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La mancanza di nazionalismo degli italiani


fulvio

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Una penisola che ha perso la sua unità con la fine di un impero per poi subire la distruzione di praticamente tutto il costruito dei precedenti 750 anni con le guerre gotiche ha subito anche una distruzione totale del suo tessuto sociale, dove alla fine l'unica cosa importante era "sopravvivere". Il vuoto di potere, culturale ed economico successivo al disastro portarono ad una frammentazione totale della vita politica con l'ascesa di personaggi discutibili pernemmenente in lotta. Nessuna nazione preunitaria aveva la forza (morale o militare) di riunificare la penisola, e i (pochi) tentativi vennero anche frustrati da interventi esterni. Solo il passaggio del ciclone Napoleone scrollò dal torpore le ormai arcaiche istituzioni preunitarie e nelle elite nacque l'idea dell'unità, raggiunta quasi per caso nel 1860. Il problema fu un'imposizione del modello statale francese, estremamente centralista, mentre con più probabilità un sistema Svizzero sarebbe stato più azzeccato alla nostra situazione, ma ormai la frittata era fatta.

L'esasperazione fascita e la divisione in blocchi contrapposti del mondo del dopoguerra portò a "nascondere sotto il tappeto" ogni forma di nazionalismo che andasse oltre quello sportivo.

Se gli italiani cominciarono a considerarsi tali solo dopo il 1915, dopo il 1945 non ne volevano più sapere: si era tornati ad una condizione post-guerre gotiche, dove importava solo sopravvivere.

Vi ricordate "O Franza o Spagna, purché se magna"?. IMHO (come per tutto il mio chilometrico discorso) siam rimasti li.

Statisticamente, il 98% dei ragazzi nel mondo ha provato a fumare qualsiasi cosa. Se sei fra il 2%, copia e incolla questa frase nella tua firma

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In italia il nazionalismo soffre il fatto di essere statro sfruttato e svuotato dal Fascismo. Chi si ritrovò con le scarpe di cartone ed i cannoni imperial-regi sul don od al el Alamein, e la scampò , non volle più sentir parlar di PAtria ed immancabili destini. Senza contare che il sentirsi nazione era comunque gracile ed appena nato ( in partica nelle trincee della guerra precedente ). Da allora, l'italiano sofffe di un senso di inferiorità ed esterofilismo da una parte , di estremo campanilismo dall'altra.

P.S.

No, non concordo. Quando ero bambino, negli anni '70, il concetto di Patria era ancora forte. È stato ridimensionato, fino ad assumere connotazione negativa, con l'affermarsi degli ideali sessantottini misti al lassismo craxiano degli anni '80. Allora i nostri genitori hanno cominciato a rimangiarsi quanto di buono i nostri nonni avevano fatto negli anni '50, quando l'Italia si affacciò prepotente al mondo come vera potenza economica, grazie al loro lavoro. Allora il merito e il lavoro duro venivano premiati. Oggi per alzarsi sopra la media non conta il tuo impegno: conta a chi sei figlio, o chi conosci di potente. Se no devi emigrare. Io sono tuttora orgoglioso di essere italiano, ma quando vedo che lo scopo di tutti intorno a me non è guadagnarsi da vivere con l'impegno, né la soddisfazione di aver fatto un buon lavoro, ma quello di trovare la strada più breve per riuscire che sia corretta o meno (anzi spesso quelle corrette non vengono neanche prese in considerazione), non posso non pensare che questo paese è ridotto a uno schifo.

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Una penisola che ha perso la sua unità con la fine di un impero per poi subire la distruzione di praticamente tutto il costruito dei precedenti 750 anni con le guerre gotiche ha subito anche una distruzione totale del suo tessuto sociale, dove alla fine l'unica cosa importante era "sopravvivere". Il vuoto di potere, culturale ed economico successivo al disastro portarono ad una frammentazione totale della vita politica con l'ascesa di personaggi discutibili pernemmenente in lotta. Nessuna nazione preunitaria aveva la forza (morale o militare) di riunificare la penisola, e i (pochi) tentativi vennero anche frustrati da interventi esterni. Solo il passaggio del ciclone Napoleone scrollò dal torpore le ormai arcaiche istituzioni preunitarie e nelle elite nacque l'idea dell'unità, raggiunta quasi per caso nel 1860. Il problema fu un'imposizione del modello statale francese, estremamente centralista, mentre con più probabilità un sistema Svizzero sarebbe stato più azzeccato alla nostra situazione, ma ormai la frittata era fatta.

