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Intervista a Dall'Igna (Ducati) 2015


Dannatio

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Abbiamo intervistato in esclusiva Luigi Dall’Igna, Direttore Generale di Ducati Corse, alla casa di Borgo Panigale da ottobre 2013. Con lui abbiamo affrontato diversi argomenti, dal prossimo test di Sepang, al “salto” di Jack Miller dalla Moto3 alla MotoGP, passando per Audi, per un giudizio su Dovizioso, Iannone, Hernandez e Petrucci e sul rientro di Aprilia nella MotoGP. Di seguito la nostra intervista in esclusiva.

Il primo test collettivo di febbraio si avvicina, come ci arriva la Ducati? Schiererete già la nuova GP15?

“Schiereremo quella denominata GP14.3, in pratica evoluzione di telaio, software e anche motore della moto con cui abbiamo terminato il 2014. Quando alla fine del 2014 parlavamo di debutto della GP15 nei test di febbraio, non avevamo mai detto quale fosse il test, se Sepang 1 oppure Sepang 2. La pianificazione è sempre stata per Sepang 2, anche se io speravo di poter anticipare i tempi. Non si può quindi parlare di un vero ritardo, ma è chiaro che non si può neanche parlare di un anticipo. Inizieremo il primo test con la GP14.3 su cui faremo del lavoro funzionale in ottica GP15.”

Lo scorso anno avete deciso di sfruttare il regolamento Open. Qual’è stato il vantaggio che ha influito di più sulla vostra competitività? La gomma morbida, l’avere più litri a disposizione e la possibilità di sviluppare la moto durante la stagione?

“Chiaramente il vantaggio più grande è stato quello di poter sviluppare la moto durante l’anno. Se invece avessimo avuto i motori “congelati” per tutto l’anno non avremmo potuto fare lo sviluppo non solo in termine di motore, ma anche in termine di ciclistica. Lo sviluppo più importante sulla ciclistica è stato reso possibile solo grazie ad una modifica del motore. Sicuramente senza la possibilità di schierarci come Factory 2 non avremmo potuto ottenere i risultati che sono arrivati, soprattutto nell’ultima parte della stagione. Sicuramente anche la gomma morbida ha aiutato, ad esempio per la pole position ottenuta a Motegi, ma il vantaggio più importante è stato quello di poter fare sviluppo.”

Nella scorsa stagione si è visto spesso (soprattutto ad inizio stagione) le Ducati essere protagoniste ad inizio gara, per poi rallentare sul finale: era solo un problema di gestione delle gomme?

“Il degrado gomme che abbiamo avuto all’inizio dello scorso anno e che comunque resta ancora, seppur in maniera ridotta, è un problema su cui dobbiamo ancora lavorare. Consumavamo e parzialmente consumiamo ancora un pò di più dei nostri avversari la gomma posteriore.”

Quest’anno in sella alla Desmosedici avremo due italiani, Andrea Dovizioso e Andrea Iannone, cosa vi ha convinto a fare questa scelta?

“La nazionalità non era una priorità per Ducati. Per Ducati è importante avere due piloti capaci di sviluppare la moto e che possano raggiungere risultati che noi e i tifosi ci aspettiamo. Sono due ottimi piloti, diversi nello stile di guida e quindi funzionali allo sviluppo che vada in tutte le direzioni, piloti estremamente veloci ed esperti. Soprattutto Dovizioso che negli ultimi anni ha provato tutte le MotoGP più competitive e questo potrà aiutarci. Iannone è un pilota giovane, in crescita, che ha dimostrato lo scorso anno di saper andare forte soprattutto sul tempo sul giro. Ha commesso qualche errore in più, errore dettato più dalla mancanza di esperienza, che non della voglia di fare. Se infatti si analizzano gli errori commessi, soprattutto nei primi giri, sono più “figli” della foga. Sono estremamente contento dei piloti che avrò a disposizione nel corso del 2015.”

Cosa non ha funzionato invece nel binomio Ducati-Crutchlow? Tutti lo definivano come un pilota “perfetto” per la Ducati e invece numerose sono state le cadute e avari i risultati.

“Il problema principale è stato l’approccio iniziale un pò sbagliato, perchè invece a fine stagione, pur non arrivando risultati eclatanti, Cal è andato molto forte. Non ha concretizzato quanto avrebbe potuto fare, ad esempio quando era secondo a Phillip Island ad un solo giro dalla fine, a 6/7 secondi dal primo. E’ stata la parte iniziale della stagione che ha influito. La priorità di Ducati era quella di sviluppare la moto e non è stato possibile aiutare Crutchlow a capirla meglio. Chiaramente la Ducati era una moto diversa rispetto a quella a cui era abituato e questo l’ha un pò scoraggiato nelle prime gare, complice anche la caduta di Austin, dove è caduto pesantemente facendosi male e questo gli ha fatto perdere la fiducia necessaria per guidare al limite queste moto.”

Parlando sempre di piloti avete un contratto diretto con il colombiano Yonny Hernandez ed è arrivato il ternano Danilo Petrucci. Con quali moto correranno e che aspettative avete per questi due piloti, entrambi schierati dal Team Pramac.

