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I Raid di Gente Motori - N.1 - Casablanca-Parigi in Chrysler 180 - 1972


PaoloGTC

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Eccoci dunque ad iniziare il racconto (che durerà un'eternità) dell'epoca d'oro di Gente Motori, durante la quale furono realizzati innumerevoli viaggi e raid con svariati modelli di automobile. Ma questa non è una novità, ne abbiamo parlato ancora di recente.

L'idea è quella di raccontarli tutti, uno alla volta, a partire dal primo (per questo l'altro giorno dicevo che sarò impegnato per tutto il 2012 :lol:), nessuno escluso.

Certo, alcuni saranno indubbiamente più interessanti per il parerista medio:razz: perchè magari coinvolgono un Paese in cui è stato in vacanza, oppure perchè l'auto utilizzata ha un significato particolare, oppure perchè la storia è più avvincente, più pericolosa o più esotica.

Avrei potuto fare quindi delle scelte, dicendo "no beh questo non è che sia poi tanto interessante..." però, prima di tutto, per me erano tutti interessanti :) e poi mi son detto "e se magari questo sarebbe piaciuto a qualcuno?".

Sicchè, li leggeremo insieme tutti. (o meglio, chi vorrà ;))

Perchè dico questo? Perchè dopo anticipazioni su viaggi eroici nei paesi più scorbutici, iniziamo col primissimo Raid di Gente Motori, che non fu organizzato dalla rivista stessa (nata da pochi mesi) ma fu frutto di un invito da parte di Chrysler France a partecipare ad un raid il cui percorso intero era Parigi-Fez e ritorno, a bordo di alcune Chrysler 180.

Agevolo un piccolo riassunto sul modello per chi non lo conoscesse, appoggiandomi alla wiki.

Chrysler 160 e 180 - Wikipedia

Il viaggio di Gente Motori però fu più breve del raid totale. I giornalisti della rivista presero in mano una 180 sulla via del ritorno, in quel di Casablanca, per riportarla fino a Parigi.

Un viaggio abbastanza tranquillo e un'auto che a molti farà dire "cos'è che è quella roba lì??"

Beh, abbiam detto di farli tutti.

Questo è il primo.

Non vi lamentate.

Altrimenti modifico la mia rotta e mi metto a postare i prototipi camuffati della Favorit (guardate che li ho).

Ne approfitto per specificare che d'ora in poi, come da accordi presi con la moderazione riguardo la maniera migliore di postare questi topic, i vari raid avranno una discussione ciascuno, che sarà titolata "I Raid di Gente Motori" e di seguito nel titolo spiegherà luoghi ed automezzi.

E ora basta spiegare. Andiamo nel 1972.

DAL SAHARA ALLA TOUR EIFFEL

cartina.jpg

Era un giovedì mattina. Ci hanno affidato una Chrysler 180 a Casablanca e ci hanno detto: “Ci vediamo domenica sera al ristorante Chiberta di Parigi, a due passi dall'Etoile”.

Siamo arrivati in tempo per il Pernod, dopo aver attraversato Marocco, Spagna e Francia.

1° GIORNO: CASABLANCA-MARBELLA KM 512

Strade buone – poco traffico extraurbano – tempo impiegato 11 ore – consumo carburante litri 41 (12,5 chilometri con un litro) – voto 7,5

Alle otto del mattino Casablanca brulica di gente. Il traffico è caotico. Automobili di grossa cilindrata si mischiano con carrettini, asinelli, biciclette.

I vigili, in tenuta verde, si sbracciano per tenere un po' d'ordine. Donne velate camminano a passo svelto; più lenti e paciosi ci sembrano gli uomini in caffettano.

L'urbanistica manca assolutamente di uniformità: da una parte c'è l'antica moschea, dall'altra un palazzo di dieci piani; qui la vecchia “casbah”, lì il modernissimo hotel “Marhaba”.

raidchrysler180moscheac.jpg

Indugiamo a notare questo stridente contrasto, ci chiediamo se Casablanca debba essere considerata una città antica o moderna, quando un ragazzo ci richiama alla realtà.

Arriva in bicicletta, da sinistra e attraversa l'incrocio “sparato”, senza pensarci neppure un attimo. Ce lo vediamo già sul cofano, chiediamo un miracolo ai freni della Chrysler e loro ci esaudiscono: in pochi metri la vettura si blocca, senza una sbandata.