L'esasperazione fascita e la divisione in blocchi contrapposti del mondo del dopoguerra portò a "nascondere sotto il tappeto" ogni forma di nazionalismo che andasse oltre quello sportivo.

Se gli italiani cominciarono a considerarsi tali solo dopo il 1915, dopo il 1945 non ne volevano più sapere: si era tornati ad una condizione post-guerre gotiche, dove importava solo sopravvivere.

Vi ricordate "O Franza o Spagna, purché se magna"?. IMHO (come per tutto il mio chilometrico discorso) siam rimasti li.

Centrata la ricostruzione storica.

A partire da quello è rimasto come carattere generale (in alcune Regioni di più o di meno) un individualismo ancestrale. L'inghippo è che è talmente radicato nella società che anche in tempi moderni -in cui non si parla più di lotta per la sopravvivenza- si manifesta nell'estrema diffidenza verso qualsiasi concessione alla collettività, fino all'estremo di sacrificare parte del proprio benessere pur di non dare un vantaggio ad altri.

Io vedo la mentalità italiana come tre persone che si incastrano cercando di passare insieme per una porta stretta, e nessuna delle tre vuole fare il passo indietro che sbloccherebbe la situazione e permetterebbe a tutti di andarsene via velocemente...

E' chiaro che un sistema politico democratico, basato sulla condivisione, è facile da prendere in ostaggio con messaggi e azioni populisti... finché il popolo si azzuffa sulle cazzatine e non ha interesse reale per la gestione collettiva. Con la conseguenza che proprio chi dovrebbe rappresentare e incentivare il sentimento di unione ha tutto l'interesse a tenere spezzati e litigiosi i cittadini.

Gran parte del genio, dell'intuito, anche del senso di "come fare le cose" nasce dal fatto che chi è cresciuto qui DEVE imparare a stare al mondo se vuole sopravvivere. Il lato negativo è che poi questa diffidenza si riproduce tra le generazioni e alla lunga rischia di ammazzare la voglia di provarci...

There's no replacement for displacement.

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Anche tu ti ecciti palpeggiando pezzi di plastica? Perché stare qui a discutere con chi non ti può capire? Esprimi la tua vera passione passando a questo sito!

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Secondo me c'è un grosso errore di fondo.

Per essere Nazionalisti, giustamente, si deve avere una Patria, una nazione, in cui il popolo possa riconoscerci.

Non solo non c'è (se non come idea politica) ma non c'è nemmeno mai stata.

Perfino l'impero era ROMANO (e non Italiano).

Cercherò di non dilungarmi troppo, ma ci sono innumerevoli esempi storici che dimostrano come la penisola Italiana, dall' impero romano in poi, sia stata un territorio geografico dove diverse entità politiche e sociali RADICALMENTE diverse tra di loro siano coesistite cercando ciascuna di prevalere sull'altra.

L'unificazione è stata prevalentemente politica, dovuta in gran parte ad eminenti personalità del regno del Piemonte e di Sardegna, non c'è mai stato un movimento popolare che abbia spinto per l'Italia. L'unico che credeva che il popolo potesse sollevarsi per l'Italia e si è adoperato in tal senso, Mazzini, non mi risulta sia annoverato tra i padri della Patria. Semplicemente perchè fallì, il popolo non si sollevò mai. Un esempio (documentato) è stata la NON partecipazione dei siciliani alla spedizione dei mille se non DOPO che il successo della spedizione fu incontrovertibile.

Saltando direttamente ai tempi moderni, vorrei evidenziare un grosso difetto di noi Italiani: il voler darci un tono, un peso quando non ne sussistono le condizioni. Nel corso della seconda guerra mondiale l'esercito Italiano venne definito un "medaglificio" per la straordinaria facilità con cui le decorazioni vennero elargite. Un Gerarca fascista, Farinacci, venne decorato come reduce per aver avuto la mano amputata dalla bomba a mano che stava tirando in un lago per pescare nella vittoriosa campagna di etiopia. Campagna di Etiopia di cui si sono recentemente ritrovati dei dispacci ove si scriveva "ho dovuto falsificare i numeri nel rapporto per non mettere in evidenza che si vinceva solo in dieci a uno".

