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Autopareri - Finanza e Economia


TonyH

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Il punto, è che per pagare le tasse sugli utili...eh...devi prima fargli questi utili! ;)

E questo, non si riesce a cogliere nelle rivendicazioni.

quindi, prima di preoccuparsi di pagare "troppe tasse", mi preoccuperei di creare appunto le basi affinché l'imponibile su cui verranno calcolate...sia il più elevato possibile.

Sono proprie le Imposte che a volte ammazzano l'utile. Perchè i criteri fiscali non sono quelli civilistici e ti porta ad avere imposte correnti che sono molto + alte rispetto a quelle di competenza. Che poi le imprese sono piccole e sotto capitalizzate e producono beni con scarso "valore aggiunto" e l'energia è cara ecc sono problemi da risolvere ma anche la questione fiscale per chi paga il dovuto è troppo pesante.

http://ilmalpaese.files.wordpress.com/2011/01/fiat-marchionne-linghiotto-operai.jpg

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Anche questo è un cane che si morde la coda: da una parte le aziende possono aspirare a guadagni risicati e dall'altra sono ammazzate dalla tassazione sul lavoro, dal costo dell'energia e dall'imposizione fiscale. Ciò spesso spinge i piccoli imprenditori a peggiorare i conti, in modo da mascherare gli utili ed ottenere così una tassazione meno elevata. Ma siamo sempre di fronte ad un grosso problema caratterizzato da una miriade di sfaccettature diverse e non è possibile risolverlo agendo solo su un fronte.

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Se non fa utili, la tassazione sugli utili (irap a parte), potrebbe essere l'1% come il 90%. Non ti cambia niente.

prima mettetemi in condizione di fare utile operativo il più alto possibile. Dopo discutiamo che aliquote applicarci...

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Provo a dare i miei due cents da uno che di economia e aziende sa ben poco.

Osservo pero' che in certi ambiti (il mio) la sana competizione e le capacita' di innovare e proporre, sono drogate, e la competizione, di fatto, non c'e' perche' pur essendoci le regole, queste sono aggirate o create ad hoc.

Questo fenomeno, presente anche in altre parti del mondo, ha qui pero' assunto rilevanza totale, per cui se in altre realta' forse il 30-40% delle risorse sono "blindate", da noi il 95% delle risorse sono state gia' attribuite... Oltretutto la torta italiana e' mooolto piu' piccola. Quindi la maniera di ottenere qualcosa trascende la normali vie "scientifiche" ed abbraccia quelle "politiche" che ovviamente sono contorte e non seguono i canoni classici della sana competizione (per usare un eufemismo...).

Credo che piu' o meno lo stesso accada anche in altri ambiti, per cui l'assenza di regole certe sulle quali contare, la variabilita' politica, il cretino di turno (locale e nazionale) che si fa influenzare (diciamo cosi') dal solito potente, rende confusionaria, poco lineare e di difficile interpretazione l'intera situazione italiana.

Ma chi caspita vuole investire da noi in queste condizioni? Non siamo affidabili e la programmazione a lungo termine ne risente. Anche gli stessi nostri industriali fanno fatica ad investire in un futuro che sempre piu' appare poco roseo perche' manca totalmente la voglia di cambiare direzione. Ecco, mediamente ci sta abbandonando anche la speranza. E' un sentimento diffuso, purtroppo, ed e' da qui che si dovrebbe cominciare, ma con i fatti, le parole hanno stufato.

La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché! (Albert Einstein)

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Si ma l'utile pre imposte civile e quello fiscale non coincide. Non è questione di aliquote. In sostanza il reddito per i criteri civili può essere in perdita ma per i criteri fiscale può essere in utile.

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Ma chi caspita vuole investire da noi in queste condizioni? Non siamo affidabili e la programmazione a lungo termine ne risente.

spesso addirittura prendiamo decisioni retroattive sulla tassazione e/o simili.

quando uno investe in un libero mercato (senza l'aiuto del solito potente che gli permette di vivire di rendita)

prima si fà i suoi conti, con le regole in vigore, epoi decide se farlo.

nulla vieta di cambiare le regole per il futuro, ma applicare condizioni peggiorative al passato è il modo migliore per far scappare la gente,

altro che attirare i capitali esteri.

Cita

7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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spesso addirittura prendiamo decisioni retroattive sulla tassazione e/o simili.

Esatto!

E poi manca assolutamente la capacita' di prendere decisioni (sagge) e di portarle in fondo: non c'e' uno che abbia il coraggio di rendere conto delle proprie azioni. In una parola abbiamo la necessita' di avere cio' che non abbiamo avuto da almeno 30 anni: uno statista vero.

