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«A Marchionne dico: i sindacati? Li puoi battere, non dividere» - Corriere della Sera

L'INTERVISTA - L'EX AMMINISTRATORE DELEGATO: BISOGNA IMPARARE DAL PASSATO.

L'ITALIA HA VISTO SITUAZIONI TRAGICHE ED È RIUSCITA A SUPERARLE

«A Marchionne dico: i sindacati? Li puoi battere, non dividere»

Romiti: durante le vertenze anche le tensioni vanno governate Operai e azienda? La contrapposizione di interessi ci sarà sempre

«Sa qual è la prima cosa che mi è venuta in mente, ascoltando l'intervento di Sergio Marchionne al Meeting di Rimini?».

No, dottor Romiti. Ce la dica.

«Ho pensato a quando, due mesi fa, vidi Raffaele Bonanni in tv, intervistato a "In mezz'ora", su RaiTre. Lucia Annunziata gli chiese: "Scusi, lei preferisce Romiti o Marchionne?". Lui, un po' imbarazzato, rispose: Marchionne. Il giorno dopo gli telefonai. Bonanni, decisamente imbarazzato, pensava volessi lamentarmi. Invece gli dissi: "Non si preoccupi, ci mancherebbe altro che uno non possa esprimere le sue opinioni. Vorrei solo capire le ragioni per cui ha risposto in quella maniera". Bonanni, sempre più imbarazzato, disse che non si aspettava la domanda della giornalista. Chiusi la conversazione ricordandogli che i giudizi vanno dati nel lungo termine, in base ai risultati...».

Dottor Romiti, da quando nel '98 lasciò la Fiat lei non ha mai parlato dei suoi successori né dell'azienda. Che cosa non le è piaciuto dell'intervento di Marchionne?

«Marchionne ha fatto bene a parlare del presente e del futuro. Ma le cose di oggi esistono perché c'è stato il passato. Del passato non s'è parlato. O, meglio, si è parlato delle presenze internazionali della Fiat come di realizzazioni nuove, anche là dove si tratta di fatti acquisiti».

A cosa si riferisce?

«Al Brasile. Agli Stati Uniti, per quanto riguarda le macchine movimento terra e i trattori. Alla Cina. Quando arrivai, nel '74, il Brasile era sguarnito: vi si era insediata la Volkswagen. La Fiat, con Peccei, aveva puntato sull'Argentina: una tragedia. Smobilitai l'Argentina e riorganizzai ex novo la nostra presenza in Brasile, dove nacque uno dei principali stabilimenti Fiat, da cui sono sempre venuti forti utili».

Ci sono altri temi su cui Marchionne non la convince?

«Sì. Quando tratteggia un futuro in cui non esiste la lotta di classe. Ora, guai se mancasse non dico la lotta, ma la contrapposizione degli interessi. Sarebbe un guaio che non finisce mai. Un conto è trovare la formula per ricomporre la contrapposizione, come in Germania, con la partecipazione dei lavoratori ai risultati dell'impresa. Ma la contrapposizione degli interessi ci sarà sempre, ed è un bene che ci sia».

Marchionne chiede un nuovo patto sociale.

«Ecco il punto principale. Vede, la situazione che affrontammo noi nel 1980 era un po' più complicata di quella di oggi. Oggi per fortuna non scorre il sangue. Allora scorreva il sangue. Ci ammazzarono il vicedirettore della Stampa, Carlo Casalegno, e il responsabile della pianificazione, Carlo Ghiglieno. Le Br ci azzoppavano un caposquadra ogni settimana. Di fronte avevamo leader sindacali che si chiamavano Lama, Carniti, Benvenuto, Bertinotti; non voglio fare paragoni con quelli di oggi, ma diciamo che erano leader di un certo calibro. Eppure noi non ci siamo mai sognati di dividere il sindacato, o anche solo di provarci. Il sindacato lo puoi battere, non dividere. Dividere il sindacato è un errore grave, perché il sindacato escluso ti tormenterà nelle fabbriche; a maggior ragione se è il sindacato più grande. Ed è proprio quel che sta accadendo».

Guardi che la Fiat ha tentato a lungo di raggiungere un accordo con la Cgil e la Fiom.

«Il rapporto tra azienda e sindacato è un rapporto dialettico. È sbagliato rinunciare a parlarsi, cercare accordi separati, lasciar fuori qualcuno».

Marchionne dice di essere disposto a incontrare Epifani.