Il giovane marocchino passa a pochi centimetri dal cofano, poi si gira, alza un braccio dal manubrio, sorride, saluta e se ne va.

Noi sorridiamo ai freni e torniamo bruscamente alla realtà del nostro raid: ricordiamo di avere un appuntamento dopo cinque ore all'imbarcadero di Tangeri, da dove salperemo in nave per Algeciras, attraversando lo Stretto di Gibilterra.

C'è da correre, dunque, perché non sappiamo quali strade ci attendono, quanto traffico, quali difficoltà.

E, inoltre, dovremo fermarci qua e là per scattare qualche fotografia.

Via allora, verso nord, in direzione di Rabat, una città tre volte più piccola di Casablanca (380.000 abitanti contro 1 milione 200.000), ma molto più importante, in quanto sede del Palazzo Reale e capitale del Marocco.

Lasciamo la periferia e d'improvviso svanisce il traffico. Le strade sono abbastanza ampie, ma il fondo è irregolare, a dorso di mulo (o di cammello?).

La segnaletica orizzontale è gialla. La Chrysler comincia con grinta il suo viaggio. Siamo su un percorso dove si deve fare buon uso della terza e dal momento che questa è indubbiamente la marcia migliore della vettura, rileviamo che il motore “canta” che è una bellezza.

Si potrebbe andare anche un po' più in fretta, se non ci fossero da attraversare mille paesini, dove la velocità massima non deve superare i 40 all'ora.

A indicarcelo sono dei cartelli alti due metri. Sono tutte così grandi le indicazioni verticali. Un freccione enorme per dire che c'è una curva pericolosa, un segnale enorme per avvertire dell'incrocio. Uno qui non può certo dire :”Non avevo visto il cartello.....”

raidchrysler180maroccoa.jpg

Niente piede “a tavoletta” allora. I rilievi sulla velocità massima li faremo in seguito. Per ora accontentiamoci di toccare i 140 orari, e per tratti brevi oltretutto.

La Chrysler comunque fa già intuire quali sono le sue reali possibilità. Non è eccezionale la partenza da fermo, ma come “tira” la seconda! (l'abbiamo portata fino a 90 all'ora senza che il motore “sfarfallasse”). In terza poi si va d'incanto: 130 all'ora di tachimetro e non è certo cosa di tutti i giorni. E quando c'è bisogno di un sorpasso veloce scalando dalla quarta alla terza, basta dare un po' di gas mentre si è in folle (la “doppietta” o, se preferite, la “debraiata”) e la marcia inferiore entra sempre, senza fatica.

Un po' più duro invece l'innesto della seconda. Non sempre l'ingranaggio accetta la marcia di primo acchito e si è costretti a fare una certa pressione sulla leva del cambio (questo per quanto riguarda la nostra vettura. Abbiamo sentito altri partecipanti al raid che si lamentavano invece dell'innesto della prima e trovavano molto docile la seconda).

La tenuta di strada è eccellente; dei freni abbiamo già detto. Piuttosto ci pare un po' carente la visibilità. Il fatto è che la Chrysler ha i poggiatesta di serie e questi saranno sì utili per la sicurezza (scongiurano il pericoloso “colpo del coniglio” in caso di tamponamento), saranno sì confortevoli per il passeggero che può riposare la cervice, ma indubbiamente tolgono una bella fetta di visibilità esterna. Quando si vuol guardare a destra, per immettersi in una corrente di traffico, si vede pochino, non ci sono storie.

Comunque, così è se ci pare, visto che le norme di sicurezza consigliano il poggiatesta.

A Rabat, dopo 92 chilometri, portiamo la Chrysler davanti ad una moschea, poi di fronte alla residenza del Re Hassan II: è il pedaggio che bisogna pagare alla curiosità e al turismo. Ma il raid ha fretta. C'è un battello a Tangeri che aspetta. Addio alle cupole, dunque, ai mosaici di mille colori, alle guardie vestite di rosso; addio alla sala del trono, allo sfarzo di questo angolo regale e alla miseria dell'altra parte della città.

raidchrysler180moschear.jpg

Ad Asilah (350 chilometri) finalmente la strada costeggia il mare e proprio qui, sorpresa, incontriamo i cammelli. Non all'interno, non verso il Sahara, ma a due passi dall'acqua, sulla spiaggia. La Chrysler si ferma, fa una foto ricordo e se ne va.

