoltino quello che dice ma che diano per scontato che abbia comuqne ragione. Uno Steve Jobs de noantri piu o meno. A me l'Italocanadese invece sembra un manager che ormai se le suona e se le canta, queste dichiarazioni mi sembrano imbarazzanti e nulla più.

Forse perché, in un'Italia dove tutti (per primi i politici ed i sindacati) dicono ciò che gli altri vogliono sentirsi dire, lui descrive la realtà per quella che è e nessuno vuol sentirsi dire che un'azienda, se non è competitiva, fallisce.

Nessuno vuol sentirsi dire che la competitività di un'azienda, è legata anche alle caratteristiche del contratto di lavoro stipulato con i suoi dipendenti.

Nessuno vuol sentirsi dire che un'azienda, se non vuole finire in bancarotta, deve produrre i veicoli pensando a quanti può venderne, non agli operai che devono lavorare.

Nessuno vuole sentirsi dire che, per anni, ci siamo lasciati fregare con il miraggio del posto di lavoro fisso, sicuro, garantito.

Si è vero, sono dichiarazioni imbarazzanti. Ma lo sono per quanti continuano ad illudersi ed a voler illudere di poter continuare a tener vivo un sistema economico-industriale che ha dimostrato d'essere fallimentare da anni.

In Italia le industrie locali chiudono e trasferiscono le fabbriche all'estero.

In Italia le industrie straniere non aprono fabbriche.

In Italia non ci si chiede perché accade ciò. Ci si accanisce contro l'unico che tenta di cambiare le regole del gioco, in modo da rendere le fabbriche italiane competitive con quelle del resto d'Europa. Ciò non significa ridurre gli operai al livello di schiavi, significa adottare un mercato del lavoro simile a quello che hanno in Francia, Spagna, Germania.

Modificato da EC2277
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Più che altro mi stupisco come pensi di ridurre l'occupazione ed il numero di fabbriche in Italia ( obiettivo rispettabilissimo ed al limite condivisibile sul paino economico ) e pensare di mantenere contemporaneamente le quote di vendita nello stesso Paese.

Perdere la fiat ( ed i conseguenti fornitori ) significa accettare un impoverimento più o meno grave che si ripercuoterebbe soprattutto su fiat stessa, sia per la baricentricità dei modelli venduti sia per un giusto sentimento di rabbia e rivalsa che si diffonderebbe.

quindi a mio parere ha già da un pezzo deciso di lasciare il paese , sia come mercato che come sede

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Qua si rischia di finire tutti a gambe all'aria, sul serio, se non si lavora rimuovendo enormi ostacoli che impediscono alle imprese e ai singoli di stare in piedi.

Ma anzichè lavorare sugli ostacoli, stiamo a menarcelo sul monovolumetto piuttosto che sul suvvetto piuttosto che sulla station....

Oppure sul fatto che la casa auto che non ritiene essenziale produrre auto ne sviluppare auto per guadagnare..., adesso ne ha inventata un altra dopo quella di anni fa di dichiarare gli ordini e non i contratti fatti su un modello (poi copiata da tutti come velina).....adesso invece di dichiarare le vendite o gli ordini mensili (....molto al di sotto delle solite assurde aspettative) dichiara le vendite mensili per ogni conce che vanno alla grande..... 40 500 ogni conce usa contro 41 mini!!!....evidentemente anche nella SUA patria le vendite per ora non girano proprio come si immaginava.....

Mi ripeto con 7-10 anni in ritardo siamo circa alla stessa situazione di fiat a GM prospettata da Fresco-Agnelli, evidentemente per Fiat il destino era già segnato.

Per il resto quoto Steve66.....e ormai tutta le gente comune ha capito che quello nel giro di qualche anno vuol chiudere tutto o quasi in Italia.

Modificato da Stefano73

Senza cuore saremmo solo macchine.......