Allo stesso modo, abbiamo completamente stravolto il ruolo (marginalissimo) che ha avuto la resistenza nel liberare la penisola dal fascismo. Così come marginalissimo fu il ruolo avuto dai repubblichini. Furono i nazisti da una parte e gli alleati dall'altra ad avere avuto il pallino del gioco. Quello che avvenne immediatamente prima e immediatamente dopo la fine della guerra furono faide e piccole battaglie da compagnie di bandiera medievali. Se qualcuno conosce il "triangolo della morte" in emilia, saprà che spesso si usò la "resistenza" come alibi per regolare dei conti personali.

L'unica cosa seria e drammatica, nei conflitti che hanno coinvolto l'Italia dall'unificazione fino al 1945 è stata la morte di tanta povera gente, che spesso per l'Italia ha volontariamente dato la propria vita. Ma non posso accettare, pur rivolgendo alla loro memoria il rispetto più profondo, che si voglia far passare tutto questo per qualcosa di diverso da quello che è stato : una cialtronata con i connotati della farsa.

Fu una farsa il fascismo, dove il poco di buono che venne fatto fu sommerso dai sommi tentativi di renderci ridicoli. Dalle divise, le liturgie, la marcia su Roma dove Mussolini arrivò in treno (!) ed accettò i poteri che il re stesso gli offrì (una grande rivoluzione). Fu una farsa l'impero, costruito sugli avanzi delle altre potenze coloniali. Lo fu la volontà di colonizzare l'Albania, dove vennero spesi miliardi per costruire edifici che il popolo albanese non utilizzò mai e che vennerò abbandonati al ludibrio finita la guerra. Lo fu il voler entrare in guerra a tutti i costi, salvo venire inchiodati sul primo fronte (quello greco) e destinati alla sconfitta senza l'aiuto della Germania (che, grazie a quella perdita di tempo andò a impantanarsi nell'inverno russo).

Il cosiddetto "valzer diplomatico" che ha caratterizzato la condotta italiana nelle due guerre mondiali e ci portò a terminarle nello schieramento avverso a quello in cui iniziammo fu la summa della vergogna. Non ci voglio spendere commenti.

Ci furono delle individualità che si distinsero per il loro eroismo o per benemerenze culturali e artistiche ma rimasero (e rimangono) individualità.

Tutti i governi dal dopoguerra ad oggi sono stati di un'inefficacia mostruosa, i problemi del passato continuiamo a trascinarceli dietro come una zavorra che presto ci soffocherà.

Al momento non esiste un popolo Italiano, semplicemente perchè non è mai esistito. Esiste e continuerà ad esistere un passato regionale che ha contraddistinto il nostro paese e che è stato un modello per l'Europa. Basti pensare agli "stati regionali" che splendevano di luce propria nel rinascimento. Pensiamo alla repubblica di Venezia. Pensiamo alla Sicilia, intrisa di cultura Araba (come l'Andalusia in Spagna). Pensiamo al Granducato di Toscana, alle repubbliche Marinare. Purtroppo l'influsso spagnolo-borbonico ha trascinato nel declino, oltre alla madrepatria spagnola, anche il Sud Italia. Ogni regione ha avuto il proprio percorso letterario, artistico e culturale. Tale percorso è un qualcosa di cui andare fieri, nel bene e nel male, ma il tutto è stato perso e confuso con l'unificazione e le guerre.

Sulle differenze e sull' heritage culturale non si è lavorato dopo l'unificazione. Ogni regione è figlia della sua storia e delle proprie consuetudini. E la storia mostra che gli stati italiani non cooperavano, si facevano la guerra. In Svizzera, ad esempio, il "buon vicinato" fu alla base della nascita della confederazione elvetica. Nell'Italia moderna qualche politico cialtrone tira fuori l'esempio svizzero invocando il federalismo, trascurando che furono i cantoni a fare la Svizzera e non la Svizzera a fare i cantoni. Allo stesso modo il governo centrale Italiano è poco più di una patacca. Ha un grosso costo per i cittadini, ma deve poi fare i conti con il fortissimo (e non potrebbe essere altrimenti) campanilismo regionale. Il risultato è che la burocrazia è un cancro che devasta il paese, non c'è unità di intenti, armonia nelle strategie. Ci sono disparità immense non solo tra nord e sud ma anche tra regione e regione. La colpa più grave di tutte è il non voler lavorare per creare un popolo Italiano .

