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1984 - Il "male oscuro" della Thema. Invidia o verità?


PaoloGTC

Messaggi Raccomandati:

tutto corretto quello detto, ma a mio parere la qualità discontinua della produzione italica nasceva da :

1) Una scelta strategica: L'italia fino a metà degli anni '80 circa è un paese di prima motorizzazione. Come tale, l'importante è che le auto ci siano e vadano , non come siano fatte all'interno.

2) Una deformazione professionale : sembra strano ma il progettista italiano ha sempre dato massima importanza alla meccanica ed alla motoristica , nelle sue varie declinazioni ( robustezza Fiat, potenza Alfa, eleganza Lancia ) . Così abbiamo quasi sempre avuto le auto più prestazionali della categoria, quelle più avanzate meccanicamente, quelle più affidabili. Non a caso nei ricordi di gioventù di noi "diversamente giovani :)" c'e' sempre la 128 o l'Alfasud che marciscono o la Ritmo mal montata, ma mai o quasi mai la 128, l'Alfasud o la Ritmo che ti lasciavan per strada , o che per strada andavano male. questa impostazione è stata vincente fino a metà '80, oltre , finita la prima motorizzazione di massa, non più. E qui sono subentrati i tedeschi, pronti ad offfrire prodotti di II e III motorizzazione, magari non così prestazionali ed affidabili, ma impeccabili e costanti come qualità percepita.

Non dimentichiamo infatti, che, paradossalmente, ma non troppo, dà più fastidio andare con la Uno 20 volte dal meccanico in 10 anni per sciocchezze da 300 Euro complessivi, che andarci una volta sola in 10 anni con una Golf e lasciarci 5000 euro per un cambio nuovo :)

3) Un problema sociale: per motivi vari nelle grandi fabbriche italiane non si seppe o non si volle affrontare il problema delle maestranze e dell'organizzazione del lavoro, lasciando campo a maestranze già sbalestrate di loro per l'emigrazione ( venire a Torno nei primi '70 dai paeselli del Sud sarebbe come ora andare su Marte ) alle sirene dell'eversione. Il fordismo esasperato di Valletta andava perfettamente a braccetto con il lassismo pomiglianese, e con gli stessi identici risultati, cioè quello di alienizzare le maestranze dal prodotto. Che il problema fosse difficile , lo testimonia il caso Pomigliano, risolto da Fiat solo 25 anni dopo l'acquisizione ed a 40 dalla fondazione ( cioè quando delle maestranze originali non c'era più nessuno ).

N.B. il confronto è sempre fatto con le auto tedesche, in quanto le auto francesi non sono mai state sentite com un serio concorrente fino agli anni '80, in quanto ritenute auto "di nicchia" ( con qualche eccezione, tipo Simca 1000 e Renault 5 ) per scelte stilistiche e meccaniche ( Citroen ), obsolete e poco prestazionali per scelte meccaniche ( Simca e Renault che insistettero sui motori con distribuzione aste e bilanceri ben oltre il consentito ), poco interessanti per design e modelli ( Peugeot ) . Le giapponesi in pratica , non esistevano per contingentamento .

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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tutto corretto quello detto, ma a mio parere la qualità discontinua della produzione italica nasceva da :

1) Una scelta strategica: L'italia fino a metà degli anni '80 circa è un paese di prima motorizzazione. Come tale, l'importante è che le auto ci siano e vadano , non come siano fatte all'interno.

2) Una deformazione professionale : sembra strano ma il progettista italiano ha sempre dato massima importanza alla meccanica ed alla motoristica , nelle sue varie declinazioni ( robustezza Fiat, potenza Alfa, eleganza Lancia ) . Così abbiamo quasi sempre avuto le auto più prestazionali della categoria, quelle più avanzate meccanicamente, quelle più affidabili. Non a caso nei ricordi di gioventù di noi "diversamente giovani :)" c'e' sempre la 128 o l'Alfasud che marciscono o la Ritmo mal montata, ma mai o quasi mai la 128, l'Alfasud o la Ritmo che ti lasciavan per strada , o che per strada andavano male. questa impostazione è stata vincente fino a metà '80, oltre , finita la prima motorizzazione di massa, non più. E qui sono subentrati i tedeschi, pronti ad offfrire prodotti di II e III motorizzazione, magari non così prestazionali ed affidabili, ma impeccabili e costanti come qualità percepita.

