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Fiat: Fim-Cisl, 'tempo idoneo' per investire e' ora.

24 Settembre 2012 - 12:24

(ASCA) - Roma, 24 set -''L'impegno a salvaguardare la presenza industriale di Fiat in Italia e riorientare il modello di business e la disponibilita' a valorizzare la ricerca e l'innovazione, rappresentano, nella sede governativa in cui sono stati assunti, un segnale importante rispetto alle voci negative su possibili disimpegni dei giorni scorsi'' ma ''riteniamo che quanto detto nell'incontro di sabato debba ora essere declinato con un chiaro impegno da parte di Fiat ad essere piu' precisa sul piano degli investimenti'' in quanto ''pensiamo che il 'tempo idoneo', descritto nel documento e' quello attuale''.

Lo ha detto Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl e responsabile del settore auto questa mattina a LaborTv, nello speciale dedicato a Fiat. A proposito del comunicato congiunto tra Governo e Fiat, Uliano spiega che ''per essere pronti con nuovi modelli nel 2014 gli investimenti debbono esser fatti ora in particolare: per lo stabilimento di Mirafiori, il cui investimento e' stato confermato e per il quale e' gia' definito il ruolo di export dei suoi prodotti (rivolto in parte al mercato americano e internazionale), bisogna partire subito - continua il leader sindacale - non comprendiamo alla luce di quanto emerso dall'incontro, oggi, i motivi dello stop dei lavori di adeguamento e istallazione delle nuove linee del Lingotto''.

Altrettanto urgenti, secondo Uliano, sono ''gli investimenti da confermare sugli stabilimenti di Cassino e Melfi, questioni quest'ultime che affronteremo nell'incontro previsto con l'azienda. Sul fronte del Governo a questo punto e' indispensabile una politica industriale complessiva dell'intero sistema Paese volta a efficientare e incentivare gli investimenti nel nostro Paese per tutti i settori industriali compreso quello dell'automotive''.

Per quanto riguarda, l'impegno previsto nel documento, rispetto a il'individuazione di soluzioni che migliorino la capacita' competitiva dell'impresa e rafforzare le strategie di export, ''bisogna a nostro avviso andare verso una politica d'incentivo e sgravi per le imprese che investono nel Paese'', ha detto il sindacalista.

Per questo come Fim-Cisl, conclude Uliano, ''per quanto ci compete siamo pronti a fare la nostra, come abbiamo d'altra parte gia' dimostrato con gli accordi che hanno garantito ad oggi, la messa in sicurezza e gli investimenti a Pomigliano e Grugliasco senza cui, oggi, con molta probabilita' avremmo discusso di Fiat non sul rinvio degli investimenti ma probabilmente in altri termini - per tali ragioni, quando gli accordi danno garanzie di prospettiva agli stabilimenti e all'occupazione, saremo sempre disponibili a trovare soluzioni con spirito costruttivo''.

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E' incredibile lo stupore che ha suscitato l'annuncio fatto dall'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, riguardo al fatto che il piano Fabbrica Italia non esista più.

Bastava guardare l'assenza della progettazione di nuovi modelli, la lunga cassa integrazione, il venir meno alla promessa di un anno e mezzo fa di investire 20 milioni di euro negli stabilimenti italiani. La stessa promessa era stata fatta in cambio della drastica riduzione dei diritti e delle libertà dei lavoratori accettata dagli altri sindacati prima a Pomigliano, poi a Mirafiori, poi alla Bertone e, infine, estesa a tutto il Gruppo Fiat. Secondo me, chi ha firmato e sostenuto quegli accordi in cambio degli investimenti in Italia oggi dovrebbe riflettere sulle proprie scelte.

Non appare quindi una grande novità quella annunciata da Marchionne. La domanda è: "Chi doveva vigilare su quegli investimenti e sul futuro dell'unica casa automobilistica italiana?". Proprio chi ora si stupisce non ha voluto ascoltare l'allarme lanciato più volte dalla Fiom-Cgil. Purtroppo i segnali c'erano tutti, e chi non li ha visti ha scelto di non farlo. La Fiat ha tentato di cancellare la Fiom e i suoi iscritti dalle fabbriche perché non hanno creduto alle parole di Marchionne e per aver contrastato in tutti i modi la riduzione dei diritti e delle libertà individuali sancite dal contratto nazionale, dalle leggi e dalla Costituzione del nostro Paese.

Il piano Fabbrica Italia è sempre rimasto un segreto, la Fiat ha detto in ogni occasione che non intendeva discuterlo con nessuno. Oggi sembra sia stato solo una grande bugia, un modo per prendere tempo mentre l'azienda riduceva la sua presenza in Italia, a partire dalla chiusura degli stabilimenti di Termini Imerese, della Cnh di Imola e della Irisbus di Avellino. Non solo, si sono ridotte drasticamente anche le quote di mercato in Europa. C'è la crisi certo, ma la Fiat ha perso molto più di tutti gli altri produttori di automobili, i quali hanno, in questi anni, a differenza della Fiat, continuato ad investire e a lanciare nuovi modelli. Il silenzio del governo Berlusconi prima, di quello Monti poi ha consentito questa situazione.

