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Il futuro delle Forze Armate


Guest EC2277

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  • 6 mesi fa...
Guest EC2277

Eccovi un interessante intervista (che non posso pubblicare), rilasciata da un ex-comandante della Folgore ed ex Capo di Stato Maggiore: Meno caserme, più soldati: così cambierà la Difesa con il piano Renzi

Il Generale fa alcune osservazioni su come si può razionalizzare la spesa militare (ad esempio asserisce che basterebbero 15 grandi caserme anziché le attuali 450), sopratutto fa alcune interessanti considerazioni sulle Forze Armate: che senso ha spendere del denaro per avere aerei e navi all'avanguardia, quando poi il Governo ha così poche ambizioni da non utilizzare tali mezzi?

Il mio pensiero non va tanto all'F-35, quanto al Typhoon ed alla Cavour: se non sono previste delle missioni nelle quali servono mezzi simili, per quale motivo dovremmo averli? Invece della Cavour, non sarebbero state utili altre 2 o 3 "fregate portaelicotteri" come quelle della Classe Santi, le quali essendo delle portaelicotteri aventi un bacino allegabile (utile per far salpare dei gommoni d'altura) possono essere impiegate egregiamente nelle scorte anti-pirateria ai nostri mercantili?

Ovviamente si tratta di una provocazione, visto che l'aver partecipato al Programma Eurofighter ed aver sviluppato la Cavour ha fatto acquisire alla nostra industria militare un bagaglio di conoscenze enorme ed indispensabile. Ma è altresì innegabile che qualsiasi riforma delle Forze Armate deve essere mirata a renderle efficaci ed efficienti per il tipo di missioni che sono chiamate a svolgere. Missioni che a loro volta dipendono dalle ambizioni internazionali coltivate dallo Stato e purtroppo finora le nostre ambizioni sono state velleitarie e di basso profilo; da qui l'infinita sequenza di riforme che non hanno mai portato a nulla di concreto.

Modificato da EC2277
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prima bisognerebbe rispondere alla domanda, "quale è la missione delle forze armate italiane?"

è la stessa dal 1946 ad oggi?

e ancora, quali sono le esigenze e gli interessi nazionali da tutelare mediante l'uso del deterrente militare?

se la politica non comincia a dare risposte esaurienti in merito navigheremo per sempre a vista....

oggettivamente una persona qualunque il perchè "dobbiamo" avere una portaerei se lo chiede :pen: specialmente in tempi di grisi

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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prima bisognerebbe rispondere alla domanda, "quale è la missione delle forze armate italiane?"

è la stessa dal 1946 ad oggi?

e ancora, quali sono le esigenze e gli interessi nazionali da tutelare mediante l'uso del deterrente militare?

se la politica non comincia a dare risposte esaurienti in merito navigheremo per sempre a vista....

oggettivamente una persona qualunque il perchè "dobbiamo" avere una portaerei se lo chiede :pen: specialmente in tempi di grisi

Vero, ma non me li vedo i politici a legittimare le forze armate come...forze armate. Abbiamo aspettato anni per dire che abbiamo una portaerei.

Spero che la razionalizzazione delle caserme ci sia, e spero che quelle chiuse non restino in disuso per decenni come quelle attuali.

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Guest EC2277
prima bisognerebbe rispondere alla domanda, "quale è la missione delle forze armate italiane?"

è la stessa dal 1946 ad oggi?

e ancora, quali sono le esigenze e gli interessi nazionali da tutelare mediante l'uso del deterrente militare?

se la politica non comincia a dare risposte esaurienti in merito navigheremo per sempre a vista....

oggettivamente una persona qualunque il perchè "dobbiamo" avere una portaerei se lo chiede :pen: specialmente in tempi di grisi

Se devo risponderti basandomi sull'uso che facciamo delle Forze Armate, posso affermare che ci basterebbe un'Aeronautica Militare equipaggiata con 150 Gripen, con qualche C-130 e basta. Una Marina dotata solo di fregate antisommergibili, "fregate portaelicotteri" (consentitemi questo termine per indicare le Classe Santi) e priva di un contingente anfibio o di portaerei (Garibaldi compresa). Infine l'Esercito potrebbe tranquillamente sopprimere i paracadutisti, i bersaglieri, i carristi, l'artiglieria semovente e gli eli-assaltatori della Brigata Friuli.

