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Politiche dell'industria automobilistica del '900


duetto80

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Se ci si limita a considerare le auto dei gerarchi si, ma per i Savoia e le alte cariche pubbliche continuarono ad usare le Lancia.

Ed anche le Auto, nel loro piccolo (piccolissimo) dimostrano quanto ci fossero due Italie (e due città) che ci comandavano ....e tra di loro le diversità erano enormi. Anzi non si sopportavano.

Fa parte della Storia la visita di Benito Mussolini agli stabilimenti del Lingotto a bordo della sua Alfa Romeo di partito: fu accolto da un silenzio agghiacciante da parte delle maestranze. Anche grazie ai risultati di questa sua delicatezza definì Torino "Porca Città".

Già e vero, dimentivavo l'aneddoto.

Una vera provocazione da parte di Mussolini, veramente di cattivo gusto.

Chissà perchè lo fece :pen:

Va beh amore per Alfa.....ma la famiglia Agnelli è filogovernativa da sempre.

Non mi pare che ci fossero contrasti in quel periodo.

Forse fu più contro Torino (Savoia) che contro la famiglia Agnelli.

Boh!!

Però ci fu qualcuno su qualche rivista o giornale, non mi ricordo chi :pen:...CilIndro il Toscanaccio? Boh non so, non ricordo.

Che paragonò il gesto di Pertini a quello del Duce................temo che il pipetta (non Bearzot eh :lol: ) l'abbia presa malissimo.

Adesso mi viene da dire Gianni Brera, che parlava di calcio ma di tanto in tanto frequentava Maranello........però mi par strano.

Qualcuno ricorda qualcosa?

ST_G_02_04_000_1.jpgduetto14yg.jpg
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[...]

Chissà perchè lo fece :pen:

Va beh amore per Alfa.....ma la famiglia Agnelli è filogovernativa da sempre.

Non mi pare che ci fossero contrasti in quel periodo.

Forse fu più contro Torino (Savoia) che contro la famiglia Agnelli.

[...]

Da quanto ricordo dei testi che ho letto sull'argomento (Il Sig. FIAT di E. Biagi in primis), la fam. Agnelli dell'epoca era molto più filo-Savoia che filo-Mussolini (era ancora vivo il Sen. Giovanni). Questo potrebbe spiegare in parte certi atteggiamenti di ripicca di Mussolini.

"ciò che non c'è non si può rompere" (Henry Ford I).

"Non condivido ciò che dici, ma lotterò sempre affinché tu possa continuare a dirlo" (Voltaire).

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Da quanto ricordo dei testi che ho letto sull'argomento (Il Sig. FIAT di E. Biagi in primis), la fam. Agnelli dell'epoca era molto più filo-Savoia che filo-Mussolini (era ancora vivo il Sen. Giovanni). Questo potrebbe spiegare in parte certi atteggiamenti di ripicca di Mussolini.
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Mi sembra strano visto che lo "spin doctor" di Mussolini fu proprio il Sen. Giovanni.

"ciò che non c'è non si può rompere" (Henry Ford I).

"Non condivido ciò che dici, ma lotterò sempre affinché tu possa continuare a dirlo" (Voltaire).

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Yess..Enrico. :oops:

comunque i rapporti famiglia Agnelli - fascismo meriterebbero un' ampia pagina , ma qui voglio solo sottilineare due aspetti:

1) Il fascismo, come movimento culturale è sempre stato anti-industriale ( per lo meno anti grande industria ) e filo-agricolo.

2) Tra i gli Agnelli nobili piemontesi ed il figlio del fabbro di Predappio non poteva esserci feeling, visto che i rispettivi mondi erano lontani anni luce

3) Nonostante le ricchissime commesse, Mussolini credette sempre che la grande industria , Fiat in primis, non si impegnasse al massimo delle sue capacità progettuali e produttive per fornire materiale bellico all'altezza, mettendo via i soldi per il dopoguerra ( e qui c'era un fondo di ragione, anche se la colpa era la generale arretratezza culturale italiana, che poi si rifletteva su tutto )

Da qui il rifiuto del mondo Fiat.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Yess..Enrico. :oops:

comunque i rapporti famiglia Agnelli - fascismo meriterebbero un' ampia pagina , ma qui voglio solo sottilineare due aspetti:

1) Il fascismo, come movimento culturale è sempre stato anti-industriale ( per lo meno anti grande industria ) e filo-agricolo.

