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Il futuro dei siti produttivi Stellantis


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mi sono rotto di leggere "condizioni dure ed umilianti" et similia..c'è gente che non ha cassa, non ha possibilità di fare sciopero, la piglia sempre in quel posto, si un culo quadro per poi essere con tutele sotto il pavimento e qui si ciancia continuamente di "condizioni disumane"

trent'anni nello stesso posto..trenta..cristo possibile che in trenta lunghissimi anni non hai trovato un barista che ti assumesse?

non diciamo porcherie...

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Mi avete fatto venire fino a quassù e mi avete detto...mi avete detto che mi compravate una bomba...arriverò tardi per il pranzo e mia mamma...ahhh...ahhh..e non mi farà mangiare per punizione..aaaaaah che vigliacchi.........nessuno ha una cioccolata??? un croccante???

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Trovo semmai stucchevole che ci sia gente che crede alla favola della Fiat misericordiosa che accetta di produrre a Pomigliano anche se non le conviene: chi gliel'ha fatto fare di togliere tutta la produzione Alfa (eccetto MiTo), che ha margini superiori alle Panda? Giulietta è prodotta a Cassino, Giulia sarà prodotta probabilmente negli Usa, GT è morta e sepolta, Brera e Spider quasi, e senza eredi prodotte in Italia. A me pare tutto chiarissimo: Fiat vuole andarsene da Pomigliano oltre che da Termini e per questi stabilimenti non è più previsto nulla; "bontà loro" accettano di produrre la Panda a Pomigliano ma vendendo cara la pelle (si fa per dire...).

Sarò stucchevole ma ancora cerco la parte relativa al divieto di sciopero che gli articoli da te postati citavano, ma che non ho trovato e neanche tu, visto che non l'hai postata.

Ripeto (e so 2), la commissione è paritetica con i sindacati per le violazioni

Permettimi di mettere 2 note ad alcune imprecisione, del tuo post:

-Brera e spider non sono assemblate a pomigliano, e non c'azzeccano niente

- il trasferimento della panda costa 700milioni, non bruscolini, recuperabili dalla chiusura di termini e facendo arrivare Pomigliano al 100% della capicatà produttiva, stimabile in 300ml l'anno.

Difatti fiat non è una onlus e se lo fa ha un suo ritorno.

Per quanto chiudere pomigliano e termini sia decisamente meno costoso, non dimentichiamoci (o ricordiamo per chi non lo sa) che più d'uno degli stabilimenti a sud non è stato aperto secondo logiche industriali ..

- i 18 turni sono fatti ovunque, non è che la fiom abbia attraversato il gange accetando la proposta

- la fiom ha prima negato il referendum, poi sotto al spinta della cgil ha detto si, ma comuqnue il risultato non influirà sulla decisione presa. Cosa ASSURDA

io potenziale iscritto fiom, che PAGO annualmente la quota per far campare che si siede al tavolo (e non in fabbrica), non solo HO DIRITTO di esprimere la mia opinione, ma se questa è maggioranze TU esponente devi ratificare ciò che gli iscritti decidono. PUNTO

E infatti Epifani lo ha ribadito più volte.

- gli operai di Tichy,non più tardi di 2 settimane fa, avevavo fatto loro una proposta (riportata anche qui) a fiat per allungare i turni, pur di mantenere la panda.

Ora leggo che la lettera ai pomiglianesi serve per fare fronte comune... a me sembra un gioco al ribasso, ma visto che la decisione di tenere pomigliano non è squistamente economico (perchè qualitativamente, storicamente per atteggiamento sul lavoro radicato era da chiudere un decennio fa)

l'approccio è cambiato

Modificato da RS6plus
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a V6 Busso mi permetto di ricordare che se siamo a questi punti è anche perchè lo stabilimento non va, e basta.

