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Autopareri - Finanza e Economia


TonyH

Messaggi Raccomandati:

Ma non è una violazione alle norme sottoscritte dagli investitori in fase di acquisto?

I possessori di tali titoli possono far ricorso in qualche modo o disfarsi dei titoli recuperando almeno il capitale versato all'acquisto?

sono subordinate. Ergo, poco più di carta da culo...

Oramai, e Tony mi corregga se non è vero, la quasi totalità dei titoli di stato viene emessa per pagare i titoli in scadenza,

metà e metà, che se così fosse, basterebbe davvero non rimborsare come dice Grillo e eliminiamo il debito pubblico :mrgreen:

una parte non trascurabile, viene emessa perché le uscite dello stato (pensioni, stipendi) sono regolari e fisse, mentre le entrate sono cicliche ;)

e quindi emetti titoli per avere liquidità sufficiente a fare girare la baracca

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Sotto questo aspetto sarebbe interessante discutere nell'apposito topic (finanza ed economia) delle apposite riforme fiscali per abbattere questi costi (un regime fiscale totalmente forfettario per gli artigiani/piccolissimi commercianti? è solo una ipotesi) e far sì che chi si regolarizza paghi in più, rispetto a prima, solo le tasse.

Giá oggi, per chi apre una P.IVA, per i primi 3 anni, o fino al compimento del 35mo anno di età, si può usufruire del "forfettino".

Massimo 30.000€ di fatturato, si paga l'irpef al 5%, INPS solo il minimo (3200€/anno), non si ha l'obbligo di libri IVA, di stare negli studi di settore e si è esclusi dal redditometro.

io, ancora per quest'anno ad esempio ci rientro (ci uscirò l'anno prossimo perché sfonderò il tetto di fatturato).

Per spingerò, bisogna superare la tipica ritrosia italiana a pagare le tasse.

che è vero che assistiamo a sprechi di denaro intollerabili, ma bisogna ficcarsi in testa, che i soldi per pagare i servizi di qualità che pretendiamo...e, da qualche parte devono pur essere presi! :)

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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è vero, ma guarda solo Avio (lo so, sono noioso e tendo a ripetermi :) )

Venduta per fare cassa ad una finanziaria, è effettivamente cresciuta come valore aziendale, non appena la prospettiva di plusvalenza si è fatta corposa, è stata subito messa nuovamente in vendita

solo che appostate ci sono l'equivalente francese, ansiosa di svuotarne i cassetti e di ammazzare l'unico competitor europeo, e la General Electric.... che prospettive future ha il gioiello italiano dell'aerospaziale? nessuna

Lo sai che ti voglio bene (:mrgreen:), ma non sono d'accordo. Avio è in solidissime mani. GE è una delle poche aziende che ha investito seriamente in Italia. Per referenze vedasi cos'era Nuovo Pignone nel 1992 (quando è stata acquistata dall'ENI) e cosa è oggi.;)

Sarei stato d'accordo se fosse andata in mano a SNECMA, ma SNECMA è una cacchetta in confronto a GE (che poi SNECMA Safran è una jv franzosa con GE, ergo...).

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Non potrei essere meno d'accordo.

1) Non ne posso più di vedere gelosie e sospettosità tra stati membri dell'Unione Europea, è contro lo spirito e l'interesse dell'Unione ritenere "preoccupante " (o peggio porre veti) che una azienda di proprietà di uno stato (o di cittadini di uno stato) diventi di proprietà di cittadini di un altro stato.

E' ora di pensare che se, per dire, Benetton diventa di proprietà di signori olandesi (o di un gruppo di investimento, o di una holding, ecc...) è come se diventasse di proprietà di signori piemontesi, o marchigiani, o calabri.

Finchè continueremo a difendere il nostro particulare di staterelli non cresceremo mai come unione.

Dai, penso che sia evidente che gli stranieri in Italia tendono a stronzeggiare peggio di noi italiani... non tutti, ma tanti sì (vedi ThyssenKrupp e Outokumpu).;)

2) Non riesco a comprendere cosa significhi "strategico", a meno che non si pensi ad un futuro isolazionista.

Abbiamo veramente bisogno di produrre noi le (poche) armi che il nostro esercito adopera? Capisco che sia meglio per l'economia avere produzione e proprietà italiane, ma è un interesse economico, non strategico.

