Vai al contenuto
  • 0

Guidare nel mondo


AndyMcnab

Domanda

Mi scuso se postando qui sbaglio sezione, ma non ho trovato topic inerenti a quello che volevo scrivere io.

Vi chiedo: può essere utile creare una sezione in cui gli autopareristi espongo le proprie esperienze di guida all'estero?

Io ad esempio sono tornato da poco dall' albania e guidare li non è esattamente come farlo in italia...se interessa posso raccontarvi un po' com'è andata e aiutare chi dovesse girare in auto per le strade albanesi per la prima volta.

Fatemi sapere.

PUNTO 2012 , 1.4 Easy 77cv , grigio tenebroso , cerchi in tinta carrozzeria , volante e cambio in pelle

Se vuoi andar veloce, vai da solo; ma se vuoi andare lontano, vai in compagnia

Link al commento
Condividi su altri Social

Messaggi Raccomandati:

  • 0

Tornando IT, non ho guidato molto all'estero, se non in Svizzera; essenzialente in Ticino non è molto diverso dal nord Italia;

Qui vanno tutti al rallentatore, e soprattutto hanno un'abitudine che io trovo di difficile incomprensione, e che prima o poi mi portera' a tamponare qualcuno, me lo sento.

Se qualcuno deve svoltare, a destra o a sinistra non fa differenza:

- prima FERMANO L'AUTO IN MEZZO ALLA STRADA, senza preavviso

- SOLO DOPO mettono la freccia

- Ingranano la prima, e girano

Di questi ne vendono a secchiate.

Vedrete.

[scritto in data 18 Luglio 2013 - Riferito a Jeep Cherokee]

Link al commento
Condividi su altri Social

  • 0
Beh dai spero che non ti sia offeso se ti ho dato del siculo...sfido a trovare posti così incantevoli come in sicilia!

Ah ah! Ma certo che no, scherzi? :D

hanno un'abitudine che io trovo di difficile incomprensione

Nel senso che è facile comprenderla? :P

Scherzi a parte, è un comportamento che ho già visto in giro, ma da te è addirittura ricorrente? :pen:

Il problema è mantenere una velocità di pensiero che sia superiore alla velocità della macchina.

E NON VALE SOLO NEL RALLY!!! :§

Gli accenti? Usiamoli bene! Gli accenti in italiano

Link al commento
Condividi su altri Social

  • 0

scusate ma ehm... in vacanza scrivo poco e leggo meno, comunque. Breve estratto sulle strade reggine e dintorni.

Nei comuni intorno a Reggio, per spostarsi ci sono due alternative: prendere la SA-RC o prendere la "Via Nazionale", ovvero la statale SS 18 "tirrena inferiore"

Per quanto riguarda la prima scelta, la famigerata A3 è la quintessenza del non finito / non finibile. L'autostrada è mono-corsia con sensi alternati e deviazioni per lunghissimi tratti tra gioia tauro e reggio calabria. La circolazione negli orari non da gufi, è lentissima e impacciata. Sicuramente i panorami sono spettacolari, ma è meglio evitarla per spostamenti ridotti, del tipo sotto i 30 km. Il tratto Lagonegro - Lauria Nord è frutto della mente malata di un terrorista della viabilità. L'autostrda passa da 3 corsie per senso di marcia con spartitraffico, ad 1 corsia per senso di marcia senza spartitraffico. Praticamente non è più autostrada nel senso "classico" del termine. Il restringimento non è dovuto a lavori in corso ma al fatto che è proprio così la strada. Il collo di bottiglia causa puntualmente lunghissime code, c'è chi si avventura nel percorso alternativo (altra perla di fanta-vibilità) chi invece preferisce languire al sole. A volte l'unica cosa da fare è uscire prima di lagonegro e seguire i TIR, che quelli la sanno lunga.