Non dimentichiamo infatti, che, paradossalmente, ma non troppo, dà più fastidio andare con la Uno 20 volte dal meccanico in 10 anni per sciocchezze da 300 Euro complessivi, che andarci una volta sola in 10 anni con una Golf e lasciarci 5000 euro per un cambio nuovo :)

3) Un problema sociale: per motivi vari nelle grandi fabbriche italiane non si seppe o non si volle affrontare il problema delle maestranze e dell'organizzazione del lavoro, lasciando campo a maestranze già sbalestrate di loro per l'emigrazione ( venire a Torno nei primi '70 dai paeselli del Sud sarebbe come ora andare su Marte ) alle sirene dell'eversione. Il fordismo esasperato di Valletta andava perfettamente a braccetto con il lassismo pomiglianese, e con gli stessi identici risultati, cioè quello di alienizzare le maestranze dal prodotto. Che il problema fosse difficile , lo testimonia il caso Pomigliano, risolto da Fiat solo 25 anni dopo l'acquisizione ed a 40 dalla fondazione ( cioè quando delle maestranze originali non c'era più nessuno ).

N.B. il confronto è sempre fatto con le auto tedesche, in quanto le auto francesi non sono mai state sentite com un serio concorrente fino agli anni '80, in quanto ritenute auto "di nicchia" ( con qualche eccezione, tipo Simca 1000 e Renault 5 ) per scelte stilistiche e meccaniche ( Citroen ), obsolete e poco prestazionali per scelte meccaniche ( Simca e Renault che insistettero sui motori con distribuzione aste e bilanceri ben oltre il consentito ), poco interessanti per design e modelli ( Peugeot ) . Le giapponesi in pratica , non esistevano per contingentamento .

Quoto tutto :) tu spieghi molto meglio di me!

Riguardo le francesi, mi sento solo di aggiungere che a livello popolare, soprattutto per quel che riguarda le auto dal seg. C in su, quelle che possiamo anche chiamare discussioni "da bar" ma che in fondo in un paese piccolo come in uno più grande nascevano sulle basi rappresentate da prodotti che erano quelli fra i più "sentiti" nel vasto panorama, ho sempre avuto l'impressione che il -chiamiamolo - duello, sia come prodotti tangibili che come discorsi/esperienze, si basasse su queste due produzioni perchè erano le due viste come al top da entrambi gli schieramenti di soddisfatti/insoddisfatti.

Non me ne vogliano le francesi o i loro sostenitori (io stesso lo sono di diversi modelli), ma le due culture automobilistiche che imho qui in Italia "scaldavano" di più gli animi, con conseguenti dibattiti, confronti, tramutati poi in opinioni di massa, credenze, dicerie, luoghi comuni e reputazioni tramandatesi fino all'oggi, erano le italiane e le tedesche. Sarebbe errato dire che le francesi non abbiano scaldato i cuori o non abbiano avuto appassionati, perchè non è assolutamente così. Però, per fare degli esempi spiccioli, ricordo lunghissime diatribe su Thema vs Bmw o Thema vs Mercedes (cosi come Alfa vs Lancia, insomma Bartali e Coppi, Juve e Milan, quelle cose lì) oppure le litigate su Tipo e Golf... ma onestamente qui in Italia non ricordo tali confronti (anche accesi) fra Thema e R25, oppure fra Tipo e R19.

Erano due culture automobilistiche che avevano ognuna i suoi punti forti, perchè credo sia veritiero dire che le tedesche si mangiavano le italiane in linea di montaggio, ma le italiane si mangiavano le tedesche su strada.

Due figure al top, e di conseguenza tali da raccogliere la maggior parte degli scambi di pensiero o di discussioni pure vivaci. In questo panorama, almeno qui in Italia, credo che le francesi, le giapponesi e le americane abbiano sempre recitato il ruolo di comprimarie. In alcuni casi certamente non per mancanza di validità del prodotto (in altri sì... che ci sarebbe stato da dire in Italia sui carcassoni americani dell'epoca, scusate... :) non credo fossero messi da parte solo per parlare delle tedesche, credo non venissero manco calcolati....), ma piuttosto per il non essere sulla bocca di tutti.

Se in un bar attaccavi discorso con la Tipo, usciva fuori la Golf, ma questo non vuol dire che la 19 non fosse buona/cattiva/meritevole di attenzione. Però, era così.

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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Aggiugo, in particolare nel settore Ammiraglie di cui qui si parla: Volvo, che con le 740 e 760 negli anni '80 era un punto di riferimento per molti.

Quindi Tedesche e Volvo erano il termine di paragone...che poi sono le uniche che continuano a fare ammiraglie, perchè:

- Italiane: smesso

- Francesi: quasi

- Saab: R.I.P.

