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Ma la dignità dove sta?


picpus

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Io credo che i romanisti nei confronti di Capello dovrebbero provare solo riconoscenza, è riuscito a riportare la Roma ai vertici del calcio italiano e soprattutto a vincere...

Quoto mille volte.

Non capisco la vostra rabbia. Il calcio è, ormai, un lavoro, un buisness: ci sono i datori di lavoro e gli stipendiati. Capello (come Totti, DiBartolomei, chiunque) è un dipendente: ci sta benissimo che possa cambiare "azienda" (squadra). Cosa doveva fare, allenare la Roma fino alla morte? O andare per forza all'estero?

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Sicuramente Capello ha avuto grandi meriti nello scudetto del 2000/2001, una buona parte la metterei anche nei soldi che Sensi decise di cacciare dopo aver visto la Lazio vincerne uno, ma sicuramente fatti come dare una mentalità alla squadra e saper far crescere Cassano sono indiscutibili.

Ma voi continuate a non capire. Non conta quello che fai, ma il modo, lo stile.

Chiunque è libero di andare via e cambiare azienda, ma se permettete un uomo che il 7 febbraio dice "io non andrò mai alla juve, con tutto quello hanno combinato", che il 20 maggio parla di come sta organizzando il ritiro e della nuova squadra e una settimana dopo letteralmente scappa da Roma nella notte e alla chetichella per andare a firmare il contratto con altri, perde il mio rispetto da oggi in poi... Gli rendo i meriti del passato, ma da ora in poi non me ne frega più niente di lui.

Dibba non è Capello, forse non avete letto bene quello che ho scritto sopra ;-)

Chi è più criminale, chi tiranneggia il suo popolo, o chi prima finanzia il tiranno, e poi rimpiazza la dittatura con l'anarchia?

(Niall Ferguson, trad. Rita Baldassarre, Corriere Della Sera 02/01/2007)

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Questo forse può rendere l'idea...

OH AGOSTINO.. AGO AGO AGO AGOSTINO GOL

Domenica 30 Maggio 2004, a 10 anni dalla sua scomparsa

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Io l’ho visto ridere. Non dite cazzate quant’era musone, triste, sempre ingrugnato percontosuo e schivo. Non è vero. Con Agostino ci sono cresciuto insieme. E più d’una volta l’ho visto ride e non ero da solo e manco brillo. Oggi spappolo il fegato a caffè borghetti, whiskey e overdose di biscardate ma allora, al massimo, erano mostaccioli, pescetti di liquirizia e spuma gazzosa al bar di Marcello a Tor Marancia. Da Marcello, sotto casa sua a via Giangiacomo, ci si vedeva spesso. Capitava infatti che andavamo insieme giù al Nistri, poi lui ha proseguito per la strada sua e io invece me so’ fermato al campetto lì davanti. C’erano due campi quegli anni là nel quartiere, quasi appiccicati e funzionavano tutti e due. Oggi non è così e quando ce ripasso davanti me rode il chiccherone a vederne uno bello, rifatto a novo ma deserto, mentre l’altro se ne sta ridotto a pezzi per via di certi impicci che ancora non ho capito. Comunque a quel tempo le cose andavano così come t’ho detto. Al Nistri ci stava la squadra dell’Omi, la scuola calcio di Trillò, una società da paura infagottata di soldi e ci giocavano i più forti. Ce stava gente come Santini, Beccafico, Luciano Ferracci, Granito, Memmo Jeva, Bebbo Carubba, Busilacchi e un sacco d’altri. Al Tormarancio invece c’andavano l’altri, quelli ruzzicosi litichini, era un po’ il campo dei senzanalira e c’entravi senza problemi. Al contrario dell’Omi dove dovevi passa’ l’esame per stare al nagc. Te lo dico perché l’ho fatto e me ricordo ancora il primo giorno. Non ero proprio una mezza sega ma t’avevo messo in croce mio padre che lavorava all’Ottica Meccanica e stava al sindacato e pure al Cral. Alla leva calcio ’55 mi ritrovai con una pipinara di ragazzini come me, tutti in riga allineati e seri seri, mentre davanti ce stavano Gino Camiglieri, Ovidio Seracchiani e altri due, uno era Fiore, in tuta a filacce con due palloni in mano. Ci chiamavano a turno, ci facevano entrare nel cerchio a centrocampo, ce ne lanciavano uno e via col tango: “daje regazzi’ palleggia e attento a non uscì da dentro”. Alla fine, dopo un sacco di storie, spartivano i fratini per la partita. Gialli gli esordienti A. Verdi gli esordienti B. E quelli che erano d’avanzo se ne restavano locchi locchi a guardasse la partita. Non chiedermi che colore c’avevo io. So solo che Agostino stava dall’altra parte.