Per quanto riguarda la SS18, questa attraversa come un lungo corridoio moltissimi comuni della Calabria, salendo a nord fino quasi all'imbocco della A3 a Salerno. Io la percorro ormai quotidianamente da Gallico (RC) a Scilla, avanti e indietro. Quando la strada si sviluppa fuori dai comuni, è molto piacevole percorrerla (a parte rinco di turno a due all'ora sull'Ape piaggio) per via dei curvoni e del panorama Montagna/Mare molto suggestivo. Tra Santa Trada e Scilla è una vera goduria.

Quando invece la strada scorre dentro i centri abitati, è un delirio. Bisogna considerare che abitazioni e attività commerciali si affacciano direttamente SULLA strada, le porte si aprono proprio in strada, anche le porte delle case. Non ci sono marciapiedi né parcheggi veri, ma comunque tutti parcheggiano a bordo strada, o anche in doppia fila. Ciò fa sì che la viabilità sia una continua "danza" schivando ostacoli, pedoni che si gettano in strada sbucando da dietro le auto, auto che si immettono senza rispettare stop o precedenze, buche e vere e proprie voragini, auto che si lanciano contromano ad occupare un parcheggio vuoto. L'unica regola è che non esistono regole, la segnaletica è ignorata e non ci si può affidare nemmeno alla regola della precedenza a destra. Si procede a gesti, sgasate, fermate, ripartenze, zig zag. È stressante ma se si entra nel flusso di coscienza collettiva, la cosa diventa fluida. Particolari ingorghi si creano all'altezza di attività commerciali rinomate, come il famoso bar-pasticceria Winner di Gallico: il delirio. Altri imbuti, ma meno gravi, in corrispondenza degli stretti ponti che scavalcano le fiumare.

Le strade secondarie nei paesi intorno a reggio, vittime una volta dello tsunami del 1908, seguono tracciati particolari. Ci sono strade che vanno giù dritte da monte verso mare: le calate di questo tipo sono ben delineate, si intersecano a 90° con la nazionale e sono più o meno percorribili. C'è poi una fitta maglia di stradine, vicoli, cunicoli e sottopassi delle ferrovie che fanno venire il mal di mare per tipologia di curve e dossi, o sensazioni di claustrofobia per i passaggi ristrettissimi da affrontare. A volte le auto ci passano al pelo anche quando passano una alla volta, tipico il caso dei passaggi sotto ai binari della ferrovia che in queste zone corre parallela alla costa, se non proprio a ridosso delle spiagge. Si passa uno alla volta, suonando il clacson in ingresso e in uscita.

Terribile poi il caso delle stradine impervie e strette costeggiate da canali di scolo in cui sono saltate le griglie metalliche di protezione, mai sostituite. In pratica strade strettissime con voragini ai lati, pericolosissime se ti finisce dentro la ruota butti via tutto.

Temibili anche le stradine con i muretti bassi ai lati: mi è capitato settimana scorsa di rifare la fiancata allo spider (sigh!!!) per via di questo genere di stradina: classico incontro con auto nell'altro senso di marcia, ci passiamo al pelo entrambi con gli specchietti piegati e a due allora, ma a destra ho un muretto basso (sotto lo specchietto) per me semi invisibile di notte, con pietra aguzza che spunta... righe indelebili, carrozziere a breve. Non è strano comunque vedere auto ben "limate", anzi e la norma.

Per quanto riguarda gli USA: ho guidato da Boston a San Francisco, facendo un giro mooolto articolato. Riporto qualche estratto dal mio diario di viaggio perché non ho voglia di scrivere. Ah, la route 66 non esiste più in realtà, si chiama I55 ora.

Si tratta di fare qualche centinaio di miglia, di cui le prime yarde perse a districarsi tra i sensi unici di Boston. Ma vabene, è anche un modo per prendere confidenza col mezzo e con il modo di guidare ’merrigano. Ad esempio fighissimala regola che se devi svoltare a destra puoi farlo anche con semaforo rosso, a meno che non sia esplicitamente vietato.Però te lo devi ricordare, perché sennò dietro cominciano a suonare.

...

