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Marchionne: Fabbrica Italia una dichiarazione d'intenti


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strano cambio di rotta di repubblica, di solito apertamente critica, sulla questione fiat-marchionne:

Alessandro Penati per "la Repubblica"

Ieri, manager riverito e salvatore della patria; oggi, quasi un ciarlatano, che pensa solo ad arricchirsi con le stock options. Sembra il trattamento che i più beceri dei tifosi riservano all´allenatore della squadra del cuore. D´altra parte, in Italia tendiamo a discutere di imprese con la stessa partigianeria del calcio, e a personalizzare tutto. Ma la colpa è anche di Marchionne, che ha ceduto all´irrefrenabile protagonismo di tanti nostri imprenditori, manager e banchieri, che si fanno predicatori per indicare al Paese la via delle riforme e del progresso. La realtà è un po´ diversa.

Anni addietro ho definito Marchionne un abile gestore di un fondo di private equity: in Italia, un insulto; non per me. Volevo dire che Marchionne ha grandi capacità nel ristrutturare aziende, perché sa prendere rapidamente decisioni rischiose, con l´obiettivo di far guadagnare gli azionisti; come d´altronde gli chiede Exor, suo azionista di controllo. Così, come il private equity, il titolo Fiat sarebbe stato un investimento ad alto rischio e rendimento. E così è stato: da quando Marchionne è al vertice, la capitalizzazione di Fiat (con Fiat Industrial) è più che raddoppiata, contro il +30% dell´indice mondiale del settore, e il +70% di quello europeo; molto meglio di Peugeot e Renault, che hanno perso in media il 60%, o delle giapponesi (-30%). Solo Volkswagen ha saputo fare di meglio. Anche la volatilità di Fiat è stata doppia rispetto al settore.

Le critiche a Marchionne (non sforna nuovi modelli competitivi, specie nei segmenti ad alti margini; è inesistente in Cina) sono corrette, ma fuori luogo. Sei anni fa Fiat era sull´orlo del fallimento: ristrutturare il debito era l´unica cosa che si doveva e poteva fare. Ma, superata l´emergenza finanziaria, le prospettive di Fiat rimanevano incerte: sottodimensionata; margini inferiori alla concorrenza; tanta capacità inutilizzata in Italia e produttività insufficiente; una cattiva reputazione; troppo concentrata in Europa, a bassa crescita. Il tutto aggravato dalla violenta recessione del 2008. Il problema era come riuscire a generare subito liquidità con la gestione ordinaria, per sopravvivere.

Marchionne ha deciso di puntare sull´auto, scindendo Fiat Industrial, per cogliere l´occasione del fallimento Chrysler (non avendo un euro in tasca) e scommettere sulla ripresa americana e sul Brasile. I fatti, per ora, gli hanno dato ragione: gli Usa crescono mentre l´Eurozona flirta con la recessione; e il mercato delle auto in Brasile ha superato quello tedesco, e quasi raggiunto quello giapponese. Fiat, con Chrysler, ha portato il margine di gestione al 4,8% del fatturato: non eccelso ma meglio del 2,5% medio di Peugeot e Renault; e nei primi nove mesi la gestione ordinaria ha prodotto liquidità per oltre 2 miliardi. Non fosse stato per Chrysler e Brasile, Fiat sarebbe oggi nuovamente nei guai.

Per questo le polemiche su Fabbrica Italia appaiono pretestuose. Il piano di inizio 2010 era chiarissimo. In Italia c´è un grande eccesso di capacità produttiva: o la si tagliava, o si puntava sulla ripresa per far lavorare gli impianti non stop (con nuovi contratti di lavoro) e abbattere i costi fissi. Ma poco dopo è arrivata la crisi greca, e ora si teme la recessione nel 2012: pretendere oggi, di fronte al crollo della domanda e alla capacità in eccesso, che una Fiat ancora a metà del guado risolva il problema rapidamente con nuovi modelli di successo è come chiedere a Nokia di inventarsi per Natale un telefono che soppianti l´iPhone.

A dirsi, facile. Pretestuoso, quindi, anche il quesito di Consob: con Vegas, sembra che gli interessi della politica nazionale contino più di quelli del mercato.

Per crescere, Fiat dovrà aumentare i margini, competere con nuove auto nella fascia alta e sbarcare in Asia: ma ci vuole almeno un decennio per costruire la reputazione di un marchio o conquistare un nuovo mercato. Marchionne dovrà dimostrare di saperlo fare. Ma oggi, il problema, è uscire stabilmente dal guado.

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Articolo squisitamente pragmatico.

Ma occhio a dirlo, passi per fan del maglionato 8-)

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Strano, mi pare di aver già letto queste parole.

Non so, è come se qualche utente di questo forum le avesse già scritte.