«Ma intanto elogia gli altri due leader sindacali, chiamandoli pure per nome, tra gli applausi. Mi pare un crinale pericoloso. Nel momento in cui sarebbe meglio placare le divisioni, le si alimenta. Mi auguro sinceramente che tutto si risolva bene per la Fiat, ma la situazione è delicata. Anche perché ogni sindacato è da sempre legato a un partito, o comunque a posizioni politiche, pro o contro il governo. Anche per questo dividere il sindacato porta sempre svantaggi».

Marchionne ha ricordato di aver trovato nel 2004 una Fiat sull'orlo del fallimento. Non è forse così?

«La storia della Fiat è legata a grandi cicli e a brevi periodi di gravi difficoltà. Dopo il grande ciclo di Valletta, ci furono cinque o sei anni neri. Poi c'è stato il ciclo tra il 1974 e il 1998, in cui sconfiggemmo il sindacato, battemmo le Brigate rosse, riportammo l'ordine in fabbrica. Nel '98 lasciai la Fiat in condizioni ottime. Sono seguiti sei anni di interregno, in cui morirono prima l'Avvocato e poi Umberto Agnelli, mentre si susseguivano amministratori delegati che non davano buoni frutti. Ora mi auguro davvero che si apra un nuovo ciclo virtuoso. Dico solo che la teoria della pacificazione generale e la divisione del sindacato non mi sembrano le premesse giuste. Anzi, sono le premesse che hanno creato il caso Melfi».

Che idea si è fatto della vicenda dei tre operai?

«Quella notte a Melfi è accaduto quel che accade da sempre in caso di sciopero. L'ostruzionismo c'è stato. Il licenziamento dei tre può anche essere legittimo, per quanto due di loro siano sindacalisti. Ma io non avrei acuito la tensione. Se il tribunale decide per il reintegro, si prepara l'appello, e intanto si rispetta la sentenza. Lo scontro va rabbonito, non eccitato».

Lei andò allo scontro con i sessantuno licenziamenti del 1979.

«Come si fa a paragonare la Mirafiori del 1979 con la Melfi del 2010? A Torino avevamo decine di migliaia di operai, un partito comunista fortissimo, il terrorismo nelle fabbriche. Melfi è sempre stata una fabbrica tranquilla, ideale. Le sono particolarmente affezionato perché l'ho voluta io. E ricordo ancora la gioia con cui, quando gli telefonai, reagì il sindaco, al pensiero dei concittadini che avrebbero avuto un'opportunità di lavoro. Gente particolarmente adatta: seria, affidabile. Noi decidemmo di licenziare i sessantuno dopo che le nuove cabine della verniciatura, fatte secondo le norme, vennero subito sabotate. E non tenemmo all'oscuro il sindacato, anzi, avvertii Lama, Carniti e Benvenuto. Dissi: "Vi comunico che faremo questi licenziamenti. Non chiedo il vostro assenso. Vi chiedo però di non fare causa, perché lo facciamo anche nel vostro interesse, visto che questi sono violenti: terroristi o contigui al terrorismo". Fecero causa lo stesso, e venne fuori che una buona parte dei sessantuno erano legati all'eversione armata. Altro che i tre di Melfi».

Aldo Cazzullo

28 agosto 2010

"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

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sara' che non sono imparziale perche' parte in causa ma non riesco a capire come quello che e' un mio diritto al lavoro possa essere la causa della precarieta' di chi il lavoro fisso non ce l' ha

il precariato e' la soluzione ottimale per un imprenditore ma non certo per un lavoratore dipendente

e poi avere dei diritti nel mondo del lavoro non dovrebbe essere visto come una colpa

Ante Scriptum: rileggendo il post mi sono reso conto che è scritto con tono polemico, ma la cosa non è diretta a te ;)

Toni, a te è capitato di vedere come funzionano uffici misti indeterminati/interinali? A me purtroppo sì, e facevo la parte dell'interinale. Mi andava anche bene, nel senso che era un'occupazione volutamente "per un tot di mesi", però c'era anche gente sulla via della trentina che un posto di durata un po' più lunga l'avrebbe preso volentieri. Il contratto prevedeva un massimo di rinnovi fino a 18 mesi, spiegato nero su bianco all'inizio.

Da una parte c'era l'idiozia dell'azienda che, per non assumere più nessuno, faceva turnover ogni 12-18 mesi di tutta la parte interinale dell'ufficio (6 persone su 8/9, più la capa). Specifico che le mansioni erano -teoricamente- identiche, cioé gli "anziani" non avevano compiti particolari o necessità di "memoria storica" in più rispetto agli altri.