Comunque qui no, qui il limite è 55, 65 quando va bene. E noi lo rispettiamo alla lettera.Il resto del traffico ovviamente ci supera e c’è chi sfora tranquillamente, ma noi siamo in terra straniera e non vogliamoavere problemi di sorta. E poi anche gli altri, a quanto vuoi che vadano, 70 miglia orarie? Mah, a dire proprio tanto.

Paese che vai, usanza che trovi, regole stradali incluse. Qui è consentito superare a destra, in generale puoi occuparela corsia che ti pare e piace.

...

Nonostante questa deregolamentazione, il traffico è abbastanza ordinato, le strade ampie e tendenzialmente dritte,ai lati il panorama è il solito, alberi alberi alberi, ogni tanto un cimitero all’aperto, così. Rest In Peace, sui bordidell’autostrada. If you say so.

I mezzi, però, quelli sono tutt’altro che ordinari. O meglio, qui lo sono, ma per noi si tratta di veicoli assurdi.Camion dotati di musoni inutili, pick-up esagerati, berlinone lunghissime, utilitarie con la coda, vecchie Toyota checadono a pezzi e così via.

L’altra roba strana della viabilità ’merrigana è la segnaletica. I semafori sono dal lato opposto dell’incrocio, così seisicuro di vederli, e poi nei cartelli scrivono tutto. Lo scrivono proprio per filo e per segno, non usano i simboli comeda noi. “Attenzione, la corsia di destra finisce, rientrare sulla sinistra - 500 piedi”, da noi ci sarebbe il cartello con lafreccia dritta e di lato quella curva che si immette e sotto la distanza in sacrosanti metri. “Corsia di sinistra riservataal sorpasso, i camion devono stare a destra” o “Per i camion, i furgoni che pesano più di 4.5 tonnellate e le auto con

rimorchio, il limite è: 55”, tutti segnali risolvibili con i nostri cartelloni con le corsie viste dall’altro, le frecce, le sagomee i limiti scritti sotto. No, lì devi leggere tutto.

I più belli sono quelli tipo “Allaccia le cinture - è la legge!”, dove “allaccia le cinture” è sostituito da “click it”, oppurele indicazioni scritte sotto i cartelli di stop, che hanno la stessa forma che hanno da noi, solo che sotto c’è scritto “stopper tutte le strade” oppure “il traffico da sinistra non si ferma”, con estrema e fastidiosissima ridondanza.

La gestione delle precedenze, poi, è ridicola! A parte che non esistono i cartelli di precedenza, ma solo semafori estop, allo stop funziona ad ordine di arrivo, la precedenza a destra non esiste, chi arriva primo parte, e poi di seguito glialtri, proprio in ordine cronologico, non seguendo un giro “standard”, se arrivi dietro un’altra auto devi guardare nellealtre strade chi è arrivato eventualmente dietro altre auto, come dal dottore... beh, insomma, poveri pirla, soprattuttose pensi che qua gli incroci sono tutti come quelli che da noi sono il caso particolare: quattro strade tutte con stop,chi passa? Il primo arrivato (ok) e poi gli altri seguendo la regola della precedenza a destra (esatto). Insomma, quellache da noi è l’eccezione la si fa rientrare comunque nella regola generale, mentre qui è la norma e non hanno nemmenouna regola seria da applicabile. Tutto ciò funziona perché il traffico è molto meno intenso che da noi.

...

Non è come da noi, che i benzinai sono sull’autostrada, no. Devi uscire all’uscitagiusta, ci sono i cartelli che indicano se all’uscita c’è il benzinaio oppure no

...

L’highway è la solita riga d’asfalto fatta col righello, con ai bordi il nulla e prosegue dritta come un fuso, c’è soloun continuo su e giù collinare, ma sempre nella dirittezza più totale. Dopo una quarantina di miglia circa, riappare il cartello con l’indicazione dei tornanti e, subito prima, quello per la deviazione verso Muley Point Overlook, primopunto panoramico che visiteremo.