è perchè gli operai laggiù nei decenni si sono arrogati dei privilegi che non esistono in nessun posto del mondo (stare in malattia per vedere il Napoli in Coppa....) o vendere la "ferramenta" fuori dai cancelli.

adesso si arriva al momento della resa dei conti. forse Fiat forza la mano, non essendo mai stata una onlus, ma io la vedo come una giusta "punizione" per i troppi anni in cui gli operai hanno aggiunto agli errori della dirigenza un degrado ambientale e di processo produttivo che porta una buona fetta delle 159 finite direttamente alla pressa.

Lì si deve chiudere, e basta.

Panda resterà per un po', gli operai devono accettarlo e cercare alternative nel tempo rimasto.

A mio padre, qualche anno fa, tempo per cambiare e alternative non furono concessi... e finì seduto davanti alla tv per mesi prima di accettare un cantiere in nero. dove ebbe l'incidente che cambio la vita della nostra famiglia, oltre che la sua. Compromettendo il futuro di mio fratello.

Sti operai dovrebbero solo abbassare la testa, riconoscere gli errori, ringraziare per l'ulteriore tempo concesso e lavorare, finalmente, come si deve.

La dirigenza Fiom, invece, dovrebbe un bel giorno svegliarsi (aho, c'è riuscito pure Epifani) e sparire per sempre dalla circolazione.

Ciao

Luxan

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a V6 Busso mi permetto di ricordare che se siamo a questi punti è anche perchè lo stabilimento non va, e basta.

è perchè gli operai laggiù nei decenni si sono arrogati dei privilegi che non esistono in nessun posto del mondo (stare in malattia per vedere il Napoli in Coppa....) o vendere la "ferramenta" fuori dai cancelli.

adesso si arriva al momento della resa dei conti. forse Fiat forza la mano, non essendo mai stata una onlus, ma io la vedo come una giusta "punizione" per i troppi anni in cui gli operai hanno aggiunto agli errori della dirigenza un degrado ambientale e di processo produttivo che porta una buona fetta delle 159 finite direttamente alla pressa.

Lì si deve chiudere, e basta.

Panda resterà per un po', gli operai devono accettarlo e cercare alternative nel tempo rimasto.

A mio padre, qualche anno fa, tempo per cambiare e alternative non furono concessi... e finì seduto davanti alla tv per mesi prima di accettare un cantiere in nero. dove ebbe l'incidente che cambio la vita della nostra famiglia, oltre che la sua. Compromettendo il futuro di mio fratello.

Sti operai dovrebbero solo abbassare la testa, riconoscere gli errori, ringraziare per l'ulteriore tempo concesso e lavorare, finalmente, come si deve.

La dirigenza Fiom, invece, dovrebbe un bel giorno svegliarsi (aho, c'è riuscito pure Epifani) e sparire per sempre dalla circolazione.

mi permetto di quotare questa esperienza personale per poter ribadire un concetto fondamentale: si stanno usando due pesi e due misure. da un lato gli iper tutelati lavoratori di pomigliano costretti a scendere dal loro trono d'oro, dall'altro il resto dei lavoratori italiani che già adesso, in silenzio, fanno da sempre le stesse identiche cose che questi "poverini" della FIAT andranno a fare.

si, esattamente, ho usato la parola ORO.. perchè in un qualsiasi stabilimento normale se pisci nel prodotto da vendere finisci a casa in 30 picosecondi... io lavoro nella ricerca scientifica dove il concetto di posto fisso ipertutelato NON ESISITE PROPRIO... si va avanti a colpi di progetti e stage (infatti mi sa che ad ottobre cambio drasticamente vita)

se chiedo ad un ipotetico principale di farmi stare a casa per vedere i mondiali, mi da una pedata nel culo e assume un'altro che sta già sbavando fuori dal laboratorio!

leggere queste stronzate su pomigliano non lo concepisco! :(r:(r

:(((

p.s.

non ho assolutamente nulla contro V6 Busso che anzi stimo molto e leggo sempre con interesse, sto solo parlando in generale :birra:

Modificato da JackSEWing

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Ieri sera ho visto una parte del dibattito a Otto e mezzo su La7 tra Landini (Fiom), il leader di Confidustria di Napoli (non ricordo il nome) e il direttore del Riformista Antonio Polito. Landini mi è parso tutt'altro che estremista, anzi, l'ho trovato molto ragionevole: ha spiegato chiaramente che un accordo imposto da Fiat "prendere o lasciare", senza possibilità di trattativa, è un ricatto, una pistola puntata alla tempia del lavoratore: o accetti le nuove condizioni, molto dure ed umilianti, oppure perdi il lavoro.