E per creare un popolo Italiano non ci si può appellare ad un glorioso passato o al culto della nazione. Perchè così facendo, fino ad oggi, si è nascosto sotto il tappeto il fatto che l'Italia è sempre stata una burla.

Si può cambiare.

Innanzitutto non mettendoci a paragone di Francia o Inghilterra, i quali hanno avuto secoli e secoli di monarchia unitaria, hanno avuto secoli e secoli di tempo per sviluppare una lingua, una cultura, una storia nazionale UNITARIA che noi abbiamo ammucchiato e millantato in un secolo e mezzo scarsi.

Con questo NON voglio fare l'elogio dello straniero, voglio evidenziare come il paragone non ha alcun senso.

Non so se sia possibile far sì che le varie regioni di italia possano passare un colpo di spugna su secoli e secoli di realtà indipendenti.

Faccio interamente mie le parole di questo grande ITALIANO che più di tutti ha saputo capire e dipingere il nostro paese:

Ps: dal mio punto di vista, per quanto riguarda il made in Italy, tutto quello che non si mangia o si indossa, non regge il confronto.

Modificato da Waterland

Al conformismo l'ironia fa più paura d'ogni argomentato ragionamento.

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Fulvio grazie di aver aperto la discussione, questo tema mi tene a cuore e la vedo veramente come te.

Trucido completamente d'accordo e globalmente con quello detto dalla gran parte delle persone.

Vivo in Francia dall'età di dieci anni. Ho memoria abbastanza buona. Di nazionalismo in casa quando eravamo in Italia non ne ricordo traccia a parte quando c'era calcio.

Ci siamo trasferiti in Francia nell'82.

Oggi vivo in Francia, son cresciuto in Francia dall'éta di 10 anni ed ho studiato ingegneria in Francia (non sapete come sia piu difficile farlo per uno straniero).

Ho la fortuna di lavorare in Svizzera, ho lavorato un bel po in Germania. Dunque conosco abbastanza bene diverse culture. Amo l'ITALIA e ne sono rimasto molto attaccato nonostante sii sposato con un asiatica i cui genitori vivono in America. Ho due bimbi Italo-Franco-Asiatici ma mi sento Italiano e provo a trasmettere questo mindset Italiano a i miei bimbi e per essere sincero é mia moglie a spingermi.

Il nazionalismo in famiglia é nato e cresciuto da quando viviamo in Francia(sempre rispettando la Francia che amo anche).

Per essere onesto abbiamo imparato ad amare e difendere l'Italia in Francia e grazie ai Francesi

Una volta abbiamo impiegato una Aupair Italiana......arrivando mi disse le solite cose dell'Italia i difetti...etc...etc... dopo sei mesi mi disse che non poteva restare e che voleva ritornare in Italia. Arrivando ai confini con l'Italia mi scrisse un sms "gianni doversti rifletterci al ritorno..il nostro paese e troppo bello e ne vale la pena nonostante i problemi"

Insomma é come dice Fulvio ci si rende conto dei pregi dell'Italia quando la perdi o ti allontani.

Scusate per l'italiano non pratico abbastanza ed ho studiato in Francia.

Gianni

- - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - -

Secondo me c'è un grosso errore di fondo.

Per essere Nazionalisti, giustamente, si deve avere una Patria, una nazione, in cui il popolo possa riconoscerci.

Non solo non c'è (se non come idea politica) ma non c'è nemmeno mai stata.

Perfino l'impero era ROMANO (e non Italiano).

Cercherò di non dilungarmi troppo, ma ci sono innumerevoli esempi storici che dimostrano come la penisola Italiana, dall' impero romano in poi, sia stata un territorio geografico dove diverse entità politiche e sociali RADICALMENTE diverse tra di loro siano coesistite cercando ciascuna di prevalere sull'altra.