Arriviamo a Tangeri in tempo per fare il pieno prima di imbarcarci. Abbiamo coperto 409 chilometri e dal nostro serbatoio mancano soltanto 32 litri. Non è molto, bisogna convenirne, ma c'è anche da dire che non abbiamo mai spinto a fondo. Consumerà nella stessa misura quando toccheremo le velocità massime in autostrada o quando cambieremo marcia ogni venti metri? Vedremo.

Intanto imbarchiamo la vettura, attraversiamo lo Stretto di Gibilterra, salutiamo l'Africa e, dopo tre ore di navigazione calmissima, poggiamo le ruote ad Algeciras, sul suolo europeo. E di qui proseguiamo verso Marbella. Cala la sera, le strade sono strette ma l'illuminazione della Chrysler è eccellente e l'ultimo tratto non presenta difficoltà. Così finisce la prima tappa del raid.

Mentre beviamo sangria, pensiamo ai voti da dare alla nostra vettura.

LA PAGELLA DEL PRIMO GIORNO

Velocità 6 (non per colpa sua ma del tracciato)

Accelerazione 6

Ripresa 7

Tenuta di strada 9

Freni 10

Visibilità 5

Sterzo 9

Comfort 7

Rumorosità 8

Consumo 10

2° GIORNO: MARBELLA-VALENCIA (MONTE PICAYO) KM 727

Strade brutte – traffico medio – tempo impiegato 14 ore – consumo carburante litri 80 (9 chilometri con un litro) – voto 7

Nella hall dell'Hotel Andalusia la Plaza, a Marbella, il “capo spedizione” Jacques Rousseau, responsabile tecnico dell'ufficio “Pubbliche relazioni” della Chrysler fa il piano di viaggio.

Le vetture da portare a Parigi sono undici: una la guidiamo noi; le altre sono in mano di giornalisti belgi e tedeschi. I colleghi francesi hanno fatto il viaggio di andata, da Parigi a Fez (una città a 300 chilometri da Casablanca, a due passi dal Sahara) e sono tornati a casa in aereo lasciandoci il volante.

Le auto, dunque, hanno già sul groppone 3000 chilometri dell'andata. La nostra, inoltre (che in totale ha fatto 11.745 chilometri) viene addirittura da Amburgo per via di un test precedente. E i meccanici ci dicono che non ha consumato una goccia d'olio. Il livello è sempre quello, dal giorno in cui ha lasciato Parigi.

Jacques Rousseau ci preannuncia che la tappa sarà dura; la spezza in due parti e ci dà appuntamento per il pranzo a Puerto Lumbreras, dopo 380 chilometri, tra le 13 e le 13,30.

Ebbene, il primo equipaggio ha messo i piedi sotto il tavolo alle 15,30. Come mai questo ritardo? Be', diciamo che la Costa del Sol è incantevole, che la Sierra Nevada è fascinosa, ma l'una e l'altra poco si addicono ad un raid veloce.

Da Malaga ad Almeria (218 chilometri) è uno stillicidio di curve e traffico. La strada è tutta a zig-zag, scende al mare, sale in collina, ancora sul mare, di nuovo in collina. La Chrysler scalpita, ma è costretta a stare in coda. La quarta marcia si prende una mezza giornata di ferie; seconda e terza invece fanno gli straordinari.

Fa caldo, più di quanto ce ne fosse in Marocco.

La vettura non ha i deflettori e questo – per noi italiani – è uno degli handicap più antipatici. I sedili per fortuna non scaldano e sono comodi ed avvolgenti. Ogni volta che il passeggero cerca il portacenere si scontra con la leva del cambio, che gli sta proprio davanti. Ce ne accorgiamo oggi perché la leva è sempre in movimento (e perché fumiamo più del solito per vincere la noia della marcia a 40 all'ora).

Finisce la Costa del Sol e l'indicatore della benzina è incredibilmente spostato verso il basso. Riusciremo ad arrivare a Puerto Lumbreras senza fare rifornimento? Rousseau ha detto di si.

Lasciamo il mare ed incontriamo i primi contrafforti della Sierra Nevada. Non c'è quasi più traffico. La “carretera” è larga e infida. Ogni tanto, infatti, offre un rettilineo, ma guai ad affrontarlo a tutta velocità: il fondo è tutto a saliscendi, con continui balzelli.

