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Non è un Paese per le elettriche

 

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A Quattroruote la transizione che stiamo vivendo non convince. Non convince perché è un controsenso logico: se si voleva davvero incidere sul problema dell'inquinamento, bisognava agire sul circolante, non sulle nuove immatricolazioni. Non convince perché, nel definire i passi della rivoluzione, si sono rovesciati i fattori: prima andava affrontato il tema delle fonti energetiche e dopo quello dell'infrastruttura, per infine concentrarsi sul prodotto, che dei due aspetti precedenti è conseguenza, non premessa. 

Non convince perché si è imposta una e una sola soluzione, mentre ci si doveva limitare a porre degli obiettivi e poi lasciare a chi le macchine le fa il compito di trovare la risposta tecnica. Ma siccome tutto questo è stato fatto su fondamenta ideologiche di friabile consistenza, si è andati su un indirizzo dogmatico dalle implicazioni sociali, economiche e geopolitiche sproporzionate rispetto agli effettivi vantaggi.  

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Non convince perché Bruxelles ci ha consegnato alla Cina. Non si tratta "soltanto" della dipendenza strutturale da un'economia che da decenni aveva pianificato l'affrancamento dall'Occidente, preparando con pazienza un'esca che da bravi ingenui ci siamo precipitati a mordere. Le Case cinesi invaderanno l'Europa, andando a occupare i segmenti che i costruttori locali stanno abbandonando: l'attacco in massa (BYD ha appena ordinato sei navi cargo da 7.700 veicoli l'una) avrà riflessi disastrosi sul tessuto dell'industria europea, i cui prodotti saranno costretti a rifugiarsi in enclavi dove Pechino non vorrà competere. Alla perdita di occupazione indotta da una tecnologia più "semplice" (e uso a ragion veduta le virgolette, perché le elettriche sono semplici nella sola misura in cui hanno meno parti da costruire), se ne aggiungerà un'altra legata allo spostamento del baricentro in ambiti dove a volumi inferiori corrispondono maggiori margini. La capacità delle fabbriche continentali diventerà pletorica: tempo pochi anni e in Europa vedremo un domino di stabilimenti chiusi.

Non convince perché l'ambiente è istanza globale: le economie in espansione di certo non sacrificheranno la loro crescita per inseguire le nostre commendevoli intenzioni. Non convince, infine, ché la transizione, una volta completata, segnerà l'addio alla vocazione democratica dell'automobile, uno dei capisaldi della società da 60 anni a questa parte. L'Euro 7 poteva essere un'occasione per arginare la deriva elitaria. Quando entrerà in vigore, invece, contribuirà a velocizzare la morte dei motori endotermici, avendo introdotto test Rde impossibili da superare da qualsiasi propulsore "normale". Questo indurrà numerosi costruttori ad andare direttamente sull'elettrico.

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Ciò detto, è necessario essere consapevoli che, al netto di marginali aggiustamenti alle tempistiche (la famosa verifica del 2026 evocata di recente dal commissario Thierry Breton), il percorso di cambiamento è irreversibile. Lo è non tanto, o non solo, in funzione delle scelte di Bruxelles che l'hanno innescato (anzi, bisognerà vedere che cosa accadrà alle prossime elezioni); ma perché la stessa industria che non ha saputo (voluto) porre un freno al dirigismo populista della politica è talmente avanti nel processo di trasformazione che non può più permettersi di tornare indietro. Allora, se transizione dev'essere, va fatta al meglio. E l'Italia non può e non deve rimanere indietro. Aggiungo l'inciso con l'amara consapevolezza che stiamo diventando un'anomalia nella geografia dell'automobile. Le immatricolazioni del 2022 hanno chiuso a 1,3 milioni, un volume preoccupante per un mercato la cui magnitudo fisiologica dovrebbe essere attorno ai 2 milioni (se non di più, considerando la preoccupante anzianità delle macchine per strada).

Sicuramente c'è un problema socioeconomico più grave che altrove: dalla pandemia siamo usciti peggio degli altri Paesi vicini. Ma ho l'impressione che a questo si aggiunga l'illusione che la partita sia ancora aperta. Lo dico osservando gli ostacoli con cui la cosa pubblica frena lo sviluppo del contesto. Lo dico deprecando la malavoglia con cui chi deve mettere le colonnine lo sta facendo (Autovie Venete sta installando quelle da 22 kW tra Mestre e Trieste: ma a che cosa servono, lungo un'autostrada?). Lo dico ascoltando politici che si divertono a sfruculiare l'UE con rivendicazioni localistiche irricevibili. Se a questo clima ostruzionistico si aggiunge il disincanto di un Paese legato a un vissuto emotivo dell'automobile, non deve stupire che le vendite delle Bev siano clamorosamente inferiori a quelle degli altri mercati (da noi la quota è sotto il 4%, mentre in Germania, Francia e UK è cinque-sei volte superiore). 