L'unificazione è stata prevalentemente politica, dovuta in gran parte ad eminenti personalità del regno del Piemonte e di Sardegna, non c'è mai stato un movimento popolare che abbia spinto per l'Italia. L'unico che credeva che il popolo potesse sollevarsi per l'Italia e si è adoperato in tal senso, Mazzini, non mi risulta sia annoverato tra i padri della Patria. Semplicemente perchè fallì, il popolo non si sollevò mai. Un esempio (documentato) è stata la NON partecipazione dei siciliani alla spedizione dei mille se non DOPO che il successo della spedizione fu incontrovertibile.

Saltando direttamente ai tempi moderni, vorrei evidenziare un grosso difetto di noi Italiani: il voler darci un tono, un peso quando non ne sussistono le condizioni. Nel corso della seconda guerra mondiale l'esercito Italiano venne definito un "medaglificio" per la straordinaria facilità con cui le decorazioni vennero elargite. Un Gerarca fascista, Farinacci, venne decorato come reduce per aver avuto la mano amputata dalla bomba a mano che stava tirando in un lago per pescare nella vittoriosa campagna di etiopia. Campagna di Etiopia di cui si sono recentemente ritrovati dei dispacci ove si scriveva "ho dovuto falsificare i numeri nel rapporto per non mettere in evidenza che si vinceva solo in dieci a uno".

Allo stesso modo, abbiamo completamente stravolto il ruolo (marginalissimo) che ha avuto la resistenza nel liberare la penisola dal fascismo. Così come marginalissimo fu il ruolo avuto dai repubblichini. Furono i nazisti da una parte e gli alleati dall'altra ad avere avuto il pallino del gioco. Quello che avvenne immediatamente prima e immediatamente dopo furono faide e piccole battaglie da compagnie di bandiera medievali. Se qualcuno conosce il "triangolo della morte" in emilia, saprà che spesso si usò la "resistenza" come alibi per regolare dei conti personali.

L'unica cosa seria e drammatica, nei conflitti che hanno coinvolto l'Italia dall'unificazione fino al 1945 è stata la morte di tanta povera gente, che spesso per l'Italia ha volontariamente dato la propria vita. Ma non posso accettare, pur rivolgendo alla loro memoria il rispetto più profondo, che si voglia far passare tutto questo per qualcosa di diverso da quello che è stato : una cialtronata con i connotati della farsa.

Fu una farsa il fascismo, dove il poco di buono che venne fatto fu sommerso dai sommi tentativi di renderci ridicoli. Dalle divise, le liturgie, la marcia su Roma dove Mussolini arrivò in treno (!) ed accettò i poteri che il re stesso gli offrì (una grande rivoluzione). Fu una farsa l'impero, costruito sugli avanzi delle altre potenze coloniali. Lo fu la volontà di colonizzare l'Albania, dove vennero spesi miliardi per costruire edifici che il popolo albanese non utilizzò mai e che vennerò abbandonati al ludibrio finita la guerra. Lo fu il voler entrare in guerra a tutti i costi, salvo venire inchiodati sul primo fronte (quello greco) e destinati alla sconfitta senza l'aiuto della Germania (che, grazie a quella perdita di tempo andò a impantanarsi nell'inverno russo).

Il cosiddetto "valzer diplomatico" che ha caratterizzato la condotta italiana nelle due guerre mondiali e ci portò a terminarle nello schieramento avverso a quello in cui iniziammo fu la summa della vergogna. Non ci voglio spendere commenti.

Ci furono delle individualità che si distinsero per il loro eroismo o per benemerenze culturali e artistiche ma rimasero (e rimangono) individualità.

Tutti i governi dal dopoguerra ad oggi sono stati di un'inefficacia mostruosa, i problemi del passato continuiamo a trascinarceli dietro come una zavorra che presto ci soffocherà.

Al momento non esiste un popolo Italiano, semplicemente perchè non è mai esistito. Esiste e continuerà ad esistere un passato regionale che ha contraddistinto il nostro paese e che è stato un modello per l'Europa. Basti pensare agli "stati regionali" che splendevano di luce propria nel rinascimento. Alla repubblica di Venezia. Alla Sicilia, intrisa di cultura Araba (come l'Andalusia in Spagna). Al Grandcato di Toscana. Alle repubbliche Marinare. Purtroppo l'influsso spagnolo-borbonico ha trascinato nel declino, oltre alla madrepatria spagnola, anche il Sud Italia. Ogni regione ha avuto il proprio percorso letterario, artistico e culturale. Tale percorso è un qualcosa di cui andare fieri, nel bene e nel male, ma il tutto è stato perso e confuso con l'unificazione e le guerre.