Giro a destra, imbocco una strada sterrata: un serpentone di sabbia rossa che sale verso l’ignoto, contornato daarbusti bassi bassi, secchi ma verdissimi che contrastano vivamente con il rosso del terreno. Alla nostra destra il soleinizia a calare dietro le montagne che hanno quella forma tipica che si vede nei fumetti di Tex: vengono su con pendiiripidi e in cima sono piatte. Segno che una volta la pianura era lassù e tutto è stato scavato intorno. O forse no, nonlo so, non sono un geologo. Quello che è certo è che se sei a cavallo e passi da quelle parti devi stare molto attentoalle facili imboscate.

La strada non è particolarmente impegnativa, qualche buca, dossi su e giù, sabbia rossa a profusione, davantinon si vede un arrivo perché la strada è abbastanza in pendenza, vediamo solo sabbia rossa, cielo azzurro e cofanodell’Ammiraglia davanti a noi. Ai lati, arbusti verdi, proseguiamo così per una quindicina di chilometri, in attesache qualcosa cambi davanti a noi, ma niente, solita sabbia rossa e arbusti secchi ma verdi e cielo azzurro e cofanodell’Ammiraglia e sole a destra dietro le montagne di Tex e cazzo guarda lì quello spiazzo! Siamo arrivati.

Finalmente la strada si allarga davanti a noi, lasciando posto ad un ampio terrazzamento in ghiaia e grosse pietrelevigate. Gli arbusti si fanno più alti e radi, noi scendiamo dall’auto e ci accorgiamo di essere in cima al mondo.

....

Arrivati giù, tiro un sospiro di sollievo, mi rilasso, sciolgo le spalle. Il relax dura poco. Inizia ladeviazione verso la Valley of Gods. Una trentina di chilometri di sterrato.

Allora, dovete capire che noi non siamo su una Jeep o un SUV o un pick-up a trazione integrale e rialzato, ma suuna berlinona ’merrigana lunga quasi sei metri, con quasi un metro di inutilissimo sbalzo anteriore e molto di più alposteriore. Inoltre siamo su in cinque, con bagagli: l’assetto è decisamente basso e impennato, poco adatto all’off-road.Ma cazzo, hai appena visto il mondo stendersi ai tuoi piedi, e una vacca morta ammazzata, non puoi più avere pauradi nulla! Non leggiamo nemmeno il cartello che indica quali veicoli possono entrare e quali no, noi siamo gli Argonautisulla nostra nave motorizzata Ford, alla ricerca del vello d’oro o di altro pelo che tiri più di. Insomma, non ci fermanessuno, questo è il concetto.

E poi il panorama è spettacolare: tramonto dai colori vivissimi, cielo limpido che di più non si può, circondati daun lato da pareti di roccia rosso fuoco, dall’altro dalla pianura, interrotta qua e là da immense piramidi rocciose,sovrastate da quelle che sembrano sculture plasmate da mani giganti, masso sopra masso. Mai visti colori così, maitutti insieme, mai così intensi. Siamo carichi ai livelli.

La “strada” è sempre di terra rossa, soliti rareffattissimi arbusti verdi ai lati, ma stavolta la traversata è moltoimpegnativa: ci sono buche, scollinamenti, guadi di fiumiciattoli fortunatamente secchi o quasi, pendenze ad angolid’attacco e d’uscita un po’ oltre il limite. In alcune salite vedo solo il musone dell’Ammiraglia Lisa Chinaire LisetteGrey davanti a me che annaspa nel cielo, come fossi su un motoscafo che impenna. La strada non si vede, devo aspet-tare di ritrovare un’inclinazione quasi orizzontale per capire dove andare. Questo mette un po’ d’ansia, soprattutto sedopo la salita c’è subito una curva a novanta.

