Mettersi nel business dei cibi di lusso

[TonyH]

Scusa, forse io ho ristretto un po' troppo il campo: la passione che intendeva RS era in senso generale: per dire, uno può avere la passione di allevare maialini del Bengala (per dirne una) ed è il caso che ci provi a farne un lavoro, cercando di trarne anche uno stipendio.

Fare qualcosa che ti appassiona, secondo lui, è la maniera migliore che si ha, in periodo di crisi, di affrontare le inevitabili difficoltà che si incontreranno,perchè la soddisfazione economica sarà piuttosto magra.

Messa giù così, la condivido assolutamente

Anche perchè, ormai è assodato che si dovrà lavorare 40 anni, meglio fare qualcosa che piace.....

[owluca]

si, però

si però ad es. essere istruttore di Sub mi appassionava molto ma a torino non rende .

< MODE Bertolino ON>

Uè, figa, l'unico posto in italia dove il lavoro è descritto come lavoro "lè Milan" dove ogni mattina si và semplicemente a ..."lavurà"

in tutti gli altri posti si và a "travaiè", "fatigà" & c. tutti sinonimi dialettali di dolore&sforzo:muto:

Da milanese condivido, ma non mi spingo a pretendere che il lavoro sia un divertimento, altrimenti lo chiamerei in un modo diverso.

Corollario oltre al

avvocato, commercialista,ingegnere etc

che alla fine se si dan da fare se la cavano,

ci sono tanti altri mestieri utili e ignorati senza bisogno di Laurea e senza arrivare alla venditrice di perline che ho sotto casa

(i cui affari per altro vanno a gonfie vele )

[TonyH]

Travaj però è "occupazione, ruolo, mestiere".

Il solito milanese spaccone Bertolino

[stev66]

In zeneise si distingue tra "Lou" lavoro e "travaggiu" lavoro duro ed impegnativo.

[Cosimo]

In piemontese se non sbaglio si usa sempre travaj, tranne per la terra che si usa lavorè in diverse varianti a seconda del posto

[fonzino1]

Da noi in Terronia si dice "a' fatic'" (la fatica, per i non esperti dell'idioma ). P.e. "Vac' a faticà" sta per "Vado al lavoro".

[Walker]

Da noi in Terronia si dice "a' fatic'" (la fatica, per i non esperti dell'idioma ). P.e. "Vac' a faticà" sta per "Vado al lavoro".

[Sifizzirro]

Ho letto solo adesso i messaggi scritti a partire da quello di duetto80 incluso.

Per quanto riguarda la diatriba linguistica, da me si dice "vo a fadigà" , ma comunque il verbo "fatigare" ha una connotazione positiva.

Condivido il discorso del trarre profitto (e quindi portare a casa la pagnotta) da quello che ci piace.

Condivido anche il discorso di TonyH: guardando ai dati occupazionali, le discipline artistiche/letterarie sono bellissime per chi le studia, un po' tanto meno per chi ci deve guadagnare...

L'80% dei giovani intervistati dalle TV alle manifestazioni/scioperi/girotondi, alla domanda "Che laurea hai?", rispondono "Scienze della comunicazione", "Filosofia", "Lettere Classiche".

E te credo allora cocco mio che non trovi lavoro appena laureato! Ma possibile che non ti aveva avvertito nessuno prima della laurea?!

IMHO la parola chiave di questo periodo è "redditività" (o profittabilità, se preferite).

Ovvero uno dei primi concetti affrontati nel corso di Economia Aziendale dal mio prof, secondo cui il fine primario di ogni azienda è la propria sopravvivenza economica, ottenibile grazie alla sostenibilità delle azioni economiche decise dai capoccia.

Un concetto che IMHO andrebbe inculcato in testa a tanta gente...

[fonzino1]

Che parte della Terronia?

[Giò]

Articolo su come il packaging di finti alimenti italiani venduti all'estero

aal fine faccia vendere di più di prodotti veramente italiani

Food, se dobbiamo creare posti di lavoro cambiamo (almeno) il packaging | La nuvola del lavoro

Io credo che nel food potremmo veramente fare molto di più in italia per vendere all'estero.

Credo che ad esempio i francesi siano molto più bravi di noi a piazzare i loro formaggi

anche da aziende non molto grandi. Qualcuno sa' come sono organizzati?

Modificato 3 Ottobre 2012 da Giò