Il governo deve garantire le libertà sindacali e la democrazia nel gruppo Fiat e deve pretendere un piano di investimenti credibile già da ora. Serve un impegno straordinario per non perdere un intero settore industriale del nostro Paese. E non parlo di allungare gli ammortizzatori sociali, ma di usare la capacità degli operai di fare le automobili. Non possono continuare a pagare l'assenza di innovazione e ricerca della Fiat, mentre gli azionisti si spartiscono i dividendi. Sarebbe inoltre utile favorire l'ingresso di altri produttori di automobili in Italia. Il monopolio della Fiat ha prodotto solo danni.

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Landini..... :czdc:

Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent'anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos' hanno prodotto? Gli orologi a cucù.( O.Welles)

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Certo Fiat ha sbagliato storicamente quando di fatto ha impedito ad altri costruttori di sbarcare in Italia.

c'e' da dire che gli unici tentativi seri li fece Ford:

1) nel 1924 mise su una linea produttiva a Trieste per la Ford T , subito smantellata per l'intervento dell'allora presidente del Consiglio ;) dopo una telefonata del Senatore Agnelli .

2) nel 1969 quando comprò Ferrari ( e solo il ripensamento all'ultimo del Drake fece saltar tutto )

3) nel 1986 con l'offerta per l'acquisto di Alfa Romeo.

tutti gli altri costruttori si guardarono bene da provarci , anche perchè dopo gli anni '80 e la CEE era più conveniente produrre a Valencia e vendere in Italia.

Per contro , quando il gruppozzo cercò di espandersi oltralpe ricevette sempre bacchettate sulle dita .

1) In Francia , dovette prima cedere la Simca , che nacque assemblando la Topolino e la Balilla , ( I legami tra le due case durarono fino al 1960, sia simca 1000 sia il motore 944 cm3 sono progetti fiat scartati per motivi economici e passati alla sussisidiaria )

1.1) Sempre in Francia fiat rilevò Citroen alla fine del 1960 ( La fusione era in realtà un acquisto ) ma quando un generale anzianotto capì come girava il fumo, prese il telefono, chiamò roma ( non 31 31 :) ) ed il tutto si risolse con un cambio a 5 marce trasversale condiviso tra Beta e CX ( che avrebbe dovuto avere i bialberi, come Beta avrebbe dovuto avere le idropnumatiche )

2) In germania, dove controllava NSU Auto , dovette disfarsene per le pressioni politiche.

Quindi non dimentichiamo che fino agli anni '80 Fiat difendeva il suo orticello, ma altrettanto ( ed altrettanto ferocemente ) facevano gli altri costruttori europei.

Oggi produrre in italia produzioi di massa non ha più senso per alcun prodotto per ovvi motivi .

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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Steve...va bene tutto ma ESCLUDERE da i colpevoli i Sindacati e il loro operato ormai da 20 anni e passa mi sembra non giusto.

Le colpe le ha Marchionne (in poca parte IMHO) di più la Famiglia...M. viene crocifisso a mezzo stampa tutti i gg, i Sindacati vogliono fare a tutt'oggi la figura dei lindi&puliti e autoassolti.

Ripeto. il capo di IGMetall ha dato un giudizio tecnico del Sindacato Italiano pesantissimo. e non è un cinese....

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chi dice che i sindacati non hanno colpe ?

Ma attenzione a non farne un capro espiatorio per le colpe degli altri .

Perchè le decisioni strategiche che oggi Fiat paga, non le ha prese Lama piuttosto che Carniti , ma Agnelli/Cuccia/Romiti.

Con la complicita dei primi, se vuoi, ma sempre come mosche cocchiere.

Marchionne fa ciò che può, con le armi che ha.

Ed a volte ci azzecca, a volte sbaglia .

E secondo me catalizza il livore che questo paese tira fuori verso la grande industria tutte le volte che può. ( essendo le grandi organizzazioni proprio contrarie allo spirito italico )

Archepensevoli spanciasentire Socing.

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@ Steve

Il problema non é il costruttore straniero, é che hanno impedito (volendo o no) che abbiano concorrenza costruttiva in casa (cioé italia). Per fare il controesempio. La Harley non é niente di speciale. Avendo per lo piú nessuna concorrenza ha perso il colpo alla svelta. Stessa storia per la BMW. solo l´appertura dei mercati ha offerto certe possibilitá di sviluppo. Che prima, manco ci si pensava.

;)

T!

Factum abiit, monumenta manent.
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