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Vero, ma non me li vedo i politici a legittimare le forze armate come...forze armate. Abbiamo aspettato anni per dire che abbiamo una portaerei.

Spero che la razionalizzazione delle caserme ci sia, e spero che quelle chiuse non restino in disuso per decenni come quelle attuali.

è questo il problema...prima dei "pacifinti", prima dei No-F35, prima di tutto, c'è la classe politica e il suo perverso rapporto con le forze armate.. situazione che imho fino adesso è andato bene anche ai vertici militari

Se devo risponderti basandomi sull'uso che facciamo delle Forze Armate, posso affermare che ci basterebbe un'Aeronautica Militare equipaggiata con 150 Gripen, con qualche C-130 e basta. Una Marina dotata solo di fregate antisommergibili, "fregate portaelicotteri" (consentitemi questo termine per indicare le Classe Santi) e priva di un contingente anfibio o di portaerei (Garibaldi compresa). Infine l'Esercito potrebbe tranquillamente sopprimere i paracadutisti, i bersaglieri, i carristi, l'artiglieria semovente e gli eli-assaltatori della Brigata Friuli.

l'uso, o meglio il non-uso, delle nostre forze armate rasenta il ridicolo....

ci invischiamo in mille mila missioni senza però avere la coerenza di raccontarle alla nazione per quello che sono... e non solo, a volte addirittura ci auto-convinciamo che la realtà sia quella esistente nelle nostre teste, con risultati catastrofici... vedi l'attentato di nassyria... nessuna nazione sana di mente avrebbe messo in zona di guerra un avamposto dei carabinieri attrezzandolo come se ti trovassi in kossovo.... oppure la pantomima dei nostri velivoli in afghanistan che fino al 2012 non potevano sparare, nemmeno per difendere le nostre truppe al suolo.. e allora cosa li hai mandati a fare? :pen: volavano al costo decine di migliaia di euro al giorno facendo foto....

durante l'attacco ad un nostro avamposto in cui perse la vita l'alpino Miotto furono gli F-16 americani a garantire l'appoggio aereo .. ai nostri velivoli fu NEGATO l'uso delle armi!

se non ci fossero stati gli aerei USA avremmo portato a casa decine di bare e non solo una...

boh, sono queste le cose che mi lasciano perplesso

non vuoi "sparare"? allora stai a casa

oppure fai come fanno nazioni normali, come il Canada, che non si lanciano in 100.000 avventure legando però mani e piedi ai propri militari, ma intervengono solo laddove l'interesse nazionale è in gioco... ma quando intervengono fanno sul serio fino alla fine

A PURO TITOLO DI ESEMPIO :lol: :lol:

http://www.analisidifesa.it/2014/03/acquisizione-armamenti-le-proposte-del-pd/

questi qui si sono riuniti dopo una LUNGHISSIMA indagine conoscitiva e manco hanno realizzato che il RAFALE (e non raphale) è un velivolo diverso dal Typhoon, realizzato da un'azienda diversa e non una versione del velivolo del Consorzio Eurofighter.... :disp2: :disp2:

Modificato da JackSEWing

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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  • 1 mese fa...

Metto qua.

Ho evidenziato alcuni punti interessanti.

MINACCIA BALISTICA E UNITÀ NAVALI ITALIANE: CHE FARE?

di Redazione, 14 maggio 2014, pubblicato in Commenti

di Lalo Schifrin

L’ultima volta che Analisi Difesa mi ha ospitato avevo sottolineato come l’establishment militare, in barba a spending review e/o tagli lineari alla spesa pubblica, continuasse a spendere allegramente i soldi del contribuente senza tenere conto né di un disegno legato ad interessi nazionali (di cui potremmo discutere a lungo e in un’altra occasione) né tantomeno di un disegno economico che veda l’esborso di ingenti quantità di denaro pubblico in favore, almeno, di aziende italiane. Voglio porre l’accento su questo aspetto della politica di difesa nazionale proprio perché leggendo l’articolo del direttore sui possibili sviluppi della futura struttura della nostra Marina Militare (e sottolineo nostra in quanto di proprietà degli italiani e non dei vertici militari) sono sobbalzato sulla sedia quando ho letto dell’ipotesi di equipaggiare i cosiddetti pattugliatori “full” di sistemi di combattimento incentrati sui radar SPY-1/F e, di conseguenza, con missili antibalistici Standard SM-3. Cercherò di illustrare il perché del mio stupore legato ad una simile scelta programmatica della Marina.