Alcuni passaggi sono proprio al limite, in uno passiamo al pelo sulla strada mezzo franata, con due ruote sul fragilebordo del (basso) precipizio. Molte volte invece capita di raschiare il fondo, in salita e in discesa, non c’è nulla dafare. Per migliorare la visibilità Marco si mette fuori dal finestrino, quasi in piedi sul sedile e seduto sul bordo dellaportiera a far da vedetta. Io nelle salite guido un po’ alla cieca, sento solo Marco che urla “SINISTRAAAAAA” o“PIANOOOOOO” o “BUCAAAAA” e io mi fido e dò di timone. Ho le braccia stanche, le spalle tese, gli occhi rossi,digrigno i denti e con l’orecchio teso ascolto tutti i piccoli scricchiolii dell’Ammiraglia. Ma lei è una vera signora e silascia maltrattare senza lamentarsi, soffre in silenzio e quando dice basta vuole dirmi ancora. Io, invece, sono esausto,a metà mi verrebbe da tornare indietro, ma come fai, non so nemmeno se sono veramente a metà. Si può solo andarea vanti, calcolare le manovre, evitare di rimanere incastrati tra salite e discese troppo vicine, non affondare nellasabbia, evitare i costoni di roccia e le buche più profonde, dare gas con decisione per togliersi d’impaccio, rallentarecon cautela, riprendere, girare tutto a sinistra, buca, grattata sul muso, grattata sotto al culo, o cazzo non vedo nullada che parte, tutto a babordo, vai di timone nel mare in tempesta, con Marco in cima all’albero maestro e Andre a filmare fin quando ce n’è, fin quando il mal di mare non ha il sopravvento.

Dopo un’ora così, vediamo in lontananza la striscia nera della highway e finalmente torniamo nel nostro habitat.Mi fermo: smonto tremante dall’Ammiraglia, le giro intorno, la abbraccio, la bacio, le dò una bella pacca sul culo epoi mi faccio fare una foto da capitano sprezzante del pericolo. Cazzo che avventura, che adrenalina! Siamo carichis-simi, sia per il percorso in sé, sia per il panorama spettacolare che abbiamo visto. Cioè, ma chi li fa dei viaggi così?All’avventura proprio, e c’è anche andata di gran culo!

...

Quando mi sveglio siamo proprio nelle flat lands: autostrada dritta davanti, pianura sconfinata a destra, pianurasconfinata a sinistra. L’unica umanità che incontri è quella a bordo dei veicoli, per il resto solo recinti che recintanoun niente di vacche rarefatte (no, non wakke, ma proprio vacche, i bovini) erba e grano. D’altra parte l’intero Kansas,lo stato intero intendo, conta appena 2.8 milioni di abitanti. Per darvi un’idea: l’Italia intera ha una densità dipopolazione di circa 200ab./km2, in Kansas la densità è di 12ab./km2, la maggior parte dei quali concentrati in quellequattro o cinque città veramente definibili tali, e poi gli altri sparpagliati qua e là. Il resto è pianura così piatta chese c’è una bella giornata e il cielo terso, puoi anche vedere la Madonnina del Duomo brillare da qui. Giuro!

Seguendo l’autostrada, la curva più accentuata è quella dovuta alla rotondità del globo terraqueo, ho sempre sogna-to di scrivere “terraqueo” un giorno. Nessun antico abitante di questi luoghi avrebbe mai potuto mai dubitare dellarotondità della terra, ma a che pro? alla fine siamo noi che li abbiamo scoperti, non il contrario. Il resto, strade econfini, è stato disegnato col righello e la squadra a 90° da una mano di geometra molto molto molto grande, divinitàpriva di fantasia. D’altra parte il navigatore alla partenza ci aveva avvisati: “proseguire dritti per 550 miglia”, per poizittirsi completamente. Il panorama è sempre uguale, di lato, dietro e davanti, quindi sembra sempre di stare nellostesso punto, come se l’auto fosse ferma e scorresse il mondo sotto, ma ripetuto all’infinito per risparmiare texture,come nei videogiochi di una volta, con meno curve. Così il tapis-roulant d’asfalto ci porta fino a Oakley, dopo appenaquasi quattro ore di viaggio.