Ad un certo punto ce ne dimentichiamo e, a 150 orari, la Chrysler plana... Il fotografo va a picchiare violentemente la testa contro il tetto, noi ci attacchiamo al volante e, per fortuna, la vettura “atterra” in perfetta linea, senza spostare di un centimetro la sua traiettoria.

Questo ci consola perché in precedenza le sospensioni non ci avevano convinto proprio del tutto. Ci erano apparse un po' rigide, basate su un sistema un po' vecchiotto (appunto a ponte rigido e non indipendenti). Invece, dopo il gran balzo, complimenti a loro e agli ammortizzatori.

Proseguiamo la marcia senza più schiacciare il pedale. Passiamo attraverso collinette brulle in uno scenario da west. Da un momento all'altro ci aspettiamo di vedere una diligenza assalita dai banditi; attendiamo l'apparizione di Sartana, o di “Trinità” o dei pistoleros messicani.

In questa zona infatti, si girano tutti quei western, all'italiana o no, tanto di moda di questi tempi.

La Chrysler passa in mezzo alla ricostruzione di un paesino del west, di fronte al fortino, alla stazione dell'acqua, ecc. Ma Sartana non c'è, oggi è di riposo.

La spia della benzina ormai è accesa da tempo. Puerto Lumbreras però è vicina. Mancano 15 chilometri, 10, 8, 7, 6, 5... ed ecco un singhiozzo, un saltino e la vettura si ferma.

Il serbatoio è secco, ci siamo illusi troppo. Chiediamo un passaggio per raggiungere la comitiva. Dopo due chilometri ecco un'altra Chrysler ferma ai bordi della strada. Ci consoliamo: non siamo stati gli unici imprevidenti, e la nostra vettura non è stata la sola a consumare molto: 65 litri per 522 chilometri! Molto di più del giorno prima. Il motivo è semplice ma sarà ancora più chiaro durante il pranzo, quando Rousseau ci dirà che negli ultimi 200 chilometri abbiamo affrontato ben 1974 curve.

E oltre a parlare delle curve, tutta la comitiva racconta di un certo salto fatto con la vettura... Ci siamo cascati proprio tutti. E Ottavio Lissoni, il fotografo, ride toccandosi la testa.

Si riparte con la speranza di trovare qualche rettilineo in più. E per fortuna la strada si fa più docile; lasciamo la Sierra e torniamo verso il mare. Siamo di fronte alle isole Baleari, corriamo in mezzo alle palme, il tempo ora è mite, il sole piacevole.

La Chrysler è felice di poter correre in quarta, una marcia che al mattino sembrava dimenticata. Ma neppure sulla strada per Valencia si può provare la velocità massima; il traffico è aumentato e i paesini sono uno attaccato all'altro.

Gli organi meccanici vengono continuamente sollecitati, dai freni al cambio, allo sterzo, alla frizione. E proprio quest'ultima merita una citazione particolare. Finora abbiamo schiacciato il pedale migliaia di volte (e fino a Parigi ancora molto dovremo schiacciarlo) e mai una volta c'è stato il minimo accenno a uno “strappo”. Sempre docile e pronta, davvero “a punto”. Ma torniamo al viaggio.

Diventa buio, entriamo in Valencia e mancano 18 chilometri alla doccia. Incontriamo una Chrysler della comitiva che ci chiede aiuto. La guida un giornalista tedesco che è rimasto senza l'aiuto dei fari. Ha le luci di posizione, ma niente abbaglianti ed anabbaglianti. Ci mettiamo davanti a lui e lo scortiamo fino all'Hotel Monte Picayo.

Dicono che l'inconveniente è dovuto ad un contatto. Niente di grave; domani mattina la Chrysler sarà a posto, pronta per la partenza. Ora merita di riposare quanto noi, in viaggio da 14 ore.

LA PAGELLA DEL SECONDO GIORNO

Velocità 6

Accelerazione 6

Ripresa 7

Tenuta di strada 10

Freni 10

Visibilità 5

Sterzo 9

Comfort 6

Rumorosità 7

Consumo 5

3° GIORNO: VALENCIA (MONTE PICAYO)-MONTPELLIER KM 741

Strade discrete – traffico medio – tempo impiegato 12 ore – consumo carburante litri 78 (9,5 chilometri con un litro) – voto 7-

Al mattino la Chrysler 180 fa i capricci. Non vuole partire. Giriamo quattro o cinque volte la chiavetta d'accensione, ma non c'è niente da fare. Per fortuna la vettura è parcheggiata in discesa: basta lasciarla scivolare un po', innestare la seconda, poi mollare di colpo la frizione ed ecco che il motore gira.