“Yonny utilizzarà la 14.2, mentre Danilo avrò a disposizione la GP14.1. Questa scelta è dettata anche dal fatto che la GP15 non è ancora pronta e fare sviluppo per due piloti o per quattro è una cosa sostanzialmente diversa. Abbiamo quindi preferito concentrarsi sul team interno. Chiaramente ci aspettiamo molto da questi due piloti. Ci aspettiamo che Yonny continui la crescita che ha fatto durante la scorsa stagione. Tutto dipenderà da loro, se dimostreranno di essere dei piloti competitivi gli daremo il materiale che gli serve per mettersi ancora di più in luce.”

L’arrivo dell’Audi ha aiutato nello sviluppo della moto? Se si in che modo e in che settore?

“Collaboriamo con Audi soprattutto nei settori che più ci accomunano. Chiaramente un auto e una moto sono due cose completamente diverse, però ci sono delle parti in comune, ad esempio il motore. Proprio sul motore ci stiamo confrontando con loro per cercare di trovare delle soluzioni a qualche piccolo problema che abbiamo.”

Oggi, con la nuova gestione del reparto corse, quanto tempo passa tra il “pensare” un nuova parte, la realizzazione della stessa e la messa in pista?

“E’ una domanda abbastanza complicate e dipende tantissimo della parte di cui stiamo parlando. Se si tratta di un telaio siamo abbastanza rapidi, lo scorso anno ne abbiamo portati in pista sostanzialmente tre versioni. In questo caso nell’arco di pochi mesi si riesce a trovare una soluzione. Se si tratta invece di riprogettare completamente il motore, questo ha dei tempi decisamente più lunghi, coinvolge tantissimi fornitori, tantissime persone. La GP15 è stata pensata ad aprile/maggio dello scorso anno e l’obiettivo è stato quello di portarla in pista a febbraio.”

Siamo in un periodo di crisi economica, quanto incide sul vostro sviluppo? Avete un budget preciso da non sforare oppure l’arrivo di Audi permette ricerche per spese come Mass damper, forcelloni, torsiometri e laser?

“Chiaramente Audi e il gruppo Volkswagen hanno una grande solidità finanziaria, ma devo dire che Ducati in questo momento è una società molto solida di per se, che continua a fare record lato vendita. E’ arrivata a superare le 45.000 unità vendute. Riesce comunque a garantire quello di cui un reparto corse come il nostro ha bisogno. Chiaramente dobbiamo sviluppare, abbiamo tante idee da portare avanti, stiamo utilizzando sensori che ci possano far comprendere meglio il mondo della moto, una cosa che faremo anche quest’anno.”

Questa sarà l’ultima stagione con i pneumatici Bridgestone, nel 2016 ci sarà infatti il ritorno della Michelin. Inoltre ci sarà la ECU unica. Crede che queste due novità porteranno “scompiglio” oppure i piloti più competitivi rimarranno sempre al Top?

“I piloti più forti saranno sempre al Top anche dopo questo cambio regolamentare. E’ evidente d’altra parte che questi cambiamenti sulle moto possano portare ad un rimescolamento delle carte. Quindi chi è più indietro potrà trarre almeno sulla carta un vantaggio.

Parlando di un suo recente passato parliamo di Aprilia. La casa veneta rientrerà quest’anno in forma ufficiale dopo aver schierato la ART. Lo farà con Marco Melandri e Alvaro Bautista, pensa che possa essere competitiva vista la derivazione della moto dalla RSV4 Superbike, oppure la MotoGP è un’altra storia?

“Questa è una domanda da fare evidentemente ad Aprilia più che a me, ma è evidente e l’hanno dichiarato anche loro che è un modo “diverso” di rientrare in MotoGP. Non credo comunque che Aprilia si fermerà qua, andrà sicuramente avanti nello sviluppo, progettando una moto completamente prototipo con i vantaggi che ad esempio si hanno, anche in termini di grandezza su un propulsore prototipo.”

Una domanda sui piloti italiani delle classi Moto3 e Moto2. Una volta eravano noi i dominatori, adesso sono gli spagnoli. Crede che il progetto VR46 Academy di Valentino Rossi e anche quello della Federazione possano dare una mano per risalire ed aiutarli ad essere competitivi sino ad arrivare alla Top Class?

“Già nel 2014 Romano Fenati ha dimostrato che con un ottimo supporto alle spalle i nostri pilti italiani possono dare del filo da torcere a spagnoli ed australiani. Credo che le attività che stanno facendo sia la Federazione, che anche Valentino, possano essere sicuramente un contributo importante, se non determinante allo sviluppo dello sport noi amiamo.”

E quanto è importante correre in tutte e tre le classi e non fare il “salto” Moto3 – MotoGP come fatto da Jack Miller? E’ secondo lei una mossa azzardata quella dell’australiano?

