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Il freeclimbing (was: "Le vacanze di Aeris")


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Inviato

Miracoli di una cache adeguatamente grossa... ;-)

Se hai qualche idea sul Trentino Alto Adige (in particolare Val di Fiemme) chiedi pure tutto quello che vuoi.

Io abito a San Lugano un paesino di 180 abitanti sul confine fra BZ e TN alle porte della Val di Fiemme a 1100 metri.

Il paesello è ovviamente tranquillo ed immerso nella natura.

Se però posso darti un consiglio io opterei per Bellamonte TN paesino tranquillo (ferragosto escluso), favoloso situato ai piedi delle Pale di San Martino, vicino al parco naturale di Paneveggio e a due passi da Predazzo (uno dei principali paesi della valle) a 1300 metri.

In zona Pale di San Martino potreste anche incontrare questo tizio...

Manolo.jpg

che si arrampica sulla Tognazza (di fronte alle Pale di S.Martino, appunto):

BabyRabbit8bTognazz.jpgBorderLine.jpg

Non lo riconoscete? Ma sì, dai, lo avete visto tante volte.... magari aveva un pò più di capelli... ;-)

è Manolo?

L'unico - ahimè - conosciuto al grande pubblico italiano (dico ahimè perchè lui è un grandissimo, un mio mito, ma ci sono anche altri che meriterebbero un pò di notorietà ma qui in Italia c'è solo il calcio, un pò di motori e once-a-year il ciclismo)

Qualche anno fa era così:

manolo.jpg

Nervi tesi

Muscoli allo spasimo

Manolo ! No limits

Un grande... un uomo oltretutto molto modesto, non si è mai dato delle arie.

Maurizio Zanolla, detto MANOLO, nasce a Feltre nel 1958 in provincia di Belluno. Diviene scalatore per gioco, verso i 16/17 anni, qualcuno lo porta in un posto chiamato "la palestra" dove molti si allenano ad arrampicare. Maurizio vuole provare, comincia a scalare la parete come l'avesse fatto da sempre. La sua agilità è straordinaria. In quello stesso giorno percorre tutte le vie disponibili, persino quella riservata al maestro. Da quel momento non si ferma più: tra lui e la roccia nasce un feeling che non verrà mai meno. Nel 1990 entra a far parte del Team Sector. Manolo non ama l'ingombrante attrezzatura classica. Gli bastano delle semplicissime scarpe da ginnastica e un body. Non ama neppure l'uso eccessivo di chiodi che feriscono e deturpano la montagna. Vederlo scalare incanta, il suo free climbing è un mix unico di eleganza e agilità, forza e leggerezza. Nel corso degli anni affronta moltissimi gruppi dolomitici, fra i quali il Civetta, la Marmolada, le Tre cime di Lavaredo ripetendo in arrampicata libera alcune vie classiche di grande difficoltà. Decide di scalare alche oltralpe. Nel 1988 è in Francia, dove ogni giorno pedala per 150/200 chilometri per poi arrampicare al tramonto. In questo modo gira praticamente tutto il sud della Francia. Negli Stati Uniti, invece,scala in libera la famosa parete El Capitan nello Yosemite. Nel 1989 &è tra i fondatori di una scuola di free climbing, l'Extemporary Climbing School, a Rovereto. Due anni dopo, forte della stima conquistata, viene invitato ad arrampicare sui suggestivi monumenti italiani, dal palazzo dei consoli di Orvieto al castello dei Guidi nel Cosentino, dalla torre civica di Bergamo al castello estense di Parma.

Manolo "Ha detto".

Quando guardo in su per una parete ti sembra di vedere appigli dappertutto, poi ti concentri. Allora scopri che quelli veri, quelli con cui vai avanti, sono solo due o tre. Gli appigli sono come gli uomini: quel che ti sembra di vedere è sempre tanta gente, ma se ti concentri scopri quei pochi con cui entri davvero in rapporto.

Le sue esperienze personali.

Le sue prime scalate hanno come scenario le montagne di casa: i monti del sole, le prealpi feltrine,le pale di San Martino. Apre un'infinità di nuove vie e ripercorre molte classiche con uno stile assolutamente particolare che si impone immediatamente all'attenzione di tutti gli appassionati di montagna.

Hanno detto di Lui.