Iniziamo con una sommaria analisi della minaccia rappresenta dai missili balistici. Una minaccia che prende corpo nella Seconda guerra mondiale dove le tristemente famose V-1 e V-2 tedesche terrorizzarono Londra e le città limitrofe con attacchi continui e a cui si riusciva a porre una parvenza di difesa parziale e solo per le V-1. Tra il ’44 ed il ’45 furono circa 3.000 gli ordigni che colpirono il Regno Unito con effetti devastanti. Dal dopoguerra ad oggi, soprattutto durante il conflitto tra Iran e Iraq, sono stati lanciati altrettanti missili balistici con carichi bellici ed effetti molto differenti fra loro. Se oggi calcoliamo il numero dei missili balistici presenti negli arsenali delle forze armate di tutto il mondo possiamo assumere che oltre il 90% di questi è rappresentabile nella categoria degli SRBM ovvero dei missili balistici a corto raggio. Di questi circa la metà è costituita da ordigni di vecchia generazione e relativa scarsa precisione mentre la restante metà è rappresentata da sistemi con capacità manovriera e, in alcuni casi, da possibilità di lancio di testata/testate multiple separabili dal vettore.

Tanto per complicarci la vita c’è qualche ingegnere giocherellone che vive nei cosiddetti “rogue states” che ha già messo a punto sistemi SRBM in grado di ingaggiare anche bersagli navali con una certa precisione e kill probability elevata.

Ora è ragionevole pensare che un paese come l’Italia nel momento in cui pensi di allestire una qualche difesa ATBM debba rivolgere la propria attenzione verso una minaccia che principalmente preveda l’arrivo di una qualche salva di SRBM e non certo di ICBM (missili balistici intercontinentali), per due motivi principali: il primo è che per ingaggiare degli ICBM dovremmo avere un ruolo di politica estera e di difesa da superpotenza, quindi decisamente al di fuori della nostra portata e peso politico internazionale.

Il secondo è che, anche ipotizzando una volontà politica volta ad impermeabilizzare i nostri cieli, l’impegno economico e militare sarebbe sproporzionato e comunque insostenibile dal nostro Paese. Allestire infatti una difesa con capacità ICBM significherebbe avere una catena di satelliti di scoperta del lancio dei missili, una catena di comando e controllo satellitare (sensors) e relativi vettori per l’intercetto di questi ICBM (shooters). Concentriamoci quindi sui sistemi incentrati sui SRBM e vediamo, quindi, perché l’ipotizzata scelta della Marina è quantomeno opinabile.

Ciò che complica enormemente il lavoro di chi si difende da attacchi SRBM è che i sistemi più recenti utilizzano traiettorie di volo cosiddette depressed caratterizzate cioè da angoli di lancio ridotti e traiettorie molto schiacciate rispetto alle parabole classiche dei sistemi più convenzionali.

In buona sostanza, mentre nei sistemi più vecchi le traiettorie raggiungono un apogeo superiore anche ai 120 chilometri di quota, quindi ben al di fuori dell’atmosfera ed assimilabili a quelle seguite dai fratelli maggiori ICBM, i sistemi più moderni volano a quote molto più ridotte che non raggiungono i 30/35 chilometri di quota.

In pratica con l’esecuzione di lanci in traiettoria depressed i difensori hanno molto meno tempo per scoprire il lancio dovuto all’orizzonte radar e quindi altrettanto poco tempo per allestire le contromisure necessarie alla difesa. Perché quindi, la scelta del sistema Aegis SPY-1/F risulterebbe un autogol a livello operativo ed industriale?

