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Il futuro dei siti produttivi Stellantis


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Stasera c'era una puntata su La7 di 8 e Mezzo dedicata a Pomigliano, qualcuno l'ha vista?

La teoria è quando si conosce il funzionamento di qualcosa ma quel qualcosa non funziona.

La pratica è quando tutto funziona ma non si sa come.

Spesso si finisce con il coniugare la teoria con la pratica: non funziona niente e non si sa il perché.

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da omniauto.it

La posizione della CGIL

L'opinione pubblica deve sapere quali sono i "reali contenuti" dell'intesa che la Fiat ha presentato ai sindacati per rilanciare lo stabilimento di Pomigliano d'Arco. Ne è convinta la Fiom-Cgil' date=' l'unica sigla che non ha firmato l'accordo con il Lingotto (neanche quello modificato rispetto al documento dell'8 giugno), bloccando l'investimento da 700 milioni di euro previsto dall'azienda per la produzione in Italia della nuova Fiat Panda. Per questo stamattina il Segretario generale, Maurizio Landini, ci ha inviato una lettera che ha pensato di sottoporre all'attenzione dei Direttori dei principali organi di stampa.

In questi giorni in cui si parla tanto della vicenda di Pomigliano, "abbiamo purtroppo verificato che i contenuti reali dell’intesa, quelli che hanno indotto la Fiom a ritenerla inaccettabile perché lesiva dei più elementari diritti dei lavoratori, fino a quelli costituzionali, non sono stati sufficientemente messi a conoscenza dell’opinione pubblica", si legge nella missiva che chiede esplicitamente la pubblicazione intergale di una parte dell'accordo.

La clausola a cui la Fiom si riferisce è la "[b']15. CLAUSOLE INTEGRATIVE DEL CONTRATTO INDIVIDUALE DI LAVORO", in cui c'è scritto testualmente: "Le Parti convengono che le clausole del presente accordo integrano la regolamentazione dei contratti individuali di lavoro al cui interno sono da considerarsi correlate ed inscindibili, sicché la violazione da parte del singolo lavoratore di una di esse costituisce infrazione disciplinare di cui agli elenchi, secondo gradualità, degli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari conservativi e ai licenziamenti per mancanze e comporta il venir meno dell’efficacia nei suoi confronti delle altre clausole".

Il testo, secondo la Fiom, introduce il principio di "libera licenziabilità" del lavoratore considerato inadempiente da parte dell’azienda, principio che, come aveva già riportato OmniAuto.it, per il sindacato viola lo Statuto dei lavoratori e la stessa Costituzione della Repubblica. E' per "la gravità" di questa clausola che la Fiom non ha firmato l'accordo con Torino ed ha indetto per martedì 22 giugno il referendum nello stabilimento di Pomigliano, come spiega Landini, il quale ci ha chiesto, così come ad altri organi di stampa, "l’impegno a diffondere, al di là dei diversi giudizi, i contenuti reali dell’intesa e delle sue clausole, che sono senza precedenti".

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Non sono andato a leggere l'intero contratto, quindi ignoro tutto il resto.

Ma non mi sembra ci sia scritto niente di così epocale in questo art.15.

Forse dovrebbero lavorare presso le PMI metalmeccaniche della mia zona, per sapere che l'articolo in questione esiste già da un bel pezzo.

Statisticamente, il 98% dei ragazzi nel mondo ha provato a fumare qualsiasi cosa. Se sei fra il 2%, copia e incolla questa frase nella tua firma

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senza precedenti.... si ma per loro abituati ad essere paraculati sempre e comunque.

in 6 anni di autopareri, è uno dei pochi post che mi sento di quotare con tutta la convinzione possibile.

per inciso, io sono uno dei più protetti del mondo, ma bisogna essere oggettivi.