Perché questo piccolo inconveniente? Non è colpa dell'impianto elettrico, né del motorino. La batteria è a posto, con l'acqua distillata al livello giusto. La benzina c'è, l'olio pure. Forse il motore era soltanto un po' ingolfato.

Questo comunque resterà l'unico inconveniente sofferto dalla nostra Chrysler 180 durante l'intero raid.

Si parte, allora. La strada verso Tarragona è bella. Possiamo provare la velocità, sia pure con giudizio. Ed ecco che la lancetta sale. Siamo subito a 160, a 5.400 giri. Schiacciamo ancora, i giri aumentano, ma sale anche la rumorosità. Non è più tanto agevole parlare con il passeggero.

Sfioriamo i 170 (senza comunque toccarli) e i giri sono 5800, poi molliamo. Proveremo ancora sull'autostrada, quando finalmente ne incontreremo una.

Siamo in terra catalana, adesso. Entriamo a Tarragona a mezzogiorno. Non è l'ora delle corride ed infatti la Plaza de Toros non ha niente di suggestivo. Attorno all'arena è tutto un vespaio di automobili parcheggiate.

raidchrysler180arenatar.jpg

Di fronte, in un'officina, c'è una vettura sul ponte con tre meccanici che vi curiosano sotto. Niente di affascinante. Forse Hemingway è passato di qui alla stessa ora prima di spararsi un colpo di fucile.

Prima di Barcellona, finalmente una gradita sorpresa: l'autostrada. Si tratta di pochi chilometri ma sono tanta manna per noi e per la Chrysler.

L'auto subito si distende, si sente nel suo ambiente preferito e schizza via veloce. Cerchiamo la velocità massima, ma restiamo un po' delusi, è la stessa toccata sui rettilinei che costeggiavano il mare: 170 scarsi.

In realtà, ci aspettavamo qualcosina in più, perché questa vettura ha una cilindrata di 1812 centimetri cubici, un'ottima seconda, una terza eccellente e dà l'impressione di poter fare molto di più. Invece, per quanto si schiacci, i 170 non vengono mai superati.

Entriamo a Barcellona, in un traffico oltremodo intenso. Le ampie circonvallazioni cittadine non bastano a smaltire la marea di automobili. Il deflusso, comunque, è veloce e bisogna tenere gli occhi aperti ed il piede “a portata di freno”.

raidchrysler180barcello.jpg

Schiacciamo quattro o cinque volte il pedale di mezzo e avvertiamo i primi sibili. I dischi cominciano a fischiare.

Niente di preoccupante, intendiamoci, ma il classico fastidioso fischio dei freni. Restiamo nel traffico di Barcellona per una buona mezz'ora e bisogna dire che la Chrysler si comporta meravigliosamente bene. Lo sterzo è docile, il motore sufficientemente elastico, la frizione fa il suo lavoro senza strappi. Il cambio, infine, rivela una prima ottimamente sincronizzata, tanto è vero che, dopo un rapido arresto, talvolta preferiamo passare dalla terza alla prima saltando la seconda.

Una vettura più da città che da autostrada, dunque, questa grossa e imponente Chrysler 180? No, non vogliamo dir questo, piuttosto la consideriamo una “granturismo” adatta ai grandi viaggi, con una notevole velocità di crociera, ma capace (nonostante i suoi 4 metri e 45 centimetri di lunghezza) di districarsi assai bene anche in mezzo al traffico.

Lasciamo Barcellona e ci avviamo a percorrere gli ultimi 200 chilometri in terra spagnola. La nostra e le altre Chrysler sono tutte in gran forma. O meglio, sembrano in gran forma, perché proprio nel tratto che porta al confine se ne ferma una in mezzo alla strada.

È improvvisamente saltata la cinghia del ventilatore. Al volante c'è un collaudatore francese. L'altro collaudatore, quello che ha sulla vettura i pezzi di ricambio, ha sbagliato strada e quindi non c'è speranza di un rapido soccorso. Ma per fortuna basta un budello di elastico per sostituire la cinghia rotta e arrivare tranquillamente al confine, per la riparazione definitiva.