L'accordo era prendere o lasciare solo su alcuni aspetti (produzione, turni). Ciò è dimostrato dal fatto che il primo documento in discussione è stato emendato in corso di trattativa e alcuni aspetti relativi alle problematiche di cui stiamo parlando (recupero di produzione, lotta all'assenteismo) sono stati cambiati tenendo conto delle osservazioni presentate dalle OO.SS.

Landini ha spiegato che il nodo del contendere non sono i 17 turni, nè la produttività: la Fiom era pronta a firmare per 18 turni, previsti nel Contratto Nazionale, e anche per il numero di vetture previste da Fiat, ma la Fiat ha rigettato la proposta, volendo riservarsi il diritto di sanzionare o licenziare il lavoratore che violi il contratto individuale, più restrittivo di quello nazionale ;) (articolo 15, grazie Stev66 per averlo postato :thx:).

Ecco, questa parte non la capisco. Il rapporto di lavoro è regolato da contratti di primo livello (nazionale) di secondo livello (locale o aziendale) e dalle clausole individuali. Il famoso art. 15 non fa altro che ribadire che i lavoratori possono essere sanzionati disciplinarmente per violazione di obbligazioni nascenti da ciascuno di quei livelli di contrattazione. E' una cosa sconvolgente?

No, serve a ribadire il principio che nel rapporto di lavoro le obbligazioni sono tutte esigibili a prescindere dal livello di contrattazione da cui esse derivano. Clausole del genere si sono sempre scritte, specialmente in quei casi in cui vi era il rischio di giungere ad un accordo non unitario. Però se una clausola simile viene inserita nell'accordo di Pomigliano, essa diventa un attentato alla libertà, costituzionalmente tutelata, di scioperare?! Ma ci prendono per il culo?

