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Il fallimento del 3+2: parliamone


TurboGimmo

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Oddio non è che si pianificava l'individuo....per lo meno non in questo modo. Semplicemente i posti all'università si davano rispetto alla pianificazione del GosPlan.

Quindi se per esempio il paino quinquennale prevedeva la costruzione di 100 dighe, si painifica la necessità di 200 ingegneri edili...e l'università offriva 200 posti matricola ad Ingegneria Edile . Non dimentichaimo che l'università era completamente a carico dello stato , vitto , vestiario ed alloggio dello studente compresi, ed era comunque ad ammissione per esame ( molto difficile , a quanto sembra ) .

Codesto è un estremo che poteva esistere solo in una nazione avente un'economia controllata rigidamente dallo Stato.

In un'economia libera però vi è la possibilità d'indirizzare gli studenti, verso quelle professioni che garantiscono i maggiori sbocchi di lavoro e ciò è fattibile anche senza obbligarli ad andare contro i propri desideri. Infatti quando arriva a dover scegliere quali scuole superiori fare od a quale università iscriversi, la maggioranza di loro sono spesso indecisi tra più indirizzi ed in tale contesto i genitori ed i professori possono guidarli verso quei percorsi formativi più in linea con le attitudini dello studente e capaci al contempo di offrire i maggiori sbocchi di lavoro; lasciando al contempo la libertà di seguire le proprie inclinazioni agli studenti già decisi a voler o non voler intraprendere un certo tipo di studio.

Ecco, a mio parere si tratta di un problema di cultura dell'istruzione, più che un problema della sua pianificazione, poiché tra i docenti esiste ancora una certa "mistica del liceo", quasi fosse l'unica scuola superiore degna d'essere frequentata (sopratutto quello classico) ed un disprezzo verso gli istituti professionali (nei quali inviare gli studenti meno capaci), mentre la cara vecchia ITI era definita la "scuola dei falliti"; lasciando intendere un non giustificato disprezzo verso le materie tecniche.

Piccolo aneddoto, il mio Professore d'Analisi si vantava d'aver fatto il Classico e si stupiva del fatto che anche i "buzzurri dell'ITI" (sue testuali parole) riuscissero a laurearsi.

Modificato da EC2277
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Ho una certa età, ed ho fatto l'ITIS, rigorosamente statale, con intensi laboratori sperimentali. All'università ho vissuto inizialmente di rendita, per dire che la formazione scientifico-matematica dell'ITIS di una volta (quello attuale non lo conosco...) era decisamente buona, direi decisamente superiore a quella di un liceo classico o scientifico. In compenso non so una mazza di greco e latino (e, per inciso, di tante altre cose).

La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché! (Albert Einstein)

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Posso confermarlo, visto che ho dato l'esame di Analisi 1 usando i libri dell'ITIS. In compenso nemmeno io so il latino, ma non mi è ancora capitato di dover parlare con Cicerone o Virgilio e quindi la cosa non mi ha mai creato problemi.

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Posso confermarlo, visto che ho dato l'esame di Analisi 1 usando i libri dell'ITIS.

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e come avresti fatto se l'ultimo argomento delle superiori sono gli integrali e si studiano solo equazioni algebriche mentre analisi è tutto differenziale alle derivate parziali ?

poi voglio proprio vederli questi libri delle superiori con le dimostrazioni degli inutilissimi teoremi di analisi

Modificato da braccobaldo
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Il mio libro era "Le funzioni reali" di Pedrazzi (Edizioni Zanichelli) ed arrivava fino alle equazioni differenziali del 2° ordine. Certo, gli mancavano molte dimostrazioni (quelle più complesse), ma per imparare a fare gli esercizi e capire i concetti di base della materia è stato utilissimo, mentre per il resto (le dimostrazioni) mi sono bastati gli appunti.

Modificato da EC2277
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Il mio libro era "Le funzioni reali" di Pedrazzi (Edizioni Zanichelli) ed arrivava fino alle equazioni differenziali del 2° ordine. Certo, gli mancavano molte dimostrazioni (quelle più complesse), ma per imparare a fare gli esercizi e capire i concetti di base della materia è stato utilissimo, mentre per il resto (le dimostrazioni) mi sono bastati gli appunti.

Idem. Analisi1 fatto "ripassando" le cose dell'ITIS, noi all'ITIS eravamo arrivati alle differenziali del 2° ordine e accennato le serie.

Avevamo lo Zwirner.

"post fata resurgam." (cit.)

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Non mi stupisce se gli studenti di oggi impazziscono all'università: passano 15 anni della loro vita a fare poco o nulla ed all'improvviso si ritrovano a dover fare di tutto e di più in un anno e mezzo. Cavolo, io ho fatto le equazioni algebriche in 1ª e 2ª superiore, per passare agli integrali ed alle derivate in 4ª. Mentre in 3ª superiore mi sono dedicato alla trigonometria, ai fondamenti della geometria analitica, ai numeri complessi ed al calcolo delle probabilità.

È proprio vero: si stava meglio quando si stava peggio.

:saggio

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Posso confermarlo, visto che ho dato l'esame di Analisi 1 usando i libri dell'ITIS. In compenso nemmeno io so il latino, ma non mi è ancora capitato di dover parlare con Cicerone o Virgilio e quindi la cosa non mi ha mai creato problemi.

Beh, a dire il vero non sottovaluterei assolutamente il potenziale del latino e del greco per la formazione di uno studente.

Poi nemmeno io parlo sovente con Virglio o Cicerone.. ma nemmeno di teoremi e assiomi con la morosa :lol:

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Il Latino a me ha dato moltissimo. Migliore comprensione dell'italiano, maggiore elasticità mentale nel comprendere le lingue, maggiore ventaglio verbale, sia in italiano che in altre lingue, bagaglio culturale ecc.

Il Greco mi manca, avendo fatto lo scientifico, ma ho sempre pensato che mi avrebbe giovato parecchio pure quello.

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