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Forse perché, in un'Italia dove tutti (per primi i politici ed i sindacati) dicono ciò che gli altri vogliono sentirsi dire, lui descrive la realtà per quella che è e nessuno vuol sentirsi dire che un'azienda, se non è competitiva, fallisce.

Nessuno vuol sentirsi dire che la competitività di un'azienda, è legata anche alle caratteristiche del contratto di lavoro stipulato con i suoi dipendenti.

Nessuno vuol sentirsi dire che un'azienda, se non vuole finire in bancarotta, deve produrre i veicoli pensando a quanti può venderne, non agli operai che devono lavorare.

Nessuno vuole sentirsi dire che, per anni, ci siamo lasciati fregare con il miraggio del posto di lavoro fisso, sicuro, garantito.

Nessuno vuole sentirsi dire che ciò che si era accolto in modo entusiastico (con tanto di spot), non è diventato altro che una dichiaraione d'intenti:lol:

Gloria a Marchionne per aver creato fabbrica Italia un anno (?) fa, gloria a Marchionne adesso che ha ritrattato :lol:

Bene, bravo Marchionne, per carità! Io critico solo il suo modo di fare (fosse un manager tedesco o altro...:muto:).... Ma prima di dire una cosa per confutarla un mese dopo, io mi prenderei direttamente 2 mesi per pensarci su. Mica deve parlare per forza!

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Lui fa il suo lavoro: dirigere la FIAT nell'interesse dei suoi datori di lavoro.

Se poi esistono una miriade di persone che prendono come oro colato le sue dichiarazioni, senza però cercare di capire se e quanto corrispondano ad un reale piano industriale e quanto invece siano frutto dell'opportunità politica, non è colpa di Marchionne. È solo la dimostrazione che viviamo in un'Italia che sta precipitando verso il baratro e non vuole accorgersene.

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Ma prima di dire una cosa per confutarla un mese dopo' date=' io mi prenderei direttamente 2 mesi per pensarci su. Mica deve parlare per forza![/quote']

Eh, secondo me hai ragione e quello è il difetto peggiore di Marchionne.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Credo che la politica non c'entri molto con quello che Marchionne sta facendo. Le sue scelte industriali esulano dal caos politico italiano. E non mi scandalizzo nemmeno se Marchionne ritenesse di portare la produzione intera fuori dai patri confini se la mission del Gruppo Fiat fosse quella di continuare ad essere un produttore di rilievo nel panorama automobilistico mondiale.

Nei fatti però non è cosi e quello che sta facendo Marchionne mi pare piu orientato ad uscire dal settore auto che altro e probabilmente viene pagato per questo (e non ci trovo nulla di immorale, lui risponde al suo datore di lavoro). Resta il fatto che quest'approccio al mercato, dal mio punto di vista quantomeno stravagante, non viene seguito da chi le auto le continua a fare. Fiat perde quote a vantaggio di una concorrenza che nell'auto ancora ci crede e ci investe. E starei pure zitto se Marchionne fosse cristallino e trasparente in quello che fa. Il fatto è che si comporta nell'esatta maniera opposta:

- afferma di confermare i target di 6 milioni di veicoli nel 2014 e continua a perdere quote di mercato non rivitalizzando una gamma ormai vecchia ne riempendo le voragini di gamma che il gruppo fiat ha. Ci ha mai raccontato dove spera di trovare 2 milioni di veicoli in due anni????

-afferma di voler investire miliardi in italia e tiene gli stabilimenti fermi

-blatera di espansione internazionale e i deludenti risultati ottenuti in Cina, India e Russia sono sotto gli occhi di tutti

- conquista del Nord America? sino ad ora ampiamente sotto le aspettative.

L'economia globale è in crisi? lo sanno pure i sassi ciononostante gli altri vanno avanti, Fiat non lo fa. Sarà poi facile tra un po dare la colpa a Berlusconi, alla casta, al Papa, all'arroganza della BCE e chi piu ne ha piu ne metta per giustificare un fallimento industriale cercato col lanternino.

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