Il sistema Aegis utilizza il missile Standard SM-3 che è stato concepito ed ottimizzato per ingaggiare missili balistici attaccanti al di fuori dell’atmosfera grazie all’impiego di un veicolo killer che manovra nel vuoto dello spazio grazie a spintori propulsi probabilmente da idrazina.

In effetti in queste condizioni esoatmosferiche l’SM-3 ha dimostrato la sua efficacia nei diversi lanci di test effettuati nel recente passato. Il problema però si pone quando i probabili bersagli volano all’interno dell’atmosfera, anche se rarefatta. Infatti, attorno ai 100 chilometri di quota il sistema di propulsione e controllo della traiettoria dell’SM-3 vede ridotta la sua efficacia per perderla del tutto al di sotto di tale quota. Perché allora valutare di dotarsi di un sistema che ha una probabilità di impiego bassissima e nel malaugurato caso di lancio non avrebbe alcuna efficacia alle quote di più probabile impiego per far fronte a una possibile minaccia?

Non solo. La Marina Militare è stata tra i maggiori sostenitori del programma FSAF (se non il principale in Italia) e tutte le sue unità principali sono attualmente dotate di questo sistema basato sui missili Aster 15 e 30 (foto a sinistra) che, peraltro, per loro configurazione sono invece ideali per intercetti nell’atmosfera grazie al sistema PIF-PAF (Pilotaggio In Forza – Pilotaggio Aerodinamico Forte) che consente profili di attacco e agilità di manovra del dardo del missile altamente efficaci. Perché allora non implementare tecnologie nazionali o comunque europee che porterebbero anche ritorni occupazionali importanti piuttosto che andare a comprare con moneta sonante sistemi statunitensi di dubbia efficacia per le condizioni operative attese?

Perché puntare su un sistema statunitense sul quale l’industria nazionale e la nostra Marina non potrebbero neanche cambiare un bullone senza il permesso di Washington?

Minaccia balistica e unità navali italiane: che fare? - Analisi Difesa

già Zarathustra

"la 4C sarà un trabiccolo per incompetenti" (Ipse dixit)

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  • 2 settimane fa...
Guest EC2277
LE NUOVE NAVI POLIVALENTI DELLA MARINA MILITARE

di Gianandrea Gaiani

21 aprile 2014

Una nuova classe di unità modulari e polivalenti costituirà l’ossatura della nuova flotta che la Marina Militare sta pianificando grazie ai 6 miliardi di euro garantiti dalla Legge Stabilità sotto forma di contributi ventennali. Nuove navi con le quali sostituire almeno una parte delle 50 unità sulle 60 in servizio destinate al disarmo nei prossimi dieci anni. A finire smantellate o cedute a Paesi africani, asiatici e dell’America Latina saranno tutte le navi costruite negli anni ’70 e ’80 grazie alla Legge Navale che nel 1975 stanziò mille miliardi di lire in dieci anni per rinnovare una flotta composta ancora in buona parte da navi risalenti alla Seconda guerra mondiale o all’immediato dopoguerra.

In futuro l’ossatura portante della Marina sarà strutturata sulla portaerei Cavour, 2 cacciatorpediniere tipo Orizzonte, 10 fregate lanciamissili Fremm realizzate con i fondi del Ministero dello sviluppo economico (8 già finanziate) e 14/20 unità nuove unità di vario tipo realizzate con gli ultimi stanziamenti ad hoc e con i fondi che si renderanno disponibili nel bilancio ordinario. Gli stanziamenti aggiuntivi nella Legge di Stabilità garantiranno infatti per molti anni lavoro agli stabilimenti Fincantieri impegnati nelle costruzioni militari con ampie ricadute su tutta l’industria nazionale della Difesa che fornisce motori, allestimenti, dotazioni, equipaggiamenti, sensori e armamenti navali.

Pattugliatori d’altura o fregate?

Circa le caratteristiche delle nuove unità Analisi Difesa ha raccolto informazioni presso fonti ben informate vicine agli ambienti tecnici della Marina Militare. La nuova classe di “pattugliatori d’altura” da realizzare col concetto modulare (con imbarco e sbarco in tempi rapidi di shelter contenenti armamenti ed equipaggiamenti) sarà composta inizialmente da 10 unità, 6 in versione leggera (light) e 4 in versione completa (full).