Scendiamo alla frontiera e ci assale un vento gelido e forte. Ecco perché la Chrysler ondeggiava un po', non erano sgonfi i pneumatici, come ci era venuto da pensare.

Al contrario i Michelin XM hanno la pressione di 1.7 davanti e 1.9 dietro, come al momento della partenza. Copriamo gli ultimi chilometri della terza tappa, da Le Perthus a Montpellier, in terra francese, al buio e in mezzo al vento. Non è propriamente una gita... le strade sono alquanto strette e anche qui a saliscendi.

Molto spesso si corre tra due file di alberi e se appena appena si va un po' allegri c'è il rischio di farsi spostare dal vento. Fa freddo, adesso: l'escursione termica dal giorno alla sera è notevole.

Apriamo il riscaldamento e la Chrysler denota un ottimo comfort. I chilometri scorrono lenti, siamo decisamente stanchi e adesso ci innervosisce anche il fischio dei freni.

Peggio di noi, però, stanno due belgi. Anche loro, infatti, come il collega tedesco la sera prima, sono rimasti con le sole luci di posizione: niente fari. Ma allora è un vizio!

A fare strada alla vettura “cieca” questa volta è un collaudatore della Chrysler. Chiediamo il motivo di questo guasto e la risposta è la stessa della sera precedente: soltanto un contatto.

Ci auguriamo che non capiti anche a noi e, fortunatamente, dopo aver costeggiato il Mediterraneo (di fronte al Golfo del Leone) per 23 chilometri, giungiamo a Montpellier.

LA PAGELLA DEL TERZO GIORNO

Velocità 7

Accelerazione 6

Ripresa 7

Tenuta di strada 6

Freni 8

Visibilità 5

Sterzo 9

Comfort 8

Rumorosità 7

Consumo 6

4° GIORNO: MONTPELLIER-PARIGI KM 852

Strade buone – traffico intenso – tempo impiegato 10 ore – consumo carburante litri 82 (10,3 chilometri con un litro) – voto 7+

La giornata si inizia con una parola sulla bocca di tutti: autostrada! La comitiva è gioiosa. Non credevamo che il miraggio di una strada dritta, senza né incroci né semafori, potesse rendere tanto felici. Benedetta, allora, la nostra Italia che di autostrade è zeppa...

Le automobili si preparano per la galoppata finale; fanno il controllo dell'olio (perfetto), dell'acqua (perfetto), delle gomme (perfetto).

Riempiamo per l'ultima volta il bagagliaio e constatiamo per l'ennesima volta quanto è grande. Nonostante la presenza della gomma di scorta in posizione verticale, il vano è molto ampio. I dati tecnici dicono che ha una capienza di 400 decimetri cubi.

Noi diciamo, per essere più chiari, che le nostre due valigie ci ballano dentro e che per riempire il baule con vari pacchi e pacchettini di souvenirs avremmo dovuto comprare un intero negozio...

Dunque, si parte, verso l'autostrada. Tranne 63 chilometri, tra Nimes e Bollene, ne troveremo fino a Parigi. Ma la nostra gioia dura poco.

Non facciamo in tempo a pagare il pedaggio (costano più o meno quanto in Italia) che ci accorgiamo che la Chrysler 180 non può andare a più di 140 chilometri all'ora. Qualcosa non va nel motore? Gira forse a tre cilindri? Macché! Niente di tutto questo.

Il fatto è che soffia un fortissimo vento trasversale. Sembra di essere in barca. Ogni tanto la vettura “fa la mossa”, ancheggia, viene letteralmente spostata di lato. Per prudenza è bene non schiacciare a fondo, ma anche quando ci proviamo la Chrysler proprio non va.

Il vento non sa leggere e non può capire quanta voglia abbiamo di arrivare in fretta a Parigi. E così comincia una marcia ossessionante.

E non siamo solo noi, si badi bene, ad andar piano. Basti dire che da Montpellier a Nime non ci supera nessuno. A Nimes lasciamo l'autostrada. Incontriamo due ragazze americane con il volto quasi “spaccato” dal vento. Sono addirittura violacee.

Offriamo loro un passaggio. Si chiamano Anna e Silvia, sono di Washington e studiano all'Università Internazionale di Avignone. Le portiamo con noi per 20 chilometri, durante i quali i loro lineamenti si distendono. Poi siamo costretti ad abbandonarle ancora in balia del vento.