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Le baracche a Tor Marancia era un pezzo che non c’erano già più. Ma noi ci chiamavano sempre shangaini. Uno magari ci rosicava però poi finivi per tenertela quella nomina che faceva un sacco rispetto. Il quartiere c’aveva confini precisi e invalicabili. Invalicabili per l’altri. Per tutti quelli cioè che appunto non erano dei nostri. Andava dalle case rapide davanti al San Michele fino al cinque de coppe e giù poi ai palazzoni storti di San Quintino. Perché sto nome di San Quintino? Forse perché il posto era una buca con due sole uscite ma a me sinceramente non m’ha mai dato l’idea d’una prigione. E poi manco a dì ch’eravamo delinquenti. Sergio Maccarello, er pugile, quando l’ammazzarono ce venne una batteria da fuori e tutta quella chicago che riportarono i giornali fu più su, ai lotti d’Annio Felice, mica da noi. Comunque da una parte di San Quintino c’era l’entrata del Nistri, in fondo lo sterrato di piazza Lotto e su un’altra direzione partiva il vialone della torre che arrivava dritto sparato sulla Colombo dove, al semaforo, te fermavi a guarda’ le macchine che filavano verso l’Eur e la groviera del colosseo quadrato. Proprio quella in fondo, con tanti buchi quante le lettere di benito mussolini, e che a noi ce sembrava una specie di colonna d’Ercole. Di là c’era Ostia e il mare d’estate. Di qua ce stava Roma e la vita di tutti i giorni. Ovvero le partite, le scazzottate, i danni combinati in giro, i dispetti al Sorgino cioè al portiere del lotto che ce bucava i palloni, le giornate in banda a aspettà domenica. Di festa la punta era al bar di Checchina. Se giocava la Roma s’andava tutti insieme con l’auto allo stadio. Pure al derby. Tutti assieme romanisti e laziali. Oddio, erano manco un paio i lazialotti, forse meno, ma sul serio non c’erano tutte ‘ste guerre d’oggi. Si prendevano i mezzi e si partiva con la cirioletta, la bibita, le sigarette sciolte e ‘na bandiera fuori ai finestrini. Quando la Roma andava in trasferta invece l’obiettivo nostro era il Columbus, il pidocchietto, cioè il cinema dei preti alla Chiesoletta della Garbatella. Un biglietto costava cento lire, Maciste faceva a botte pure co’ Zorro o D’Artagnan, ma i meglio posti erano i nostri e si svoltava notte a fusaje bruscolini e pisciate all’angoletti. Agostino ‘ste cose con noi non le faceva mai. Lui abitava dall’altra parte di via Giangiacomo, quella di piazza Lante, e i suoi non ce lo mandavano per strada in mezzo a noi.

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Tra noi shangaini e quelli ricchi di piazza Lante il punto di incontro era il campo del palo. Stava lì alle cave di via Sartorio e lo chiamavamo così per via d’un palo piantato in mezzo e che quando giocavi dovevi pure stacce attento a dribblarlo. La sfida partiva all’inizio delle scuole e durava tutta un anno. Quelli di piazza Lante erano una manica di pippe tenute assieme da Agostino che per quanto forte da solo però non bastava. Non è che fossero tutti scarsi, ce stava Paolo il figlio dell’arbitro e pure Gianfranco Passanti e Stefano Neri che t’ho ritrovato all’Omi, ma a conti fatti non erano all’altezza. Noi invece c’avevamo Roberto Zappi, Maurizio Rotoli, Danilo Leo. C’era pure Franco Catoni, Giggi Magrelli e Maurizio er chesia. Ci potevamo pure permette Giorgio caccoletta che non mancava mai. E così li seppellivamo sotto una cofana di gol. Agostino però mai una volta che s’arrendesse all’evidenza. Puntualmente voleva la rivincita. “A casa vostra” diceva. “A casa nostra” rispondevamo. E a piazza Lotto pigliavano la sveglia uguale. Insomma non c’era storia. Quando ce fu però, per me, furono dolori. Fu quella volta che in terza media alla De Nicola i due professori di educazione fisica organizzarono una partita. Ci venne tutta la scuola, preside e bidelli compresi, a guardacce. E ci venne pure Carletta con le amiche sue. Un disastro. Agostino si piazzò davanti alla difesa, alla Dibbartolomei insomma, e fece il mostro. Chiudeva, stoppava, ripartiva e davanti lanciava lungo Marco Lupi che filava come un treno. Quattro fischi. Ancora me li sento. Danilo segnò su punizione ma la disfatta fu grande. Soprattutto quando vidi Carletta, con le amiche sue, che lo fermavano per l’autografo.

