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L'odissea dei marò in India


Guest EC2277

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Questo è come tutto ebbe inizio:

Tutto inizia il 15 febbraio scorso quando i due soldati, presumibilmente, sparano 24 colpi di fucile contro un peschereccio indiano, uccidendo due membri dell’equipaggio, sempre presumibilmente, che avevano ventuno e cinquant’anni. Sull’imbarcazione, la Saint Antony, c’erano 11 persone.I due soldati italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, avrebbero aperto il fuoco dalla petroliera su cui erano imbarcati, la Enrica Lexie : “Erano pirati, ed erano armati. Hanno provato ad attaccarci e a prendere la nave. Noi ci siamo solo difesi e abbiamo difeso la petroliera. È il nostro lavoro. Il loro comportamento era tipico dei pirati che attaccano in queste zone : per esempio, il modo in cui hanno tentato di abbordare la nave è esattamente lo stesso modo che usano i pirati in queste acque, quando tentano di dirottare una nave. Non hanno neanche risposto ai nostri segnali di avvertimento”. Questa è stata la dichiarazione dei soldati italiani, una volta trattenuti dalla polizia e condotti nel porto di Kochi, lo stesso porto in cui le autorità locali hanno condotto anche la Enrica Lexie, dopo l’incidente.Negoziazioni per la liberazione

Il governo italiano ha sempre dichiarato che la Enrica Lexie, al momento della sparatoria si trovava a circa 30 miglia nautiche fuori dalla costa Indiana, ovvero in acque internazionali. Per tanto, in questo caso dovrebbero essere applicate le leggi italiane in quanto corrispondono alla bandiera dell’imbarcazione.

Invece, le autorità indiane fin dall’inizio hanno seguito un protocollo diverso, tuttavia non sia stata accertata la colpevolezza dei due marò: dopo aver condotto l’Enrica Lexie nel porto di Kochi, la polizia Indiana ha arrestato i due soldati italiani, con l’accusa di aver assassinato due disarmati pescatori. “Un atto terroristico”, così il Giudice Gopinathan ha descritto l’accaduto, durante l’udienza di cui era incaricato di detenere la presidenza, presso l’Alta Corte di Kerala. Terrorismo , “poiché i due soldati italiani hanno sparato contro uomini disarmati, senza alcun preliminare avvertimento di deporre le armi”.

Niente ha smosso il giudice dalla sua posizione, neanche il discorso dell’avvocato della difesa VJ Thomas, il quale ha dichiarato che le azioni compiute dai Marò non possono in alcun modo essere definite terrorismo, stando a quanto specificato nella Convenzione delle Organizzazioni Marittime Internazionali (IMO) contro la pirateria internazionale. La convenzione, conosciuta col nome di Sua Act (Suppression of Unlawful Acts Against the Safety of Maritime Navigation, 1988) o Convenzione Lauro (con riferimento all’episodio di dirottamento della Achille Lauro), definisce “terrorismo marittimo” come dirottamento di una nave, violenza contro le persone a bordo o danneggiamento dell’imbarcazione e del suo carico.

Le autorità italiane mantengono continue riunioni per liberare i due soldati italiani ma non possono fare più di tanto, invece sono convinte che l’Unione Europea possa e debba esercitare una necessaria pressione politica e diplomatica per persuadere l’India a rispettare in pieno la legislatura internazionale. L’UE potrebbe farlo imponendo sanzioni contro l’India, di natura politica, diplomatica o commerciale, se il Paese continuasse a ritardare il processo o non rilasciasse i due soldati italiani. Per il momento, tuttavia, l’Unione Europea si è tenuta fuori dal caso. Catherine Ashton, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Internazionali e la Sicurezza, ha confermato che l’UE appoggerà l’Italia in questa difficile situazione. E basta, tutto qui.