Unità con caratteristiche di base simili ma con stazza, equipaggiamenti, armi, dotazioni (e costi) molto diversi per far fronte a varie tipologie di missione. Una scelta resa necessaria dall’esigenza della Marina di rimpiazzare ben 6 classi di unità diverse di stazza compresa tra le 1.285 e le 5.700 tonnellate: i 2 cacciatorpediniere classe Durand De La Penne, le 8 corvette Minerva divise in due serie di 4 unità, i 6 pattugliatori classe Cassiopea e Sirio e le 4 ex-fregate Lupo (originariamente destinate all’Iraq) declassate a pattugliatori di squadra classe Soldati.

Per questo le nuove navi saranno lunghe 120 metri e larghe 16 per una stazza di circa 4.500 tonnellate (dimensioni intermedie tra le fregate Maestrale e le Fremm), avranno una velocità massima di 35 nodi, appena 90 uomini d’equipaggio e potranno imbarcare uno o due elicotteri, velivoli teleguidati e droni subacquei.

I pattugliatori d’altura (che in versione “full” saranno simili a vere e proprie fregate) avranno moltissimi elementi standardizzati abbattendo i costi di gestione del 30 per cento rispetto alle navi oggi in servizio. I moduli contenenti armi e dotazioni saranno imbarcabili e sbarcabili rapidamente consentendo veloci cambiamenti di configurazione.

La propulsione prevista è mista elica/idrogetto con il diesel che alimenta l’elica fino a velocità di crociera di 24 nodi mentre la turbina alimenta l’idrogetto per spunti fino a 35 nodi. Tra le versioni “light” da pattugliamento e “full” da combattimento che avranno anche una differenza di costo prevista oggi in 300/350 milioni a nave per la prima e 500 milioni per la seconda. Differenze dovute soprattutto ai diversi equipaggiamenti e armamenti imbarcati che includeranno cannoni da 76 o 127 millimetri, sistemi antisiluro, di difesa di punto, suite da guerra elettronica. La marina sta valutando la prossima adozione su queste unità di radar polifunzionali a facce fisse, che potrebbe venire installato sulla quarta unità, la prima in configurazione “full”.

Pattugliatori con l’Aegis?

Per queste dotazioni la Marina vorrebbe valutare (ha chiesto un preventivo di costi a Lockheed Martin) il radar statunitense AN/SPY-1 impiegato dal sistema di difesa aerea e antimissile Aegis. Un’opzione che riguarderebbe la versione F del radar, ottimizzata per unità delle dimensioni di una fregata. e aprirebbe la strada all’adozione del missile Standard per la difesa antiaerea a lungo raggio (SM-2) e contro i missili balistici (versione SM-3) rendendo davvero difficile continuare a chiamare “pattugliatori d’altura” unità con simili dotazioni. Difficile infatti immaginare un’unità Aegis con capacità antimissili balistici la cui sigla identificativa mostri la lettera P (per pattugliatore) nel “pennant number” al posto di un più realistico F (fregata) o D (destroyer/cacciatorpediniere).

Se queste indicazioni trovassero conferma la Marina Militare sarebbe inoltre l’unica forza navale a disporre di due diversi (e costosi) sistemi di difesa contro i missili balistici: radar EMPAR e missili Aster 30 sui cacciatorpediniere tipo Orizzonte e fregate FREMM e radar SPY-1F con missili Standard SM-3 sui nuovi “pattugliatoti”. Una scelta che (se venisse confermata) duplicherebbe i sistemi, uno europeo (italo-francese) e uno statunitense replicando in campo navale lo stesso binomio che caratterizzerà la linea di aerei da combattimento dell’Aeronautica con l’Eurofighter Typhoon europeo (con armamenti e dotazioni “made in Europe”) e il Lockheed Martin F-35 statunitense (con armi e dotazioni “made in USA”). Scelte discutibili sul piano strategico e logistico ma soprattutto insostenibili sul piano finanziario anche considerando le prospettive non certo rosee del bilancio della Difesa. I 10 nuovi “pattugliatori d’altura” previsti inizialmente assorbiranno circa 4 miliardi (Aegis a parte), cioè l’80 per cento dell’intero stanziamento assegnato dalla Legge di Stabilità che, tolti gli interessi e considerando il valore attualizzato, assommeranno a meno di 5 miliardi di euro. La prima unità “light” dovrebbe venire ordinata entro quest’anno per entrare in servizio a fine 2016. La Marina vorrebbe mettere in servizio 16 navi di questo tipo anche se molto dipenderà dalla disponibilità di ulteriori fondi assegnati al bilancio della Difesa ed extra-bilancio.