Alla seconda sosta Manolo si infila le scarpette magiche, apre le gambe come ali di un'aquila in planata ed è risucchiato dall'antigravità al di là di un tettino. Andrea Gobetti

E visto che stiamo in tema, ecco il mio altro grande mito, immortale nonostante un guard-rail ce lo abbia portato via all'alba del 30 agosto '92... anche lui arrampicava free-solo, slegato, anzi in questo forse è stato un pioniere ed è inarrivabile... Wolfgang Gullich. ("Chi?!?" ecco, appunto... :roll: però sappiate che conoscete anche lui, quando in Cliffhanger vedete scalare slegato Stallone, in realtà è Wolfgang...)

gullich.gifgullich.jpgGullich_small.jpg

Intervistai Hans Peter Eisendle circa un anno fa per costruire la prefazione alla biografia di Wolfgang Gullich, e stralci di quell’intervista sono poi stati utilizzati insieme a pensieri di Jolly Lamberti e Pietro Dal Pra.

Tuttavia, rileggendola, ho ritenuto doverosa pubblicarla tutta, perché alcune prese di posizione sono decise e controtendenza.

La storia di Gullich è una storia da raccontare sia ad un ragazzo di 20 anni che ad un uomo di 50.

Alle generazioni nuove potrebbe insegnare come vivere in maniera assoluta l’arrampicata, come ha fatto lui e come ancora si può fare a vent’anni, prima che gli impegni della vita ti travolgano. Non perdersi, è meglio fare bene una cosa, magari per poco tempo, che farne tante e male per tutta la vita.

Un uomo di 50 anni o più leggerà comunque con rispetto della vita di un uomo che si è realizzato in quello che amava, che faceva le cose al 100%.

Gullich è stato fondamentale per l’arrampicata e l’alpinismo, spiegando che non erano due mondi contrapposti.

Considerava l’arrampicata uno stile di vita, quindi pur proveniente da famiglia benestante viaggiava con poco e si accontentava di poco: tutto questo fa parte del gioco arrampicata, si cerca un contro mondo e la scalata consente questa fuga, anche se temporanea. Non è così bello dormire in sacco a pelo, non è comodo mangiare male, ma sono cose che aiutano nella vita di tutti i giorni, quando si ha tutto e ci si lamenta per nulla. Uno che vive in valle conosce un solo mondo, chi va in montagna ne scopre anche un altro.

Ma la concezione di Gullich non si fermò all’arrampicata come stile di vita, ne dedusse anche l’anima sportiva.

Gullich ha dato un’immagine all’arrampicata, in falesia e in montagna: ha spiegato agli arrampicatori e agli alpinisti che quello che faceva era sempre arrampicata; ha fatto vedere ai cosiddetti arrampicatori sportivi che si poteva arrampicare sul molto difficile anche in montagna, non era una fuga dalle difficoltà. Lui era al limite in falesia, e trasportò il limite in montagna. Il 9a in falesia è il 7b o il 7c in montagna, andate e fatelo!

Le sue vie hanno il rischio, ed il rischio è fondamentale in arrampicata, fa parte di essa. Oggi che in falesia si trova lo spit ogni metro bisognerebbe ricordarlo, lo spit è nato per non ammazzarsi ma talvolta se ne abusa e si pratica anticultura, si costruisce un’arrampicata in artificiale, anche in falesia. Si è discusso per anni dello spit, ma il problema non è lo spit, è il suo eccesso. Il valore di una via, anche in falesia, è ben diverso se lo spit è ogni metro o ogni tre. La misura e' il grado di avventura, piu' ti esponi e piu' fai alpinismo o arrampicata di valore. Sul tuo livello, certo.

E quando Gullich in America ha arrampicato slegato ha fatto capire che un grado lo si fa anche se lo sai fare da solo, come recentemente sta dimostrando Huber.

Naturalmente se ascolti la massa sentirai dire che Gullich era un pazzo, che Huber è impazzito ed incosciente; invece Huber è andato nella stessa direzione di Gullich. Questi esperti della massa vogliono screditare la punta per farli tornare nella massa, i mediocri vogliono tirare in basso quelli come Gullich e Manolo perché sono spuntati fuori. Tutti dobbiamo essere uguali, quando vedono un ubriacone lo tirano su dalla cantina, ma se ti elevi vieni tirato giù, con dubbi, accuse, falsità.

