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Autopareri - Finanza e Economia


TonyH

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chi invece lo detiene saldamente può permettersi di governare

è inutile, non c'è verso di descrivere l'italianità meglio del tragicomico Fantozzi con gli onorevoli, marchesi e megadirettori da un lato ed il ragionier Fantozzi affiancato dal geometra Filini dall'altro, sempre pronti ad incassare la propria dose di vessazioni e sfortune giornaliere con il sorriso sulle labbra per poter tornare, d'inerzia, a casa la sera

e, ironia della sorte, Fantozzi lavorava all'Ilva :mrgreen:

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articolo da La Stampa.... il grassettato (messo da me) IMHO è da reggersi forte alla sedia... per evitare di andare a fare il porto d'armi :disp2:

La Stampa - Letta riapre la pratica privatizzazioni Si parte da Fincantieri, Fs e Poste

Letta riapre la pratica privatizzazioni

Si parte da Fincantieri, Fs e Poste

ROMA

La premessa è che il governo duri: se c’è un progetto che ha bisogno di tempi lunghi e forza politica è quello delle privatizzazioni. Nel discorso di insediamento alle Camere Letta non ne fece cenno, convincendo molti che quella fase fosse considerata definitivamente chiusa. Nelle ultime settimane il clima è invece cambiato. Non si tratta solo del Pdl, che pure di privatizzazioni ne ha fatte poche e da tempo propone un piano monstre. Anche nel Pd è maturata l’idea che occorre ripartire da lì, l’unica strada che negli Anni Novanta ci permise di far scendere il debito pubblico fino alla soglia del 100% del Pil: vendere parte degli oltre cinquecento miliardi di patrimonio disponibile, in immobili e aziende. Parlare di dismissioni significa poi dare un segnale di stabilità all’esterno, un orizzonte lungo al lavoro del governo.

Ecco perché ieri al vertice di maggioranza fra Letta, Alfano, Saccomanni e i capigruppo dei partiti si è parlato a lungo di questo. Spiegava Brunetta: «In autunno il premier farà una sorta di road show per spiegare ai mercati come l’Italia attaccherà il debito pubblico, una strategia che si basa sulla valorizzazione e le dismissioni del patrimonio pubblico». Da Palazzo Chigi confermano: «Stiamo lavorando». In effetti sul tavolo di Letta c’è un appunto preparato dal Tesoro. E le indicazioni sono tutt’altro che generiche.

Prima indicazione: dividere le partecipazioni fra strategiche e non. Le quote statali delle due grandi aziende energetiche, Eni ed Enel, sono considerate incedibili. In questo caso lo Stato è già sotto al 30%, inoltre ragioni geopolitiche e di interesse nazionale (così dicono al governo) ne sconsiglierebbero la vendita.

Tutte le altre partecipazioni sono considerate - almeno in parte - potenzialmente cedibili. Una lista completa ancora non c’è, ma nella testa di Letta e dei suoi ministri ce ne sono alcune più cedibili di altre. La prima è quella in Fincantieri, un dossier che il premier conosce molto bene: durante il secondo governo Prodi, nel 2006-2007, fu proprio lui - allora sottosegretario alla presidenza - a dover fare i conti con il niet dei sindacati interni, e in particolare della Cgil, al progetto di cessione del 50% dell’enorme armatore pubblico. Le altre due aziende in cima ai pensieri del governo sono Ferrovie e Poste entrambe ancora pubbliche al 100%. La prima, dopo la divisione fra Trenitalia e Rfi, e con l’arrivo del concorrente privato Italo, è pronta per essere separata e messa sul mercato. La privatizzazione delle Poste non è mai stata presa seriamente in considerazione, ma l’apertura della concorrenza nel settore, le direttive europee e la decisione del governo di Londra di mettere in vendita Royal Mail hanno cambiato completamente lo scenario.