:pen:

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strano cambio di rotta di repubblica, di solito apertamente critica, sulla questione fiat-marchionne:

"Se passi una vita noiosa e miserabile perché hai ascoltato tua madre, tuo padre, tua sorella, il tuo prete o qualche tizio in tv che ti diceva come farti gli affari tuoi, allora te lo meriti."  Frank Zappa

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Di finanza non capisco una mazza, e dunque non mi esprimo sul lavoro di Marchionne dal lato finanziario (moltissimi ne parlano bene, forse hanno ragione), ma per il resto ritengo che il bilancio sia piuttosto negativo e con tendenza al netto peggioramento per quanto riguarda l'Europa.

Sui prodotti la sua politica è stata spesso ondivaga e senza idee chiare, da 2009 ha assunto la rischiosa decisione di baricentrarsi in Usa a discapito dell'Europa che era il suo unico mercato. Si può pensare ciò che si vuole a riguardo (personalmente mi piange il cuore, me ne farò una ragione) ma non si dica che il maglioncino crede nell'Europa e nel suo mercato, perchè se così fosse punterebbe quantomeno a difendere le posizioni aggiornando costantemente anche i modelli dei segmenti B e C e lancerebbe al più presto un suv-C da declinare nei marchi Fiat, Lancia, Alfa e Romeo e Jeep, magari con poche modifiche a muso, coda e interni. Niente di trascendentale, niente gamme in stile VW-Audi, ma il minimo sindacale per tenere le posizioni. Invece punta solo su Panda, 500, Ypsilon, Mito e Giulietta (speriamo :pen:), tutto il resto è abbandonato e con un futuro molto incerto; il bellissimo progetto 4C e sorelle è trasversale a tutti i mercati (non l'avrebbe fatto per la sola Europa, giustamente) ma non farà certo numeri rilevanti. I rimarchiamenti beceri non sono prodotti per l'Europa, sono solo adattamenti di modelli americani fatti per raschiare il fondo del barile; soltanto il Freemont, incidentalmente, fa buoni numeri, gli altri raccoglieranno le briciole del mercato sputtanando i marchi.

Sul fronte stabilimenti non credo che M voglia abbandonare l'Italia in tempi brevi perchè causerebbe una crisi tale da segare il ramo su cui ad oggi siede (30% e oltre delle vendite), ma entro una decina d'anni temo un ridimensionamento drastico. Pomigliano era ed è strategico in tal senso, visto che prevedeva Panda III fin dall'inizio, molto meno Mirafiori su cui ha imposto un contratto ben peggiore rispetto a Pomigliano (e che i confindustriali sperano ovviamente di estendere a tappeto :(r) senza avere ben chiaro cosa produrre e anzi incazzandosi appena qualcuno osa chiederglielo; staremo a vedere cosa vuol fare a Grugliasco e negli altri.

Fabbrica Italia era soltanto uno slogan pomposo per far ingoiare i nuovi contratti di lavoro promettendo lavoro certo, oggi dichiara che era soltanto l'ennesima supercazzola: non riesco a pensar bene di un personaggio che prende così platealmente per il culo la gente (lo confessa lui stesso qualche tempo dopo le promesse supercazzola).

Ognuno può pensare ciò che vuole di questa politica, ma non ci si illuda che Marchionne vuole il bene dell'Italia perchè non è affatto così: prendiamo atto che non gliene frega nulla.

ti sei dimenticato di scrivere "secondo me", in quanto molti passaggi del tuo intervento li vedo assai personali ed opinabili

a mio modesto avviso scindere l'aspetto finanziario e quello meramente operativo per valutare un'azienda è un grosso errore in quanto per fare andare il secondo devi star bene nel primo

è questo, in sintesi, il discorso di Repubblica

Ogni volta che un DJ dice "IO SUONO" un musicista, nel mondo, muore...

Primo estratto del nostro nuovo album!

 

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Di finanza non capisco una mazza, e dunque non mi esprimo sul lavoro di Marchionne dal lato finanziario (moltissimi ne parlano bene, forse hanno ragione), ma per il resto ritengo che il bilancio sia piuttosto negativo e con tendenza al netto peggioramento per quanto riguarda l'Europa.

Sui prodotti la sua politica è stata spesso ondivaga e senza idee chiare, da 2009 ha assunto la rischiosa decisione di baricentrarsi in Usa a discapito dell'Europa che era il suo unico mercato. Si può pensare ciò che si vuole a riguardo (personalmente mi piange il cuore, me ne farò una ragione) ma non si dica che il maglioncino crede nell'Europa e nel suo mercato, perchè se così fosse punterebbe quantomeno a difendere le posizioni aggiornando costantemente anche i modelli dei segmenti B e C e lancerebbe al più presto un suv-C da declinare nei marchi Fiat, Lancia, Alfa e Romeo e Jeep, magari con poche modifiche a muso, coda e interni. Niente di trascendentale, niente gamme in stile VW-Audi, ma il minimo sindacale per tenere le posizioni. Invece punta solo su Panda, 500, Ypsilon, Mito e Giulietta (speriamo :pen:), tutto il resto è abbandonato e con un futuro molto incerto; il bellissimo progetto 4C e sorelle è trasversale a tutti i mercati (non l'avrebbe fatto per la sola Europa, giustamente) ma non farà certo numeri rilevanti. I rimarchiamenti beceri non sono prodotti per l'Europa, sono solo adattamenti di modelli americani fatti per raschiare il fondo del barile; soltanto il Freemont, incidentalmente, fa buoni numeri, gli altri raccoglieranno le briciole del mercato sputtanando i marchi.