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Pomigliano, la rieducazione

della fabbrica anarchica

POMIGLIANO - Nel Palazzo dell'Orologio di questo confuso e accaldato borgo al confine partenopeo, dove tra alti strepiti si è appena consumata la frattura a sinistra tra la Cgil e l'ex costola della Fiom, tra sindacato contrattualista neocorporativo e sindacato antagonista, il pendolo rintocca fra tardo-fordismo e marchionismo, la nuova via italiana al toyotismo. Sergio Marchionne l'italo-canadese-svizzero accreditato fin qui da una pubblicistica piuttosto generosa di sentimenti socialdemocratici, se non proprio delle stimmate da erede di Adriano Olivetti e della fabbrica felice, è evidente che non disdegna le sfide. E, aspirante cavaliere senza macchia nell'Italia post-keynesana, ha scelto Pomigliano d'Arco, lo stabilimento Fiat marchiato d'infamia, per fiaccare la "strutturale resistenza operaia all'erogazione del lavoro", come la definì Frederick Winslow Taylor. Forse sarà la sfida che cambierà (ma in meglio?) la metrica delle relazioni industriali nel capitalismo italiano per il suo l'alto valore simbolico, che molti vogliono paragonabile a quello della Marcia dei Quarantamila colletti bianchi della Fiat nell'ottobre del 1980. Ciò che fa esultare la Trimurti governativa incarnata da Giulio Tremonti, Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, gratifica alquanto la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, e getta, come al solito, scompiglio a sinistra, dove gli antagonisti, da Fausto Bertinotti a Nichi Vendola, diventano più antagonisti e i riformisti, da Pierluigi Bersani a Walter Veltroni fino al Fiatologo Piero Fassino, giudicano con monsieur de Lapalisse che è meglio lavorare peggio in una futura fabbrica marchionizzata con 700 milioni d'investimento per trasportarvi dalla Polonia la linea della nuova Panda, che non lavorare per niente, lasciando scadere le rate del mutuo e non potendo comprare i libri per la scuola dei figli. Questa fabbrica, oggi intitolata - corsi e ricorsi della storia - a Gian Battista Vico, realizzata a un passo da Napoli a partire dal 1968, quando infuriava l'autunno caldo, Cesare Romiti la definì "un bastone gettato dall'Iri e dalla Democrazia cristiana tra le gambe della Fiat". Una scelta tutta politica fatta non "per", ma "contro la Fiat", che pure godè di ottimi incentivi, per ingraziarsi le clientele meridionali. Non aveva alcun senso, secondo l'ex amministratore delegato, che l'Alfa Romeo, produttrice di auto di qualità si mettesse a farne di massa come l'Alfasud, che pure diventò un modello da Amarcord. Nacque male Pomigliano e crebbe peggio, con il più basso tasso di produttività, il più alto di assenteismo, soprattutto in coincidenza con le partite del Napoli Calcio (fino al 24 per cento), il venerdì, o sotto elezioni, quando c'è l'occasione di fare i rappresentanti di lista. L'ultima volta pare siano stati 2800, oltre la metà della forza lavoro a disertare la catena di montaggio. E poi il record nazionale di invalidi, i doppi lavori, i furti e i difetti nelle auto prodotte, che per decenni hanno fatto impazzire i concessionari. Il tutto con episodi di luddismo e di sabotaggio sul prodotto, alcuni dei quali degni dell'impareggiabile genio napoletano. Come quello che ricorre nella leggenda metropolitana dell'Alfa 159 uscita con due sedili diversi, icona automobilistica di un ribellismo che l'italo - canadese in maglioncino blu pensa adesso di poter debellare con il toyotismo spinto. La "rieducazione" Marchionne la tentò già nel 2008, buttandoci sopra 110 milioni di euro. Chiuse la fabbrica per due mesi, la fece ripitturare, non più rosso, ma grigio e azzurro, e mise cinquemila operai a studiare la WCM, World Class Manifacturing, raccomandata dal professore giapponese Hajime Yamashina, teorico del lavoro operaio nel secolo della globalizzazione, dell'eccellenza nell'intero ciclo logistico-produttivo, dell'eliminazione di ogni "muda" (perdita in giapponese), oggi ben piazzato come consulente di grandi imprese italiane. Trecento assenteisti o scalmanati furono trasferiti (deportati, dicono qui sia i moderati della Cgil che gli antagonisti della Fiom) in un capannone di logistica