“E’ chiaro che i “treni” buoni non passano sempre. Evidentemente quest’anno Miller ne aveva uno buono e quindi la decisione se salire o no sarà stata comunque sofferta. E’ chiaro che rinunciare ad una Honda MotoGP non sarebbe stato facile. Credo però che la Moto2, soprattutto nell’ultimo periodo sia una categoria formativa per la MotoGP. Lo stile di guida della MotoGP è derivato sostanzialmente da quello della Moto2. Se Marquez avesse guidato una 250cc e non una Moto2, forse non guiderebbe come sta facendo ora. La 250cc andava guidata infatti in maniera molto più pulita, soprattutto in ingresso di curva, cosa che invece non avviene con i piloti che vanno forte in MotoGP. Ripeto, i treni non sempre passano, d’altra parte per un talento come quello di Miller il treno sarebbe sicuramente ripassato. La mia opinione assolutamente personale è che avrebbe fatto meglio a passare per la Moto2, poi magari verrò subito smentito da Miller, che magari vincerà il campionato.”

MotoGP: Intervista esclusiva a Luigi Dall?Igna, Direttore Generale di Ducati Corse - Notizie sul Motomondiale

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  • 4 settimane fa...

[h=1]MotoGP, Dall'Igna: GP15? la riconoscerete da lontano[/h]

Lunedì 09 Febbraio 2015 09:56 di Matteo Aglio - MotoGP

dalligna_piloti.jpg

I primi test della stagione sono finiti e la Ducati GP 14 ha fatto la sua ultima uscita con i colori ufficiali. Tra una settimana a Borgo Panigale saranno tolti i veli dalla nuova GP 15, una settimana più tardi il battesimo in Malesia. È da un anno che si parla della nuova Desmosedici e ora che l’attesa è quasi finita la curiosità è ancora più alta. “La si riconosce già da lontano, soprattutto senza le grafiche sembra ancora più diversa dall’attuale” sorride Gigi Dall’Igna che non vuole rivalere nulla di più. Si sa che sarà completamente diversa dal modello attuale, più piccola, ma nulla di più. Partiamo dall’inizio, come si progetta una nuova moto? “Ognuno ha il suo approccio, noi abbiamo fatto molte simulazioni per capire cosa avrebbe potuto portare vantaggi in termini di ciclistica. Partendo da un modello numerico di una moto si spostano certi parametri fondamentali e si valuta come questa reagisce”. Per chi come te ha tanta esperienza, cosa rappresenta un nuovo progetto?Non bisogna mai pensare a quello che si è fatto ma quello che si farà. La gente dimentica presto”. Dallo schermo del computer alla realtà, qual è stata la sensazione vedendo assemblata la GP 15 per la prima volta? È come la nascita di un figlio?Non è come la nascita di un figlio, per chi è genitore non è paragonabile. Subentra una sensazione di rilassamento, anche se il vero lavoro in realtà inizia quando la moto è finita. Però c’è stato così tanto stress per progettarla e fare arrivare tutti i pezzi in tempo, che quando la si vede completata ci si sente come quando si arriva in traguardo. Anche se in realtà è l’inizio e non la fine”. Quanti sono i pezzi che la compongono?Solo il motore è composto da circa 500 parti, più altre 1.500 nella moto”. E quale di questi ha dato più problemi?Quello che determina sempre tutto in una moto, dal punto di vista dei riferimenti cronometrici, è il motore. Per farlo ci vuole tanto tempo, anche tre mesi per un solo ingranaggio. Forse la difficoltà maggiore è mettere insieme tutte le persone che devono lavora per realizzare una moto, perché hanno mentalità diverse. Chi progetta il motore è abituato a ragionare in micron, chi il telaio in decimi e unirli a volte è complicato”. Cosa ti ha dato più soddisfazione?Sono estremamente contento, al di là di come andrà, di come stiamo lavorando e delle persone che ho trovato e collaborano con me. Sia dal punto vista tecnico che umano, Ducati è una bella azienda”. I test appena terminati a Sepang come possono essere utili per la GP 15?Abbiamo fatto dei miglioramenti nel software che saranno facili da trasportare sulla GP 15. Inoltre abbiamo fatto passi avanti per quanto riguarda sospensioni, ciclistica e motore e questi determineranno il punto di partenza della nuova moto. Partiremo da questo setup per poi progredire”. Come è possibile, se la moto è completamente diversa?La distribuzione dei pesi di partenza sarà uguale, poi porteremo avanti lo sviluppo lungo la strada che abbiamo intrapreso e su cui non è più possibile proseguire con la moto attuale. Logicamente la GP 15 sarà una moto completamente diversa che avrà bisogno di un differente setup, ma il concetto di base verrà ripreso”. Da ex, come giudichi la prima uscita dell’Aprilia?Conosco bene entrambi i piloti, sia Bautista che Melandri, a casa ho la moto di Alvaro dietro alla mia scrivania. E’ sempre difficile mettersi nei panni degli altri, mi auguro abbiano delle soddisfazioni

MotoGP, Dall'Igna: GP15? la riconoscerete da lontano

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  • 2 mesi fa...


:b9

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