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Autopareri - Finanza e Economia


TonyH

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Tra l'altro tornando in tema "italia di successo" ieri leggevo un articolo su mutti (conserve), azienda che sta guadagnandosi ampie fette di mercato all'estero e con un ad (di famiglia) che mi pare in gamba.

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Tra l'altro tornando in tema "italia di successo" ieri leggevo un articolo su mutti (conserve), azienda che sta guadagnandosi ampie fette di mercato all'estero e con un ad (di famiglia) che mi pare in gamba.

più che altro, oltre al figlio rampantino :mrgreen:, fa roba buona, in effetti rispetto alla media della sua fascia di prezzo lavorano bene, ce ne sono anche meglio, ma sono più circoscritti come mercato.

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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In compenso è andata a gambe all'aria un'altra storica azienda alimentare parmense come la Mutti, la Greci: il rampollo ha creato un buco di non so quanti milioni di euro. Lo hanno lasciato fare indisturbato per diversi anni. Soci, banche, investitori, tutti apparenetemente sapevano e nessuno ha mosso un dito. Boh...

Non muoio nemmeno se m'ammazzano! Giovannino Guareschi 1943

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più che altro, oltre al figlio rampantino :mrgreen:, fa roba buona, in effetti rispetto alla media della sua fascia di prezzo lavorano bene, ce ne sono anche meglio, ma sono più circoscritti come mercato.

Non sono assolutamente esperto di conserve ma ti credo :mrgreen: sicuramente stanno lavorando bene e stanno vendendosi bene all'estero dove immagino la concorrenza non sia a livello.

L'ad presumo fosse proprio un figlio, ovviamente ho scritto "mi pare in gamba" visto che non conosco il background ed era giusto un intervista (quindi da prendere con le pinze) però mi sembrava un tipo sveglio.

In ogni caso leggo che stanno vivendo un periodo di forte crescita, cosa da non sottovalutare in quest 'Italia del 2013.

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In compenso è andata a gambe all'aria un'altra storica azienda alimentare parmense come la Mutti, la Greci: il rampollo ha creato un buco di non so quanti milioni di euro. Lo hanno lasciato fare indisturbato per diversi anni. Soci, banche, investitori, tutti apparenetemente sapevano e nessuno ha mosso un dito. Boh...

Peccato, facevano dei carciofini buonissimi... comunque pare che nemmeno una nota industria sua collega delle mie parti non abbia un futuro roseo. Eppure vende. Misteri..

Non sono assolutamente esperto di conserve ma ti credo :mrgreen: sicuramente stanno lavorando bene e stanno vendendosi bene all'estero dove immagino la concorrenza non sia a livello.

L'ad presumo fosse proprio un figlio, ovviamente ho scritto "mi pare in gamba" visto che non conosco il background ed era giusto un intervista (quindi da prendere con le pinze) però mi sembrava un tipo sveglio.

In ogni caso leggo che stanno vivendo un periodo di forte crescita, cosa da non sottovalutare in quest 'Italia del 2013.

Lui l'ho visto in alcune interviste e mi è parso uno sveglio, per lo meno ci tiene a conservare intelligentemente il dna della sua impresa, cosa non scontata. Sul prodotto confermo, se non ho roba fresca lo piglio anche io perchè vado sul sicuro.

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Altra azienda interessante è la Campari:

La Stampa - ?Campari a caccia di nuovi marchi?

“Campari a caccia di nuovi marchi”

L’ad Kunze-Concewitz: puntiamo ad acquisizioni e a rafforzarci sui mercati più redditizi

francesco manacorda

Q uando sono arrivato nel 2005 al quartier generale della Campari eravamo soltanto due stranieri; adesso ce ne sono almeno una ventina: il capo della «supply chain» che è un brasiliano, colleghi indiani nelle risorse umane, argentini e brasiliani nella finanza, e poi spagnoli, inglesi, americani...». Anche di questa crescita e integrazione sono fatte le - poche - grandi multinazionali italiane, come racconta Bob Kunze-Concewitz, austriaco nato in Turchia, studi negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e da sei anni Ceo del gruppo italiano leader internazionale negli alcolici. Dalla sede storica di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, dove il gruppo ha riportato da qualche anno il quartier generale, si vende in 190 Paesi in tutto il mondo, con un fatturato che lo scorso anno ha superato 1,3 miliardi di euro. Il tutto con un’azienda quotata la cui maggioranza assoluta resta però in mano alla famiglia fondatrice dei Garavoglia.

Guidare una multinazionale dall’Italia non è sempre facile. Quale immagine vede del Paese in giro per il mondo?

«Spesso bisogna rassicurarli, spiegare loro che l’Italia non è in fiamme, come si legge sui giornali. Ma ultimamente sono stato a vari incontri di investitori e noto che c’è un interesse che sta crescendo per aziende italiane di qualità, perché vengono considerate sottovalutate dal mercato. Penso ad aziende con marchi e prodotti di punta e una buona governance, come siamo noi, Luxottica, Amplifon o Autogrill».

Veniamo da una lunga stagione di difficoltà congiunturali. I segnali di ripresa in Italia sono scarsissimi. Quanto influenza il vostro business?