Gullich può anche dare fastidio agli esperti della massa degli alpinisti: il 99% di quello che si fa oggi sugli 8000 non è alpinismo di punta e non è confrontabile con una via sulle torri di Trango o con il 9a di Action Directe; certo se prendi in considerazione la Sud del Dhaulagiri di Humar allora sì che distingui dei passi avanti anche enormi dalle vie di Gullich, ma tutto il resto è alpinismo normale, ha valore per chi lo fa ma non dovrebbe avere la risonanza che ha. Gli Himalaysti, quelli del misto, hanno un po’ paura di questi giovani che salgono strapiombi di granito dove loro non riuscirebbero a passare neanche con le corde fisse; il 99% di chi scala un 8000 non avrebbe chances di salire, se ci fossero, le corde fisse della via dell’Ogre di Thomas Huber. C’è anche un discorso commerciale dentro, l’Himalaya costa e giova parlare tanto di un 8000 e denigrare una via su un 6000. Ma il valore di certe vie lo capisce anche la gente comune, l'Alpinismo inizia dove non sei piu' sicuro, non è né lo spit né la quota che fa la differenza.

Tutte queste cose le faceva anche Manolo, ma lui era un po’ un selvaggio, mentre Gullich si è esposto anche verbalmente al pubblico, non aveva paura della polemica e di esprimersi con articoli e nei dibattiti, onestamente. Era un maestro a presentare le serate e a scrivere articoli, anche oggi la maggior parte delle serate sono un gioco di diapositive e basta.

Anche sulle vie in montagna la storia di Gullich è molto chiara: non ha alcun senso aprire per gli altri, una via la apri solo per te stesso. Oggi c’è la tendenza a fare vie per i ripetitori, perfino in Patagonia; è ridicolo! Anzi, il valore di una via è ancora più alto se la saliranno in pochissimi.

Oggi molti sono analitici nei riguardi dell’arrampicata, ma allora lui fu uno dei primi a trattare l’arrampicata non solo come stile di vita ma anche come uno sport; andò fino in fondo alle cose, su se stesso, introducendo il Pan Gullich, studiando sul suo corpo gli effetti dell’allenamento a secco e metodi diversi. Lo facevano anche Manolo e altri, ma sulle sensazioni; Gullich invece studiava le cose, io lo chiamavo Professore degli appigli. Mi piaceva anche la sua linea di vita, diretta, i suoi allenamenti quotidiani. Non sono mai stato capace di fare altrettanto. E non dimentichiamo che aveva molti mesi in meno all’anno di arrampicata rispetto ai francesi, per il clima. Non si arrese, come quasi tutti, a quello che permetteva il posto in cui si viveva, e introdusse l’allenamento a secco. Certo lo fece anche Edlinger, l’avevano capito altri, ma nessuno come lui si mise a preparare per mesi, a secco, una stagione di falesia o di vie in montagna.

Forse un limite di questa biografia risiede nel concetto di biografia: chi la scrive mette sempre dentro un po’ delle sue opinioni, non sempre coincidenti con il protagonista. Non mi convince, per esempio, la presunta diffidenza verso Messner. L’episodio del dibattito alla TV è vero, ma Gullich sicuramente capì che non poteva ancora competere verbalmente con un oratore così esperto come Messner. Il quale sempre, anche nei suoi ultimi libri, è stato un grande estimatore di Gullich.

Diffondere le biografie e le autobiografie degli uomini di punta è fondamentale, se leggi quelle di Preuss e di Lammer vedi che l’idea di punta è sempre viva, con Gullich o con altri grandi. Cercare il limite fin dove puoi esporti, andare oltre la razionalità comune…come Buhl nel 1953 sul Nanga Pargat, quando abbandonò tutti e tutto, anche quello che si pensava logico, e proseguì da solo verso la vetta. Queste sono le biografie da leggere, e ne indico due, per il futuro. Quella del genio Doseth, che su Trango sconfinò dall’alpinismo all’avventura, che faceva cose al vertice mondiale anche in falesia e senza spit. E quella di Manolo, di cui a me dispiace non si sia mai messo con la sua testa e con il suo cuore a scrivere di se, e ne avrebbe di cose da dire e da sorprendere.