Abbiamo veramente bisogno di avere una società petrolifera italiana? Il prezzo del petrolio e degli idrocarburi in generale è determinato da borse valori a livello mondiale, cosa cambia per l'economia italiana (a parte per il lavoro e gli utili generati dalla società) la nazionalità della società che ce lo vende? Pensate davvero che un giorno società inglesi, olandesi, francesi, statunitensi potrebbero non venderci più petrolio?

Perché da ENI/Enel lo Stato riceve tanti bei soldini sotto forma di dividendi. E Finmeccanica serve a far andare un po' avanti la ricerca, visto che a livello di privati è una valle di lacrime.

3) Sono contrario ad ogni privatizzazione oggi solo perchè in questo periodo i prezzi di borsa sono bassi e si ricaverebbe poco, occorre aspettare e vendere in periodi di euforia finanziaria.

Per il resto se si vende si vende al miglior offerente punto e stop.

Le scelte sono solo due: o si vende in blocco o si vendono piccoli pacchetti di azioni ad un azionariato diffuso.

Al massimo al momento della vendita si possono introdurre norme ad hoc per salvaguardare il lavoro italiano, inteso nel senso di luoghi di produzione (e ricerca e sviluppo, e amministrazione) e livelli occupazionali.

Dopodichè non mi interessa se Finmeccanica se la comprano i cinesi o i tedeschi, o preferite che se la compri Ligresti?

Evidentemente non sei al corrente del fattaccio Parmalat/LAG.;)

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...

ti sta sulle balle ENI? benissimo, uniamola a Petronas (esempio) ...

So che è un esempio... ma non si può fare. Ha già acquisito FL Italia-Selenia.

"Ah! Rotto solo semiasse, IO KULO ANKORA!" (cit.)

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Telecom Italia acquistata dagli Spagnoli: fine della telefonia italiana?

La Stampa - Telefonica conquista la Telecom

Spero solo non succeda come con la San Giorgio Aromi, azienda leader nel campo della sintesi in laboratorio di aromi chimici, acquistata dagli irlandesi, tenuta per un po' di anni, e ora hanno licenziato tutti :(. Difficile capire se è stata una mossa per azzerare la concorrenza a livello europeo oppure no... Certo che con il costo del lavoro italiano...

La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché! (Albert Einstein)

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ne stavano proprio parlando su radio 24. Imho il problema è che l'ultima generazione di gorvernanti , e parlo di un orizzonte temporale che va dagli anni 90 ad oggi senza distinzioni, non ha ragionato più sul futuro, ma si è appiattita sul presente e secondo me questi sono i frutti.

Telecom per l'Italia è bene strategico o no? Non lo so, non ne ho competenza, ma chi ci governa deve dirlo. Può esserlo o no, ma si devono mettere paletti e stabilire priorità.

due articoli veloci per inquadrare la questione:

Repubblica

Come alla fine del Rinascimento, la Francia si compra l’Italia a pezzi

Partiamo dal dato di fatto. I grandi gruppi francesi, in questi ultimi anni, stanno comprando pezzo per pezzo alcune delle principali società italiane in più di un settore strategico. Hanno cominciato con la Grande distribuzione (Carrefour ha comprato Gs) per poi occupare agli spazi con i supermercati Auchan, i grandi magazzini Brico e Dechthlon. Sono passati all’energia: nell’elettricità Edf (Electricitè de France) ha rilevato il controllo di Edison, aprendo così la strada a Suez-Gdf che è diventato il terzo operatore nel gas con una serie di tante piccole acquisizioni di aziende locali. Infine, sono arrivati con la finanza: BnpParibas ha rilevato la Banca Nazionale del Lavoro, facendo da apripista a Credit Agricole, Societé Generale e nelle assicurazioni a Groupama (che ha messo nel mirino Fondiaria-Sai) e Dexia. Per non allungare troppo l’elenco, ricordiamo come fra due anni Alitalia potrebbe diventare di Air France e che i gruppi francesi dell’alimentare stanno guardando alla scalata di Parmalat.