Ciao

Luxan

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in un altro forum che bazzico molto raramente a causa dell'alto tasso di inciviltà e di arroganza degli utenti, è stata postata questa lettera scritta dai lavoratori di Tychy a quelli di Pomigliano:

Lettera dei lavoratori FIAT di Tychy (Polonia) ai lavoratori di Pomigliano d'Arco (Italia)

La lettera di un gruppo di lavoratori della fabbrica di Tychy, in Polonia, ai colleghi di Pomigliano che stanno per votare se accettare o meno le condizioni della FIAT per riportare la produzione della Panda in Italia

(Questa lettera è stata scritta il 13 giugno, alla vigilia del referendum a Pomigliano d'Arco in cui i lavoratori sono chiamati a esprimersi sulle loro condizioni di lavoro. La FIAT ha accettato di investire su questa fabbrica per la produzione della Panda che al momento viene prodotta a Tychy in Polonia. I padroni chiedono ai lavoratori di lavorare di sabato, di fare tre turni al giorno invece di due e di tagliare le ferie. Tre sindacati su quattro hanno accettato queste condizioni, la FIOM resiste)

<<La FIAT gioca molto sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli alti. E a Tychy lo abbiamo fatto. La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d'Europa e non sono ammesse rimostranze all'amministrazione (fatta eccezione per quando i sindacati chiedono qualche bonus per i lavoratori più produttivi, o contrattano i turni del weekend)

A un certo punto verso la fine dell'anno scorso è iniziata a girare la voce che la FIAT aveva intenzione di spostare la produzione di nuovo in Italia. Da quel momento su Tychy è calato il terrore. Fiat Polonia pensa di poter fare di noi quello che vuole. L'anno scorso per esempio ha pagato solo il 40% dei bonus, benché noi avessimo superato ogni record di produzione.

Loro pensano che la gente non lotterà per la paura di perdere il lavoro. Ma noi siamo davvero arrabbiati. Il terzo "Giorno di Protesta" dei lavoratori di Tychy in programma per il 17 giugno non sarà educato come l'anno scorso. Che cosa abbiamo ormai da perdere?

Adesso stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni peggiori, come fanno ogni volta. A chi lavora per loro fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre.

In qusesti giorni noi abbiamo sperato che i sindacati in Italia lottassero. Non per mantenere noi il nostro lavoro a Tychy, ma per mostrare alla FIAT che ci sono lavoratori disposti a resistere alle loro condizioni. I nostri sindacati, i nostri lavoratori, sono stati deboli. Avevamo la sensazione di non essere in condizione di lottare, di essere troppo poveri. Abbiamo implorato per ogni posto di lavoro. Abbiamo lasciato soli i lavoratori italiani prendendoci i loro posti di lavoro, e adesso ci troviamo nella loro stessa situazione.

E' chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente.

Per noi non c'è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l'azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso.

Lavoratori, è ora di cambiare.>>

Letter to FIAT | libcom.org

come va presa? è la vera posizione di tutti i lavoratori polacchi o è solo espressione di una minoranza rissosa tipo la nostrana FIOM? (sempre ammesso che questa lettera non sia un fake)

Modificato da JackSEWing

Alfa Romeo Giulietta, 1.4 TBI Multiair 170 CV Exclusive (2013)

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...oppure sperano che salti la trattativa affinchè la produzione rimanga da loro?

L'ammiraglia: Lancia Delta 1.4 tjet 120cv Oro ecochic 2010: 335.000 km + 13.500 km al traino di Eiffeland 495TF Treno lungo: 11,70 mt!!!

Il muletto: Punto 1.2 8v ELX GPL 2001 339.000 km

Moto Guzzi Norge 1.200 2007: 21.000 km

 
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adesso sta iniziando il periodo della guerra fredda: tutti a dire tutto e vai col DDD

:|

io so che qualsiasi cosa tu vendi a fiat, finisce FATTURATA in polonia..tutto..

image.php?type=sigpic&userid=879&dateline=1242680787

Mi avete fatto venire fino a quassù e mi avete detto...mi avete detto che mi compravate una bomba...arriverò tardi per il pranzo e mia mamma...ahhh...ahhh..e non mi farà mangiare per punizione..aaaaaah che vigliacchi.........nessuno ha una cioccolata??? un croccante???