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Se c’era un modo per farlo arrossire era proprio quello. Con lo scudetto sul petto si intimidiva se i ragazzini lo avvicinavano per chiedergli la firma. D’atteggiarsi a divo non ci pensava proprio. Pensa che al liceo, e già giocava in Primavera, non ne saltava uno di allenamento per quel torneo Roma Junior Club che poi ci fece vincere alla grande. Magari all’oratorio da Padre Guido veniva di nascosto da Herrera e Trebiciani ma lui lo trovavi lì, sempre pronto a darti una mano, sempre con un’umiltà e una forza che levati. Prima d’una partita col Panfilo Castaldi mi prese pure da parte, smicciò quegli scarpinacci sfondati che mi trascinavo appresso e quasi chiedendo scusa me ne regalò un paio dei suoi tutti nuovi. Poi, sorridendo, m’allungò la fascia da capitano. Cazzo se era forte. All’Olimpico i primi calzettoni che spuntavano da sotto i corridoi erano i suoi. E le sue urla dopo un gol decisivo t’arrivavano dirette come una botta bona. Agostino triste? Ma non me rompete l’anima. Io che, con gli amici di sempre l’ho seguito pure dopo, me li ricordo ancora gli occhi sua al debutto in serie A a San Siro, le braccia alzate dalla felicità al cielo dopo il 2 a 0 con l’Avellino, quel giro di campo per lo scudetto o, al primo derby dopo il tricolore, quel sorriso verso di noi che reggevamo un chilometro quadrato di stoffa con la scritta TI AMO. L’avevano preparata i ragazzi del Commando e quando entrarono le squadre in campo la Lazio aveva già perso la partita.

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Victor Cavallo, un amico mio, una volta m’ha detto “è facile dire addio, basta diventare stronzi”. E quando è stato il giorno suo non gliel’ho fatta a andare a salutarlo. Me so chiuso dentro casa con le finestre spalancate sul Nistri. Quella sera di maggio era pieno di monnezza e erbacce. Poi lui mise il pallone sul dischetto del rigore. Guardò il portiere. Guardò la curva, prese la rincorsa e sentii solo un boato di centomila matti che gonfiava la rete.

Claudio D'Aguanno claudio.dag@corederoma.net

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Quest'anno sicuramente no, am se la Roma non dovesse essere più competitiva l'anno prossimo farebbe bene ad andare al Real. Un campione come lui merita di vincere molto.

Sicuramente resterà sempre romano e romanista, non andrà mai in un'altra squadra italiana.

E' nato e cresciuto qui, la sua famiglia è qui e soprattutto è un uomo con molta dignità, quindi non farà scherzacci.

Sicuramente una volta finita la carriera, dovunque questo accadrà, tornerà a Roma, quindi ci sono tutti gli elementi per escludere colpi bassi.

Però ripeto, se dopo quest'anno la Roma dovesse essere una squadretta sarei ben felice che il capitano andasse a vincere all'estero e sarei sempre orgoglioso di lui.

A proposito di capitani... domani saranno 10 anni che un indimenticato capitano ci ha lasciato.

Sempre nei nostri cuori, Dibba!!!

.....ma com'è che anche il Dibba se n'è pure lui andato via, e rimane un idolo per voi? Questa me la devi proprio spiegare.

Totti si deve mettere nella testa che con la Roma non vincerà + un cavolo.... è un peccato vedere un fuoriclasse del genere non vincere nulla: per lui sarebbe meglio andarsene, subito.