soprannominato "L'isola dei famosi" a Nola, all'ombra del "Vesuviello", o "Vulcano buono", il megacentro commerciale che Renzo Piano ha realizzato per conto del Cis di Gianni Punzo, l'amico napoletano di Luca di Montezemolo. Tra loro, entrambi i figli di un vecchio ex caposquadra Verniciatura, oggi in pensione, che non esita a dire, coperto dall'anonimato: "I miei figli se lo sono meritato". Poco lavoro e troppa discoteca, e non solo al venerdì. Non certo i soli ballerini, visto che l'età media in tutti i reparti è sotto i 40 anni. "Pomigliano è un bel Castello - filosofeggia Carmela Abbazia, trentottenne pasionaria della Fiom con tre figli e compagno che vive a Milano, la quale non può certo comprare la Panda che contribuirà a produrre, certificando il fallimento di uno degli elementi del fordismo - chi è fuori vuole entrare, chi è dentro vuole uscire". E poi ci stupisce con un ditirambo imprevisto a favore di Marchionne: "Per lui ho ammirazione e stima, capisco bene quel che vuol fare, un tantinello di ragione ce l'ha, ma sa perché sono frustrata? Perché in questa partita ho una spada nel fianco e non in pugno come lui. Non ho nessuna possibilità di scelta, come in caserma agli ordini del caporale". Riaperto a marzo del 2008, Pomigliano non brillò mai per eccellenza. I topi continuarono a scorrazzare in mensa e a rintanarsi nelle centraline elettriche, come documentano i filmati su Youtube, e si rischiò lo sciopero della zoccola. Le assenze non scemarono abbastanza, continuò qualche furto. E' rimasto negli annali quello di qualche centinaio di sonde lambda, un pezzo assai costoso, che fu messo in vendita sottocosto sul mercato partenopeo. Anche gli operai migliori, non quelli al seguito del sindacalismo anarcoide che abitano nella cittadella fortificata dal radicalismo, ma quelli che riescono con molta fatica - perché nessuno può dimenticare che lavorare qui dentro a' vera fatica - a dare un tocco umano all'automazione, non negano che molti di loro, pur alieni da nefandezze gravi, non sono puntuali. Fumano sul lavoro, prendono il caffè, mangiano la pizza al taglio, qualche volta consumano o addirittura spacciano droghe. Incompatibile, tutto incompatibile con la cronotecnica e con la "Lean production", la fabbrica snella che Marchionne vuole creare qui investendoci 700 milioni, nonostante l'orrida e falsa pregiudiziale antropologica, quella che vuole i napoletani peggio dei polacchi, votati all'indisciplina, all'anarchismo che sarebbe iscritto nel loro Dna. Una tesi insopportabile persino nella bocca senza freni del ministro antifannulloni Renato Brunetta. "Metamorfosi di una fabbrica in bilico sul filo rosso che unisce passato e presente", ha intitolato un po' verbosamente la sua tesi di laurea Giuseppe Dinarelli, uno dei tre laureati (con un 70 per cento di diplomati in tutta la fabbrica) che lavora alla catena di montaggio. Meglio lui, per la verità, di qualsiasi guru giapponese assoldato dal Lingotto. Dinarelli ci dà il senso dell'operazione che tenta Marchionne, riassumendola nella filosofia toyotista dei 6 zeri: zero stock, zero difetti, zero tempi morti, zero conflitti, zero tempi di attesa per il cliente, zero cartacce. O in quella della caccia ai 7 sprechi: sovrapproduzione, tempi morti, processi lavorativi inutili, stoccaggio eccessivo, movimenti inutili, produzione pezzi difettosi. Bello. Una magnifica razionalizzazione partenopea, che però comporta un aumento dei carichi di lavoro e dell'alienazione, "in uno schiacciasassi che non lascia spazio al respiro", dice il dottore-operaio appassionato, che cerca di dare un tocco umano alla sua catena di montaggio. Sotto l'orologio di Pomigliano, tra sindacalisti diplomatici e sindacalisti antagonisti superincazzati, non c'è chi non abbia capito infine come batte il pendolo della neostoria del capitalismo globale: se i diritti degli operai aumentano forse un po' nel Terzo Mondo, si assottigliano di conserva e paradossalmente nel Primo. Ma dite a Tremonti e ai suoi, per favore, che seppure ne uscirà depotenziata la contrattazione a livello nazionale tra gli interessi corporati, il conflitto tra capitale e lavoro non finisce qui martedì prossimo con il referendum sul Marchio-Toyotismo.

