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La Jihad e le guerre dimenticate


JackSEWing

Messaggi Raccomandati:

sento l'irresistibile impulso si postare, non so se sia il topic giusto, ma pazienza:

 

Bangladesh, strage di lavoratori tessili. E le foto “accusano” Benetton

 

A Dacca mercoledì un palazzo di otto piani è crollato e sono morti almeno 381 operai. Lavoravano in assenza delle più elementari condizioni di sicurezza e producevano capi per conto di multinazionali tra cui anche l'azienda di Treviso e di altre aziende

di Marco Quarantelli | 30 aprile 2013

 

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/30/bangladesh-strage-di-lavoratori-tessili-e-foto-incastrano-benetton/578789/

 

e visto che i media sussidiati non sono ancora arrivati a fare il parallelo, ci penso io:

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Incendio_della_fabbrica_Triangle

 

L'incendio della fabbrica Triangle, avvenuto a New York il 25 marzo 1911, fu il più grave incidente industriale della storia di New York. Causò la morte di 146 persone (123 donne e 23 uomini[1]), per la maggior parte giovani immigrati italiani ed ebrei[2]. L'evento ebbe una forte eco sociale e politica, a seguito della quale vennero varate nuove leggi sulla sicurezza sul lavoro e crebbero notevolmente le adesioni alla International Ladies' Garment Workers' Union, oggi uno dei più importanti sindacati degliStati Uniti.

 

 

 

Modificato da owluca
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7:32 : Segni i punti coglionazzo !

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  • 2 settimane fa...
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Dopo ogni strage ad opera di Daesh o di qualche terrorista islamico, si apre sempre il balletto delle responsabilità. Mentre fra gli occidentali si accusa in blocco la religione dei musulmani, nel mondo islamico si cerca di allontanare ogni legame fra la violenza e la religione musulmana dicendo subito: “Questo non è l’islam”.

È avvenuto lo stesso in questi giorni, dopo le stragi di Istanbul, Baghdad e Dhaka, rivendicate in modo più o meno ufficiale dallo Stato islamico. Proprio dopo questi massacri, ci è giunta questa piccola riflessione da parte di un giovane studente algerino (musulmano) di 27 anni, che vive in Francia.

Egli accusa di ipocrisia molto mondo islamico che da una parte dice di rifiutare l’operato di Daesh e dall’altra sogna di applicare nel mondo la sharia.

Il giovane autore sottolinea soprattutto la necessità per i musulmani di operare una riforma e una modernizzazione della fede, abbandonando quegli elementi legati al passato storico della comunità islamica e (purtroppo) diffusa e “predicata nelle nostre moschee e insegnata nelle nostre scuole”.
 

Daesh, noi e il clero musulmano!

di Kamel Abderrahmani

Oggi ho deciso di prendere posizione per difendere lo Stato islamico davanti a tutti coloro che dicono che esso non rappresenta la sharia. Daesh non è ipocrita. Esso è franco, diretto e vero.

Come osiamo dire che Daesh non rappresenta la sharia? Una sharia inventata dai nostri “ulema”, predicata nelle nostre moschee e insegnata nelle nostre scuole? E oggi questa stessa sharia è perfettamente applicata sul terreno proprio dallo Stato islamico.

[Essa] è il risultato delle nostre idee e della nostra giurisprudenza religiosa, sorta più di 10 secoli fa. Guardiamo come l’istituzione clericale ha incatenato e arrugginito il nostro cervello e quello dei nostri figli. Guardiamo come essa ha scomunicato luci [intellettuali] quali Averroé, Ibn Sina [Avicenna], Arkoun, … la lista è lunga.


Noi vogliamo un califfato simile a quello del profeta come ben lo descrivono i nostri libri e i nostri imam nelle loro prediche. È un’utopia insegnata da secoli!

Smettiamola col denunciare questo Stato e smettiamola di offenderlo. Non è facile sbarazzarci di esso perché è il figlio legittimo della nostra giurisprudenza. E infine, se abbiamo davvero questa intenzione, sbarazziamoci della nostra sharia e della nostra giurisprudenza che gli hanno dato vita. Questa sharia non è quella di Dio, ma quella del diavolo. Finiamola col darle un carattere sacro!

