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Mettersi nel business dei cibi di lusso


Giò

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aal fine faccia vendere di più di prodotti veramente italiani

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Io credo che nel food potremmo veramente fare molto di più in italia per vendere all'estero.

Credo che ad esempio i francesi siano molto più bravi di noi a piazzare i loro formaggi

anche da aziende non molto grandi. Qualcuno sa' come sono organizzati?

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si ma io poi alla fine voglio vedere quanto formaggio si vende su internet rispetto al totale

Magari sono solo io quello antico, ma io la roba da mangiare la voglio vedere

e magari anche annusare prima di prenderla.

Qua ogni negozio di alimentari ha il suo camamberg o come diavolo si scrive,

mentre quanti negozi di alimentari francesi hanno un parma o un san daniele?

Il piccolo o medio produttore di formaggio francese come arriva al distributore di formaggio

italiano che poi te lo fa' trovare nella tua rosticceria sotto casa?

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si ma io poi alla fine voglio vedere quanto formaggio si vende su internet rispetto al totale

Magari sono solo io quello antico, ma io la roba da mangiare la voglio vedere

e magari anche annusare prima di prenderla.

Qua ogni negozio di alimentari ha il suo camamberg o come diavolo si scrive,

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Il piccolo o medio produttore di formaggio francese come arriva al distributore di formaggio

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si ma io poi alla fine voglio vedere quanto formaggio si vende su internet rispetto al totale

Magari sono solo io quello antico, ma io la roba da mangiare la voglio vedere

e magari anche annusare prima di prenderla.

Qua ogni negozio di alimentari ha il suo camamberg o come diavolo si scrive,

mentre quanti negozi di alimentari francesi hanno un parma o un san daniele?

Il piccolo o medio produttore di formaggio francese come arriva al distributore di formaggio

italiano che poi te lo fa' trovare nella tua rosticceria sotto casa?

Il problema è far convivere l'anima local con l'aspirazione global: è vero che, come dici, uno vuole vedere e provare prima di acquistare, ma questo lo puoi fare se riesci ad organizzare una fiera, un mercato, uno stand, anche al super se vuoi.

In genere, su internet comprerai un prodotto che già conosci (magari perchè hai visitato la zona di produzione, lo hai assaggiato e ora vuoi far arrivare il prodotto a casa tua).

Sulla questione di quanti negozi hanno un Parma o un San Daniele in Francia, io credo che non siano pochi: a Parigi ho notato che anche una catena piccola di city-store (Marchè Franprix, se non sbaglio) aveva confezioni di Prosciutto o Parmigiano (a marchio Citterio o altro italiano) e tutto il super non era più di 300mq.

Ovvio che se ti rechi nel paesino sperduto nelle campagne francesi non lo trovi, ma penso che sia lo stesso per il camembert in Italia.

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Fondamentalmente per noi Italiani c'è un problema: abbiamo degli ottimi prodotti ma NON li sappiamo vendere.

Questo in tutti i settori, è possibile che all'estero basta un cumulo di vecchie pietre o un chiesetta sperduta....per fare un casino incredibile, portarci turisti, pubblicizzarlo ecc. ecc.

Noi abbiamo tutto quello che è storia (fatti salvi i pellerossa) ma più che Venezia, Firenze e Roma nulla li teniamo nascosti li facciamo andare in malora divenendo non fonte di reddito ma costo per la comunità. :roll:

Col food siamo un pò meglio ma c'è ancora tantissimo da fare.

Nel vino abbiamo (finalmente) fatto passi da gigante grazie al VinItaly ed altre promozioni (infatti molte cantine - sopratutto in Toscana - stanno finendo in mani straniere).

Ma comunque anche li abbiamo rincorso malamente i Francesi che avevano vini di qualità inferiori ai nostri ma invadevano il mondo.

Negli anni '70 (verso la metà) mio padre cominciò a lavorare per una multinazionale Americana, la cui sede principale Europea era in Olanda.

Gli Olandesi allora non erano turisti viaggiatori come oggi, i turisti erano i Tedeschi, gli Olandesi al massimo andavano sulle loro spiagge del mare del nord e stop.

Beh difficile a credere ma in quel periodo l'unico vino che si trovava in Olanda era quello Francese, molti suoi colleghi non conoscevano l'esistenza del vino Italiano :shock:

I pochissimi che avevano la fortuna di essere stati in Italia, si compravano un fiasco di Chianti e lo centillinavano a mezzo bicchierino per le grandi occasioni tipo Brandy o altro liquore (che poi sarà divenuto sicuramente aceto :D )

Non esisteva luogo dove comprarlo, non esisteva ristorante nel centro di Amsterdam che lo avesse. :pen:

Eh già, ma noi in quel periodo eravamo troppo impeganti a spianare Gioia Tauro per farci il polo siderurgico .....e sbatti via soldi vah :roll:

Comunque la diffusione del Vino Italiano degli ultimi 30 anni dovrebbe essere d'esempio.

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Credo che molta parte del successo della produzione enologica italiana sia dovuto alla promozione che è stata fatta grazie ai fondi europei e a quelli regionali. Inoltre ha molto contribuito il fatto di "classificare" la qualita' dei vini con i vari DOC, DOCG, indicazioni geografiche tipiche etc.: tutto questo ha contribuito a far percepire il vino come un alimento "nobile", il cui consumo deve essere "guidato" perchè non è alcol fine a se stesso, ma espressione del territorio da cui nasce.

Se si riuscisse a fare altrettanto (e probailmente lo si fa in alcuni settori e ambiti) in tutti i casi estremamente variegati della gastronomia italiana, se ne gioverebbero tutti, a cominciare dal PIL.

Sono stato diverse volte a Siena e ho notato come il consorzio agrario locale sia molto presente, in città e fuori, ed è un vero paradiso di bontà toscane: mi piacerebbe vederne di più di esempi così anche da me in Campania, che è una delle regioni più ricche di tradizioni enogastronomiche ma, vuoi per l'incapacità di "fare sistema", sia per campanilismo puro, non si è stati mai in grado di creare un organo promotore che vada al di là del solita (seppur buonissima) mozzarella di bufala.

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Può capitare di trovarsi all’estero e assaggiare prodotti alimentari che sono italiani solo in apparenza. Parmigiano ribattezzato parmesan fettuccine maschili (fettuccini) affettati di dubbia provenienza genericamente targati “Bologna”. E le differenze non sono solo grammaticali, naturalmente.

Viene da domandarsi come sia possibile che prodotti simili riescano a trovare mercato. E che mercato. Del resto basta una lettura superficiale dei giornali per apprendere che i dati dell’export alimentare italiano, quello vero però, sono così così. Anche qui, vista l’indubbia qualità del food made in Italy che il mondo intero ci riconosce, la sorpresa è legittima.

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Questo della "contraffazione" alimentare è un problema vecchio: è ovvio che tutto ciò che è cibo italiano "ingolosisce" anche commercialmente, per cui molti, per vendere, affibbiano nomi in italiano maccheronico a prodotti scadenti. Il perchè si vendano è semplice: costano poco e gli americai (i più colpiti da questo fenomeno) ci cascano.
Il problema è mantenere una velocità di pensiero che sia superiore alla velocità della macchina.

E NON VALE SOLO NEL RALLY!!! :§

Gli accenti? Usiamoli bene! Gli accenti in italiano

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