Sulle differenze e sull' heritage culturale non si è lavorato dopo l'unificazione. Ogni regione è figlia della sua storia e delle proprie consuetudini. E la storia mostra che gli stati italiani non cooperavano. Si facevano la guerra. In svizzera, ad esempio, il "buon vicinato" fu alla base della nascita della confederazione elvetica. Nell'Italia moderna qualche politico cialtrone tira fuori l'esempio svizzero invocando il federalismo trascurando che furono i cantoni a fare la Svizzera e non la Svizzera a fare i cantoni. Allo stesso modo il governo centrale Italiano è poco più di una patacca. Ha un grosso costo per i cittadini, ma deve poi fare i conti con il fortissimo (e non potrebbe essere altrimenti) campanilismo regionale. Il risultato è che la burocrazia è un cancro che devasta il paese, non c'è unità di intenti, armonia nelle strategie ci sono disparità immense non solo tra nord e sud ma anche tra regione e regione. La colpa più grave di tutte è il non voler lavorare per creare un popolo Italiano .

E per creare un popolo Italiano non ci si può appellare ad un glorioso passato o al culto della nazione. Perchè così facendo, fino ad oggi, si è nascosto sotto il tappeto il fatto che l'Italia è sempre stata una burla.

Si può cambiare.

Innanzitutto non mettendoci a paragone di Francia o Inghilterra, i quali hanno avuto secoli e secoli di monarchia unitaria, hanno avuto secoli e secoli di tempo per sviluppare una lingua, una cultura, una storia nazionale che noi abbiamo ammucchiato e millantato in un secolo e mezzo scarsi.

Con questo NON voglio fare l'elogio dello straniero, voglio evidenziare come il paragone non ha alcun senso.

Non so se sia possibile far sì che le varie regioni di italia possano passare un colpo di spugna su secoli e secoli di realtà indipendenti.

Faccio interamente mie le parole di questo grande ITALIANO che più di tutti ha saputo capire e dipingere il nostro paese:

Ps: dal mio punto di vista, per quanto riguarda il made in Italy, tutto quello che non si mangia o si indossa, non c'è quasi più.

https://it.wikipedia.org/wiki/Unificazione_della_Germania

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In italia il nazionalismo soffre il fatto di essere statro sfruttato e svuotato dal Fascismo. Chi si ritrovò con le scarpe di cartone ed i cannoni imperial-regi sul don od al el Alamein, e la scampò , non volle più sentir parlar di PAtria ed immancabili destini. Senza contare che il sentirsi nazione era comunque gracile ed appena nato ( in partica nelle trincee della guerra precedente ). Da allora, l'italiano sofffe di un senso di inferiorità ed esterofilismo da una parte , di estremo campanilismo dall'altra.

P.S.

e risvuotato subito dopo la guerra da una flotta di politici giornalisti e insegnati delle scuole politicamente schierati a sinistra che hanno chiamato questa nazione "paese" e non "nazione" ,che tutto ciò che era "patria" era negativo ...in totale assenza di un insegnamento di "educazione civica" ,perchè non dovevi pensare alla "patria" ma sottosotto al "partito" .

nb:oggi la pensano diversamente perciò problema risolto.

- - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - -

la questione è molto più semplice

il tutto parte dal concetto FIAT AGNELLI JUVENTUS ,la critica và da affamatori ,utilizzatori di denaro pubblico ...ecc.ecc.ecc.

probabilmente del FCA fosse una "azienda senza fine di lucro" e non appartenesse a una delle famglie più importanti del mondo

e attenzione se non ci fossero figli di un "ebreo" al comando di questa azienda non ci sarebbero problemi

questa ultima cosa è AGGHIACCIANTE ,ma c'è

non c'entra il nazionalismo ,ma sono cose vecchie che ci sono da anni e vengono tramandate da padre in figlio

per il resto se invece di auto parliamo del prodotto "food" .bhe allora il nazionalismo imperversa.

Ovunque tu sarai costruita ,porterai per sempre nel marchio i simboli della tua origine .