E soprattutto, non cerchiamo di accusare il Mossad, la Cina, e gli altri “miscredenti”! Dieci secoli fa essi non esistevano.

Non è la mano straniera che ha promulgato leggi diaboliche come l’amputazione delle mani per i ladri (v. foto)! Non siamo ingiusti, non è il Mossad che ha fatto passare la lapidazione dell’adultera come una legge divina! Non è la Cia che ha inventato l’esecuzione dell’apostata…. ma sono i nostri “shouyoukhs” [dottori coranici] e la loro giurisprudenza da quattro soldi.

Se oggi gli Stati Uniti ci aiutano a realizzare il nostro sogno (lo Stato “diabolico”), per loro interessi, noi dobbiamo ringraziarli perché è un obbiettivo della nostra giurisprudenza. Dobbiamo anche applaudire i coraggiosi membri di Daesh. Essi non sono ipocriti come noi. Essi applicano alla lettera le raccomandazioni dei dottori coranici.


La nostra posizione è davvero contraddittoria, confusa, disonesta, ipocrita. Noi condividiamo la stessa sharia con Daesh, ma purtroppo non la assumiamo e continuiamo a dire che Daesh non ci rappresenta! È davvero strano!


Non vogliamo l’instaurazione di un califfato? Non vogliamo instaurare la nostra sharia?


Se la risposta è “sì”, non abbiamo che due scelte. O noi raggiungiamo e facciamo alleanza con Daesh, e la smettiamo di recitare la commedia, o riformiamo la nostra visione dell’islam e la spolveriamo di tutto il vecchiume, ossia della sharia e della giurisprudenza inventata dagli ulema! Dobbiamo decidere prima che sia troppo tardi.

 

http://www.analisidifesa.it/2016/07/noi-musulmani-ipocriti-daesh-ci-rappresenta/

Modificato da ISO-8707
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Maurizio Stefanini per “Libero quotidiano”

AHMET HAKAN

 

«Potrebbe darmi, Signor Principe, una sua definizione di ipocrisia?». Un sarcasmo pesante ma d' altronde ben meritato, quello che il famoso giornalista turco Ahmet Haskan ha riversato in una «lettera aperta» pubblicata dal quotidiano laico Hürriyet. Destinatario: il principe saudita Nawaf al-Saud.

 

 

Cioè, un membro di quella dinastia che oltre a tenere ancora in pugno il Paese con sistemi assolutisti-feudali, come ricorda Haksan, «costringe le donne saudite ad andare coperte dalla testa ai piedi, e nega loro perfino il diritto a guidare la macchina». Che sarebbe poi il minimo. Il fatto è che poi la stessa Arabia Saudita finanza poi in tutto il mondo imam o moschee che diffondono le ristrette vedute dell' interpretazione wahabita dell' islam anche in Paesi dove finora quella fede era stata vissuta in modo più disinvolto.

 

 

Tra esse anche la Turchia, dove è appunto al potere dal 2002 un partito islamista che in modo soft sta però cercando di convincere le donne a coprirsi di nuovo, come prima delle riforme laiche di Atatürk. Per non parlare di quei terroristi jihadisti che, a loro volta venuti fuori dalla predicazione wahabita anche se ormai completamente scappati fuori di mano, sempre più spesso insanguinano la Turchia con i loro attentati.

 

Solo che mentre la dinastia saudita spende petroldollari in quantità per spingere alcune donne a coprirsi, nel frattempo altre quantità di petroldollari vengono spese per indurne invece altre a scoprirsi il più possibile. In particolare sullo yatch del già citato principe Nawaf al Saud, che dall' 8 luglio ha attraccato al largo di Bodrum: riservatissima località di vacanza turca sul Mar Nero.

 

«Col milione di euro a settimana che hai speso per quello yatch, ci avresti potuto ospitare almeno 80 rifugiati siriani», ha osservato Haksan. Come noto, la Turchia è uno dei principali istigatori ed armatori della guerra civile in Siria, ma poi si rifiuta di accogliere i profughi, che infatti si ammucchiano in Libano, Giordania e Turchia, e di lì cercano poi di raggiungere l' Europa. Ma al posto dei profughi, sullo yatch il principe ospita quelle che Haksan definisce «10 ragazze modello calendario Pirelli».