Incongruenze nelle indagini

In questa vicenda dei due marò, concretamente nelle indagini, ci sono sempre state incongruenze. D’una parte, per quel che riguarda le testimonianze in quanto il proprietario del porchereccio ha modificato la sua versione più di una volta fino al punto di riconoscere di non avere mai visto che gli spari fossero arrivati dalla petroliera italiana. Inoltre, per quel che riguarda la perizia balistica, ci sono vuoti e incoerenze sulle armi usate nell’omicidio. Luigi Di Stefano, ingegnere e perito tecnico, ha spiegato come il processo sia basato su falsità e prove manipolate. Ad esempio, il proiettile rinvenuto nel corpo di uno dei due pescatori, durante l’autopsia. Il medico autopista indiano che ha eseguito le indagini sui corpi delle vittime, ha repertato la presenza, in uno dei corpi, di un proiettile calibro 0,54 e di una lunghezza di 13 mm. Un proiettile di questo calibro, secondo Di Stefano, non esiste. Ammettendo che le misurazioni siano esatte, e che 13mm non sia la lunghezza, ma la circonferenza, potrebbe allora trattarsi di munizioni in dotazione ad armamenti russi. L’arma dovrebbe, allora, essere, una mitragliatrice sovietica PK 7.62x54R, e non, di certo, un fucile Beretta AR 70/90, o una mitragliatrice Minimi FN, uniche armi ammesse a bordo della Enrica Lexie ed in dotazione ai nostri marinai.

Inoltre, a supporto delle loro dichiarazioni, secondo pubblica Glieros.eu, i due Marò avevano anche citato in causa una nave greca. Si tratta della Olympic Flairs, che sarebbe stata vittima, come la Enrica Lexie, di un attacco pirata nelle stesse acque in cui si trovava la petroliera italiana, solo pochi giorni prima. Sfortunatamente per i Marò, la Corte Indiana non ha ritenuto necessaria la testimonianza degli uomini della Olympic Flairs in sede di processo.

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Che schifo l'Italia. Due essere umani trattati come merce di scambio senza un'apparente ragione.

Chissà che cosa hanno guadagnato Monti e company dall'India? Probabilmente un viaggio in qualche riserva a vedere le tigri, tutto spesato ovviamente

:disp2:

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Io sono di opinione parzialmente diversa.

1) Non dovevamo mettere su la scenetta del "non tornano in India". Avevamo dato la parola che tornavano e la parola si rispetta, sia che l'India abbia ragione sia che abbia torto.

2) scommetterei che, guardacaso, tutto finirà con l'India che declina la propria giurisdizione

R: "Papà cosa è successo alla macchina?"

J: "Ho investito un uomo che attraversava la strada senza guardare"

R: "Ma è molto molto rovinata papà"

J: "Continuava a rialzarsi"

Rat-boy e Janus Valker, da Rat-Man

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Ecco alcune notizie battute dall' Ansa alle 10:34 di oggi 22/03/2012:

I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono partiti questa notte per l'India a bordo di un velivolo militare decollato dall'aeroporto di Brindisi. I due miltiari, che in serata sono tornati nelle rispettive case per salutare i familiari e i parenti piu' stretti, sono in partenza per l'India. Il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura che li accompagnerà, precisa che il governo indiano ha garantito che non ci sarà la pena di morte nei loro confronti. I militari risiederanno nell'ambasciata italiana a New Delhi.

Avranno "libertà di movimento e potranno anche andare al ristorante se vogliono" dice Mistura. La parola data da un italiano è sacra: noi avevamo sospeso" il loro rientro "in attesa che New Delhi garantisse alcune condizioni

Giorgio Napolitano ha espresso a Massimiliano Latorre l'apprezzamento per il senso di responsabilità con cui i due marò hanno accolto la decisione del Governo augurandosi un sollecito, corretto riconoscimento delle loro ragioni. Lo rende noto un comunicato del Quirinale. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - si legge nella nota - ha avuto una conversazione telefonica con il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre nel corso della quale ha espresso a lui e al suo collega Salvatore Girone l'apprezzamento per il senso di responsabilità con cui hanno accolto la decisione del Governo e ha assicurato loro la massima vicinanza nel percorso che li attende con l'augurio di un sollecito, corretto riconoscimento delle loro ragioni.

La notizia del ritorno dei due marò in India è "un bene per entrambi i Paesi" ha dichiarato all'ANSA il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid. Khurshid ha anche aggiunto che "su questa questione farò una comunicazione in Parlamento". Il ministro degli Esteri da quando ha assunto l'incarico di capo della diplomazia indiana in sostituzione di S.M. Krishna, ha trattato sempre la crisi in modo pragmatico e con uno spirito teso alla ricerca di una soluzione vicendevolmente soddisfacente.

Sulla base delle decisioni assunte dal CISR, il Governo italiano ha richiesto e ottenuto dalle autorità indiane l'assicurazione scritta riguardo al trattamento che sarà riservato ai maro' e alla tutela dei loro diritti fondamentali. Alla luce delle ampie assicurazioni ricevute, il Governo ha deciso che torneranno in India domani.