Dall'altra, metà della spiegazione di quell'idiozia: i 2-3 "fissi" avevano una produttività RIDICOLA rispetto a noi, con costi di mantenimento molto più alti: al di là degli scatti di anzianità, c'erano soprattutto il piano di assistenza sanitaria, il parcheggio pagato, il telefono e le telefonate personali gratis, eventi e conventions a cui noi non eravamo invitati, e via dicendo.

Ora, non è che noi interinali ce la passassimo male, nel senso che dai capi eravamo trattati col giusto rispetto, non c'era il ricatto del non-rinnovo, e nessuno è mai svenuto per eccesso di carico di lavoro: era un buon equilibrio tra energia dedicata e soldi ricevuti, e l'ufficio marciava molto ma molto bene.

La cosa che ha fatto crescere l'odio, ma tanto odio, è che alla richiesta di noi colleghi di alzare un po' le chiappe anche loro, quelle persone si vantavano esplicitamente di non poter essere cacciati e quindi non avere nessun bisogno di fare di più.

Il sindacato per noi non è mai esistito (e nessuno ne ha mai avuto bisogno), mentre era più svelto del 112 ad intervenire per i dipendenti. Per di più queste persone si erano completamente "sedute", non si aggiornavano più su nulla, le conoscenze tecnologiche erano indietro di generazioni, e in generale sembravano già pensionati prima dei 40 anni...

Si è anche creato un certo malumore quando una delle dipendenti (l'unica che si dava abbastanza da fare) è rimasta incinta... non che fosse una colpa, però è stato un po' sbattuto in faccia il fatto che le colleghe interinali questo tipo di lussi non se lo potessero permettere.

Alla fine, la causa del problema era una decisione aziendale, però fatemi dire in buona parte giustificata da certi comportamenti. E il problema è stato regolarmente esacerbato da parte di gente che, non avendo niente da perdere, non solo faceva il peso morto, ma aveva pure tempo ed energie da perdere per infastidire quelli che tiravano la carretta.

In quell'ambiente ho sviluppato una vena provocatoria nei confronti dei posti intoccabili: se prima ero dell'idea che anche a noi spettasse un posto più sicuro, alla fine sono uscito convinto che sarei stato felice di vedere tutti i presenti sotto contratto precario, e lì ci sarebbe stato da ridere in quanto a competitività.

La mia impressione è che il mondo del lavoro dipendente, sindacato incluso, si sia rinchiuso nel difendersi da un cambiamento che non sa/non vuole affrontare, lasciando il compito di arrangiarsi a quelli venuti dopo. Bene, si può fare, tanto noi ci siamo nati in questa situazione e per noi è naturale cambiare lavoro di frequente.

Però non mi si venga a dire che "difendiamo i diritti dei lavoratori". O tutti o nessuno.

There's no replacement for displacement.

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Anche tu ti ecciti palpeggiando pezzi di plastica? Perché stare qui a discutere con chi non ti può capire? Esprimi la tua vera passione passando a questo sito!

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FIAT, Mirafiori riapre senza operai

ROMA - Lunedì riapriranno di cancelli di Mirafiori. Ma a tornare al lavoro nello stabilimento torinese della Fiat saranno solo gli impiegati. La produzione riprenderà il 6 settembre. Fino ad allora per gli oltre cinquemila operai ci sarà ancora la cassa integrazione. Lingotto naviga a vista con un mercato dell'auto non dà alcun segno di ripresa: - 32 per cento in Europa a luglio per tutti i brand del gruppo. Numeri che mettono i brividi.

Così restano le incertezze sul futuro di Mirafiori dopo la decisione di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, di affidare allo stabilimento serbo di Kragujevac la produzione della nuova monovolume L0. Marchionne ha assicurato un futuro per l'impianto torinese anche se ancora non si sa quali saranno i nuovi modelli visto che a parte la MiTo, gli attuali (Idea, Musa, Multipla e vecchia Panda) sono entrati nella fase di esaurimento. Preoccupato il sindacato che - con la Fismic - ha chiesto anche ieri un confronto per "garantire continuità produttiva a Mirafiori".