ST_G_02_04_000_1.jpgduetto14yg.jpg
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-il lavavetro anteriore che non spruzzava era dovuto ad un terzo scriteriato che invece di applicare il tubetto alla vaschetta nel bagagliaio e tagliarlo di misura per farlo arrivare ai tergi anteriori, abbandonò sul pianale la matassa intera (30 metri, misurati) ancora con le fascette, collegando semplicemente l'altra estremità ai tergi....hai voglia sperare che la pompetta riuscisse a farci arrivare l'acqua.... dietro ovviamente il lavavetro andava, per forza era un altro tubo...

23/07/2012 => Doktoren in Economia Aziendale :-D

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Aggiugo, in particolare nel settore Ammiraglie di cui qui si parla: Volvo, che con le 740 e 760 negli anni '80 era un punto di riferimento per molti.

Quindi Tedesche e Volvo erano il termine di paragone...che poi sono le uniche che continuano a fare ammiraglie, perchè:

- Italiane: smesso

- Francesi: quasi

- Saab: R.I.P.

"Non ti ho tradito, dico sul serio. Ero rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra, non avevo i soldi per prendere il taxi, la tintoria non mi aveva portato il tait, c'era il funerale di mia madre, era crollata la casa, c'è stato un terremoto, una tremenda inondazione, le cavalette, non è stata colpa mia, lo giuro su Dio!!"

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e una qualsiasi Ingegneria di produzione prevede la verifica del prodotto finale....:)

Questo per ribadire che il problema era fondamentalmente di filosofia ed organizzazione aziendale, più che di maestranze più o meno ribelli :)

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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confermo,a bologna negli anni '80 erano Volvo e Saab a giocarsi il ruolo di premiummzz,assieme a MB con la serie 200 e BMW ma solo con serie 5,la 3 era considerata una bara sul bagnato (stessa cosa per la 190).

Ovviamente assieme alla thema e anche la 164.

La storia è cambiata negli anni 90,volvo comunque ha perso gradualmente posizioni a favore della Audi che è diventata la contraltare di MB e BMW.

Almeno io l'ho vista così.

Di Volvo 740 e 760 era piena la città ma anche le 240sw ,infatti la filiale italiana di volvo era (è) a Bologna.

L'audi fece la svolta piano piano con le 100avant (se ben ricordo una delle prime auto di serie con finestrini a filo della carrozzeria) e con le 80 e 90.

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e una qualsiasi Ingegneria di produzione prevede la verifica del prodotto finale....:)

Questo per ribadire che il problema era fondamentalmente di filosofia ed organizzazione aziendale, più che di maestranze più o meno ribelli :)

"... guarda la libidine sarebbe per il si, ma il pilota dopo il gran premio ha bisogno il suo descanso... e poi è scattata la regola numero due: perlustrazione del pueblo e ricerca de los amigos... ah Ivana, mi raccomando il panta nell'armadio, il pantalone bello diritto. E un po' d'ordine in stanza... see you later!" (Il Dogui, Vacanze di Natale)

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Vero ciò che tu dici, ma ribadisco che un'azienda grande come Fiat auto allora ( parliamo 180k dipendenti nei primi '70), in cui convivono colui che si impegna, il fancazzista, il pigro e l'alacre per ovvi motivi, deve darsi una struttura in grado di minimizzare la "fantasia" del singolo operatore. E deve dotarsi di strumenti di controllo in tutti i punti, al di là della buona volontà o meno del singolo. Senza inventar nulla: metodi e sistemi fanno parte della letteratura da almeno 40 anni. Faccio solo un esempio: a tutt'oggi il miglior manuale per definire criteri di progettazione e produzione è quello della NASA dei '60 ( ed è liberamente scaricabile da Internet ) . Certo organizzare la produzione secondo quei criteri costa un buculione di euro , costi non sostenibili se fai tubi di alluminio, ma se fai prodotti che non devono avere fail resta il modo migliore. ( Nota a margine: le due inchieste successive all'incidente del Challenger e del Columbia hanno dimostrato che le procedure del manuale non erano state seguite fino in fondo per meri motivi di costo ).

Il fatto che per cambiare l'organizzazione delle cose in Fiat ci siano voluti 40 anni, un fallimento "tecnico" ed un successivo cambio dirigenziale epocale , con l'arrivo di Canadesonne, mi fa pensare che le resistenze ed i problemi maggiori non fossero di colui che lasciava 30 mt di tubo di plastica su una ritmo, ma di chi gli aveva permesso di farlo, non aveva controllato che fine avesse fatto la matassa :), e banalmente non avesse provato lo spruzzatore prima della consegna.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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