visto il lassismo totale della fabbrica ci credo che spaventino le condizioni proposte

Aggiungo il caso, verissimo, delle 159 della polizia, rigate con punteruolo in fabbrica a fine ciclo.

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[cut...] si stanno usando due pesi e due misure. da un lato gli iper tutelati lavoratori di pomigliano costretti a scendere dal loro trono d'oro, dall'altro il resto dei lavoratori italiani che già adesso, in silenzio, fanno da sempre le stesse identiche cose che questi "poverini" della FIAT andranno a fare. [...cut]

Come non essere d'accordo...

Del resto una buona percentuale degli iperprotetti lavoratori di Pomigliano sono "semplicemente" dei serbatoi di voti per i politici locali, così come lo sono buona parte dell'enorme esercito di precari della mia Regione. :§

Ovviamente, tutto IMHO.

Modificato da Res Cogitans®
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No matter what anybody tells you, Words and Ideas can change the world!

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Innanzitutto voglio precisare che non ho nulla contro nessuno di voi e che non ho mai pensato che sia irragionevole o stucchevole giungere a conclusioni diverse dalle mie: ho definito "stucchevole" il fatto che ci sia qualcuno (commenti su giornali e tv) che ritiene che l'operazione Pomigliano sia una beneficienza da parte di Fiat ;).

Le condizioni imposte sono davvero dure ed umilianti: il fatto che altrove ci sia di peggio (stage, lavoro nero, precariato) non significa che sia giusto togliere diritti acquisiti che dovrebbero semmai essere estesi a tutti. Non condivido la tesi "a Pomigliano ci sono troppi operai assenteisti, ladri o sabotatori, quindi meritano questo e anche peggio": questi operai non meritano neanche di lavorare, andrebbero licenziati in tronco ;); ritengo inaccettabile far di tutta l'erba un fascio e far pagare anche ai lavoratori bravi e onesti (magari non tanti ma ce ne sono ;)) il prezzo delle malefatte dei loro colleghi stronzi. A volte leggo (non qui) "è colpa della mentalità napoletana": ma chi produce a Napoli e dintorni è condannato a sfornare prodotti assemblati col culo e con tassi di assenteismo da paura? Vorrei proprio vedere se è così in tutte le grosse fabbriche della zona: se c'è chi riesce a far rigare dritto gli operai senza ricattarli significa che è possibile farlo. Credo che molti operai negligenti (per usare un eufemismo) abbiano le spalle coperte da qualche potente raccomandazione, altrimenti non potrebbero permettersi certi comportamenti ;).

@Net Flier: quella del barista non l'ho capita :confused:

@RS6plus: l'articolo in questione è l'art 15 dell'accordo:

Cisl e Uil firmano, la Cgil no: due valutazioni opposte. Quanto flessibile?

"Il motivo che ha indotto per il momento la Cgil a non firmare, non è tanto la flessibilità in sé, ma alcuni elementi che cambierebbero le relazioni sindacali. Ci sono infatti alcune clausole (Art 15, ndV6 Busso) che impegnano non solo i sindacati ma gli stessi lavoratori a non opporsi e a recepire nei contratti individuali i contenuti di questo accordo. Senza contestarlo e accettando che, in caso contrario, possano essere anche oggetto di sanzioni disciplinari che potrebbero arrivare anche al licenziamento. C'è cioè una sorta di rinuncia alla possibilità di svolgere un'azione sindacale, teoricamente anche allo sciopero. Un domani i lavoratori che scioperassero contro questo accordo, perché non sono più disponibili, potrebbero essere passibili di licenziamento. C'è insomma una riduzione di diritti fondamentali e questo è il nodo un po' preoccupante".

da notizie.tiscali.it, intervista al giuslavorista Gianni Loy

Su Brera e Spider hai ragione, mi scuso per l'errore :oops::sorry:.

@Luxan: dai per scontato anche tu che la chiusura di Pomigliano sia questione di "quando", non di "se". Se Pomigliano chiude molti dei 4500 dipendenti non troveranno lavoro altrove, anche perchè spariranno molte aziende dell'indotto.

Quel che è successo a tuo padre è scandaloso, capisco il tuo risentimento, ma non deve essere la norma per tutti i lavoratori.