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Se sia un fake non lo so, ma mi sembra una lettera scritta da persone intelligenti che hanno capito che la "guerra tra poveri" tra dipendenti di Pomigliano e di Tychy fa il solo gioco sporco di Fiat; l'unica cosa non condivisibile è il sabotaggio dell'azienda. I polacchi sono sfruttati peggio degli italiani, e alcuni hanno capito che mettersi a 90° non paga: per dirla con Vittorio Cecchi Gori, se gli dai il dito, si prendono il culo ;). Ieri sera ho visto una parte del dibattito a Otto e mezzo su La7 tra Landini (Fiom), il leader di Confidustria di Napoli (non ricordo il nome) e il direttore del Riformista Antonio Polito. Landini mi è parso tutt'altro che estremista, anzi, l'ho trovato molto ragionevole: ha spiegato chiaramente che un accordo imposto da Fiat "prendere o lasciare", senza possibilità di trattativa, è un ricatto, una pistola puntata alla tempia del lavoratore: o accetti le nuove condizioni, molto dure ed umilianti, oppure perdi il lavoro. Landini ha spiegato che il nodo del contendere non sono i 17 turni, nè la produttività: la Fiom era pronta a firmare per 18 turni, previsti nel Contratto Nazionale, e anche per il numero di vetture previste da Fiat, ma la Fiat ha rigettato la proposta, volendo riservarsi il diritto di sanzionare o licenziare il lavoratore che violi il contratto individuale, più restrittivo di quello nazionale ;) (articolo 15, grazie Stev66 per averlo postato :thx:). Si tratta di un accordo inaccettabile, non è corretto imporre ai dipendenti di peggiorare le proprie condizioni di lavoro, pena la chiusura ;). Fiat chiuderà Termini Imerese e vorrebbe chiudere anche Pomigliano, ma non volendo sputtanarsi troppo (dopo tanti anni di sostegno a spese di Pantalone) finge di venire incontro ai lavoratori pomiglianesi puntando loro la pistola della chiusura. La Fiom è stata ragionevole: ha scelto di non dare indicazioni di voto ai suoi iscritti (circa il 35%) ma ha suggerito loro di votare comunque questo referendum ricatto per non esporli alle rappresaglie dell'azienda. Non è un atteggiamento da minoranza rissosa. Trovo semmai stucchevole che ci sia gente che crede alla favola della Fiat misericordiosa che accetta di produrre a Pomigliano anche se non le conviene: chi gliel'ha fatto fare di togliere tutta la produzione Alfa (eccetto MiTo), che ha margini superiori alle Panda? Giulietta è prodotta a Cassino, Giulia sarà prodotta probabilmente negli Usa, GT è morta e sepolta, Brera e Spider quasi, e senza eredi prodotte in Italia. A me pare tutto chiarissimo: Fiat vuole andarsene da Pomigliano oltre che da Termini e per questi stabilimenti non è più previsto nulla; "bontà loro" accettano di produrre la Panda a Pomigliano ma vendendo cara la pelle (si fa per dire...).

Modificato da V6 Busso

"Se passi una vita noiosa e miserabile perché hai ascoltato tua madre, tuo padre, tua sorella, il tuo prete o qualche tizio in tv che ti diceva come farti gli affari tuoi, allora te lo meriti."  Frank Zappa

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La cura che ha già cambiato

la 'pecora nera' del Gruppo Fiat

Nella tesi di laurea dell'operaio Giuseppe Dinarelli l'evoluzione del lavoro nello stabilimento di Pomigliano fino all'era Marchionne

Pomigliano d’Arco (Napoli). Giuseppe Dinarelli, 32 anni, è da dieci un operaio della Fiat di Pomigliano. La sua fabbrica la conosce palmo a palmo, l’ha osservata, studiata, ha analizzato gli errori delle varie direzioni aziendali, ha descritto in modo impietoso i “vizi” e i limiti dei suoi compagni di lavoro. Giuseppe si è laureato in Scienze politiche con una tesi che già nel titolo dice tutto: “Metamorfosi di una fabbrica in bilico, sul filo rosso che unisce passato e presente”. Dall’Alfa Sud alla Fiat di Marchionne, il miracolo a Pomigliano doveva chiamarsi Wcm, World Class Manufacturing. Innovazione, lotta agli sprechi e coinvolgimento dei lavoratori, questa la ricetta . Solo così sarebbe nata la “Nuova Pomigliano”.