C’è un però: per fare buone privatizzazioni ci vogliono reti - così si dice in gergo tecnico - «neutrali». Ne sa qualcosa chi la concorrenza ha iniziato a farla subendo la forza dell’operatore pubblico proprietario o azionista dell’infrastruttura. È il caso degli sgambetti subiti da Italo e Arenaways per iniziativa delle Ferrovie. Ecco perché, complice il riassetto Telecom (l’altra grande azienda insieme a Ferrovie ancora proprietaria della sua rete), il governo intende procedere rapidamente alla creazione di una grande società delle reti, un progetto al quale lavora da tempo la Cassa depositi e prestiti che ne sarà azionista di maggioranza. Sotto quel cappello finiranno tutte le grandi infrastrutture: le reti del gas e della luce di Snam e Terna (la prima già ceduta alla Cassa, la seconda oggi quotata e in parte sul mercato), i binari di Rfi, i fili e i tubi della Telecom.

L’altro grande filone del progetto governativo riguarda gli immobili. In questo caso le cose procederanno molto velocemente. L’idea è quella di far ripartire in poche settimane la cessione ai Comuni dei beni indicati dal decreto sul federalismo demaniale di Berlusconi e Tremonti. Tutto si era fermato per via dei soliti intoppi burocratici e per via dell’obbligo di avere l’ok al trasferimento dei beni tutti insieme. Al Tesoro stanno mettendo a punto un emendamento (sarà presentato al «decreto del fare») che permetterà di trasferire i beni uno ad uno. La norma prevede inoltre, quando venduti, che il 20% del ricavato venga trasferito allo Stato e portato immediatamente a riduzione del debito pubblico. Non sarà la svolta, ma - dicono a Palazzo Chigi - «da qualche parte bisogna iniziare».

cioè fatemi capire... sono anni che cianciano della vendita degli immobili dello stato (caserme dismesse, capannoni inutilizzati, palazzine ecc...) e non si è ancora fatto nulla perchè qualche scimmia urlatrice ha inserito nel decreto (e non si sa per quale oscuro motivo) la postilla che i beni per essere ceduti devono essere venduti TUTTI INSIEME?

MA PERCHE'?

quindi se un comune ha 10 immobili e ne ha venduti 9 non ha avuto l'ok a concretizzare perchè manca il decimo?

:pzbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gifbduh.gif

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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Il perché della clausola?

Perchè se vendi singolarmente, può andare in mano a più persone, che non puoi controllare.

se (s)vendi tutto in blocco, lo sforzo (magari già in perdita acclarata) te lo riesce a fare solo il Benetton, il Tronchetti o il Ligresti di turno.

che ti chiede in cambio altri favori, ma così intanto mantieni il controllo su quello che hai svenduto.

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Il perché della clausola?

Perchè se vendi singolarmente, può andare in mano a più persone, che non puoi controllare.

se (s)vendi tutto in blocco, lo sforzo (magari già in perdita acclarata) te lo riesce a fare solo il Benetton, il Tronchetti o il Ligresti di turno.

che ti chiede in cambio altri favori, ma così intanto mantieni il controllo su quello che hai svenduto.

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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Inviato (modificato)
ma tony cosa devi controllare? vendessi l'ENI... ma qui si parla di edifici perlopiù dismessi e per massima parte in mano ai comuni :pen:

googla penati, Gavio e autostrada Serravalle ;)

Modificato da TonyH

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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In un topic è stato sollevato il tema di cittadini italiani circolanti con immatricolazione dei veicoli all'estero, e mi stavo studiando un po' di norme sul tema. Si è studiato tutto e il contrario di tutto, tra CdS, norme doganali, spazio di circolazione EU... in realtà scopro poi che esistono due documenti del 2007 che tranciano abbastanza la testa al toro:

- una circolare della PM di Roma, per cui l'art.132 (circa: obbligo di registrare qui il veicolo straniero dopo 1 anno di permanenza) è estesa a cittadini/veicoli EU

http://www.anvu.it/areaprotetta/codice_strada/ATT00299.pdf

Ma soprattutto:

- circolare EU (quindi di grado superiore a qualsiasi norma nazionale) che dice chiaro e tondo: il veicolo va registrato nel Paese di residenza

Comunicazione Commissione 2007/C 68/04 - Comunicazione interpretativa della Commissione sulle procedure per l'immatricolazione degli autoveicoli originari di un altro Stato membro

OMISSIS

3. IMMATRICOLAZIONE DI UN AUTOVEICOLO NELLO STATO MEMBRO DI RESIDENZA

3.1. Definizione di Stato membro di residenza ai fini dell'immatricolazione.

Secondo la Corte di giustizia, l'immatricolazione è il corollario naturale all'esercizio dei poteri fiscali nel campo degli autoveicoli. Essa agevola i controlli allo Stato membro di immatricolazione, e agli altri Stati membri, poiché prova il pagamento delle tasse sugli autoveicoli in tale Stato.

Ogni cittadino deve immatricolare il proprio veicolo nello Stato membro in cui risiede normalmente. L'articolo 7 della direttiva 83/182/CEE e l'articolo 6 della direttiva 83/183/CEE fissano regole precise per stabilire quale sia la residenza normale degli interessati che vivono in modo temporaneo o, rispettivamente, permanente in uno Stato membro diverso dal loro e in esso guidano. Secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia tuttavia, il criterio quantitativo cui si riferisce l'articolo (vivere più di 185 giorni l'anno in un determinato luogo) non è il criterio principale quando esistano altri fattori che modificano la situazione.

Secondo la Corte di giustizia, se una persona ha dei legami, personali e professionali in due Stati membri, la sua residenza normale, stabilita nell'ambito una valutazione globale di tutti i fatti pertinenti, è quella in cui si trova il centro permanente degli interessi di tale persona; se la valutazione globale non permette tale individuazione, va data preminenza ai legami personali.

Mi pare chiaro.

Il problema degli accertamenti (non solo fiscali, ma anche di sicurezza CdS) è che ogni sputo di infrazione genera un'indagine giudiziaria per stabilire la residenza della persona; la quale non solo richiede soldi e tempo ma è pure di esito incerto in sede giudiziale.

La verità è che questa è una zona grigia in cui è complesso fare una norma più secca di quelle esistenti, pena l'arrivare a proibire l'accesso di targhe straniere in Italia.

Inoltre la questione dei leasing tedeschi è ancora più sfuggente: è un'attività economica, mica puoi proibire di vendere il loro prodotto in Italia. Cazzo, piuttosto facessimo lo stesso verso la Germania :D

Io la questione la vedo da due lati:

1) sono sempre più convinto che il bollo vada in parte spalmato su tasse carburanti, perché sono le uniche sia a consumo che impossibili da evadere

2) è anche vero che vedo come principio di giusta concorrenza tra Stati il fatto che uno sia più attraente perché chiede tasse più basse, e in questo il superbollo è stata l'ennesima zappata sui piedi; la tassazione italiana, come su tutto, è esagerata al fine di mantenere moltissime posizioni di rendita ed inefficienza della PA

2bis) sono però altresì convinto che pochi siano quelli che scelgono il trucco estero per questione di mercato delle tassazioni, mentre un'ampia maggioranza lo faccia:

- perché "vorrei ma non posso", e si fa di tutto pur di grattare il fondo di uno status che non ci può permettere;

- per impunità alle multe;

- per il gusto di evitare di pagare anche se ce lo si potrebbe permettere.

Le ultime due derivate dal brutto concetto che siccome sono arrivato a certi risultati, ho guadagnato il diritto di stare sopra le regole comuni; concetto che pervade molti ricchi nostrani, ed è il rovescio della medaglia del "è ricco ==> ruba", che credo essere parte della stessa filosofia (il povero che ragiona così è destinato a diventare un criminale se ne ha la possibilità).

There's no replacement for displacement.

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Anche tu ti ecciti palpeggiando pezzi di plastica? Perché stare qui a discutere con chi non ti può capire? Esprimi la tua vera passione passando a questo sito!