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Lo scriviamo perché la notizia di oggi è l’acquisizione di Bulgari da parte di Lvmh (il maggior gruppo del cosiddetto lusso francese con marchi come Hermes, Dior, Kenzo, Givenchy, ma anche Sephora, Louis Vuitton, Le Bon Marche, lo spumante Krug e il cognac Hannessy).

Non è nostra intenzione gridare allo scippo da parte dei transalpini dei marchi del made in Italy o dei campioni di settori strategici per un paese come banche ed energia. Siamo ormai in una economia interconnessa in tutta Europa e ci sono anche casi analoghi di gruppi italiani che hanno conquistato campioni esteri (lo ha fatto Enel con Endesa in Spagna). Il problema semmai è un altro. E’ che sono troppo pochi, per non dire esigui, i casi di scalate di società italiane ad aziende estere. E il motivo è presto detto: le aziende italiane (con rare eccezioni: Fiat, Indesit, Barilla, Autogrill e Ferrero e poi abbiamo finito) o sono controllate dallo stato (Eni, Enel, Finmeccanica) o sono banche che comunque prima delle privatizzazioni erano dello stato.

Ci siamo fatto un vanto per decenni di avere nel nostro paese il 95% di Pmi (sotto i 150 dipendenti). Tutto bene fino a quando c’è stata la lira (che si poteva svalutare) e delle belle barriere doganali in entrata. Poi è arrivata l’Europa, il mondo improvvisamente è divetato troppo grande per le Pmi italiane troppo piccole, a gestione familiare, poco interessate a sbarcare in Borsa per poter continuare a portare i dividendi – se non il nero – nei paradisi fiscali. Per non parlare dell’arrivo della globalizzazione: il mondo è diventato immenso nei confronti dei minuscoli fatturati delle società italiane.

Alle quali non restano che due possibilità (e siamo già in ritardo): mettersi insieme per creare dei campioni nazionali oppure ingrandirsi comprando società in giro per il mondo, meglio se nei paesi emergenti. In altre parole internazionalizzarsi. Qualcuno lo ha fatto ma solo seguendo la seconda strada. Sulla prima non si avventura nessuno. E qui arriviamo al discorso iniziale, al perché la Francia non trova ostacoli nella conquista dell’Italia.

Perché come nell’Italia del Cinquecento, i francesi trovano solo italiani divisi, che non osano mettersi insieme per non favorire il rivale, che preferiscono salvaguardare il proprio piccolo tornaconto oggi non capendo che diventeranno a loro volta terreno di conquista un domani.

Lo ha confermato oggi anche l’amministratore delegato di Bulgari, Francesco Trapani. Alla domanda sul perché Bulgari non è riuscita a creare in Italia come ha fatto Lvmh in Francia un polo del lusso ha risposto: ”In passato ho

parlato con imprenditori italiani del lusso e della moda ma non erano interessati a situazioni in cui perdevano il controllo. In Italia sono molto gelosi delle loro imprese e preferiscono piuttosto perdere delle opportunità”. E non parliamo di quelle che ha perso il paese….

anche questo articolo è interessante, soprattutto se rapportato al primo commento in calce. Se è l?italiano che compra, i francesi si incazzano | Linkiesta.it

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Telecom Italia acquistata dagli Spagnoli: fine della telefonia italiana?

La Stampa - Telefonica conquista la Telecom

Spero solo non succeda come con la San Giorgio Aromi' date=' azienda leader nel campo della sintesi in laboratorio di aromi chimici, acquistata dagli irlandesi, tenuta per un po' di anni, e ora hanno licenziato tutti :(. Difficile capire se è stata una mossa per azzerare la concorrenza a livello europeo oppure no... Certo che con il costo del lavoro italiano...[/quote']

Sicuramente non potranno licenziare tutti, perchè le infrastrutture vanno tenute in efficienza, l'assistenza clienti non può svanire senza contare che l'azienda necessita di una filiale locale...

La cosa che mette tristezza è che avevamo aziende sane che ora non sono più italiane per motivi che non centrano nulla con la parte operativa: Wind venduta per fare cassa, Telecom saccheggiata da un nostro "imprenditore di punta" :disp2: che gli ha rubato gli immobili :(r

Siamo destinati a finire malissimo.