Riprendiamo l'autostrada. Di fianco a noi scorre il Rodano. Lo risaliremo fino a Lione. L'andatura è lenta, tutta la carovana avanza stringendo le mani sul volante; non è ammessa la minima distrazione, con questo vento traditore che ogni tanto sembra voler guidare personalmente la vettura.

Dobbiamo aspettare che sparisca (nel pomeriggio) per vedere fin dove arriva la potenza di questa Chrysler 180 che da quattro giorni ormai è la nostra casa e ancora non ha potuto esprimersi al massimo delle sue possibilità.

E allora via, tira fuori tutti i cavalli! Avanti con la seconda fino a 85, poi con la terza fino a 130 e poi giù tutto: la vettura accelera, supera una due tre quattro dieci auto e la lancetta del contachilometri sale.

Arriva a 170, li supera ma non fa molto di più. Poi, finalmente c'è una lieve discesa e tocchiamo, a 6000 giri al minuto, i 180 chilometri orari. Questo per quanto concerne il tachimetro, ma in realtà bisogna togliere 3-4 chilometri orari per trovare la velocità reale.

Proviamo qualche altra volta ed il risultato è identico.

E così arriviamo a Parigi. O meglio, arriviamo a 50 chilometri da Parigi, quando mettiamo da parte qualsiasi velleità corsaiola. Il fatto è che oggi è domenica e sono le 6 del pomeriggio, ragion per cui a 50 chilometri dalla capitale si forma già la coda del grande rientro dal weekend.

raidchrysler180codaa50k.jpg

raidchrysler180eiffelpa.jpg

Ci rassegniamo ad adoperare soltanto prima, seconda e frizione mentre il fotografo scalpita perché vorrebbe arrivare in tempo per poter fare una fotografia, con il sole, davanti alla Torre Eiffel.

Grazie agli splendidi raccordi cittadini ce la facciamo e possiamo concludere questo raid con una foto-cartolina.

raidchrysler180placedel.jpg

L'avventura è finita. Dobbiamo percorrere ancora qualche chilometro in mezzo al traffico per raggiungere l'albergo, ma la vettura ormai è rodatissima a qualsiasi genere di circolazione.

I freni fischiano, è vero, ma la meccanica della Chrysler non denota alcun segno di stanchezza.

Sopporta il traffico di Parigi, così come aveva sopportato il vento dell'autostrada, le strade a dorso di mulo del Marocco, i salti “a trampolino” della Spagna.

E' ancora fresca e pimpante e quando, al ristorante Chiberta, a due passi dall'Etoile, ci dicono di consegnare le chiavi e abbandonarla, un po' ci dispiace.

Lanciamo una battuta: “Perché non proseguiamo per Oslo?”. Ma quelli della Chrysler la prendono sul serio. Dicono: “Va bene, partiamo domattina”. La Chrysler strizza l'occhio. Lo strizziamo anche noi, ci avviamo all'aeroporto e torniamo a casa.

LA PAGELLA DEL QUARTO GIORNO

Velocità 8

Accelerazione 6

Ripresa 7

Tenuta di strada 6

Freni 8

Visibilità 5

Sterzo 9

Comfort 8

Rumorosità 7

Consumo 8

LA CHRYSLER 180 IN CIFRE

(costi riferiti all'anno 1972)

Cilindrata 1812 cc

4 cilindri

Trazione posteriore

5 posti

Velocità massima 170 km/h

Consumo medio 10 litri per 100 km

Prezzo di listino 1.689.000 lire

Prezzo su strada 1.750.000 lire

Tassa di circolazione 59.195 lire

Assicurazione annua 100.750 lire

FINE

E questo era il n.1, niente di pazzesco. Il primo viaggio di Gente Motori, realizzato su invito e non di tasca propria. Nei mesi ed anni seguenti le cose cominciarono a farsi più complesse. :razz:

GTC

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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Affascinantissimo questo reportage, chissà che effetto deve aver fatto transitare nella Spagna Franchista (sebbene ancora per pochi anni), non mi pare si faccia alcun riferimento nel testo, forse volutamente o forse perche' sul regime Franchista il mondo occidentale chiudeva un occhio.

Per quanto riguarda la Chrysler 180, poco da aggiungere, auto per lo piu' sconosciuta in Italia anche se regolarmente a listino. Nel corso degli anni settanta fu introdotta anche la versione 2 litri che si chiamava molto sobriamente (o dovremmo dire "con molta mancanza di fantasia"?) 2L automatica.