«La congiuntura è un problema generale e certo anche dove si è tornati a crescere – come negli Usa o in Germania – non vediamo più lo stesso ritmo che c’era prima del 2007. Ma la nostra filosofia aziendale è che al di là dell’andamento dei mercati di riferimento possiamo e dobbiamo sempre trovare degli spazi per crescere. In alcuni casi, come con i nostri aperitivi Campari e Aperol stiamo riuscendo a creare un nuovo mercato che prima non esisteva; la stessa cosa la facciamo con la vodka Skyy fuori dagli Stati Uniti o con la tequila o il rum fuori dai loro confini tradizionali di consumo. Abbiamo più di 50 marchi, ma al loro interno ce ne sono sei - Campari, Aperol, Skyy Vodka, Appleton, Wild Turkey e Cinzano - sui quali puntiamo in modo particolare e che hanno spazi di crescita sensazionali».

Ma come si coniugano i diversi mercati locali con il lavoro di una multinazionale che è globale per definizione?

«Diciamo che il nostro è un mercato “glocale”: nasce da prodotti locali che poi facciamo diventare globali. Aperol, ad esempio, dieci anni fa era un prodotto locale, legato solo al Nord-Est italiano. Oggi, grazie alla diffusione dello spritz, è leader incontrastato in Italia, dove vende 4 volte quello che vendeva dieci anni fa ed è uno dei nostri marchi mondiali più forti. A livello globale, poi, c’è una tendenza a scegliere i marchi “premium”: la gente beve meno ma meglio, specie nei Paesi emergenti».

E come si lavora per conquistare clienti in una scelta d’impulso come ordinare qualcosa da bere al bar?

«E’ una falsa impressione che sia una scelta impulsiva. In realtà per costruire un mercato per l’Aperol o un altro prodotto ci mettiamo anche 5-7 anni. Nel nostro settore, poi, i trend durano in media 25/30 anni perché sono legati a una scelta generazionale. Ogni generazione evita di bere quello che bevevano i genitori e sceglie qualcosa di diverso. Adesso, oltre a un ritorno ai marchi “premium” vediamo tendenze come il riaffermarsi di cocktail tradizionali – il Negroni in testa – e innovazioni di gusto in prodotti come la vodka e, ultimamente, il whisky».

Come contate di crescere?

«Il nostro modello è da anni basato su una crescita che per metà è organica e che per l’altra metà è legata ad acquisizioni. E pur essendo quotati in Borsa abbiamo la fortuna d avere un azionista di maggioranza che pensa al lungo termine. Con gli ultimi investimenti che abbiamo fatto, ossia la nuova distilleria per il whisky Wild Turkey in Kentucky, costata 43 milioni di dollari, e l’acquisizione di un imbottigliatore in Australia, abbiamo chiuso un ciclo: abbiamo completato la nostra catena di distribuzione, ingrandito il portafoglio prodotti, potenziato la nostra capacità commerciale, visto che in sei anni siamo passati da cinque a sedici consociate».

Potreste essere anche pronti per un’acquisizione, con una disponibilità che da quel che si sa potrebbe arrivare fino a 500-600 milioni di euro. Dove vi indirizzerete?

«Le strade da percorrere sono in primis l’acquisizione di marchi e poi la creazione di strutture per avere massa critica in particolari mercati».

Oggi gli Stati Uniti rappresentano poco meno di un quarto del vostro fatturato...

«E sono destinati di sicuro a crescere. Per noi sono una priorità assoluta, visto che coniugano una forte redditività con una possibilità di innovare sui prodotti: i clienti sono disponibili e anche il sistema distributivo, per ragioni storiche, è funzionale all’innovazione. Tra i mercati dove vogliamo crescere, oltre alle Americhe, dove l’Argentina ci sta dando grandi soddisfazioni e il Brasile sta andando bene, ci sono l’Est Europa ed alcuni Paesi europei».

E i mercati emergenti? Perché in Cina siete prudenti?

«La Cina è un mercato immenso: vale ogni anno un miliardo di casse da nove litri, che sono l’unità di misura del settore. Ma il 99% e passa di questo consumo è fatto da baiju, una sorta di grappa locale dal gusto e dall’odore molto forte. Ci sono bottiglie che costano due dollari così come bottiglie da 2000 dollari, quindi se uno vuole esibire l’acquisto di un prodotto può farlo tranquillamente con il baiju, non ha bisogno di comprare un prodotto straniero “premium”. Al contrario, tutti i prodotti importati, che sono poco adatti al gusto cinese, vengono consumati con l’aggiunta di tè verde. La Russia è un mercato molto più interessante; in termini di importazioni vale dieci volte la Cina. Oggi là facciamo il 5% del nostro fatturato e abbiamo una crescita a doppia cifra».

La prima metà dell’anno per Campari non è stata entusiasmante. Come è andato il terzo trimestre?

«La seconda metà dell’anno sarà migliore della prima, nella quale si sono concentrate tutte le spese. Nella seconda parte coglieremo i frutti del nostro impegno precedente».

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Lo spread degli stipendi: un neolaureato in Germania guadagna 40mila euro, in Italia appena 25mila (lordi) - Il Sole 24 ORE

che la differenza sia dovuta al fatto che qui solo pochi gionri fà si considerava chi prende 40.000 euro anno come un ricco da tassare ?

due punti di attenzione:

- nel lordo in busta paga italiana, non compaiono i contributi INPS a carico del datore di lavoro. In quello tedesco?

solo per fare un confronto omogeneo, visto che valgono il 33% della retribuzione ;)

- occhio che là si parlava di pensioni con sistema retributivo. Chi oggi guadagna 40.000€ lordi ed è assoggettato al sistema contributivo, 40.000€ lordi di pensione non li vede manco col binocolo....a meno che non lavori fino a minimo 75 anni.

edit: ma la campari non è in mano ai suoceri di Mir?

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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