 

Un ottimista può ricordare una nota canzone di Lucio Battisti, e osservare che se non altro il prence saudita le 10 ragazze per lui se le fa bastare. Ma i turchi nella loro grande maggioranza ignorano Lucio Battisti, e osservano invece quelle modelle in bikini che ballano, si fanno selfie e probabilmente si ubriacano pure: tutti comportamenti per i quali se si trovassero su territorio saudita rischierebbero frustate a dozzine, e anche peggio.

 

 

Le pagine dei giornali e i social network locali si scambiano osservazioni furibonde, definendo il mega-yatch del principe «il più costoso del mondo» e ricordando che molte delle modelle sono svedesi. Follie si sono viste d' altronde anche a terra, come la cena in un ristorante di lusso conclusa con una mancia ai camerieri da 1000 euro. «Sodoma e Gomorra», è una delle definizioni nella lettera aperta di Haksan.

 

 

Insomma, «sicuri che in quel vostro libro sacro che citate in continuazione non sia punito pure questo?». Gossip a parte, la polemica dimostra comunque una sempre maggior insofferenza dell' opinione pubblica turca per l' asse che Erdogan ha stabilito con l' Arabia Saudita e le altre monarchie del Golfo.

 

E questa insofferenza potrebbe avere avuto un ruolo in quell' evoluzione della politica estera di Ankara che dopo le clamorose riappacificazioni con la Russia e con Israele, non a caso punite il 28 giugno con il sanguinoso attentato dell' Isis all' aeroporto Atatürk di Istanbul, vede ora l' annuncio di una altrettanto clamorosa, possibile normalizzazione con la Siria. Così, almeno, ha detto il primo ministro turco Binali Yildirim in una diretta televisiva.

 

 

La Turchia punta a sviluppare buone relazioni con la Siria e l' Iraq, ha detto il capo del governo turco, aggiungendo che i due paesi mediorientali hanno bisogno di stabilità per garantire che gli sforzi internazionali contro il terrorismo possano avere successo. Yildirim ha espresso queste osservazioni mentre parlava della necessità per la Turchia di rafforzare i suoi legami diplomatici nella regione: «Abbiamo normalizzato le nostre relazioni con Israele e la Russia. Sono certo che torneremo a relazioni normali anche con la Siria».

 

 

Notizia un po' diversa, ma indicativa del fatto che la turchia non segue in blocco Erdogan, che comunque si sta riposizionando

Modificato da Cosimo
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CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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L'esercito turco, per quanto purgato nei vertici da Erdy, resta un bastione laico e laicizzante.

Nel momento in cui Erdy si deve appoggiare ad esso, deve mettere la sordina alla campagna pro wahabismo.

 

 

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Archepensevoli spanciasentire Socing.

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11 ore fa, stev66 dice:

L'esercito turco, per quanto purgato nei vertici da Erdy, resta un bastione laico e laicizzante.

Nel momento in cui Erdy si deve appoggiare ad esso, deve mettere la sordina alla campagna pro wahabismo.

 

 

 

Sentendo quello che sta succedendo in Turchia adesso... hai agganci nello Stato Maggiore dell'esercito turco? :shock:

Modificato da Fede82
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A parte lo zio ataturk, nessuno ?

Scherzi a parte, ammesso che ci sia realmente un golpe in corso, sarebbe  una conseguenza logica di una politica fallimentare di appoggio indiretto all'isis e di reislamizzazione di una nazione, che, a parte l'Anatolia profonda, è ormai un paese laico.

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Archepensevoli spanciasentire Socing.

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4 minuti fa, stev66 dice:

A parte lo zio ataturk, nessuno ?

Scherzi a parte, ammesso che ci sia realmente un golpe in corso, sarebbe  una conseguenza logica di una politica fallimentare di appoggio indiretto all'isis e di reislamizzazione di una nazione, che, a parte l'Anatolia profonda, è ormai un paese laico.

 

Lo Stato Maggiore ha appena annunciato di aver preso il potere nel paese.

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13 minuti fa, stev66 dice:

Chissà perché penso che sia Vladimir sia Barack non protesteranno troppo ☺

 

Vediamo chi vincerà, gli scontri sono ancora in corso... in ogni modo anche io non vedo Vladimir e Barack strapparsi i capelli.

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