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Luca Cordero di Montezemolo lascia la Ferrari


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I più attivi nella discussione

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Marchionne ha un account Twitter???

No. Ma se lo avesse sono sicuro che seguirlo sarebbe uno spasso.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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Marchionne ha un account Twitter???

No, gliel'ha scritto con un punteruolo sulla scrivania di rovere ieri a Maranello :mrgreen:

D'altronde i "capolavori" degli ultimi anni portano anche la firma di LCDM, non tanto per aver fatto personalmente scelte sbagliate quanto per aver lasciato che Domenicali demolisse la squadra dal di dentro per tutti questi anni. E' dal 2010 che interrompono lo sviluppo della monoposto a settembre per concentrarsi su quella dell'anno prossimo che andrà fortissimo. LCDM dice "i risultati sportivi non stanno incidendo sulle vendite", Maglionne - che di solito è più realista del re - stavolta dice invece "la Ferrari non può stare da 6 anni senza vincere niente". La cosa assurda è che oggettivamente ha ragione LCDM, ma il tifoso se ne incula di quante auto vende la Ferrari negli Emirati Arabi.

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il punto di vista di Leo Turrini (imho un po catastrofico)

A Detroit la verità sullo shock Ferrari | Profondo Rosso

scusate se non riporto ma i filtri aziendali non me lo permettono....

eccolo... se ti interessa i miei filtri permettono di riportare anche brazzers :mrgreen:

Qui a Detroit, lo shock Ferrari te lo raccontano così.

Fine anni Novanta.

Gianni Agnelli stipula quello che ritiene il suo capolavoro: cede il 20% di Fiat Auto alla General Motors, la quale si impegna ad acquisire l'intero controllo della azienda italiana a una data scadenza.

Ma l'Avvocato si premura di escludere la Ferrari dai termini dell'accordo: il 90% del Cavallino è controllato direttamente dalla finanziaria di famiglia degli Agnelli, non da Fiat Auto in quanto tale.

Poi la General Motors cambierà idea e pur di non comprare la scassata Fiat paga a Marchionne, nel frattempo sbarcato a Torino, una cospicua somma.

Passano gli anni. Quasi una generazione.

Matura l'integrazione tra la Fiat e la Chrysler.

A questo punto Montezemolo, che è il leader della Ferrari dalla fine del 1991, fa presente che sarebbe il caso di continuare ad escludere la Rossa dalla operazione di fusione.

Come mai?

Semplice.

Se un domani gli eredi Agnelli decidessero di liberarsi di FCA, cedendone il pacchetto di maggioranza relativa magari ad un altro costruttore (la Toyota, la Bmw, chi volete voi), anche la Ferrari finirebbe nelle mani dell'acquirente.

E addio mito della italianità.

Lì si è consumata la frattura tra Torino e LCDM. Il quale LCDM, beninteso, non ha mica lavorato gratis, per anni e anni è stato il manager più pagato d'Italia e forse lo è ancora.

Ma la sua visione strategica non coincide più con quella della Famiglia, che nel frattempo è ovviamente molto cambiata. LCDM era il pupillo di Gianni Agnelli, aveva un buon rapporto con Umberto Agnelli ed era nel cuore di Susanna Agnelli, la quale lo volle al vertice della disastrata Fiat nel cupo 2004, dopo la morte di entrambi i fratelli.

Oggi la Dinastia ha altre facce e a un Montezemolo sempre più lontano dalle logiche di Marchionne sono progressivamente venute meno le certezze.

I risultati strepitosi della azienda erano (e in parte sono ancora) la sua polizza sulla vita: ma ecco che le delusioni in F1 aprono una breccia, nell'interesse di chi si libererebbe volentieri della sua ingombrante presenza.

Così si spiega l'incredibile uscita di Marchionne sulla 'Ferrari che deve vincere': cioè, ferma un attimo, le cose non stanno esattamente così.

Tutti vogliamo che la Rossa vinca i Gp e il mondiale, una gara tipo Monza 2014 non fa piacere a nessuno.

Ma la Ferrari ha un altro obbligo: PARTECIPARE. Sempre. Senza vincolare la sua permanenza in pista ai risultati. Piero Ferrari l'ha capito benissimo, il rischio: e infatti domenica ha detto di sperare che a nessuno venga in mente una Ferrari lontana dalle gare.