La storia è così, chi si eleva viene criticato; questi libri servono a imparare, dalla punta dell’Iceberg, come si può percorrere con genialità, al 100%, con gusto, la nostra strada normale. Non importa dove arrivera' la tua storia, la cima dell'iceberg la raggiungono in pochi, e quelli fanno la storia, come Manolo, Doseth, Huber…poi c'e' la tua storia, che si inserisce.

Una sua bellissima frase è quella nella mia firma, in parte rivolta a chi gli chiedeva perchè rischiava la vita per arrampicare slegato su difficoltà impossibili e con sotto centinaia di metri di vuoto (ma non solo riferito a questo, in realtà è un pò una filosofia che stava alla base della sua vita):

Tu vedi delle cose e chiedi: perchè?

Ma io sogno di cose che non ci sono mai state, e che forse non ci saranno mai, e dico: perchè no?

C'è anche un'altra sua bellissima frase:

Ci sono persone che voglio affermarsi tramite l'alpinismo, e lo praticano come fosse un lavoro. A loro importa solo di riuscire; ma io rispetto molto di più quelli che provano senza curarsi del risultato, che vivono scalando. Sembreranno parole romantiche ma loro portano l'alpinismo nel cuore

Una piccola precisazione per i profani: L'arrampicata libera o free-climbing è quella che faccio anch'io, si sale solo con mani e piedi, senza mezzi di progressione artificiale come staffe, o tirarsi su piantando chiodi nella roccia. Ma la corda c'è, è sotto di sè e si vola dal punto di caduta fino all'ultima protezione messa sulla roccia. "Libera" perchè si contrappone all'alpinismo classico, che dove non ce la fa a proseguire sale in artificiale, cioè appendendosi a corde, chiodi, scalette di corda (le staffe, appunto). Il freeclimbing invece cercò la "liberazione del gesto" e si prefisse lo scopo di superare le pareti solo con le proprie capacità tecniche di arrampicata, senza mezzi artificiali di progressione, e con la corda usata solo come protezione (e non, appunto, come progressione).

Il free-solo è invece l'arrampicata libera SENZA la corda, ed è quella che facevano (non sempre ovviamente) Manolo e Güllich.

Scusate, mi son fatto prendere la mano... ma se vorrete provare ad arrampicare, scoprirete un mondo affascinante e delle esperienze fantastiche che vi cambieranno... non è uno sport, è molto di più. E' una filosofia di vita, è un continuo confronto con se stessi, sentire il proprio corpo teso come una corda di violino con mente e muscoli concentrati verso un movimento. Che riuscirete a fare solo se penserete alla montagna come una amica da rispettare e non un nemico da vincere. Altrimenti sarà inevitabile il volo..... che a volte è divertente anche lui :wink:

gullich.jpg

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La tua prossima auto: a trazione posteriore o integrale

Moto: YAMAHA FZ6 FAZER Diamond Black '05 "BLACK MAMBA" [clic], Suzuki GSX750 "Cicciottona" e YZF-R6 solopista 8-)

Inviato

Pensavo che Manolo fosse più giovane... :wink:

Solo nel silenzio la parola,

solo nel buio la luce,

solo nel morire la vita:

glorioso il volo del falco sul vuoto cielo

Inviato

Alfaomegaaa!!! rientro qua dopo un sacco di tempo e pensavo di aver sbagliato forum!!!!!! :lol::lol::lol:

poche storie... w l'arrampicata... al mare e in montagna!! :D:D

Torre.jpg

Inviato
Beh io adoro la montagna......ma x sciare :D

Allora dovresti provare lo scialpinismo.... pendii vergini, neve come farina, niente impianti, tutta la montagna per te... spettacolo...

parola di un powder-addicted ;-)

qualche foto di scialp la trovi sul mio sito ;-)

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Inviato

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album_pic.php?pic_id=2332

Quello in primo piano sono io:

intro.jpg

Beccate pure sto filmatino in Quicktime (son sempre io, mettilo a tutto schermo sennò è troppo piccolo ;-) fai clic col dx e salvalo sul pc, sono 4MB):

http://valeriocoletti.altervista.org/25mar04/Un-Vero-Campione.mov

scommetto che ti ho fatto venire voglia, eh? ;-)

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