Il Presidente del Consiglio Mario Monti, insieme al Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola e al Sottosegretario agli Esteri Steffan de Mistura, ha incontrato i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, per valutare congiuntamente la posizione italiana e i risultati delle discussioni avvenute tra le autorità italiane e quelle indiane. Sulla base delle decisioni assunte dal CISR, il Governo italiano ha richiesto e ottenuto dalle autorità indiane l'assicurazione scritta riguardo al trattamento che sarà riservato ai fucilieri di Marina e alla tutela dei loro diritti fondamentali.

Alla luce delle ampie assicurazioni ricevute, il Governo ha ritenuto l'opportunità, anche nell'interesse dei Fucilieri di Marina, di mantenere l'impegno preso in occasione del permesso per partecipare al voto, del ritorno in India entro il 22 marzo. I Fucilieri di Marina hanno aderito a tale valutazione.

"La situazione si sta normalizzando, e non stiamo mandando i nostri militari allo sbaraglio, incontro ad un destino ignoto. Non rischiano la pena di morte". Lo sottolinea in una intervista a Repubblica il ministro degli Esteri Giulio Terzi, spiegando che lo "strappo" con l'India era necessario altrimenti "non avremmo potuto contrattare con il governo indiano le condizioni attuali, che prevedono per loro condizioni di vivibilità quotidiana nel paese e la garanzia che non verrà applicata la pena massima prevista per il reato di cui sono accusati". E chiarendo anche di non avere alcuna intenzione di dimettersi. Rispetto a due settimane fa "la tensione è salita, si sono manifestate preoccupazioni anche per l'incolumità del nostro ambasciatore, la vicenda ha avuto un risalto internazionale". Terzi ritiene che "la mossa di riportarli in Italia e comunicare che non sarebbero rientrati abbia avuto l'effetto che ci aspettavamo, clamore a parte. Le iniziative delle procure militari e civili inoltre hanno dimostrato che anche dal punto di vista della nostra giustizia Roma non sta con le mani in mano". E ora con l'India si è riaperto "un canale di comunicazione diplomatica e giuridica che si basa sul mutuo rispetto". E "non ci sono più le preoccupazioni che avevamo in precedenza" e "ci muoviamo nell'ambito di leggi internazionali, che devono essere rispettate. Confidiamo che ciò avvenga". La decisione è arrivata dopo un Cdm in cui "ci sono state sensibilità diverse tra i ministri, ma che tutti hanno lavorato a fondo con la volontà di trovare una soluzione che fosse equa, che ripristinasse dei regolari rapporti diplomatici con l'India e che ci desse garanzie sulla sorte dei nostri fucilieri". E ai due marò, poi, è stata comunicata "dal presidente del Consiglio".

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Io ho due ipotesi su questa vicenda.

a-Abbiamo provato a fare il colpo gobbo non restituendoli e appena hanno alzato la voce (con l'ambasciatore fermato) siamo tornati sui nostri passi facendo la figura dei soliti italiani.

b-C'è già un accordo e l'India deve passare per quella che ha il coltello dalla parte del manico, sia per acquisire forza nel campo della diplomazia internazionale che nel consenso interno (essendo un popolo fortemente nazionalista) .

Così facendo potà dire che ha piegato l'Italia, bisogna vedere quale sarà l'accordo.

Io spero sia la seconda ipotesi, spesso la nostra diplomazia si è mossa in questi termini, direi furbamente, visto che un confronto diretto sarebbe insostenibile da parte nostra.

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L'accordo, secondo alcune fonti, dovrebbe essere che, in caso di condanna, i Marò non sconteranno la pena in India.

Ovviamente da prendere con beneficio di inventario.

Altre voci dicono che l'idea di non rimandare i Marò in india sia stata di Terzi che avrebbe dato notizia ai media senza prima consultare Monti, causando magna incazzatura di quest'ultimo e, soprattutto, di Napolitano. Gli sarebbe stato dato tempo fino alla scadenza del permesso (il 22) per risolvere la questione, aggravata dal "sequestro" del nostro ambasciatore. Poi ieri Monti l'avrebbe rimosso dalla gestione del problema, durante un CdM infuocato (Terzi avrebbe lasciato il consiglio sbattendo la porta), e avrebbe gestito la cosa autonomamente col sottosegretario De Mistura.

Anceh questo da prendere con beneficio di inventario, tranne l'esautoramento di Terzi che è nei fatti.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Guest EC2277
quindi essendo formalmente rientrati in India prima della scadenza dei termini, teroricamente non abbiamo contravvenuto ai termini dell'accordo.
Modificato da EC2277
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