L'incertezza di Mirafiori si somma con quella del Giambattista Vico di Pomigliano, ormai stabilimento simbolo della Fiat dell'era Marchionne. Qui si gioca forse la partita più delicata. Dopo aver costituito la Newco (Fabbrica Italia Pomigliano), Marchionne ha chiesto alla Federmeccanica (l'associazione di categoria della Confindustria) di riscrivere entro il 20 ottobre le nuove regole contrattuali per l'industria dell'auto. O un vero e proprio nuovo contratto o una serie di deroghe (come già accade nella siderurgia) per le esigenze del settore automobilistico. È questa la strada - secondo Marchionne - che può poi garantire la piena applicazione dell'accordo di Pomigliano passato con il 63 per cento di voti favorevoli nel referendum tra i lavoratori. Per ridurre al minimo l'opposizione per via giudiziaria della Fiom, la Federmeccanica dovrebbe decidere nella prossima riunione del Direttivo convocato a Milano il 7 settembre, anche la disdetta dell'ultimo contratto nazionale firmato dai metalmeccanici della Cgil. Due mesi, dunque, nei quali si chiariranno diversi aspetti della nuova vertenza Fiat.

Per il 6 ottobre è atteso pure il secondo giudizio sul caso dei tre operai licenziati dalla Fiat a Melfi. Anche ieri i tre non sono entrati in fabbrica ma sono restati nel piazzale. I sindaci della zona si sono riuniti fuori dallo stabilimento e hanno chiesto all'azienda di reintegrare i lavoratori come deciso dal giudice.

La Repubblica.it - Homepage

"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

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La mia impressione è che il mondo del lavoro dipendente, sindacato incluso, si sia rinchiuso nel difendersi da un cambiamento che non sa/non vuole affrontare, lasciando il compito di arrangiarsi a quelli venuti dopo. Bene, si può fare, tanto noi ci siamo nati in questa situazione e per noi è naturale cambiare lavoro di frequente.

Però non mi si venga a dire che "difendiamo i diritti dei lavoratori". O tutti o nessuno.

A parte che non e' comunque giusto che tu tiri la carretta e gli altri possano permettersi di non farlo, non e' mica vero che "non ti cambia niente"... cambia pure per te, purtroppo.

La carretta va avanti perche' TUTTI la tirano.. e piu' la concorrenza estera (che spesso ha una produzione dal piu' flessibile fino al limite dello sfruttamento) ti fa concorrenza, piu' diventa difficile tirare la carretta.. e se le cose peggiorano dopo un po' la carretta da tirare non c'e' piu'... e siete a casa tutti... precari e non.

C'e' un sacco di gente dipendente che lavora con un impegno impressionante, come se l'azienda per cui lavora fosse sua.

Cosi' come c'e' un sacco di gente che si comporta purtroppo come quelle simpatiche persone che hai descritto tu (e fanno danno a TUTTI).

Non e' giusto avere una situazione in cui ti possano dire da oggi a domani "sta a casa" (che poi e' pure peggio di cosi... negli stati uniti se vogliono ti arrivano in ufficio e ti avvisano che hai mezz'ora per sgomberare l'ufficio, con la sicurezza che ti controlla), ma e' altrettando sbagliato che ci sia la possibilita' di andare a lavorare per finta, con l'azienda costretta a tenerti al lavoro (o peggio, tipo quelle belle situazioni in cui si sa che un dipendente ha un comportamento scorretto con l'azienda o peggio - esempio accaduto, di un dipendente che rubava agli altri colleghi negli spogliatoi ma che devi tenere al lavoro, e anzi rischi che ti faccia causa, perche' non hai abbastanza prove per denunciarlo.)

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Beh, ma il problema sta lì. Perché siamo arrivati al punto di avere garantismo verso chi non si dà da fare? Possibile che non ci siano strumenti per cacciare questa gente, e anzi si vedano levate di scudi come se l'azienda cercasse di cacciare Alexey Stakhanov in persona?

Il sindacato di oggi fa talmente vomitare noi ultimi arrivati che il vomito rischia di coprire quanto di buono è stato fatto in passato. Tutto in nome del "poverino, tiene famiglia".

Resto comunque convinto che un mercato del lavoro più flessibile per tutti è più garantista verso chi sa far bene, di qualsiasi età sia. Il turnover aumenta, e se nel posto in cui stai non stai bene, e sai di essere bravo, prendi e te ne vai tu.

Se non sei bravo, beh...

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Negli Stati Uniti hai mezz'ora per liberare l'ufficio, ma hai anche la possibilità di trovare velocemente un altro posto a tempo indeterminato (che non significa "lavoriamo finchè morte o pensione ci separi" ma semplicemente che non hai la data di scadenza come le mozzarelle). Per quello da loro il sistema funziona. Se esci dagli ingranaggi è per poco tempo.