“Nel giugno 2007 la Fiat Auto presenta un piano “straordinario” per il “recupero” del sito produttivo”. 110 milioni di investimento. Per due mesi si ferma la produzione, gli operai dovranno fare corsi di formazione. L’obiettivo ambizioso è quello di “rilanciare una fabbrica che nella classifica degli stabilimenti del gruppo si posizionava all’ultimo posto per la qualità del prodotto e del processo, e al primo posto nella classifica della conflittualità, con 146 scioperi solo nel 2007, e dell’assenteismo, con inaccettabili picchi in concomitanza di partite di calcio e durante i periodi elettorali, 32 per cento”. La relazione sulla situazione dello stabilimento campano presentata dalla direzione aziendale è drammatica: il 94 per cento della produzione ha bisogno di revisione, “in alcuni reparti per ogni addetto che lavora ce ne sono due che controllano la qualità”, “il 60 per cento dei clienti dichiara di non voler più ricomprare un’Alfa”. Il livello della produttività è bassissimo, i vertici dell’azienda dichiarano che “ci sono troppi operai con ridotte capacità lavorative che non lavorano perché incollocabili”. I dirigenti calati da Torino, poi, rimangono allibiti quando vedono operai fumare durante il lavoro, altri preparare il caffè nei reparti con i fornelletti elettrici. E così, scrive Dinarelli, nel 2008 la Fiat avvia “corsi di formazione e rieducazione per 5 mila lavoratori”. “Ricordo ancora quel giorno, ero di secondo turno. Già arrivando in auto, da lontano potevo percepire la grandezza di questa trasformazione leggendo su di una gigantografia, sistemata sulla facciata del grattacielo della Fiat, la scritta: “Nuova Pomigliano” che accoglie i lavoratori della Nellatesi dilaurea dell’operaio Giuseppe l’evoluzione del lavoro nello stabilimento “Vecchia Pomigliano”.

Ma la realtà è molto diversa dalle campagne pubblicitarie. La formazione avveniva nei reparti, “nel mezzo di un enorme cantiere tra rumori, polveri e fumi”. E con troppi vigilantes presenti. “Molti venivano da altri stabilimenti. Scoprii che facevano parte dello staff di formazione e che quindi sarebbero rimasti in aula con noi. Vigilantes-formatori, o meglio, informatori armati di penna e cartellino per prendere nota di tutto quello che veniva detto o fatto dai lavoratori-alunni durante la formazione”. E’ il toyotismo secondo la Fiat, con i capi che assumono un ruolo centrale. “La Nuova Pomigliano – si legge nell’analisi di Dinarelli - prevede che il lavoratore contestato, per un’operazione o un comportamento sbagliato, deve risponderne solo ed esclusivamente al suo capo. Il capo svolge il difficile e combattuto ruolo di accusatore e giudice… Il dato oggettivo che la microconflittualità sia decisamente diminuita dopo il nuovo assetto lascia spazio al dubbio che forse la Fiat sia riuscita nell’intento nascosto di infondere nei lavoratori un timore reverenziale”. Per convincere gli operai a lasciarsi il passato alle spalle, altrimenti Fiat avrebbe mollato Pomigliano, “vennero mostrate una serie “mortificante” di foto, esposte anche all’interno della fabbrica, che la rappresentavano come una “pecora nera” tra tante candide pecorelle che invece rappresentavano tutti gli altri stabilimenti del Gruppo”. L’effetto che questa politica ebbe sui lavoratori “fu l’accettazione quasi forzata del cambiamento”. Per convincere gli operai al nuovo corso la Fiat proiettò anche la scena del film di Alan Taylor, “I nuovi vestiti dell’imperatore”, “in cui Napoleone Bonaparte pronuncia la frase d’effetto “si vive o si muore”, in occasione della preparazione di un complotto per riprendersi il trono di Parigi. Serviva per farci prendere coscienza del futuro che ci aspettava. O si cambiava diventando una fabbrica disciplinata e competitiva, quindi si “sopravviveva”, oppure il futuro della fabbrica sarebbe stato compromesso”. Ieri come oggi: o gli operai accettano l’accordo-ricatto, la cancellazione dei loro diritti e l’aumento dei ritmi produttivi, oppure la Fiat vola in Polonia.

da Il Fatto Quotidiano del 17 giugno 2010

"Se passi una vita noiosa e miserabile perché hai ascoltato tua madre, tuo padre, tua sorella, il tuo prete o qualche tizio in tv che ti diceva come farti gli affari tuoi, allora te lo meriti."  Frank Zappa

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