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miliardi di persone non la pensano come te, kat. e lo Shintoista praticante che mai ha accettato il post WWII e l'Occidentailizzazione dei costumi in Giappone, torva più che accettabile l'idea del suicidio, che tu (che a quanto leggo tra l'altro non mi sembri esattamente religioso) rifiuti categoricamente e identifichi come PROBLEMA, quando per chi lo ha praticato è LA SOLUZIONE o comunque un passo avanti verso essa.

Sono due punti di vista profondamente diversi.

Comprendo benissimo da cosa derivi il gesto del suicidio e la diversa visione che ne abbiamo (occidente-oriente).

Ora voglio capire se voi consideriate questa pratica un sintomo di arretratezza di un paese o meno.

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Che sia una pratica più accettata rispetto a noi per via della loro cultura non lo metto in dubbio.

Il fatto è che rimane una giustificazione per un gesto che nel 2012 rappresenta comunque un sintomo di arretratezza e bigottismo culturale al pari delle scelte in termini di bioetica dei cristiani.

Io sto chiedendovi, secondo voi non è quindi un problema?

E' o non è un sintomo di arretratezza culturale?

definisci il tuo concetto di problema:

di coscienza? io sotto questo punto di vista sono abbastanza relativista. Posso comunque comprendere, ma difficilmente condividere. La situazione personale del soggetto però è troppo variabile e personale per esprimere giudizi generali

sociale? non saprei, sinceramente per certi versi non credo i numeri siano molto diversi da altri stati. Drogarsi in maniera pesante o morire di cirrosi epatica (quando sei perfettamente consapevole di quello che a cui vai incontro) come capita spesso da noi non trovo che sia una pratica molto diversa da un suicidio diluito nel tempo. Eppure è socialmente accettata.

economico? purtroppo ci sono implicazioni anche sotto questo aspetto. E credo le abbia illustrate bene matteo.

E' un problema complicatissimo che va a invadere sfere e aspetti molto diversi sia della società che dell'animo umano, non riesco ad avere opinioni granitiche in proposito anche perchè l'ho vissuto abbastanza da vicino in almeno due occasioni e ancora adesso non riesco a farmene una ragione, ma ho cercato di comprendere certe scelte anche senza condividerle.

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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non lo è nemmeno per me. Anzi, per certi versi è una scelta più "consapevole" passatemi il termine rispetto a quella che si fa alle nostre latitudini.

Da noi spesso è un gesto inconsulto e poco meditato, in giappone al contrario è scelta ben ponderata di una soluzione finale terribile e drastica, ma socialmente accettata.

Questo per dire che certi suicidi da noi probabilmente potrebbero essere evitati con una maggiore introspezione e aiuto da chi ci è vicino.

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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E' una analisi estremamente complessa ed estremamente individuale

Io credo che in Giappone ci siano questi numeri

perchè fondamentalmente sono molto più individualisti

e alla fine soli di quanto lo siamo noi.

Questo non è un giudizio ma una mia personale interprestazione.

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Quel che non capisco è se queste persone vengano aiutate prima di essere portate al gesto estremo.

Ecco, tu lo "paragoni" a chi si distrugge di alcool o droghe una volta che la sua vita sembra fallire, come io non riesco a giustificare socialmente un atteggiamento tale (che effettivamente da noi spesso non è visto in modo grave) non riesco a giustificare socialmente un suicida.

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Sono l'ultimo arrivato, ma mi permetterei di consigliare a tutti un pò di cautela nel giudicare il gesto di un suicida. Dietro a quel gesto c'è solo una cosa: disperazione. Solo e soltanto disperazione e non mi sembra il caso di sindacarci troppo...

Scusate, ma è un argomento che mi tocca da vicino. Molto, molto vicino.

Non muoio nemmeno se m'ammazzano! Giovannino Guareschi 1943

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