La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché! (Albert Einstein)

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Se non fa utili, la tassazione sugli utili (irap a parte), potrebbe essere l'1% come il 90%. Non ti cambia niente.

prima mettetemi in condizione di fare utile operativo il più alto possibile. Dopo discutiamo che aliquote applicarci...

ci sono un sacco di aziende molto più competitive di quello che possiate pensare... certo che se le spolpi tutto l'anno che utile vuoi che rimanga? :lol:

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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Questa è fantastica:

dopo gli esodati tocca ai donatori di sangue :disp2:

Pensione ritardata ai donatori Avis guida la protesta del sangue - Milano

Pensione ritardata ai donatori

Avis guida la protesta del sangue

I giorni di permesso per il prelievo non vengono calcolati, quindi c'è chi dovrà lavorare ancora per dieci mesi

CREMONA - Dopo gli esodati, l'ex ministro Elsa Fornero ha un altro nemico: i donatori di sangue. I più anziani di loro stavano già pregustando la pensione, ma dovranno aspettare ancora perché costretti a recuperare i giorni in cui, con regolare permesso, sono rimasti a casa per il prelievo. Per alcuni si parla di dieci mesi in più. L'alternativa è smettere di lavorare alla data fissata, ma con un assegno diminuito di circa il 2%. L'allarme sugli effetti della riforma previdenziale era già stato lanciato, cadendo però nel vuoto.

Ora il caso è deflagrato a Cremona forse perché, in proporzione agli abitanti, è la città con più iscritti (6.000 che diventano 17.000 con la provincia) all'Avis. Il presidente comunale, Ferruccio Giovetti, 52 anni, medico, spiega com'è scoppiato il bubbone. «I nostri associati si sono recati ai patronati per i conteggi e hanno scoperto la sorpresa: i giorni utilizzati per dare il sangue non vengono calcolati ai fini pensionistici». È subito è partito il tam tam. «La nostra sede è presa d'assalto. Una persona in buona salute può fare sino a quattro donazioni all'anno per vari anni. Questo significa altri mesi di lavoro. Ci sono situazioni che stringono il cuore».

La battaglia per riscrivere la riforma è già scattata. I quaranta parlamentari «avisini» sono stati mobilitati, la deputata cremonese Cinzia Fontana (Pd) ha presentato un'interrogazione alla Camera. «Questo paradosso - dice - è forse il più clamoroso, ma la stessa cosa vale per le assenze per assistere un parente malato, la maternità facoltativa e, addirittura, lo sciopero». Anche l'Inps sta seguendo la vicenda. E mercoledì il presidente nazionale dell'Avis, Vincenzo Saturni, incontrerà il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin. «C'è il rischio - avverte Giovetti - che la gente smetta di donare sangue». Potenza della beffa a chi vorrebbe fare qualcosa per gli altri.

è bello vedere la meticolosità del lavoro di alcuni tecnici....

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Che pensate di queste considerazioni?

Io sinceramente non ho le conoscenze-competenze per giudicare.

Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria: Bye Bye Italia, au revoir! O meglio: ??

[h=3]"Bye Bye Italia, au revoir! O meglio: 再見

[/h]

di Sergio Di Cori Modigliani

E così, di riffa e di raffa, il Bel Paese se ne va.

O meglio, diciamo piuttosto che, con il trascorrere dei giorni, diventa sempre più chiaro come -a dispetto della apparenze- non siamo nelle mani di beceri incompetenti, di cialtroni immeritevoli, di raccomandati di lusso, incapaci di mettere in piedi uno straccio di progetto decoroso che funzioni e sia efficace.

Siamo nelle mani di una classe dirigente politica che si è macchiata e si sta macchiando del più orribile crimine che in tutte le civiltà, presso tutte le etnie, in tutte le epoche, è sempre stato considerato come l'atto più vile e tragico che si possa compiere: il tradimento della propria comunità e la svendita del territorio della propria cittadinanza allo straniero.

Perchè una cosa è il dramma delle guerre, dove l'invasore prepotente si appropria con la violenza delle armi di beni che non sono suoi.

Ben altra cosa è avere la certezza di essere capitanati da un manipolo di solerti impiegati che hanno scelto di consegnare i forzieri nazionali -riempiti grazie al lavoro di centinaia di generazioni diligenti, industriose e parsimoniose- nelle mani dei nostri più agguerriti competitors internazionali, invitando a nozze gli invasori e dicendo loro: prego signori, accomodatevi, svendiamo il tutto al prezzo migliore.