Da noi, se sei fuori dagli ingranaggi dell'indeterminato devi chiedere l'intercessione di San Gennaro per entrarci o ri-entrarci. E quel che è peggio, che più si è specializzati più diventa difficile. Contrariamente a quanto buon senso dica.....

C'è una bella intervista su LaStampa di oggi nella cronaca di Torino. 34 anni, accademia navale, laura in ingegneria informatica, missioni all'estero. Non lo vuole nessuno. Perchè non possono pagarlo 3 lire con un contratto di 6 mesi.......

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Negli Stati Uniti hai mezz'ora per liberare l'ufficio, ma hai anche la possibilità di trovare velocemente un altro posto a tempo indeterminato (che non significa "lavoriamo finchè morte o pensione ci separi" ma semplicemente che non hai la data di scadenza come le mozzarelle). Per quello da loro il sistema funziona. Se esci dagli ingranaggi è per poco tempo.

Qui se esci dal dipendente indeterminato ti conviene aprirti una gelateria o u negozietto :roll: il mio gelataio sotto casa era nell'immobiliare,ha pirlato per 2 anni senza successo,ha aperto la gelateria e ora ha fatto i soldi.

Fanculo :roll: chi cazzo me lo fa fare di fare delle lauree o delle esperienze all'estero? Tanto come dici tu a certi soggetti interessa solo averti qualche mese e darti al massimo il rimborso spese (quando va bene)

 

花は桜木人は武士

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Negli Stati Uniti hai mezz'ora per liberare l'ufficio, ma hai anche la possibilità di trovare velocemente un altro posto a tempo indeterminato (che non significa "lavoriamo finchè morte o pensione ci separi" ma semplicemente che non hai la data di scadenza come le mozzarelle). Per quello da loro il sistema funziona. Se esci dagli ingranaggi è per poco tempo.

Da noi, se sei fuori dagli ingranaggi dell'indeterminato devi chiedere l'intercessione di San Gennaro per entrarci o ri-entrarci. E quel che è peggio, che più si è specializzati più diventa difficile. Contrariamente a quanto buon senso dica.....

C'è una bella intervista su LaStampa di oggi nella cronaca di Torino. 34 anni, accademia navale, laura in ingegneria informatica, missioni all'estero. Non lo vuole nessuno. Perchè non possono pagarlo 3 lire con un contratto di 6 mesi.......

Non credo si possa generalizzare in questo modo... io non conosco sinceramente gente, anche in Italia, con una certa voglia di lavorare, che lasciato un lavoro sia stata piu' di un mese senza posto (con tutti i se e tutti i ma, ovviamente, anche adattandosi temporaneamente a qualcosa che non era perfetto).. ma.. ci sono i ma... non tutti i tipi di lavoro sono uguali.. non tutte le aree del paese sono uguali... Nei settori che conosco io se sei specializzato il lavoro lo trovi prima di perderlo... ovviamente dipende anche perche' lo hai perso (a meno che la tua ditta non chiuda, e' abbastanza impossibile che ti mandino a casa... se ti mandano a casa e' per altri motivi, e a quel punto e' questo il problema per cui non ti prende un altro, non la tua specializzazione).

Conosco anche gente che e' rimasta a casa, e che non trova nulla... poi parlandoci scopri che "si, ho trovato un posto ma volevano che facessi gli straordinari se serviva, mi hanno chiesto se in casi particolari potevo andare a lavorare al sabato a turno, mi volevano far fare i corsi ma non avevo voglia di andarci perche' dovevo stare via tre giorni partendo di domenica (o il corso era in un periodo in cui volevo andare in ferie)".

C'è una bella intervista su LaStampa di oggi nella cronaca di Torino. 34 anni, accademia navale, laura in ingegneria informatica, missioni all'estero. Non lo vuole nessuno. Perchè non possono pagarlo 3 lire con un contratto di 6 mesi.......

Spero di non venire lapidato :D Premesso che le referenze che hai citato non dicono molto (conosco una serie infinita di emeriti incompetenti T.D.C. che hanno la laura, il master di qui, il master di la, le esperienze precedenti in super aziende che salvano il mondo, e ai quali non affiderei manco il cane da portare fuori, cosi' come al contrario conosco una serie altrettanto infinita di persone che non hanno i titolo ma sono delle persone con cui devi solo stare zitto e ringraziarle di essere disponibili ad insegnarti qualcosa), dubito fortemente che si tratti di un problema di soldi.. certo, se il tizio dice "per meno di 80mila euro/anno non accetto il lavoro", diventa un problema.