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Sta di fatto che a Torino vedo un sacco, ma veramente tante auto targate Romania. Ho visto anche Repubblica di San Marino, ed un tot di auto straniere, in una bella percentuale. Non so quantificare, e pertanto potrei dire stupidaggini, ma ne vedo tante.

Forse abbiamo tanti stranieri, ma la regola del "dopo 1 anno vanno reimmatricolate" la sapevo. Ci avevo fatto un pensierino ad immatricolare con targa russa... ;)

La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché! (Albert Einstein)

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Stavo approfondendo questo tema, ma non riesco a capire come questa comunicazione qui risolva il problema che si presentava nell'altro topic, e in generale il problema dei veicoli circolanti in Italia con targa straniera e guidate da persone diverse dall'intestatario (che è residente all'estero in UE).

La comunicazione afferma che "ogni cittadino deve immatricolare il proprio veicolo nello Stato membro in cui risiede normalmente".

D'accordo, ma ciò vale quando la persona in questione è anche il proprietario del veicolo. Se io acquisto un'auto in Polonia, ma (con o senza interposizioni giudiziali che accertino la residenza) viene fuori che risiedo in Italia, devo immatricolare l'auto in Italia, e pagare bollo ed RCA secondo le leggi locali.

Nel topic d'origine abbiamo invece una persona che risiede in Italia, ma che vorrebbe guidare un'auto intestandola non a sè, bensì a un parente che risiede all'estero nella UE: qui si rispetterebbe quanto detto nella comunicazione, perché il proprietario immatricola l'auto nel Paese di residenza (Romania).

L'auto però non la usa lui, ma l'utente, che risiede in Italia.

Per quel che capisco io, questa comunicazione non vieta una fattispecie del genere.

Anche il documento alla polizia municipale: ci si riferisce a cittadini comunitari che, dopo aver stabilito la propria residenza in Italia, entro un anno non nazionalizzano l'auto, cioè non la reimmatricolano con targhe italiane nei registri del P.R.A., violando quindi l'art. 132 CdS (e di conseguenza le norme europee in materia).

In pratica - credo - è una variante dell'importazione, con la differenza che qui cambia Stato anche il proprietario.

Ma la questione più spinosa è un'altra: è legale usare permanentemente un veicolo, da residente in uno Stato X ma non proprietario, intestato a un cittadino UE residente in uno Stato Y, mantenendo il regime fiscale di quest'ultimo?

Ritorna in ballo l'art. 132:

1. Gli autoveicoli, i motoveicoli e i rimorchi immatricolati in uno Stato estero e che abbiano già adempiuto alle formalità doganali o a quelle di cui all'articolo 53, comma 2, del D.L. 30 agosto 1993, n. 331, se prescritte, sono ammessi a circolare in Italia per la durata massima di un anno, in base al certificato di immatricolazione dello Stato di origine (1).

Non mi pare si facciano distinzioni in merito al proprietario. Si parla solo di veicoli immatricolati altrove che circolano in Italia. Basta questo? Ci sono altre regole da integrare? :pen:

Modificato da Walker
Il problema è mantenere una velocità di pensiero che sia superiore alla velocità della macchina.

E NON VALE SOLO NEL RALLY!!! :§

Gli accenti? Usiamoli bene! Gli accenti in italiano

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Guest EC2277
Sta di fatto che a Torino vedo un sacco' date=' ma veramente tante auto targate Romania. Ho visto anche Repubblica di San Marino, ed un tot di auto straniere, in una bella percentuale. Non so quantificare, e pertanto potrei dire stupidaggini, ma ne vedo tante.

Forse abbiamo tanti stranieri, ma la regola del "dopo 1 anno vanno reimmatricolate" la sapevo. Ci avevo fatto un pensierino ad immatricolare con targa russa... ;)[/quote']

Un furbo che conosco aveva radiato la sua Serie 5 per immatricolarla in Tunisia, così poteva usarla da noi senza pagare il bollo. Se non rammento male gli hanno sequestrato l'auto.

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