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Marchionne: Fabbrica Italia una dichiarazione d'intenti


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Io non ci voglio credere che parli a vanvera, sono certo che lui abbia dei secondi o terzi fini oscuri all'uomo comune...

Sottoscrivo.

Basta vedere le reazioni alle sue dichiarazioni e le conseguenze di tali dichiarazioni.

Perchè ne ha una in polonia e in serbia che tirate a regime possono soddisfare benissimo la scarsa richiesta di prodotti Fiat mal'aggiornati, il resto si fà in Usa e Brasile.

Per avvalorare quanto scrivi devi pubblicare la capacità produttiva dello stabilimento serbo, la qualità che tale stabilimento è in grado di raggiungere e confrontarli con la produzione garantita dagli stabilimenti di Melfi, Pomigliano, Giurgliasco e Mirafiori.

Poi devi anche spiegarmi il motivo per il quale non viene mai citato lo stabilimento di Pratola Serra.

Perchè deve chiuderle quando le può far girare al 20% grazie alla CIG? Certo almeno un 20% lo devi garantire e a termini non valeva la pena fare manco quello..

Costa più uno stabilimento che lavora al 20% delle sue possibilità di uno stabilimeno che lavora al 70%; anche se si usa la cassa integrazione.

Io studio economia aziendale - indirizzo marketing ed ho fatto precedentemente un anno di ing dell'autoveicolo. Senza aprire un polemica su modelli neoclassici o keynesiani di gestione del mercato del lavoro o trastullarsi con grafici di microeconomia ; io sono allibito dalle dichiarazioni di Marchionne. Ok riduciamo il costo dei fattori produttivi capitale e lavoro ma poi qualcosa devi venderlo. I problemi sono:

- gamma con buchi enormi perchè mancano i suv e con i crossover non sempre si coprono 2 segmenti

- rete di vendita penosa in Europa

Come è già stato detto stanno lavorando per ampliare la rete di vendita e la gamma. Magari sono più lenti di quanto l'opinione pubblica desidera, ma non è che se immetti sul mercato 30 nuovi modelli ed apri 3'000 nuovi concessionari, poi passi automaticamente dall'8 al 40% della quota di mercato europea. Tutt'al più riesci a passare al 10%.

Ma a fronte di quali perdite?

invece qui a cercato deliberatamente di ostacolare, senza pensare che nel frattempo potevano capitare cose come:

la grecia,

il freemont che vende bene , in modo profittevole e con numeri paragonabili ad auto prodotte in italia

e tante altre cose della "nuova normalita'"

Soggetto prego. ;)

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Come è già stato detto stanno lavorando per ampliare la rete di vendita e la gamma. Magari sono più lenti di quanto l'opinione pubblica desidera, ma non è che se immetti sul mercato 30 nuovi modelli ed apri 3'000 nuovi concessionari, poi passi automaticamente dall'8 al 40% della quota di mercato europea. Tutt'al più riesci a passare al 10%.

Ma a fronte di quali perdite?

In certi paesi europei la distanza fra utente e concessionario non è semplicemente accetabile ; ipotizziamo che tu voglia comprare un 'auto ma il concessionario più vicino è a 100 km di distanza perchè in quel paese quell'azienda è poco coperta ; tu li faresti ?

Continuare a perdere quote di mercato non aiuta a convincere un imprenditore a stipulare un contratto da concessionario (che si becca il famigerato rischio economico) manco se Sergio gli passa sotto banco le Muratti Ambassador Gialle (fonte Benoffi) che si fuma abitualmente.

23/07/2012 => Doktoren in Economia Aziendale :-D

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Intanto e giusto per fare un esempio, a Modena è stata aperta una nuova concessionaria.

Esiste però un fattore che ha una rilevanza fondamentale: per progettare, industrializzare e commercializzare un'auto servono il tempo e le risorse. Prima dell'acquisizione della Chrysler mancavano le risorse, ora ci sono e serve tempo per immettere sul mercato i nuovi modelli.

Non saranno, per numero e tipologia, i modelli che l'opinione pubblica desidera ma, come era già stato fatto notare, non si può bocciare oggi una politica aziendale che darà i suoi frutti tra 5 o più anni.

Si possono nutrire delle perplessità, si possono esprimere queste perplessità. Ma non si può approfittare di ogni mezza dichiarazione, di ogni articolo, di ogni cambio di strategia, di ogni grullata per dimostrare oggi che fra 5 anni avremo ragione.

Modificato da EC2277
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Intanto e giusto per fare un esempio, a Modena è stata aperta una nuova concessionaria.

Esiste però un fattore che ha una rilevanza fondamentale: per progettare, industrializzare e commercializzare un'auto servono il tempo e le risorse. Prima dell'acquisizione della Chrysler mancavano le risorse, ora ci sono e serve tempo per immettere sul mercato i nuovi modelli.

Non saranno, per numero e tipologia, i modelli che l'opinione pubblica desidera ma, come era già stato fatto notare, non si può bocciare oggi una politica aziendale che darà i suoi frutti tra 5 o più anni.