Ci fermiamo nell’unica costruzione che sfida il piattume della pianura, un benzinaio. Enorme, polveroso, pieno dimotrici di camion ferme in attesa sotto il cielo cocente, enormi esocheletri metallici di blatte a sei ruote, immobili e inattesa, senza la minima speranza di qualcosa di un po’ meno piatto a fare ombra. Facciamo benzina, qualcuno pranza,effettuiamo il cambio guida. Per tirarmi su ho preso un energy drink della Starbucks che dovrebbe sapere di caffè, mainvece è la solita merda liquida. Però nel comprarla sono stato contento di intrattenere un fugace scambio verbale,benché di mera natura commerciale, con un essere umano tridimensionale, avevo perso completamente il senso dellaprofondità. Questo benzinaio deve essere uno dei centri urbani più popolosi dei dintorni.

Bomba chimica a base di caffeina e mi piazzo dritto dritto sul rettilineo di asfalto in cerca delle indicazioni per lefantomatiche Monument Rocks. Ecco, a sinistra per 20 miglia. Allora, gira all’incrocio perfettamente a 90° e proseguidritto per 20 miglia. E per dritto intendo: proprio esattamente dritto.

Dopo 20 miglia, uguali alle innumerevoli miglia precedenti, senza ragione apparente, incrocio nel nulla assoluto ecartello che indica: a sinistra, per 7 miglia. Solo che stavolta a sinistra c’è uno stradone sterrato, con un po’ disabbia grossolana, tutto dritto pure questo, almeno per un po’. Mi concedo una partenza a ruote slittanti, più unsovrasterzo di potenza nell’unica curva che c’è. Ci fermiamo pure ad uno di quei classici incroci di quattro stradeperpendicolari e polverose che si vedono spesso nei film, dove puoi percepire di esserti completamente perso se non haiun’indicazione di massima della direzione, perché le strade sono tutte identiche e prive di alcun appiglio o punto diriferimento, il panorama piatto non dà alcuna indicazione. Zero. Potresti metterti a girare su te stesso fino a perderel’equilibrio e, rialzandoti, non sapresti dire da che parte sei arrivato, dove stavi andando e come cazzo tornare allaciviltà. Noi veniamo salvati dalla nube di polvere che ci siamo lasciati alle spalle, come le briciole di Pollicino, ma cosìdannatamente maschia, molto molto più maschia!

...

Delusi dal mega-fail del corndoggaro partiamo per St Luis, però lasciamo la I55 preferendo invece una stradapanoramica. Questo ci fa allungare un po’, ma in cambio ci permette di godere di una vista variegata e più stimolantedel solito piattume autostradale. Sono contento di lasciare ciò che è dritto e grigio per tuffarmi nella campagna efinalmente guidare in tratti con un po’ di curve, benché l’indole dell’Ammiraglia sia poco adatta a tali scampagnate.

Il paesaggio cambia completamente, siamo in mezzo all’America rurale, alla ricerca delle sponde Mississippi (con 4s e 2 p), circondati ovunque da sconfinati campi di granturco: oceano di spighe senza fine. In mezzo a questo marevegetale, indicazioni per chiese metodiste e fermate dello scuolabus... ma dove devi andare, che sei agli angoli piùremoti dell’esistenza umana cosciente? Non lo so, però: cazzo figata!26 Incontriamo anche branchi di motociclisti conmezzi iperbolici: si va dalla Honda Goldwing con tre ruote (una davanti, due dietro) e carrellino al seguito, fino alchopper con il manubrio così alto che il motociclista decide che vale la pena farsi i chilometri guidando senza usare lemani, per riposare le braccia. Motociclisti molto diversi ma tutti accomunati dalla voglia di ostentare mezzi e filosofiadi vita, e dall’assenza totale di casco. Tanto a 65 miglia orarie, 68 di tolleranza, basta indossare dei buoni occhiali dasole. E non sorridere. Poi sei a posto.

Finalmente arriviamo a costeggiare il fiume, ciccione pure questo, solcato da chiatte di dimensioni ridicole perquando sono grandi, che si muovono immobili. La deviazione panoramica ha spaccato alla grande, sarebbe bello seil viaggio fosse tutto così, tanto il limite di velocità è sempre lo stesso, ma almeno il panorama e la fauna sono piùvariegati e caratteristici.