Semplifico. Nello schema Marchionne, sottinteso ma intuibilissimo, ci si può anche ritirare, in assenza di successi. E non l'hanno fatto, per stare a epoca recente, colossi come Toyota, Honda e Bmw?

O il Reparto Corse giustifica gli investimenti con i trionfi o potrebbe calare la tela.

Una scusa qualsiasi la si trova sempre: i regolamenti, il calo dell'audience e bla bla bla.

Ma Montezemolo era il ds di Enzo Ferrari e non acceiterebbe mai uno sbocco del genere. Forse anche perchè sa quanto è stato bello tornare in paradiso, nel 2000, dopo ventuno anni di sofferenze.

Quindi, lo scontro è, al tempo stesso, finanziario e sentimentale, culturale e romantico.

Può darsi benissimo abbia ragione Marchionne e buona notte al secchio.

Però, dicono anche qui a Detroit, ci sta che chi ha una certa storia alle spalle la possa pensare diversamente.

Infine, aspettando dall'Italia sviluppi sui tempi della separazione e sui soldi della liquidazione montezemolesca, persino a Detroit ti fanno notare una cosuccia.

Sono anni che Diego Della Valle, ottimo amico di Luca e suo socio in affari più o meno felici, spara a palle incatenate contro gli Elkann e contro lo stesso Marchionne.

Alla fine qualcuno ha fatto due più due.

E noi che ci scannavamo su Alonso e Raikkonen...

CI SEDEMMO DALLA PARTE DEL TORTO VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI ERANO OCCUPATI

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Secondo me si sta sviando troppo il discorso sui fatti "ideali" più che sulla concretezza.

Ferrari, come FCA, è un'azienda deve fare utili; non è una Onlus con finalità sportive e ricreative...

Se il gioco non vale la candela (ovvero gli investimenti nelle corse non portano un ritorno concreto in termini di vendite di vetture e/o merchandising) tantovale non farla correre.

Considerate che Ferrari ha già avuto tanto (forse troppo).

È palese ed evidente che è stata trattata meglio Ferrari con FGA (a rischio fallimento), che Lamborghini in VAG, e questo dovrebbe far riflettere...

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IL SILENZIO DELL’AZIONISTA NASCONDE L’IDEA DI UNA FERRARI NORMALIZZATA

Paolo Griseri per “La Repubblica”

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L’unico punto interrogativo rimasto è: come sarà la Ferrari senza Montezemolo? Nessuno a Maranello scommette più sulla possibilità di ricucire lo strappo di Cernobbio: un’epoca è chiusa. Si tratta solo di decidere come voltare pagina. Troppo dure le parole di Sergio Marchionne, troppo pesante l’allusione a chi «minaccia o suggerisce che la società avrebbe gravi problemi senza di lui».

Da cui il corollario non meno pesante: «Nessuno di noi è indispensabile ». Che cosa abbia fatto scattare la reprimenda dell’ad del Lingotto contro il Presidente della Rossa sarà a lungo materia per studiosi: «Forse - dicono in Emilia - Marchionne ha interpretato male la frase di Montezemolo di sabato scorso», quel «se dovessi andarmene sarei il primo a dirlo», che ha dato a Torino l’impressione di una eccessiva autonomia della Ferrari dalla Fiat. Un misunderstanding? «Luca voleva solo rendere chiaro che non avrebbe tenuto nascosta una sua eventuale uscita dal gruppo», si ragiona a Maranello.

Ma può un equivoco su una frase far scattare la più clamorosa rottura in casa Fiat dai tempi dell’uscita di scena di Vittorio Ghidella? Evidentemente no. Ancora più delle parole di Marchionne, pesano in Ferrari i silenzi di John Elkann. Un rapporto diventato più difficile per la vicinanza di Montezemolo a Diego Della Valle, l’avversario degli Agnelli nella battaglia Rcs: «Paga l’amicizia con Diego», si sussurra nella galleria del vento.

Ferrari sede Maranello

FERRARI SEDE MARANELLO

Anche da qui la freddezza di Torino. Sottolineata da segnali sempre più espliciti: l’assenza di ringraziamenti il giorno dell’annuncio dell’estromissione del numero uno di Ferrari dal nuovo consiglio di amministrazione dei Fca; lo stesso ostinato silenzio del principale azionista di fronte a una baruffa che coinvolge un uomo per anni garante dell’unità e della continuità della Famiglia. Davvero l’intemerata di domenica viene tutta dal sacco di Marchionne?