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Moltissimi stanno rimandando qualsiasi decisione (gl'incentivi per i privati sono rimasti inutilizzati) nella convinzione che l'auto a batteria sia una moda destinata a esaurirsi. Non è così. Continuare a illudere e illudersi favorirà la trasformazione dell'Italia in realtà residuale, estranea alle priorità dei mercati trainanti, ultima riserva dove udire i sempre più flebili squilli di una tecnologia, quella del motore a scoppio, che, per quanto abbia segnato la storia dell'umanità nell'ultimo secolo, è destinata all'oblio. Trovo giusto affermarlo nel mese in cui le redazioni di Quattroruote e Ruoteclassiche diventano una cosa sola: impariamo dal passato che è l'innovazione, e non la nostalgia, a essere sempre stata il vero motore dell'automobile.

P.S. Da questo mese il prezzo di Quattroruote è 5,90 euro. Era fermo da 12 anni. È un sacrificio che abbiamo rimandato fino a quando è stato possibile: in cambio di quei 90 centesimi in più vi promettiamo un ulteriore sforzo per garantire un'informazione credibile, indipendente e di qualità.

Lettere dall'auto di Gian Luca Pellegrini
 

Tutto sommato per una volta non ha nemmeno torto nel suo disquisire...

 
Inviato
4 ore fa, Gabri Magnussen scrive:

Pure Dueruote cartaceo è stato eliminato con il 2022.

In verità non mi ha mai convinto appieno...ne presi diversi numeri ma pare come...se manco loro ci credessero fino in fondo

3 ore fa, Insidek scrive:

Lettere dall'auto di Gian Luca Pellegrini
 

Tutto sommato per una volta non ha nemmeno torto nel suo disquisire...

 

a 4ruote non convince...poi provano 8000 auto elettriche e gli fanno un botto di pubblicità positiva :D

PETIZIONE 125 in Superstrada e Autostrada

La Desmosedici è una moto difficile, quando dai gas vibra e si muove, ma è una sua prerogativa perchè se non ti fai spaventare vedi che tutto funziona. [Casey Stoner]

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Comprensibile lo sfogo del direttore di QR, poi in fondo la sua rivista, che è sempre stata la più autorevole in Italia, è costretta a ridimensionarsi e ad alzare il prezzo per sopravvivere al digitale, la stessa cosa che sta accadendo alle auto a combustione per sopravvivere di fronte all'avanzata delle elettriche.

 

Tutte le evoluzioni portano dei benefici a scapito delle precedenti. Fa un po' specie che il direttore di una rivista così prestigiosa parli per luoghi comuni, evochi l'apocalisse, instilli pessimismo, ma è chiaramente una persona di una certa età che non riesce ad adattarsi ai cambiamenti in atto e si rifugia nel passato.

 

L'unico motivo per cui l'Italia "non è un paese per le elettriche" è che al momento costano ancora troppo ed il potere d'acquisto degli italiani è più basso di quello dei paesi del nord Europa dove le quote di mercato delle elettriche dimostrano che non ci sono ostacoli insormontabili. 

 

Quando poi dice che in Italia le fabbriche rischiano di chiudere, non tiene conto che il declino è già in atto da un bel pezzo e non a causa dell'auto elettrica. Già solo questo smonta tutte le argomentazioni poco oggettive e pretestuose del direttore di QR.

 

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Inviato

Forse conviene riguardare bene la seconda parte dell'editoriale.

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[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

Inviato

Da abbonato pluriennale di Quattroruote, mi permetto di dire che l'editoriale fa il paio con l'imbarazzante preambolo sulla avenger, a memoria sul numero di Dicembre 22, sempre a firma del direttore.
Capisco l'isteria del momento, ma non pago per far da analista ai giornalisti.

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  • 1 mese fa...
Inviato
51 minuti fa, xtom scrive:

Non sapendo più cosa scrivere adesso attingono alla sezione mashup di Autopareri 😂

 

https://www.quattroruote.it/news/nuovi-modelli/2023/02/23/fiat_nuova_suv_c_e_la_immagina_cosi_anche_come_nuova_bravo_.html

 

 

Più che non sapere cosa scrivere mi sembra più un tentativo di portare avanti la più che probabile fake news della Tonale/Hornet a marchio Fiat che collateralmente può danneggiare le vendite di Tonale. Mi chiedo come facciano nonostante tutto a ricevere le anteprime dal gruppozzo su cui si basano i sciop.

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On 23/2/2023 at 16:27, nucarote scrive:

Più che non sapere cosa scrivere mi sembra più un tentativo di portare avanti la più che probabile fake news della Tonale/Hornet a marchio Fiat che collateralmente può danneggiare le vendite di Tonale. Mi chiedo come facciano nonostante tutto a ricevere le anteprime dal gruppozzo su cui si basano i sciop.

 

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