Conclusa la prima fase un mese fa, è iniziata da oggi la seconda fase, quella che consegna la Telecom agli spagnoli di Telefonica, l'Alitalia ai francesi di Air France, e tre aziende strategiche del gruppo Ansaldo, cioè la "Energia" la "Sts" e la "Breda" rispettivamente al gruppo imprenditoriale coreano denominato Doosan, agli statunitensi di General Electric e il gioiello metalmeccanico ai giapponesi di Hitachi. Se ne va via anche la Ansaldo, e sono già in trattative per vendere le aziende strategiche impiegate nella costruzione di navi ai cinesi, i quali verranno a costruire le loro navi in Italia -a prezzi cinesi si intende- per poi ormeggiarle nel porto del Pireo, acquistato in toto due mesi fa. Una vera pacchia. Per loro si intende.

Quattro aziende di Finmeccanica e l'Eni sono già in trattative avviate, soprattutto con i qatarioti, a questo serviva loro impossessarsi -come hanno fatto- prima di Unicredit, poi acquistare Valentino Garavani insieme a centotrenta industrie tessili nazionali e adesso si prenderanno anche il nostro know how ingegneristico in campo petrolifero.

Allora a questo serve lo stallo.

Allora è questo il vero obiettivo dell'immobilismo politico italiano.

Fare in modo che non accada nulla, che non cambi nulla, che non migliori nulla, in modo tale che i prezzi si abbassino e si faccia lo shopping del Made in Italy. Una volta conclusa questa fase, manderanno a casa gli attuali impiegati e ci metteranno dei nuovi manager a gestire le briciole. Di italiano sarà rimasto soltanto il marchio.

Quindi il Made in Italy è finito.

Ho saputo che tre giorni fa si è chiusa la trattativa della compravendita di una importante azienda vinicola in Toscana, una di quelle che produce il marchio DOC classico del Chianti gallo nero, finita nelle mani dei cinesi. L'azienda si chiama Casa Nova. Si trova a Greve, tra Firenze e Siena. Si tratta di due gruppi di case coloniche, otto ettari di vigneti e due di oliveto acquistati da uno speculatore finanziario di Hong Kong che rappresenta gli interessi di un gruppo farmaceutico di proprietà del governo cinese. Sono venuto a scoprirlo per un caso, guardando una intervista alla televisione argentina a un loro imprenditore, Alejandro Bulgheroni (nipote di italiani) il quale aveva acquistato sei mesi fa un'altra azienda Chianti DOC, la Poggio Landi. Costui, un supermiliardario, spiegava come, grazie all'Italia, l'Argentina da undicesima è già diventata la settima nazione vinicola al mondo e si appresta -per l'appunto- a fare concorrenza al nostro paese, passato in dieci anni dal primo al terzo posto ed entro il prossimo quinquennio accreditato di un decimo posto, superati da Spagna, Cile e Colombia. Così stanno le cose. Per il momento siamo terzi, dietro Usa e Francia che resiste al primo posto avendo stravinto la secolare guerra del vino con l'Italia. La Cina ha aumentato il consumo di vino del 30% e produce adesso 17 milioni di ettolitri all'anno. Ha bisogno del vino italiano. Perchè? Una Legge dello Stato cinese stabilisce che per poter esportare vino "cinese" doc è sufficiente che all'interno delle bottiglie vi sia il 15% di uve locali. Hanno deciso allora di cominciare a prendersi il vino italiano migliore, così lo inviano in Cina attraverso il porto del Pireo e lo imbottigliano a Shangai creando un vino cinese originale (sembra che sia ottimo) ma che è composto all'85% delle uve del Chianti. Quindi, siccome per il vino ciò che conta è il sapore, la Cina si impossesserà di tutti i mercati internazionali stracciando la concorrenza con il vino italiano perchè venderà vino italiano ovvero sapore italiano vero come vino cinese, davvero diabolici. La grande azienda vinicola Oliveto, della famiglia Machetti, è stata venduta alla Solaya International di Panama, modesta società anonima di copertura dietro la quale si nasconde la Bank of China.

L'Italia perderà tutti i mercati.

Se ne sono andati anche l'Orzo Bimbo venduto ai tedeschi.

Se ne sono andati via i salumi Fiorucci. E i sughi e le conserve Star.

Anche la Parmalat, divenuta francese. E i Galli si sono presi anche la Galbani, la Locatelli, l'Invernizzi.