Sul fronte stabilimenti non credo che M voglia abbandonare l'Italia in tempi brevi perchè causerebbe una crisi tale da segare il ramo su cui ad oggi siede (30% e oltre delle vendite), ma entro una decina d'anni temo un ridimensionamento drastico. Pomigliano era ed è strategico in tal senso, visto che prevedeva Panda III fin dall'inizio, molto meno Mirafiori su cui ha imposto un contratto ben peggiore rispetto a Pomigliano (e che i confindustriali sperano ovviamente di estendere a tappeto :(r) senza avere ben chiaro cosa produrre e anzi incazzandosi appena qualcuno osa chiederglielo; staremo a vedere cosa vuol fare a Grugliasco e negli altri.

Fabbrica Italia era soltanto uno slogan pomposo per far ingoiare i nuovi contratti di lavoro promettendo lavoro certo, oggi dichiara che era soltanto l'ennesima supercazzola: non riesco a pensar bene di un personaggio che prende così platealmente per il culo la gente (lo confessa lui stesso qualche tempo dopo le promesse supercazzola).

Ognuno può pensare ciò che vuole di questa politica, ma non ci si illuda che Marchionne vuole il bene dell'Italia perchè non è affatto così: prendiamo atto che non gliene frega nulla.

QUOTONE;);) anche che di finanza non ne capisco una mazza....quindi per il suo bene il Canadese di sicuro a livello finanziario ha agito bene come dice quel articolo.

Modificato da Stefano73

Senza cuore saremmo solo macchine.......

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Altrimenti è come dire di essere uno sciupafemmine solo perchè si ha l'uccello in mezzo alle gambe......

Ma se non hai l'uccello, non ci puoi manco provare a vedere se funzioni come sciupafemmine.

E in Fiat, l'uccello non c'era. Fiat era un'IRI privata, una società dove 1 lavorava per l'azienda (preso pure per il culo) e 9 lavoravano per i cazzi propri. La linea motori era composta dai FIRE e dai Pratola Serra. Stop. Lo SDE per grazia ricevuta da GM. I cambi per i motori appena passabili si compravano. Come pianali c'erano riarrangiamenti e i costosissimi e solitari premium e thesis.

E si perdevano un sacco di soldi all'anno

Ora la gamma motori - anche con Chrysler - è completa. Si parte dai 65cv dello SGE aspirato ai 286 del 3.6 Pentastar, e i diesel coprono dai 75 ai 239cv. Con 4 cilindrate.

I cambi adesso si fanno praticamente tutti internamente, compreso il dual-clutch.

I pianali ci sono.

In più, i bilanci sono in nero, quindi l'azienda sta in piedi.

Non ci sono ancora 250 modelli in 250 versioni su cui farsi le seghe (e spesso lasciarli in concessionaria :roll:).

Ma i modelli, è più facile metterli in pista con cosa c'è ORA, o con cosa c'era nel 2004?

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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ti sei dimenticato di scrivere "secondo me", in quanto molti passaggi del tuo intervento li vedo assai personali ed opinabili

a mio modesto avviso scindere l'aspetto finanziario e quello meramente operativo per valutare un'azienda è un grosso errore in quanto per fare andare il secondo devi star bene nel primo

è questo, in sintesi, il discorso di Repubblica

"Se passi una vita noiosa e miserabile perché hai ascoltato tua madre, tuo padre, tua sorella, il tuo prete o qualche tizio in tv che ti diceva come farti gli affari tuoi, allora te lo meriti."  Frank Zappa

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Ma se non hai l'uccello, non ci puoi manco provare a vedere se funzioni come sciupafemmine.

E in Fiat, l'uccello non c'era. Fiat era un'IRI privata, una società dove 1 lavorava per l'azienda (preso pure per il culo) e 9 lavoravano per i cazzi propri. La linea motori era composta dai FIRE e dai Pratola Serra. Stop. Lo SDE per grazia ricevuta da GM. I cambi per i motori appena passabili si compravano. Come pianali c'erano riarrangiamenti e i costosissimi e solitari premium e thesis.

E si perdevano un sacco di soldi all'anno

Ora la gamma motori - anche con Chrysler - è completa. Si parte dai 65cv dello SGE aspirato ai 286 del 3.6 Pentastar, e i diesel coprono dai 75 ai 239cv. Con 4 cilindrate.

I cambi adesso si fanno praticamente tutti internamente, compreso il dual-clutch.

I pianali ci sono.

In più, i bilanci sono in nero, quindi l'azienda sta in piedi.

Non ci sono ancora 250 modelli in 250 versioni su cui farsi le seghe (e spesso lasciarli in concessionaria :roll:).

Ma i modelli, è più facile metterli in pista con cosa c'è ORA, o con cosa c'era nel 2004?

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