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G

Massimo 30.000€ di fatturato, si paga l'irpef al 5%, INPS solo il minimo (3200€/anno), non si ha l'obbligo di libri IVA, di stare negli studi di settore e si è esclusi dal redditometro.

proposta per rilanciare l'economia:

portiamo l'irpef al 5% per tutti fino a 30.000 euro e poi reintroduciamo l'IMU: vediamo chi si lamenta.:lol:

io, ancora per quest'anno ad esempio ci rientro (ci uscirò l'anno prossimo perché sfonderò il tetto di fatturato).

quindi l'anno prossimo cambierai anche le tue idee, come io e matteo avevamo già pronosticato da tanto tempo :(

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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Lo sai che ti voglio bene (:mrgreen:), ma non sono d'accordo. Avio è in solidissime mani. GE è una delle poche aziende che ha investito seriamente in Italia. Per referenze vedasi cos'era Nuovo Pignone nel 1992 (quando è stata acquistata dall'ENI) e cosa è oggi.;)

Sarei stato d'accordo se fosse andata in mano a SNECMA, ma SNECMA è una cacchetta in confronto a GE (che poi SNECMA Safran è una jv franzosa con GE, ergo...).

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.

Diciamo che GE è meglio di SNECMA proprio per i motivi che ho detto prima.. è un'azienda USA che ha interesse nel mettere un piede in Europa, Avio glielo fornisce ergo non c'è necessità di chiudere, delocalizzare ecc

Comunque resta un peccato visto che un'azienda aerospaziale in Italia c'è ;) Finmeccanica potrebbe riacquisirla per consolidarsi nel suo core business

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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Certo che con il costo del lavoro italiano...

Il costo del lavoro' date=' sta diventando una specie di "feticcio" agitato da imprenditori che non hanno MAI investito in formazione o ammodernamento dell'azienda. E quindi, mirano solo a voler pagare il meno possibile una manodopera non così qualificata.

Perchè il punto non dovrebbe essere quanto mi "costa" il lavoro. Ma quando mi "rende" il lavoro.

Ovvero quanto ritorno ho per ogni euro speso.

Che se metto uno a guardare il muro a 2€/h per 8 ore al giorno, l'ho pagato un cazzo, ma cosa ti ha reso?

Il concetto che ci si deve installare non è quello di pagare il meno possibile, ma il fatto che ogni euro speso produca un ritorno maggiore della spesa. E se per farlo, sia necessario anche spendere di più, e, che lo si faccia :)

portiamo l'irpef al 5% per tutti fino a 30.000 euro e poi reintroduciamo l'IMU: vediamo chi si lamenta.:lol:

Brunetta :si:

E tutti quelli "invisibili" al fisco che negli anni hanno comprato alloggi come figurine :§

quindi l'anno prossimo cambierai anche le tue idee, come io e matteo avevamo già pronosticato da tanto tempo :(

Se non fosse, che avrò si l'aumento della tassazione, ma a fronte di un aumento del fatturato molto più che proporzionale ;)

Alla fine della fiera, in tasca mi entreranno più soldi :)

(anche perchè, attualmente sono in credito d'imposta, dal momento che la società trattiene alla fonte l'11,5%).

edit: se volete vi tedio con le mie idee sulla revisione del TUIR :lol:

Modificato da TonyH

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Il costo del lavoro, sta diventando una specie di "feticcio" agitato da imprenditori che non hanno MAI investito in formazione o ammodernamento dell'azienda. E quindi, mirano solo a voler pagare il meno possibile una manodopera non così qualificata.

Perchè il punto non dovrebbe essere quanto mi "costa" il lavoro. Ma quando mi "rende" il lavoro.

Ovvero quanto ritorno ho per ogni euro speso.

Che se metto uno a guardare il muro a 2€/h per 8 ore al giorno, l'ho pagato un cazzo, ma cosa ti ha reso?

Il concetto che ci si deve installare non è quello di pagare il meno possibile, ma il fatto che ogni euro speso produca un ritorno maggiore della spesa. E se per farlo, sia necessario anche spendere di più, e, che lo si faccia :)

Ah, il caro buon vecchio concetto del valore aggiunto, che sta alla base di tutte le economie forti, in crescita e capaci di evolversi con l'evolversi del contesto nel quale operano.

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