Per non parlare del cashmere italiano di Loro Piana e di Bulgari. La moda è ormai loro.

Se ne è andato anche lo spumante Gancia e tutta la produzione piemontese degli aperitivi italiani, venduta a Roustam Tariko, un miliardario moscovita.

Dopo i biscotti e la pasta Buitoni, se ne è andato anche il riso Scotti: e qui la cosa è davvero grave. Perchè la celebre azienda di Pavia l'ha venduta a una multinazionale spagnola dell'alimentazione gestita dai colossi finanziari che intendono usare questi marchi per lanciare un sistema di alimentazione seriale industriale che impoverirà l'alimento, la sua qualità nutritiva e di italiano non avrà proprio un bel nulla. L'azienda spagnola si chiama Ebro Foods. Se l'è presa per 18 milioni di euro lo scorso luglio.

Gli spagnoli stanno usando i soldi avuti in credito dal Fondo Salvastati al loro sistema bancario per acquistare aziende italiane. Quel fondo è alimentato in larghissima misura dai soldi del contribuente italiano. In pratica, ciò che questo governo e quello precedente hanno avallato è la seguente manovra: il fondo europeo dà i soldi alle banche spagnole che acquistano aziende italiane.

In una intervista di qualche mese fa il Dr Dario Scotti, presidente e amministratore delegato della Riso Scotti spa, attaccato dai sindacati di categoria che avevano denunciato il fatto inascoltati aveva dichiarato:

"La partnership con la multinazionale alimentare iberica ha la valenza di un’alleanza industriale e commerciale per penetrare mercati internazionali, con l’obiettivo di sviluppare la produzione del sito industriale e di allargare le frontiere al risotto “made in Italy” e ai tanti prodotti derivati dal riso che produciamo e commercializzamo. La scelta è stata attenta e meditata, nel desiderio di esprimere una rinnovata e maggiore forza industriale come primo gruppo risiero europeo, in termini di sviluppo e di distribuzione di prodotti di nuova generazione. È certamente una scelta legata allo sviluppo dei nuovi prodotti: con la loro ricerca e le nostra, con il loro sistema distributivo e il nostro, con le forze messe insieme, insomma, si potranno ottenere i risultati migliori".

Balle! Grosse come una casa, è l'opinione della Coldiretti di Pavia che raggruppa i consorzi dei piccoli produttori agricoli del pavese, del piacentino e della pianura padana. Ha pubblicato un allarmante studio dal titolo "Mani spagnole sulla Riso Scotti" nel quale sostiene che la Ebro Foods intende delocalizzare la produzione spostandola in Spagna. Il che vuol dire un altro pezzo importante dell'agricoltura nazionale che se ne va. Oltre al fatto che aumenterà la disoccupazione.

Il presidente della Coldiretti di Pavia, Giuseppe Ghezzi ha dichiarato "temo fortemente che questa sia una strada che porterà alla produzione di derrate alimentari standardizzate e uniformizzati, che di italiano avranno ben poco".

Sergio Marini, presidente nazionale della Coldiretti, in un convegno di un mese fa ha lanciato un poderoso allarme rimasto inascoltato e poco comunicato. Ha detto:

"Lo scaffale del Made in Italy non c’é più nella realtà, è rimasta l'esigenza del prodotto italiano perchè c'è fame di Italia, grazie al nostro buon nome, ma è in atto una drammatica escalation nella perdita del patrimonio agroalimentare nazionale. I grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica, investono ora nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, tipicità e qualità. Ma il passaggio di proprietà ha spesso significato svuotamento finanziario delle società acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione. Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero. Un processo – conclude il presidente Coldiretti – di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi”.

Saranno almeno nutrienti?

E' il trend attuale, sintomo e termometro di un paese sconfitto nella propria identità più profonda e antica: il cibo, i nostri sapori, i nostri odori, i nostri colori.

Basterebbe seguire in rete due siti per comprendere come si sono messe le cose Si tratta di due siti dove si vendono aziende intere, capannoni, pezzi di fabbrica, terreni prefabbricati a qualunque prezzo (andare a leggere per credere):

www.cinesichecomprano.com o il più affermato

www.vendereaicinesi.it

questi, secondo il Mago Attel, il Delinquente e l'Innominabile, sarebbero i "chiari segnali" che la ripresa economica italiana è già partita.

E' il Parlamento al corrente di questa pratica diffusa?"

Il giorno che mi vedrete a bordo di una mercedes, sarà il giorno del mio funerale

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