Si possono nutrire delle perplessità, si possono esprimere queste perplessità. Ma non si può approfittare di ogni mezza dichiarazione, di ogni articolo, di ogni cambio di strategia, di ogni grullata per dimostrare oggi che fra 5 anni avremo ragione.

Il problema non è in Italia; manca una rete di vendita in Europa. Il time to market è un fattore importante se si vuole competere ed inoltre le aziende devono soddisfare i bisogni della gente comune quella vera non i talebani da forum. Chiedo tanto se chiedo un suv ? I piani aziendali una volta si facevano su 5 anni con revisione annuale; un conto è programmare il ritorno di un investimento in 5 anni un conto è iniziare a fare le cose tra 5 anni. 5 anni sono tantissimi e la Fiat in Europa ed Italia continua a perdere % di quote di mercato.

Se non fai modelli nuovi difficilmente attrai clienti specie in un momento di crisi , se già si hanno pochi soldini tanto vale comprare un modello nuovo magari della concorrenza perchè costa tanto quanto il tuo che produci da 6 anni (ritoccare i listini al ribasso non sarebbe una cattiva idea tanto il break even lo hai raggiunto, con il WCM+Programmazione&Controllo+Analisi e Contabilità dei costi dovresti avere abbattuto i costi variabili meno difficili da abbattere rispetto a quelli fissi e quidi avere un Ros decente); altro elemento di criticità metti che non sia ancora uscito il sostituto del modello Fiat che io possiede, mi serve un'auto nuova e magari cambio marchio; se mi trovo bene beh Fiat ha molto probabilmente perso un cliente che sarà difficile riconquistare.

23/07/2012 => Doktoren in Economia Aziendale :-D

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Per avvalorare quanto scrivi devi pubblicare la capacità produttiva dello stabilimento serbo, la qualità che tale stabilimento è in grado di raggiungere e confrontarli con la produzione garantita dagli stabilimenti di Melfi, Pomigliano, Giurgliasco e Mirafiori.

Poi devi anche spiegarmi il motivo per il quale non viene mai citato lo stabilimento di Pratola Serra.

E tu sei in grado di fornire dati che mi smentiscono?

Comunque non mi interessa tirare la discussione fino agli ultimi dettagli che ci possiamo inventare, è la sua politica generale che per molti aspetti non mi convince, solo il tempo dirà.

Comunque Fiat è sempre dietro l'angolo del riscatto e questo riscatto non arriva mai.

Fiat Punto I 55 sx '97

Fiat Punto II restyling 1.2 60cv '04

Toyota Prius V2 '06

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E tu sei in grado di fornire dati che mi smentiscono?

Proprio qui sta il punto: si esprimono giudizi sulla base di dati parziali o di supposizioni.

La strategia di Marchionne, se come pare è quella di investire con decisione nei mercati dove è più facile ottenere degli utili (nord-america e Brasile) ed essere più cauti nel mercato europeo, è decisamente rischiosa. Ma nessuno di noi ha gli strumenti per poter determinare se sarà o meno vincente. Tantomeno abbiamo le conoscenze per stabilire se tale strategia è una conseguenza della realtà aziendale del Gruppo FIAT e dalla crisi dell'odierno mercato europeo, o se è figlia di stupidità.

Io per ora non mi esprimo su ciò. Mi limito solo a dire che certe teorie, rienunciate negli interventi passati, mi paiono abbastanza inverosimili.

Analogamente trovo puerile continuare a lamentarsi se oggi non abbiamo in listino i mezzi che, stando al piano industriale della FIAT, dovranno debuttare nei prossimi 3 anni. Certo si potrebbe obbiettare che in passato i piani industriali della FIAT sono sempre stati disattesi, ma da quando è stata acquisita la Chrysler mi sembra che i piani vengono rispettati ed anzi spuntano pure delle sorprese non preventivate; come la 4C o la Flavia convertibile.

Modificato da EC2277
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Tony se io rischiassi le chiappe a Mirafiori non sarei cosi ad animo leggero, ha promesso una cosa e poi mezzo ritrattato poi ribadito poi ora non si sà...

Poi magari manterrà gli impegni (lo spero e lo credo possibile - vedi Pomigliano come ben dici), ma il suo comportamento (o la sua comunizazione se proprio vogliamo essere buoni) è semplicemente "non seria".

Non lo dico ad animo leggero...perché qua a Torino la situazione è sempre più color marron...ma cerco di essere semplicemente realista, ed evitare di disperarmi prima del necessario ;) ad oggi per quello che sappiamo c'è il 50% di possibilità che mantenga la parola data e il 50% che sia bugiardo, io cercherei di sperare nel primo per tutti ;)

Tra l'altro, noi ci abbiamo messo 18 mesi a riunire due cazzo di uffici per 30 persone...per rivoltare come un calzino mirafiori, che in diverse sezioni è decisamente obsoleto, ci vuole tanto tempo.