2) Tra i gli Agnelli nobili piemontesi ed il figlio del fabbro di Predappio non poteva esserci feeling, visto che i rispettivi mondi erano lontani anni luce

3) Nonostante le ricchissime commesse, Mussolini credette sempre che la grande industria , Fiat in primis, non si impegnasse al massimo delle sue capacità progettuali e produttive per fornire materiale bellico all'altezza, mettendo via i soldi per il dopoguerra ( e qui c'era un fondo di ragione, anche se la colpa era la generale arretratezza culturale italiana, che poi si rifletteva su tutto )

Da qui il rifiuto del mondo Fiat.

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Diciamo che dal punto di vista automobilistico (ma il discorso è molto più ampio) al Predappino dava fastidio quello che da fastidio oggi a noi; però tutto amplificato dall'eterno rapporto di competizione con la Germania ed in particolare con Hitler.

L'Italia aveva delle enormi potenzialità, Alfa con Varzi, Nuvolari e tanti altri ha fatto vedere i sorci verdi ai Tedeschi.

Però i loro inguegggneri quando si mettevano ti tiravano fuori delle Benz o delle Auto Union mostruosamente avanti.

Spesso non bastava, e Nuvolari con le 6C/8C gli schiaffoni li tirava ugualmente, ma erano avanti.

Poi solo Alfa riusciva a competere.

Lancia si era persa nelle competizioni, FIAT ne rimaneva fuori.

E questo dava molto fastidio, se lo portiamo nel resto dell'industria (sopratutto militare) era ancora peggio.

Potenzialmente in Europa siamo sempre stati i n°1, però siamo sempre i furbetti ....cosi arranchiamo.

Perchè i soldi guadagnati con le Balilla non venivano investiti nelle competizioni, ma accantonati.

Idem per l'industria bellica, commesse date senza un ritorno tecnologico (i panzer made in D erano avanti anni luce, l'aviazione anche).

Poi dopo 40 anni i soldi guadagnati con le Thema....venivano investiti in assicurazioni e villaggi turistici..........AUDI (ex Auto Union) e MB ringraziavano.

PETIZIONE 125 in Superstrada e Autostrada

La Desmosedici è una moto difficile, quando dai gas vibra e si muove, ma è una sua prerogativa perchè se non ti fai spaventare vedi che tutto funziona. [Casey Stoner]

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si e no.

Non dimentichiamo che l'Italia degli anni '30 era un paese essenzialmente agricolo, con sacche anche ampie di Medioevo ( citofonare Carlo Levi per chiarimenti ), con una base culturale ristrettissima ed orientata alla cultura classica ( la tanto vituperata "Riforma Gentile" ), e sopratutto povero.

Le eccellenze quando c'erano, non potevano che essere a livello di impresa semi-artigianale ( tipo la famosa trasvolata atlantica ), ma non potevano trasformarsi in routine industriale perchè semplicemente mancavano le basi e le potenzialità e la mentalità. Un esempio per tutti: guardando longheroni e centine alari dei caccia Macchi ( 200, 202 e 205 ) si vede chiaramente che la progettazione è rimasta quella del "legno e tela" , anche se l'aereo è in metallo.

Germania , Inghilterra Stai Uniti ed Unione sovietica semplicemente giocavano in un altro girone.

ciò non toglie che, anche in quello che si poteva fare, la grande industria italiana non abbia volutamente fatto tutto il possibile ( si pensi alla storia dei motori d'aviazione Fiat )

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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[...]

Lancia si era persa nelle competizioni, FIAT ne rimaneva fuori.

[...]

"ciò che non c'è non si può rompere" (Henry Ford I).

"Non condivido ciò che dici, ma lotterò sempre affinché tu possa continuare a dirlo" (Voltaire).

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...

Poi è rimasta al palo nei 4\5 anni precedenti la seconda guerra mondiale

Statisticamente, il 98% dei ragazzi nel mondo ha provato a fumare qualsiasi cosa. Se sei fra il 2%, copia e incolla questa frase nella tua firma

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