...

Superiamo una lunga carovana di francesi smarriti, con contorno di bandierine diplomatiche svolazzanti, e poi coni tamburi e le chitarre acustiche nelle orecchie proseguiamo fino a trovare un segno di civiltà, un villaggio qualunque,anche abbandonato. Ci fermiamo prima in uno dei tipici agglomerati che sorgono sulle sponde delle highway. Questo ècomposto da: un benzinaio; un negozio di souvenir di dimensioni fuori del necessario; un motel completamente pieno;varie baracche buttate a casaccio nei dintorni.

Per arrivarci siamo passati ai bordi del Painted Desert o qualcosa del genere, che però a dispetto del nome è undeserto grigiastro di dune pietrificate. In lontananza la sagoma dell’avanguardia dei Tartari? Forse sì, forse no,restiamo in attesa.

Niente, al motel “No Vacancy” ci suggeriscono di proseguire a sud verso Flagstaff, prima vera cittadina dei dintorni.Ci rimettiamo in viaggio: in questo modo dormiremo anche più vicini al Canyon accorciando le distanze da percorreredomani mattina.

Arriviamo a Flagstaff attraverso uno scorrimento di paesaggio continuo, passando da deserto e trading post (negozidi souvenir) a foresta in quota senza soluzione di continuità. Siamo di nuovo intorno ai 2000 metri, la vegetazione si fafitta e rigogliosa, ci riallacciamo alla Route 66 e scorgiamo la sagoma di un Super 8. Stanza a 110 $ per notte, ma chesignora stanza. Quattro letti veri, di cui due queen size e due a castello, bagno strafigo, frigo, microonde, macchinadel caffè e l’immancabile televisore su cui cercare il porno. E sticazzi! Un paradiso ai nostri occhi, forse che staseradormiamo. Niente porno però.

Abbiamo guadagnato pure un’altra ora di vita, che siamo ormai entrati nel confine col Pacific Time, quindi siamoa -9 rispetto all’Italia. Facciamo un salto in centro, molliamo l’auto, esploriamo un negozio di souvenir e articoli dacampeggio e poi cerchiamo un posto dove mangiare.

Flagstaff è carina, una cittadina piccola ma viva, un sacco di localini, molti ispirati al mito della Route 66 che passada lì poco prima di finire (o iniziare, dipende da dove parti). E poi ha una particolarità: è costeggiata dalla lineaferroviaria lungo la quale passano circa 130 (centotrenta) treni merce al giorno (e notte), a velocità piena. Il segnaledei passaggi a livelli è imbarazzante e sparato ad un volume assurdo, ma capiamo presto perché: i treni hanno tuttialmeno tre locomotrici davanti, un numero incalcolabile di vagoni e una locomotrice in coda. Prova tu a fermare unamassa del genere, follia, piuttosto ti sfracella nel malaugurato caso dovessi trovarti sui binari. Il treno ci mette cinqueminuti buoni a passare, preceduto dallo strombazzare dell’avviso del passaggio a livello, accompagnato da sferraglia-mento e brontolio aerodinamico, seguito da nuovo strombazzare di passaggio a livello. Forse che stasera non dormiamo.

Mazda MX-5 20th anniversary "barbone edition" - Tutto quello che scrivo è IMHO

k21x8z.png

Link al commento
Condividi su altri Social

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere iscritto per commentare e visualizzare le sezioni protette!

Crea un account

Iscriviti nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora
×
×
  • Crea Nuovo...

 

Stiamo sperimentando dei banner pubblicitari a minima invasività: fai una prova e poi facci sapere come va!

Per accedere al forum, disabilita l'AdBlock per questo sito e poi clicca su accetta: ci sarai di grande aiuto! Grazie!

Se non sai come si fa, puoi pensarci più avanti, cliccando su "ci penso" per continuare temporaneamente a navigare. Periodicamente ricomparità questo avviso come promemoria.