A meno che tu non sia specializzato in un settore veramente in crisi scusa se hai 34 anni, un certo tipo di preparazione e, si spera, un certo tipo di ambizioni coerenti con la preparazione che vanti, magari dovrai accettare dei compromessi inizialmente... magari questi compromessi possono voler anche dire accettare un lavoro all'estero (e per quanto triste, per noi come paese, ti assicuro che un lavoro all'estero se davvero una persona ha queste caratteristiche lo vede come un'occasione.. non un ripiego).

O prendere uno stipendio da fame all'inizio... a quel punto serve a farti conoscere, e apprezzare.. vedi poi se non ti pagano (magari non ti prendono dipendente, ma ti chiedono di prenderti come consulente esterno).

Io nel tuo esempio il problema non ce lo vedo... se c'e' non sta li.. mentre vedo MOLTO piu' problematica la situazione di persone con specializzazione medio bassa, in quella eta' che non e' piu' un ragazzino che puo' fare quello che vuole, ma e' comunque anni che fa un certo lavoro, e che perdono il lavoro (magari perche' l'azienda chiude), dopo che si sono sempre fatti il c... a capanna.

Io se fossi in questa condizione perche' l'azienda e' stata affossata da 5 persone su 40 che facevano la zavorra mi incazzerei come una biscia.... e vorrei che la mia azienda avesse avuto la possibilita' di mandare a casa questi cinque signori parecchio tempo fa, di crescere e dare modo ad altri 10, magari, di prendere il loro posto, e mantenere il mio.

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Lauree e esperienze all'estero sono sempre utili....per arricchimento personale oramai (e per avere sempre una scappatoia) per poi aprire la gelateria :mrgreen:

Quello che noto è che si sta accentuando sempre di più il divario tra "impegno e professionalità richiesti" e "benefici conseguiti". Tutto si sta appiattendo verso il basso, che è gravissimo, perchè blocca la mobilità sociale, le aspirazioni al miglioramento.

Un piccolo esempio? 25 anni fa un direttore di filiale di banca....era un direttore di filiale, una persona arrivata, che poteva condurre uno stile di vita davvero agiato. Che si comprava IL mercedes (senza mini-rate).

Oggi un diretto di filiale - posto che ci vogliono almeno VENTI anni di lavoro per aspirarci (non ti passa più) - se la passa bene solo negli anni in cui imbrocca gli impossibili budget. Sennò vive dignitosamente, ma senza particolari lussi.

....CUT....

Nel piccolo, nella situazione del signore ci sono passato pure io. E ti assicuro che la realtà è molto più vicina a come la descrive lui rispetto a quelli che si lamentano di "non troviamo nessuno, nessuno ha voglia di lavorare e blablabla". (vedi anche post di Wil)

Le pretese generalmente sono: "lavoro NON a tempo determinato con stipendio da contratto CCNL". Morire che qualcuno te lo offra.......devi avere qualche santo in paradiso.

Se però questo è ritenuto chiedere la luna....vabbè....ci rinuncio!

Modificato da TonyH

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Qui se esci dal dipendente indeterminato ti conviene aprirti una gelateria o u negozietto :roll: il mio gelataio sotto casa era nell'immobiliare,ha pirlato per 2 anni senza successo,ha aperto la gelateria e ora ha fatto i soldi.

Esempio di settore in crisi (immobiliare).. se ha fatto un immobiliare in sti ultimi due anni, difficile che va avanti... anche se sei tanto bravo... viceversa la gelateria tira.. ma mi pare che si tratti di due cose diverse (in entrambi i casi era per conto suo).

Fanculo :roll: chi cazzo me lo fa fare di fare delle lauree o delle esperienze all'estero?

Laurea: purtroppo spesso le aziende se non hai una laurera manco iniziano a parlare con te (errore terribile, IMHO).

Esperienze all'estero: se reali e fatte seriamente ti assicuro che servono (ovvio a seconda del settore e del lavoro).

Tanto come dici tu a certi soggetti interessa solo averti qualche mese e darti al massimo il rimborso spese (quando va bene)

Ti serve perche' una volta che hai una certa preparazione (e la hai sul serio), i certi soggetti di cui sopra ti puoi permettere di mandarli a farfalle e andare da chi invece ti apprezza (ovvio che per farti apprezzare e' utile anche presentarsi in punta di piedi.. e non direttamente come il massimo esperto del settore)

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