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Il futuro dei siti produttivi Stellantis


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Guest EC2277
comunque mi pare un altro passo dello spostamento di baricentro da torino ad auburn.

Una volta a torino si mediava prima, ora lo scontro, anche se non provocato direttamente, lo si accetta e quasi lo si cerca.

i miei 2 cts: una volta arrivati al 51% di DCJ , sergione chiamerà tutti gli stabilimenti italiani e dirà: questo è il contratto, prendere o lasciare. Se vi va, bene, sennò arrivederci e grazie.

Tanto più che (se non rammento male) in quel del Belgio ci sono degli stabilimenti che la Opel ha deciso di chiudere e che il governo locale ha interesse a mantenere operativi.

Ricordavo male: ce n'è solo uno (ad Anversa) ma confermo che ne è stata decisa la chiusura.

Modificato da EC2277
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che permaloso :lol::lol::lol::lol:

Allora rivolto la frittata, si son rincoglioniti tutti gli altri attori e Fiom no?:pen:

E se vince il ricorso cosa fanno? Si rivota spero....

Se vincono il ricorso cade tutto.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Se vincono il ricorso cade tutto.

Quindi è come se avesse vinto il "NO"? :shock:

Cioè...alla faccia della "volontà dei lavoratore" :|

[sIGPIC][/sIGPIC]

Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Quindi è come se avesse vinto il "NO"? :shock:

Cioè...alla faccia della "volontà dei lavoratore" :|

E' un discorso formale

Sarebbe come se il referendum dicesse "Caro lavoratore, puoi scegliere tra la disoccupazione e la schiavitu' " :)

Anche se la maggioranza dicesse sì alla schiavitù non avrebbe valore legale :)

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Che si invalidi il risultato di QUELLA votazione mi sta bene.

Però si dovrebbe ri-votare il testo corretto, non far finta che abbia vinto la parte meno votata.

Io lo trovo un sopruso, una prevaricazione della volontà di chi ha votato.

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Guest EC2277
E' un discorso formale

Sarebbe come se il referendum dicesse "Caro lavoratore, puoi scegliere tra la disoccupazione e la schiavitu' " :)

Anche se la maggioranza dicesse sì alla schiavitù non avrebbe valore legale :)

Già, peccato che la domanda sia: «Tra la disoccupazione ed un contratto che, facendoti lavorare di più, ti consente di avere uno stipendio maggiorato cosa scegli?»

Oh, è la prima volta che trovo della gente restia a farsi aumentare lo stipendio.

Sarò strano io, che mi sono andato a cercare due lavori poiché con uno non guadagnavo abbastanza, però questi qui non li capisco.

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Bertone è diversa da pomigliano, mirafiori etc..

Non si produceva una sega e i piani futuri erano continuare a mantenere la cig fino a che possibile perchè produzione futura non c'era. Cambiare il contratto è diverso dal proporre un contratto a chi di fatto non lo avrebbe più, rispetto ad aziende già di proprietà, ovviamente fatti salvi i diritti dei lavoratori.

Piuttosto se fino a 3 mesi fa i distinguo c'erano solo in cgil rispetto alla fiom, ora la linea di Landini somma prese di distanza anche all'interno della stessa fiom

Se anche all'interno hanno dei dubbi sulla via intrapresa forse qualche domanda è da porsela. forse

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Quindi è come se avesse vinto il "NO"? :shock:

Cioè...alla faccia della "volontà dei lavoratore" :|

No, non è (solo) questo il punto (aridaje con 'sto referendum).