Ciò che colpisce a Maranello è la durezza dei toni e la conseguente accondiscendenza dell’azionista: «Davvero – dicono gli uomini vicini a Montezemolo - un amministratore delegato potrebbe attaccare un presidente che porterà a casa quest’anno utili per 400 milioni e ricavi miliardari? Davvero si può mandare via chi ha creato il brand più forte del mondo con un merchandising che vale da solo 50 milioni all’anno»?

«Se lo fanno - ipotizzano nella Scuderia - è perché hanno in testa un’altra Ferrari». Una Ferrari «lamborghinizzata» come si dice da queste parti per raccontare in negativo la parabola di un’altra società emiliana fagocitata da un grande gruppo. Il rischio è di avere un marchio privato del glamour novecentesco e trasformato nella versione europea delle muscle cars d’oltreoceano.

Una società completamente integrata nel gruppo Fiat: «Come la Marelli », è scappato di dire sabato a Marchionne nelle dichiarazioni di Cernobbio. In una Ferrari «come la Marelli» per Montezemolo non c’è evidentemente posto. Il presidente lo aveva già capito da mesi. E agli amici aveva confidato, in tempi non sospetti: «Lascio nel 2015».

Ma immaginava un’uscita graduale, non una specie di aut aut. Ora però la frittata è fatta. Al di là delle stesse intenzioni di Marchionne che forse si è anche pentito per qualche tono sopra le righe nelle frasi di domenica scorsa. E’ fatta, la frittata, nonostante le solidarietà che arrivano al Presidente della Ferrari d’oltreoceano: «Telefonano dall’America », si stupiscono al Cavallino. E nonostante le telefonate di amicizia di qualche membro della stessa Famiglia.

La verità è che nessuno metterà in discussione una strada già segnata. Si discute il come, non il se, della fine dell’era Montezemolo. Si discute se si possa trovare un’exit strategy civile, per dirsi addio «senza prendersi a calci in faccia», senza rompere il delicato giocattolo della Rossa. Perché quel giocattolo servirà, e molto. Sarà la stella, la punta di diamante, il biglietto da visita di Elkann e Marchionne in America, lo strumento per convincere gli investitori di Wall Street a scommettere sul nuovo titolo Fca.

Un incentivo forte anche perché sul piano dei mercati, con l’Europa che arranca, gli Usa che crescono senza sfracelli e il Sudamerica che segna il passo, è proprio il Cavallino l’atout da giocare. La presidenza toccherà quasi sicuramente a Marchionne che potrà presentarsi ai mercati finanziari come l’uomo che governa tutto l’impero. In alternativa quel posto potrebbe fare gola a John Elkann.

Per il ruolo di amministratore delegato si fa il nome di Harald Wester, numero uno di Alfa Romeo e Maserati, l’uomo su cui pesa la responsabilità di rilanciare il polo del lusso di Torino e Detroit. Con la coppia Marchionne-Wester l’anomalia di Maranello e del suo attuale Presidente cesserebbe del tutto. Per questo bisogna fare in fretta. Non c’è più tempo di aspettare.

La quotazione a Wall Street è alle porte, a metà ottobre, e nemmeno le autorità di controllo accetterebbero di portare sulla piazza finanziaria più importante del mondo un titolo con una lite in corso. Ma tutto potrebbe essere anche più rapido. Chi accoglierà gli ospiti allo stand Ferrari del Salone di Parigi, tra venti giorni?

"quello che della valle spende in 1 anno di ricerca io lo spendo per disegnare il paraurti della punto." Cit.

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Vabbe', come in ogni vicenda che riguardi direttamente od indirettamente la FIAT, ognuno ha le sue teorie che porta avanti sulla base di voci, sussurri ed indiscrezioni. La cosa bella è che "le voci, sussurri ed indiscrezioni" che riporta ciascuno di essi sono diverse da quelle riportate da tutti gli altri.

Alfiat Bravetta senza pomello con 170 cavalli asmatici che vanno a broda; pack "Terrone Protervo" (by Cosimo) contro lo sguardo da triglia. Questa è la "culona".

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