Se ricordo bene la linea NEF a SPA ci hanno messo 3 anni dall'idea alla linea funzionante. Il referendum è stato fatto dieci mesi fa...quindi non mi stupisco se non c'è ancora niente di fisico.

E faccio una postilla da imprenditore (di me stesso). "the party is over", o meglio, il grano é quasi finito. E quel poco che è rimasto viene fatto girare tre volte prima di essere speso (se non vola via in tasse:roll:). E viene speso solo in attività indispensabili per andare avanti o attività di cui si sa già che ci sarà ritorno economico. Tutte le altre cose...per l'immagine, il prestigio e tutte quelle belle cose lì sono state abolite a data da destinarsi...

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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ho corretto:

ovviamente mi riferisco ad un certo sindacato;)

che probabilmente pensava che gli investimenti fossero come i soldi UE che si possono chiedere e poi non usare per anni,

salvo poi lamentarsi quando li riassegnano.

mentre per chiudere qualsiasi contratto ribadisco il tempismo per sfruttare il momento di entusiasmo e' fondamentale.

Allora avevo interpretato bene.

Sottoscrivo quanto asserisci e rincaro la dose con un precedente storico: uno dei fattori che hanno portato la Lancia di Pesenti al fallimento è stata proprio l'atteggiamento della dirigenza che, per non avere troppi problemi con le maestranze ed i sindacati, hanno dilazionato nel tempo gli investimenti d'ammodernamento delle linee produttive. Il risultato è stato quello di completare tali investimenti quando i nuovi macchinari (nuovi per la Lancia) erano già oblsoleti.

Pertanto, se c'è da fare un investimento, è bene farlo nella maniera più tempestiva possibile. Non solo nello stanziamento dei fondi, ma anche e soprattutto nel loro utilizzo. Fare oggi, o peggio l'anno scorso, degli investimenti per poter realizzare dei nuovi modelli che dovranno entrare in produzione tra un paio d'anni, può far felici i sindacati e gli operai, ma per l'azienda è un'azione deleteria sia dal punto di vista finanziario, viene infatti speso del denaro che non potrà generare degli utili, che dal punto di vista industriale: ad esempio il prodotto potrebbe aver subito modifiche che comportano la variazione del ciclo produttivo…

Modificato da EC2277
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Ecco tutto l'intervento di Marchionne:

Giusto per dare un'idea della situazione rammento che Moody's potrebbe declassare la Volkswagen, se venisse rotta l'alleanza con la Suzuki e riporto il seguente articolo:

Fiat, il mercato non ascolta il profit warning di Peugeot.

“Nei limiti del possibile intendiamo mantenere i posti di lavoro che abbiamo in Italia” è la frase pronunciata dall’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne.

“Nei limiti del possibile intendiamo mantenere i posti di lavoro che abbiamo in Italia” è la frase pronunciata dall’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne, in occasione del convegno “Make it in Italy” organizzato dall’Unione industriale di Torino.

Sono quei “limiti del possibile” a turbare i pensieri di sindacalisti e lavoratori del gruppo Fiat. La fase storica che le economie sviluppate attraversano, e in particolar modo l’Europa, si trova proprio su quel confine oltre il quale si entra in territori inesplorati. Pertanto le rassicurazioni perdono di efficacia. Tanto più che il mercato dell’auto ha in corso un processo di ridimensionamento del quale ancora non si vede il termine. Anche per il 2012 le stime prevedono un arretramento delle immatricolazioni. Il dimissionario presidente dell’Anfia, Eugenio Razelli, ha confermato che la domanda è tornata sui livelli di 10-15 anni fa e ha sottolineato che nei primi nove mesi del 2011 in Italia il mercato dell’auto si è contratto dell’11,3 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2010. Ad aggiungere sale sulle ferite è arrivato ieri il profit warning del gruppo Psa Peugeot che ha tagliato le previsioni relative al 2011. Dopo un calo delle vendite di auto dell’1,6% nel terzo trimestre, il costruttore francese ha detto di attendersi un risultato operativo vicino al pareggio per l’intero anno e di avere in programma una riduzione dei costi da 800 milioni di euro con tagli del personale che non toccheranno, tuttavia, gli stabilimenti francesi. Nonostante il profit warning di Peugeot, in forte calo oggi a Parigi, il titolo Fiat si difende bene a Piazza Affari e avanza dello 0,4% dopo i primi scambi. Tuttavia rimane ancora sotto la resistenza di area 5/5,06 euro, livello che ha fermato il rialzo partito a inizio mese e che, se superato con conferma in chiusura di seduta, aprirebbe le porte a nuovi allunghi verso 5,40 euro in prima battuta e 5,95 successivamente. Sul fronte opposto da monitorare la media mobile a 14 giorni e la trendline rialzista risalente dai minimi di inizio ottobre transitante a 4,76 euro, la cui caduta farebbe suonare un primo campanello di allarme che verrebbe eventualmente confermato da una caduta al di sotto di quota 4,50 euro.

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