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Io sono convinto che una gestione più federale della politica si adatterebbe meglio alla contesto culturale italiano (anche solo per il principio che la catena più corta è meno corruttibile), ma non ho capito perché riconoscere questo debba significare la negazione dell'identità nazionale di oggi.

Personalmente, mi crea un problema non da poco dal punto di vista identitario.

La mia nonna materna è nata nel mantovano ed è cresciuta a Roma, con i parenti rimasti tra Mantova e Cremona.

Il nonno materno è nato a Napoli e cresciuto a Taranto.

La nonna paterna è nata in Puglia, da una famiglia di origini marchigiane, e di cinque fratelli non ce n'è uno nato nella stessa regione.

Il nonno paterno è nato in Sicilia, poi trasferito a Roma da Carabiniere, e la sua famiglia si è altrettanto sparsa con propaggini finite poi ad Arezzo.

I miei genitori sono nati e cresciuti a Genova, e un po' di parenti sono rimasti lì.

Io e mia sorella siamo nati in Piemonte, e da una ventina d'anni viviamo in Veneto.

Capite che, pur afferrando e apprezzando le diversità della dimensione culturale regionale, la mia identità è italiana quantomeno per una questione di sintesi :lol: e a dirla tutta mi sento molto più europeo che [inserire regione a scelta].

Secondo me è sbagliato l'assunto secondo cui gli italiani denigrano l'Italia perché non hanno identità nazionale. Gli italiani denigrano l'Italia perché l'identità ce l'hanno molto ben presente, solo che a molti non piace perché... perché rappresenta quella proiezione di sé che sanno essere sbagliata e che quindi non gli piace.

Quelli che "la politica fa per forza schifo perché sono tutti corrotti" sono gli stessi che, nella medesima posizione, ruberebbero ancora di più...

Quelli che "le macchine italiane sono fatte col culo" sono facilmente gli stessi che sul proprio lavoro l'etica professionale non sanno cosa sia.

Questa è gente che ha sfiducia nel prodotto italiano perché... perché lo fa, e sa di farlo male, e non si fida neanche di sé stessa.

Parafrasando Nixon a proposito di JFK, "la gente ti ama perché guarda te e vede ciò che vorrebbe essere, e mi odia perché guarda me e vede ciò che è davvero" :)

Fortunatamente non sono tutti così, e c'è molta gente che sa di comportarsi degnamente, e questi non hanno un'immagine così negativa del Paese. Non casualmente la parte di popolazione più sveglia è anche quella che ha rivolto un occhio critico fuori dal Paese, e dal di fuori ha scoperto che:

1) Non siamo perfetti ma neanche altrove va proprio tutto bene

2) Abbiamo certi punti di vantaggio che tanti manco si sognano

3) L'identità culturale nazionale ce l'abbiamo eccome, a partire dal fatto che qualunque persona esterna all'Italia ci considera tutti italiani senza distinzioni di sorta, e associando -nel bene e nel male- precisi caratteri comuni a tutti.

E' una semplificazione, ci sono sicuramente certi tratti specifici a livello regionale (come anche i tedeschi mantengono certe differenze interne), ma l'associazione di immagine dall'esterno è forte e univoca. E alla fine l'identità nazionale quello è, un'immagine in cui riconoscersi.

La mia soluzione al problema è: OBBLIGARE la gente a mettere il becco fuori dal paesello e capire come gira il mondo. Altro che farsi le seghe su come lasciare fuori i migranti, qui il problema è di sbattere fuori gli oriundi :lol:

There's no replacement for displacement.

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Ps: dal mio punto di vista, per quanto riguarda il made in Italy, tutto quello che non si mangia o si indossa, non c'è quasi più.

Quoto tutto il tuo discorso tranne quest'ultima considerazione.

Il prodotto italiano C'È ancora, ed è il migliore al mondo. Anche nel campo della tecnologia, dove lavoro.

Cazzarola, sono stato ad omologare un apparato presso un laboratorio tedesco. A parte che lavorano la metà di noi a dire tanto, ma si vede proprio che i crucchi hanno una specie di idolatria per tutto quello che viene dall'Italia. Generalizzare non è mai esatto ma vedo che in genere i tedeschi hanno seri problemi quando affrontano cose diverse da quelle che hanno già visto: in sostanza, mancano di creatività. Per questo sono efficienti: perché seguono le regole, non tanto per correttezza ma perché non ci pensano proprio che potrebbe esistere un'alternativa. Mi riferisco alla Germania in modo particolare perché è l'ultimo paese industriale rimasto in Europa oltre all'Italia.

