Il fallimento del 3+2: parliamone

[Sandro]

Mia sintesi: se vuoi un'economia (e non solo) basato sulla meritocrazia, non puoi pensare di dare il "pezzo di carta" a cani e porci perché "tutti devono averlo".

I capaci (che hanno il giusto metodo di studio e/o che son bravi ad assimilare/elaborare ciò che studiano) è giusto che possano giungere alla tanto agognata laurea.

Gli altri... fermarsi prima non dev'essere visto come la fine del mondo.

Tanto per chiarire: io alla laurea non ci sono arrivato, ci ho provato ma dopo due anni ho capito che era meglio mollare. Avevo comunque il mio diploma ITIS e con quello ho cominciato a lavorare. Poi son riuscito a seguire una quantità di corsi per tenermi aggiornato ed imparare cose nuove ed utili al mio lavoro. Se mi manca il "pezzo di carta"? Forse solo per sentirmi chiamare "dottore", cosa che solleticherebbe il mio ego; ma vivo comunque anche senza

[Мир]

Conosco docenti universitari che meriterebbero di essere fucilati per il loro modo di pensare (meglio, di non-pensare) e di agire, così come conosco gente che lavora nei campi e che sa utilizzare l'appendice che sta sopra il collo. Non serve la laurea per utilizzare appieno il buon senso (e di questi tempi ce n'è una assoluta necessità).

[Sandro]

E aggiungo: per me l'università STATALE PUBBLICA deve avere ANCHE una rigida selezione d'ingresso. Seguita da un costo annuo tutto sommato irrisorio.

Perché?

Perché così anche un figlio d'operaio in cassa integrazione ma brillante ha la possibilità di andare avanti.

Mentre se sei un cane ma figlio di papà non devi andare avanti solo grazie ai soldi. Per quelli ci sono "stamperie" apposite. Ops, qualcuno ha detto IL TROTA?

[stev66]

il problema non è il costo dell'Università , ma tutti i costi accessori ( vitto, alloggio ,etc )

Io per esempio ho potuto studiare solo perchè vivendo a Genova, l'università era in pratica per i miei la continuazione delle superiori.

Fuori sede non me lo sarei potuto permettere.

[Sifizzirro]

Un altro "problema", se così vogliamo chiamarlo, è la migrazione in massa di tanti studenti nelle città universitarie "per eccellenza" (dalle mie parti Bologna, Milano, Torino) a prescindere dalla qualità dell'ateneo più vicino a casa loro.

Non caspisco l'assoluta necessità di spostarsi a 1000 km da casa per lauree come scienze politiche o giurisprudenza.

Ha molto più senso, imho, se vuoi studiare ingegneria o facoltà scientifiche varie oppure se l'ateneo vicino casa è veramente uno schifo (es. giurisprudenza a Camerino).

Questo è un fenomeno sopratutto meridionale: devo capire quanto c'è di vero e quanto c'è di fuffa nelle risposte che mi hanno dato i diretti interessati ("è tutta una raccomandazione", "è tutta una merda disorganizzata", "qui insegnano meno incompetenti", ecc.).

[Мир]

Le ultime recenti riforme (riforme?) universitarie hanno purtroppo esasperato la situazione. Si sta cercando di andare verso il modello americano in cui vi sono università di serie A e di serie B cercando di ridurre il contributo statale a fondo perduto (che tanto perduto non è, visto che serve alla cultura e scolarizzazione). Ovviamente quelle di serie A sono le migliori e costicchiano (siamo sui 15000-20000 $ all'anno di iscrizione almeno...), mentre si lasciano le altre ai tapini, che comunque se le devono pagare abbastanza profumatamente, non meno di 7000-10000 $).

Magari ci fosse una selezione rigida.

Il problema è che i finanziamenti pubblici sono distribuiti secondo criteri demenziali, tipo quanti laureati all'anno escono, indipendentemente dalla loro qualità. Questo ed altri criteri assurdi (tipo o hai un certo numero di studenti o ti chiudo il corso di laurea), che possono andar bene per razionalizzare certe situazioni create da docenti non-pensanti del tipo sopracitato, ma che rischiano di far chiudere realtà piccole, ma uniche e di valore, hanno fatto abbassare la qualità generale.