Modificato da V6 Busso

"Se passi una vita noiosa e miserabile perché hai ascoltato tua madre, tuo padre, tua sorella, il tuo prete o qualche tizio in tv che ti diceva come farti gli affari tuoi, allora te lo meriti."  Frank Zappa

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Roma, 18 giu. (Adnkronos) - La Fiat da una parte, la Fiom dall'altra. Per Guglielmo Epifani, leader della Cgil, la vicenda dello stabilimento Fiat di Pomigliano e' stata gestita male fin dall'inizio ma la situazione si puo' ricomporre. La Fiat "ha commesso un errore d'impostazione nel condurre una trattativa solo con i sindacati di categoria, senza coinvolgere le confederazioni e le istituzioni" e la Fiom "avrebbe dovuto confrontarsi con la Cgil prima e non alla fine della trattativa, avrebbe fatto meglio a chiarire prima la sua disponibilita' sui 18 turni" dichiara in un'intervista a 'Il Corriere dellla Sera'. Tuttavia, Epifani e' possibilista. "Ci sono due anni perche' si ricomponga la situazione, prima che l'investimento per spostare la produzione della Panda dalla Polonia a Pomigliano vada a regime, prima lo si fa meglio e' - spiega - ma dipende anche dalla Fiat. L'azienda dice che vuole anche l'accordo della Fiom, ci sara' una ragione". "Ci sono due punti che toccano i diritti fondamentali dello sciopero e della malattia che vanno rivisti nel testo proposto dalla Fiat, perche' cosi' come sono non possono funzionare" argomenta il segretario generale della Cgil che, inoltre, in merito al referendum che viene sottoposto ai lavoratori si esprime favorevolmente, ipotizzando che vinceranno i si'. "Al referendum si partecipa perche' e' una forma di democrazia" e aggiunge" i lavoratori sono in cassa integrazione da un anno e mezzo e dovranno attendere altri due anni prima di andare a regime con la Panda. E' normale che vogliano tornare a lavorare e ad avere uno stipendio pieno. Che cosa dovrebbero votare?"

Fiat, Vendola: ''Non si può firmare contratto che nega malattia e sciopero''

"Non si puo' firmare un contratto che nega il diritto alla malattia o interdice per ora e per sempre il diritto allo sciopero. Sono diritti indisponibili che non appartengono ne' alla Fiat ne' ai sindacati, ma a ciascun cittadino". Il leader di Sinistra e liberta', Nichi Vendola, interviene cosi', in un'intervista apparsa oggi su "Il Manifesto", sull'accordo siglato tra sindacati e Fiat e non sottoscritto dalla Fiom. Il sindacato di Maurizio Landini, sostiene, "non ha rinunciato a priori a negoziare un compromesso", mentre "Marchionne e' l'interlocutore di una Fiat sempre inaffidabile, che non ha mai mantenuto i patti che ha sottoscritto. Marchionne -aggiunge- oggi chiede un vantaggio di impresa che ha la forza di un programma politico di Governo: smantellare per sempre le tutele del mondo del lavoro e disconnettere il lavoro dalla democrazia". Senza mezzi termini, inoltre, il leader di Sel definisce "ricatto" un negoziato nel quale l'ad della Fiat "impone come condizione per vivere una resa senza condizioni". Il caso di Pomigliano, secondo Vendola, rappresenta inoltre per il centrosinistra il "banco di prova della possibilita' di essere alternativi a Berlusconi. Se la sinistra non passa per quella stazione dolorosa, non c'e' ne' la fine della Quaresima ne' la Pasqua di resurrezione". "Se non si comprende -aggiunge- che la Costituzione si difende a partire dall'articolo 1 e dall'articolo 3, tutte le altre battaglie rischiano di essere elitarie e perdenti".

Pensioni, Brunetta: ''Risparmi di 242 mln all'anno a regime dopo 2020''