Al Milan magari..... (come Di Bartolomei)

  • Ieri: Fiat Panda 900 Young (1998) - AB Y10 II Avenue (1993) - Fiat Panda 1.2 DynamicClass (2004) - Fiat Punto Evo 1.4 GPL (2010)
  • Oggi: Ford Focus SW 1.6 Tdci 90cv (2009) e Lancia Ypsilon 1.2 (2016)
  • Ieri: Aprilia Rally II L.C. 50cc (1996) - Piaggio Vespa PX 150 (2002) - Honda Hornet 600 II (2006)
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cmq ricordo che la roma deve al palermo ancora 15 miliardi, quello schifoso di sensi non li vuole pagare allora ci deve dare un giocatore,

quando sensi acquistò il palermo ci dide solo la pattumiera della sua primavera e non pagava neanche le bollette della luce, quando è arrivato zamparini ha trovato la luce staccata xchè quel porco non pagava la luce da mesi!!!!!!!!!!!!!!!!!! Non solo s'è pure portato Bombardini a ZERO senza mai sfruttarlo veramente, che schifo

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I mdoi non sono stati i migliori, si è sicuramente fatto un bella figura di mer...

Però Capello è un grandissimo allenatore, ha vinto dappertutto, io l'ho sempre stimato e credo che le sue capacità, in una società come la juve, porteranno grandi frutti...

Grande Don Fabio :lol::lol::lol:

Tipico atteggiamento da gobbo... :twisted: :twisted: :twisted:

Ah, se il Toro fosse più forte... quella sì che è una squadra con storia e dignità, da ammirare.

Capello è semplicemente un pezzo di m...., non tanto per il fatto di essere andato dai goebi, quanto per il modo (a pranzo a casa mia alla sera dal mio "nemico").

Lati positivi: la Roma non deve più pagare un ingaggio da 8mld l'anno (e scusate se è poco) e forse riusciremo a rivedere un pò di schemi e di bel gioco... e non più una squadra imbottita di difensori, centrocampisti e con due mezze punte davant, buona solo a cercare la giocata del singolo coi lanci lunghi.

Chi lo sa, Zeman potrebbe anche tornare, così come Carletto Mazzone, uno che saprebbe trattare come si deve Cassano. Si parla anche di Ranieri ma non so, in questo momento quello che purtroppo conta di più è l'aspetto economico.

Sicuramente l'anno prossimo la Roma non potrà ambire allo scudetto, sebbene non sia pregiudicata una buona stagione, soprattutto con gli acquisti - giovani - giusti... a proposito, avete visto il trequarti della bielorussia under21? :shock:

Se però si saprà metter su una buona squadra Totti resterà, altrimenti è giusto che l'anno prossimo vada al Real, merita di vincere molto.

"...It's better to regret something you did that something you didn't do..."

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Ma perchè non si possono più modificare i mess???

Mi incaxxo come una bestia quando sbaglio e non posso correggere...

"...It's better to regret something you did that something you didn't do..."

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Ragazzi, forse non avete capito.

Noi romanisti, come ha anche detto alfaomega, ringraziamo Capello perchè ci ha fatto vincere uno scudetto, ma ringraziamo anche Sensi che gli ha dato i giocatori per vincere. Secondo me Capello avrebbe dovuto vincere almeno un altro scudetto, quello del 2002, e forse se quest'anno non faceva delle cavolate ce la potevamo giocare di più (anche se il Milan di quest'anno è stato grande!).

Il problema è come se ne è andato. Nessuno pretendeva che rimanesse a vita a Roma, anzi io da almeno un paio d'anni non lo avrei più voluto. Ma è scappato, di notte, così senza avvertire la società. Tutto qua.

Rimane un grande allenatore, un allenatore vincente, ma vincente con i campioni. Non è difficile vincere con i campioni.

Ora con Prandelli ci divertiremo. Vedete che Totti è contento che Capello se ne sia andato, non gli vuole fargli gli auguri...rimarrà, state tranquilli...

E poi anche per un fantastiliardo di miliardi non andrà mai allla Lazio, come Maldini non andrà mai all'Inter.

Caro paco, Sensi deve ancora dei soldi al Palermo,ma penso(ripeto penso, non ne sono certo) che ci siano problemi con Zamparini. Bombardini è stato Capello a non farlo giocare, ma forse ha fatto bene, se davanti a lui ci sono gente come Totti e Cassano.

Cmq, caro Palermo BENVENUTA IN SERIE A!!!

GRAZIE DIO DI AVERMI FATTO ROMANISTA!!!

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Cmq, caro Palermo BENVENUTA IN SERIE A!!!

grazie mille :D , speriamo di rimanerci a lunghissimo, anzi di +

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