Per la cronaca, con la cessione di Chrysler Europe a Peugeot e l'introduzione del marchio Talbot, questa vettura fu sostituita da quell'araba fenice della Talbot Tagora...:mrgreen:

Infine una nota: parlando di appoggiatesta di serie, il Gianni (è il Gianni vero? Non poteva esserci che lui in mezzo, dimmi di sì :mrgreen:) usa il termine "colpo del coniglio"....:shock:....ma da dove è saltato fuori???

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Ebbene no, non è il Gianni. Lui a quei tempi aveva appena avviato il macinino :lol: era ancora in redazione a controllare che tutti i pezzi stessero attaccati. I reporter erano Ottavio Lissoni presente anche in veste di fotografo, e l'altro mi sfugge al momento. Lo metterò nel prossimo Raid, perchè, debbo dire, cominciando a curiosare in quelli che verranno, che il Gianni all'inizio se ne stava A CASA. :mrgreen:

I primi Raid furono realizzati da Lissoni e... appunto non mi ricordo.

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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Mannaggia :mrgreen: Me lo immagino troppo il Gianni in un ufficio disordinato e ancora da mettere in quadro, con montagne di scatoloni mentre parla al vivavoce stile Charlie's Angels col reporter...."e mi raccomando, non dimenticare il cespuglio prima di fare le foto!" "Ma direttore, è un reportage non una caccia al muletto!" :lol: :lol: :lol:

By the way, ma in che senso il viaggio era "organizzato su invito"? Spazio pubblicitario pagato dalla casa madre? Tra l'altro vedo che la vettura aveva targa francese...

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La vettura aveva targa francese perchè l'iniziativa era di Chrysler France. La carovana era composta da giornalisti di un po' tutte le testate europee, che guidarono le auto a turno (per questo motivo GM prese parte solo al ritorno, tutti parteciparono in maniera parziale) insieme ad altre 180 guidate dai collaudatori della Casa.

Una plateale iniziativa promozionale direi. "Voi avrete un articolo interessante per la vostra rivista, noi un po' di pubblicità. Ovviamente le nostre auto saranno FANTASTICHE ed andranno BENISSIMO, non c'è bisogno di sottolinearlo..." :mrgreen:

La tipologia di servizio credo sia quella che poi il Gianni ebbe il modo di conoscere-sperimentare a sua volta-utilizzare per gran parte del tempo, ossia...

"uè capo, la TizioCaio organizza un evento per pubblicizzare la TricTrac 2500 e ci invita, andiamo?"

"beh, non è che la TricTrac 2500 come evento del mese ci farà sfondare nelle edicole...."

"ma che te frega, è tutto spesato hotel pranzo cene cognachino omaggi ricchi premi cotillons e anche la meringa..."

"ah beh allora dì che accettiamo e andate.... anzi... 'spetta un po'... CI VADO IO" (e lì il Gianni prese la giacca dall'appendino e nessuno in redazione lo vide mai più :lol:)

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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Interessantissimo, l'articolo poi unisce lo spirito d'avventura all'analisi del mezzo, in tempi molto diversi dai nostri(si discutono i poggiatesta..:roll:).

Aspetto con curiosità le altre puntate:clap.

Nessun vento è favo​revole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare


Alfa Romeo 147 JtdM 120CV Distinctive (2008)

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...

E così arriviamo a Parigi. O meglio, arriviamo a 50 chilometri da Parigi, quando mettiamo da parte qualsiasi velleità corsaiola. Il fatto è che oggi è domenica e sono le 6 del pomeriggio, ragion per cui a 50 chilometri dalla capitale si forma già la coda del grande rientro dal weekend.

raidchrysler180codaa50k.jpg

.........

Stavo guardando meglio questa foto...ma cos'è quella davanti alla 180, un'R12 Gordini??? :shock: sembra avere anche il rollbar interno...

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Stavo guardando meglio questa foto...ma cos'è quella davanti alla 180, un'R12 Gordini??? :shock: sembra avere anche il rollbar interno...

A me pare una Fiat 128:pen:.

Nessun vento è favo​revole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare


Alfa Romeo 147 JtdM 120CV Distinctive (2008)

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Si si, è una R12, e quello che si vede attraverso il lunotto, tenendo conto anche dell'assetto, credo proprio sia un rollbar. 8-)

Tipica vettura da "rientro in bollino rosso" :mrgreen:

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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