Per uscire dal contratto nazionale, FIAT ha costituito una nuova società (Fabbrica Italia) che rileverebbe impianti e personale. A parte il fatto che detta procedura prevede una fase di consultazione sindacale che non è stata ancora fatta (e che FIAT non pare intenzionata a fare), la legge (art. 2112 c.c.) prevede che "Il cessionario è tenuto ad applicare i trattamenti economici e normativi previsti dai contratti collettivi nazionali, territoriali ed aziendali vigenti alla data del trasferimento, fino alla loro scadenza, salvo che siano sostituiti da altri contratti collettivi applicabili all'impresa del cessionario. L'effetto di sostituzione si produce esclusivamente fra contratti collettivi del medesimo livello". Quindi l'idea di non applicare il contratto nazionale dei metalmeccanici, almeno fino a tutto il 2012, è un po' traballante. Il referendum dei lavoratori non può superare una norma di legge inderogabile.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Oh, è la prima volta che trovo della gente restia a farsi aumentare lo stipendio.

Sarò strano io, che mi sono andato a cercare due lavori poiché con uno non guadagnavo abbastanza, però questi qui non li capisco.

Beh..conta che parliamo di un sindacato il cui segretario generale ha dichiarato "SOCIALMENTE PERICOLOSA" l'iniziativa personale :shock: Prossimo giro sarà mettere in galera tutti gli autonomi, rei di turbare l'ordine costituito facendosi un mazzo a tarallo.

Detto questo, qua il braccio di ferro è solo politico. Dei lavoratori, credo freghi una sega. A questo proposito c'era un bell'editoriale su LaStampa:

17/4/2011

Precari, quanti tutori non richiesti

IRENE TINAGLI

Non c’è dubbio che il tema della precarietà e dei giovani sia ormai diventato centrale nel dibattito pubblico. Una centralità che si nota non solo dalla quantità di persone che ogni volta si mobilitano attorno ad esso, ma da come personaggi politici, amministratori o sindacalisti abbiano ormai incorporato questo tema nei loro discorsi e siano diventati molto abili a dare voce a quel senso di smarrimento e paura che serpeggia tra milioni di persone.

Da Tremonti a Vendola, non ce n’è uno che non inveisca contro il dramma della società precaria, delle minacce che ci «mangiano il futuro» e che non approfitti di piazze e palcoscenici per rievocare paure e scagliarsi contro tutti i nemici dei giovani e dei precari. Accuse appassionate e confuse, che coinvolgono alla stessa maniera Berlusconi e la Cina, la Gelmini e Lele Mora, la globalizzazione e l’immigrazione in una sorta di teoria del complotto globale che ci condanna tutti ad essere vittime senza scampo. Visioni apocalittiche che strappano facilmente applausi, ma che lasciano molti interrogativi su quale idea di futuro disegnino per i nostri giovani.

In effetti, ascoltando i discorsi dei politici che si cimentano con questo tema, ci accorgiamo che ciò che evocano e che propongono non contiene nessuna idea di futuro, ma solo di passato. A forza di cavalcare l’onda del «si stava meglio prima», molti hanno finito per convincersi che l’unica risposta ai cambiamenti globali sia tornare a trent’anni fa.

Ovvero tornare alla lotta di classe, alle ideologie, allo Stato imprenditore, ai baracconi statali, al posto a vita per tutti, e cosi via. Un ritorno al passato che ha mietuto vittime tra personaggi illustri ed autorevoli tanto a destra quanto a sinistra: ministri, segretari di partito e di sindacati. Ma perché in così tanti sono caduti in questo ripiegamento nostalgico? In parte per naturale istinto di autoconservazione. Gli stravolgimenti degli ultimi tempi certamente mettono in discussione il ruolo delle politiche pubbliche, dello Stato, dei partiti, dei sindacati. E il terrore delle persone che operano in questi ambiti è proprio un ripensamento di modelli che possa indebolire il loro ruolo. E quindi non stupisce che il ministro dell’Economia accarezzi l’idea di intervenire in modo sempre più diretto nell’attività produttiva del Paese, così come i segretari di alcuni sindacati rivendichino con più veemenza di prima l’intoccabilità di tutto ciò che giustifica la loro esistenza.