(esempio di realtà uniche: se 30 anni fa uno andava a studiare cinese all'università, veniva visto come un folle ed un perditempo da rinchiudere in manicomio assieme a quei 4 o 5 compagni di corso altrettanto fuori di testa. Oggi sappiamo tutti dell'utilità della cosa.)

Aggiungi che sono nate, con il benestare politico, come funghi università più o meno private (in totale fra pubbliche e private ce ne sono 95 in Italia..) che ovviamente utilizzano fondi pubblici ed abbiamo un bel quadro della situazione...

[lupin3rd]

La soluzione è una selezione migliore; io mi sono laureato con 86 che è oggettivamente una ciofeca però quando parlo di temi economici con miei colleghi con voti di laurea ben più alti mi cascano le braccia. In realtà i problemi dell'uni sono questi => le copisterie ed i metodi con cui i prof fanno gli esami. Ci sono esami dove trovi già domande e risposte perché non cambiano da un anno all'altro ed in tanti esami non essendoci esercizi / domande di ragionamento (pochi e da me passati sempre al primo colpo specie alla magistrale dove ci sono tassi di "mortalità" del tipo 18-20 passati su 250 con voto medio del 21) basta avere la testa vuota da riempire con il compito a memoria e vai da dio. Scemo io che cerco di capire il modo con cui si affrontano i problemi nei vari corsi / l'ottica del manager perché non viene mai riconosciuto se non da pochi professori tra cui il mio tesista della triennale. Io faccio marketing, ma grazie ai corsi di finanza me la cavicchio con gli investimenti in borsa (mi ci pago gasolio, tasse e libri) ed ho colleghi di banca borsa ed assicurazione che mi guardano come un alieno. La colpa però non è dei prof ma chi mette in classe 200 e spingi persone di cui un buon 90 % non fa altro che scassare i coglioni parlando/ messaggiando al cell/ giocando a FIFA (giuro ieri sera 2 dietro di me a diritto commerciale II) ecc perché al liceo e soprattuto nei diplomifici privati (3 anni in 1 che geni santo dio) hanno avuto il coraggio di promuoverli quando avrebbero dovuto fermali prima. Io al liceo non ho mai avuto un debito.

[TonyH]

Magari ci fosse una selezione rigida.

Non la faranno MAI.

Selezione implica giudizio...e fallimento.

Noi siamo quelli che se il pupo arriva a casa col brutto voto....picchiamo la maestra.

Se perdiamo la partita....picchiamo l'arbitro.

Se facciamo un lavoro di merda "la colpa è del collega raccomandato"

Siamo refrattari a qualsiasi forma di giudizio' date=' voto, valutazione al di fuori della nostra. Che è sempre "io sono il migliore in assoluto, fallisco per colpa del mondo esterno"

l'ottica del manager

Quale, quella del "non so perchè sono qua, ma siccome prendo una pataccata di soldi devo far vedere che sono rampante e devo lasciare la mia impronta in azienda, fosse anche quella della cacca di cane appena pestata" o quella del "mi chiamo Storeroom manager, per gli amici bidello"?

[Мир]

Non la faranno MAI.

almeno in ambito scientifico le nostre università non sono poi tanto male, è che negli ultimi anni ci siamo lasciati andare e contagiare dalla "Milano da bere". Sarebbe opportuno ritrovare un certo rigore, è vero, ma c'è ancora spazio per chi ha voglia di darsi da fare seriamente.

Così come per una tempesta estiva, spero che la situazione italiana migliori. Nel frattempo, in assenza di un'assicurazione contro gli eventi naturali come la grandine, cerchiamo di passare con il minor danno possibile...

Si tratta di formare le nuove leve con spirito ottimista, infondendo speranza. Ora comprendo che l'immortalità sarebbe una sciagura.

[TonyH]

almeno in ambito scientifico le nostre università non sono poi tanto male' date=' [/quote']

Solo perché ci sono tanti uomini che se ne fregano delle istruzioni e vanno avanti col metodo del "o esplode, o funziona"

scherzando ma non troppo...che ovviamente in quegli ambiti, o funziona, o funziona...ci sta poco da recriminare