Cos'è che frega gli italiani allora? Basta guardare cosa è successo alle grandi imprese: sono sparite tutte, tranne la Fiat, minate dal loro stesso interno dal nepotismo e dall'incompetenza degli imprenditori di seconda e terza generazione. Il prototipo di questo sfascio è la Olivetti, distrutta da un incapace che ha venduto quello che ha ereditato invece di svilupparla, e da manager strapagati e incompetenti, piazzati là per motivi che con il merito non hanno nulla a che vedere. In generale, più l'impresa è grande, meno viene sentita come cosa propria da chi ci lavora, e come conseguenza tende ad essere sfasciata da incompetenti assunti per i più svariati motivi. Cazzo, possibile che manager che hanno notoriamente sfasciato grandi imprese, Cimoli per fare un nome ma ce ne sono a bizzeffe, trovino ancora qualcuno che li riassume e li strapaga pure, per farsi a sua volta rovinare?

Il risultato è che abbiamo una miriade di piccole eccellenze, che tuttavia non riescono a crescere. Aggiungiamoci la burocrazia che invece di favorire l'iniziativa privata la reprime, ed ecco che il merito non riesce ad emergere né lavorando da dipendente (perché vanno avanti i leccaculo e gli amici dei politici, e perché chi dovrebbe giudicare il tuo lavoro è a sua volta un incompetente) né per conto proprio (perché lo stato ti mette tanti di quegli adempimenti, tasse e spese varie che anche se riesci ad aprire dopo un po' ti fa chiudere). Qualcuno ancora faticosamente porta avanti le nostre eccellenze. Non si sa per quanto ancora però.

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Secondo me c'è un grosso errore di fondo.

...cut...

Spiacente, ma, IMHO, il tuo è un discorso pieno di luoghi comuni. La Germania è stata frammentata in vari staterelli fino allo Zollverein del 1834 e all'unificazione politica avvenuta con Otto von Bismarck tra il 1870 e il 1890.

- - - - - - - - - - AGGIUNTA al messaggio già esistente - - - - - - - - - -

In italia il nazionalismo soffre il fatto di essere statro sfruttato e svuotato dal Fascismo. Chi si ritrovò con le scarpe di cartone ed i cannoni imperial-regi sul don od al el Alamein, e la scampò , non volle più sentir parlar di PAtria ed immancabili destini. Senza contare che il sentirsi nazione era comunque gracile ed appena nato ( in partica nelle trincee della guerra precedente ). Da allora, l'italiano sofffe di un senso di inferiorità ed esterofilismo da una parte , di estremo campanilismo dall'altra.

P.S.

Il problema è l'italiano stupido e arraffone che confonde non tanto il nazionalismo, quanto il senso di appartenenza alla sua nazione, l'orgoglio, la fierezza di essere italiani con il fascismo. Sei fiero di essere italiano nonostante i grossi problemi del paese? > Sei fascista.

Modificato da justjames

"Ah! Rotto solo semiasse, IO KULO ANKORA!" (cit.)

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Mah, io in realtà non è che sia così in accordo.

Per quanto riguarda il discorso delle auto, scrissi già un po di tempo fa cosa ne pensavo a riguardo (e sorry ma non ho voglia di ripetermi :§).

Per quanto riguarda il discorso di essere fieri e orgogliosi del proprio paese pure, evidentemente solo io ho la """fortuna""" di conoscere gli italiani ultranazionalisti dove ogni cosa che è italiana è meglio a prescindere... :lol:

Ulteriore discorso sul quale sono assolutamente contrario (ma non mi dilungherò) e sul fatto di essere patrioti ma di vivere all'estero. Perdonate il francesismo (è per rendere l'idea, eventualmente se inappropriato edito il messaggio ;)) ma "so tutti fr*ci col cu*lo degli altri" nel senso che quando si ha nostalgia ogni cosa risulta più bella e migliore. Eppure mi sembra che tanti di chi OGGI in Italia ci vive, non è che se la passi un gran bene quindi il fatto di non essere patrioti fino al midollo lo capisco pure :)

Il tutto ovvissimamente IMHISSIMO :agree:

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