In parte perché pur avendo capito e saputo dar voce a certe paure, fanno fatica a comprendere la molteplicità dei bisogni delle nuove generazioni e i cambiamenti sociali e culturali che il mondo sta attraversando. Lo smarrimento che milioni di giovani avvertono, in Italia come altrove, non è solo legato al timore di restare senza pensione o alla nostalgia di garanzie che loro stessi non hanno mai conosciuto. È un disagio che nasce anche da una voglia di costruire qualcosa di nuovo, qualcosa che assomigli più a loro e non ai loro genitori o nonni, qualcosa più in sintonia con ciò che avviene nel resto del mondo e che loro conoscono e odorano assai meglio di noi.

In altre parole, tanti di questi ragazzi non vogliono una vecchia gabbia arrugginita che li intrappoli, ma una rete che li aiuti a non fracassarsi quando provano a volare. Certo, se l’alternativa alla gabbia è il vuoto, sceglieranno la gabbia. Ma non è questo ciò a cui anelano e non dovrebbe essere questo ciò verso cui vengono spinti. Ecco, di fronte a questo esercito di persone che cercano modi per sviluppare le proprie potenzialità, per contare di più e avere maggiore controllo della propria vita, politici e sindacalisti rispondono invece additando le ambizioni e l’intraprendenza individuali come il vero male che affligge la nostra società, il tarlo che illude i giovani. Così facendo lanciano il messaggio opposto: voi non contate e non potete nulla, affidatevi a noi e tutto si sistemerà. Questo tipo di mentalità ci spiega come mai al Festival del Giornalismo, di fronte ad un discorso che incoraggiava i giovani ad investire in se stessi e a far leva su istruzione ed esperienze internazionali per acquistare più sicurezza e forza contrattuale, Susanna Camusso, il segretario generale della Cgil, abbia tacciato tale incoraggiamento di «pericolosità sociale» perché «crea l’illusione che si possano raggiungere risultati attraverso l’impegno individuale, mentre ciò è possibile solo attraverso l’azione collettiva».

È chiaro che l’impegno individuale non potrà, da solo, raggiungere risultati collettivi importanti e di lungo periodo (anche se, per esempio, è stato il gesto individuale di Bouazizi ad accendere la rivolta in Tunisia, non un’azione sindacale). Tuttavia insistere sulla contrapposizione tra azione collettiva e impegno individuale, come se l’una dovesse necessariamente escludere l’altra, non serve a nessuno. La prima lavora sui tempi lunghi che spesso attraversano generazioni, il secondo dà la forza e gli strumenti per affrontare il quotidiano. Entrambi sono importanti. Contrapporli non aiuta soprattutto ad immaginare e costruire una società innovativa e motivante, unitaria e solidale ma consapevole delle ambizioni e responsabilità individuali. Una società, in sintesi, in cui chi ha dei sogni sia stimolato a perseguirli e non venga percepito come un pericolo dai suoi stessi governanti. Perché se politici e sindacalisti vogliono davvero che gli italiani si «riprendano il futuro» non possono certo pensare che lo facciano delegando tutto a loro e stando fermi ad aspettare.

Precari, quanti tutori non richiesti - LASTAMPA.it

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Some critics have complained that the 4C lacks luxury. To me, complaining about lack of luxury in a sports car is akin to complaining that a supermodel lacks a mustache.

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Già, peccato che la domanda sia: «Tra la disoccupazione ed un contratto che, facendoti lavorare di più, ti consente di avere uno stipendio maggiorato cosa scegli?»

Oh, è la prima volta che trovo della gente restia a farsi aumentare lo stipendio.

Sarò strano io, che mi sono andato a cercare due lavori poiché con uno non guadagnavo abbastanza, però questi qui non li capisco.

Il mio voleva essere un esempio ....

Per capirci, e lo ha spiegato molto bene loric, tutta una serie di passi formali che validerebbero il referendum non sono stati fatti da Fiat, o per lo meno non sono stati fatti per il sindacato.

Se il giudice desse ragione al sindacato, il referendum sarebbe non valido qualunque fossero le scelte ed i risultati.

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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