Le altre unità

Con 250 milioni della Legge di Stabilità e 50 milioni stanziati dal ministero dell’Università e Ricerca (Miur) verrà finanziata la nuova nave oceanografica e appoggio sommergibilida 10 mila tonnellate e 127 metri che avrà un’autonomia di 6mila miglia a 12 nodi, un equipaggio di 80 marinai ma potrà ospitare altre 180 persone e 2 elicotteri EH-101. L’unità, che avrà propulsione mista a gas naturale liquido e gasolio per potersi muovere anche all’interno di aree naturali protette, rimpiazzerà due vecchie navi in radiazione. Con altri 300 milioni la Marina rinnoverà anche il settore logistico con una nuova nave da rifornimento (carburante, armamento, ricambi) da 23 mila tonnellate che potrà fungere anche da nave ospedale.

Con quanto rimane dei fondi assegnati dalla Legge di Stabilità la Marina punta a realizzare anche un numero imprecisato di piccole imbarcazioni veloci, costruite con materiali e design utili a renderle invisibili ai radar, da assegnare alle forze speciali (incursori). La nave più importante tra quelle in avanzata fase progettuale è quella da assalto anfibio portaelicotteri (LHD), che verrà realizzata con i fondi previsti dal bilancio ordinario della Difesa. Si tratta di un’unità da oltre 20 mila tonnellate, 180 metri di lunghezza e 25 nodi di velocità destinata a rimpiazzare le prime due delle tre LPD in servizio, San Giorgio e San Giusto.

La nuova unità sostituirà di fatto anche la portaerei Garibaldi oggi declassata a portaelicotteri e di prossina vendita o radiazione. Non sono ancora disponibili dati circa le previsioni di spesa per realizzare la LHD, che dipenderanno anche dalla tipologia degli armamenti che verranno imbarcati e dall’equilibri tra le capacità elicotteristiche e anfibie. L’unità potrà fungere da nave comando disporrà di 5 “spot” per elicotteri uno deib quali rinforzato per accogliere i cacciabombardieri Stovl Harrier ed F-35B, 4 mezzi da sbarco e mille persone incluso l’equipaggio (200 marinai), 700 fucilieri della brigata San Marco e 100 uomini del comando operativo. La nave dovrebbe disporre di cannoni da 76 millimetri e missili da difesa aerea Aster 15 e radar a facce fisse. I tempi di realizzazione di questa grande unità (cui la Marina vorrebbe far seguire in futuro una seconda unità) dipenderanno dalla disponibilità di fondi nel bilancio e dalla programmazione degli investimenti nella Difesa che verranno sanciti dal Libro Bianco che il ministro Roberta Pinotti prevede di elaborare entro la fine dell’anno.

Le nuove navi polivalenti della Marina Militare - Analisi Difesa

Se aprite questo collegamento (https://www.google.it/search?client=opera&q=nuove+navi+marina+militare&sourceid=opera&ie=UTF-8&oe=UTF-8) troverete i risultati di una ricerca con Google. Il terzo risultato è un PDF dal titolo: "Linee programmatiche della Marina Militare" proveniente dal sito della Marina stessa. Tale documento fa il punto della situazione sulla consistenza della flotta e delle strutture, sulla situazione economica dei militari, sulla disparità tra le risorse finanziarie necessarie a svolgere i compiti che le sono assegnati e quelle erogate, sui compiti che la Marina è chiamata a svolgere, sullo scenario geopolitico, sulle ricadute sull'industria delle scelte inerenti la consistenza della Marina e sulla razionalizzazione della flotta, connessa alla realizzazione di nuove navi multiruolo.

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