L'innalzamento dell'eta' pensionabile delle dipendenti pubbliche a 65 anni, con lo 'scalone' a partire dal 2012 garantira', a regime, risparmi anche dopo il 2020 pari a 242 milioni di euro l'anno. A chiarirlo e' il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta in un intervento su 'Il Sole 24 Ore' in risposta all'articolo a firma di Emma Bonino e Valeria Manieri, pubblicato nei giorni scorsi in cui si criticavano le scelte di utilizzo e l'entita' delle risorse. L'aumento dell'eta' per la pensione di vecchiaia "garantira' nei prossimi dieci anni 2,3 miliardi, a questi si aggiungeranno 1 miliardo e 450 milioni di euro, frutto dell'accelerazione imposta all'applicazione della riforma nell'ambito della manovra economica" ma, spiega il ministro, "non e' vero che dal 2020 non ci saranno piu' risparmi, semplicemente da questa data si sara' esaurito l'effetto della fase di accelerazione (1,450 miliardi aggiuntivi) ma a regime si continueranno a risparmiare 242 milioni di euro all'anno, come previsto". Inoltre, Brunetta sulla destinazione delle risorse si dichiara pienamente d'accordo in merito al criterio di selettivita'. "Dare un contenimento facendo uscire prima non significa molto se per tutta la vita lavorativa la carriera e' stata schiacciata nello sforzo titanico di conciliazione lavoro dentro e fuori le mura domestiche! E con me e' tutto il governo che ha scelto di destinare i risparmi ottenuti dall'aggiustamento delle regole sull'eta' della quiescienza al finanziamento di interventi di welfare familiare" come viene riaffermato nel decreto in discussione con l'esplicito richiamo alle politiche della conciliazione. Una scelta che, spiega ancora il ministro, si sta concretizzando con l'avvio di nuovi nidi aziendali e di servizi socio educativi per l'infanzia nelle pubbliche amministrazioni. Infine, sui 'voucher' per i servizi alla persona Brunetta chiruisce che sono stati gia' introdotti in Italia nel piano di conciliazione famiglia e lavoro del ministro per le Pari opportunita' Mara Carfagna.

Via Adnkronos

   

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Le condizioni imposte sono davvero dure ed umilianti: il fatto che altrove ci sia di peggio (stage, lavoro nero, precariato) non significa che sia giusto togliere diritti acquisiti che dovrebbero semmai essere estesi a tutti. Non condivido la tesi "a Pomigliano ci sono troppi operai assenteisti, ladri o sabotatori, quindi meritano questo e anche peggio": questi operai non meritano neanche di lavorare, andrebbero licenziati in tronco ;); ritengo inaccettabile far di tutta l'erba un fascio e far pagare anche ai lavoratori bravi e onesti (magari non tanti ma ce ne sono ;)) il prezzo delle malefatte dei loro colleghi stronzi. A volte leggo (non qui) "è colpa della mentalità napoletana": ma chi produce a Napoli e dintorni è condannato a sfornare prodotti assemblati col culo e con tassi di assenteismo da paura? Vorrei proprio vedere se è così in tutte le grosse fabbriche della zona: se c'è chi riesce a far rigare dritto gli operai senza ricattarli significa che è possibile farlo. Credo che molti operai negligenti (per usare un eufemismo) abbiano le spalle coperte da qualche potente raccomandazione, altrimenti non potrebbero permettersi certi comportamenti ;).

capisco la tua posizione e i tuoi ragionamenti, tuttavia non so se si possano applicare nel caso specifico di pomigliano.

a pomigliano c'erano effettivamente delle anomalie che però, da quanto leggo, erano più una norma, un malcostume fortemente radicato all'interno dell'azienda stessa... quando c'è di mezzo un qualcosa di cosi generalizzato è normale che in queste condizioni ci vadano di mezzo tutti... anche coloro (a vedere i dati davvero pochi) che hanno sempre lavorato onestamente. Quello che fa veramente specie però è l'eccessiva pretesa di diritti, sbandierati come ovvi e insindacabili, che però nessun'altro in nessuna altra parte di Italia (fatta eccezione per i soliti carrozzoni para-statali simili a pomigliano) ha mai goduto. CIGL & Co non traggono alcuna visibilità nel difendere un lavoratore "Normale" ;) lottano urlano, si stracciano le vesti solo quando possono essere visti.

potrà sembrare semplicista e quasi populista quello che sto dicendo ma imho è proprio cosi che stanno le cose. è questo che fa arrabbiare... la distinzione tra lavoratori che meritano di finire al Tg e quelli che quasi non esisitono

comunque, ancora non riesco a capire dove nel testo viene leso il diritto a scioperare...

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